Il Rubicone della NATO

Spiegato semplice

C’è una guerra tra l’Ucraina e la Russia, e l’Ucraina sta avendo molte difficoltà. Hanno perso una città importante e sono molto stanchi. Non hanno abbastanza armi e soldi perché gli Stati Uniti hanno smesso di mandargliene. L’Europa sta cercando di aiutare l’Ucraina perché ha già speso tantissimi soldi per sostenerla e non vuole perdere tutto quello che ha investito. Se l’Ucraina perde, ci saranno problemi grandi per l’Europa, come l’aumento del prezzo dell’energia e la vita che diventa più difficile per tutti. Anche la NATO, che è un gruppo di paesi che si aiutano a difendersi, potrebbe avere problemi se l’Ucraina perde. Di recente, alcuni politici in Francia hanno detto che potrebbero mandarea combattere, il che è una cosa molto seria. Altri paesi europei non erano d’accordo, ma poi daglihanno detto che ladovrà combattere se l’Ucraina perde. Quindi, anche se alcuni dicono che non siamo in guerra, in realtà ci sono già molte cose che succedono che sembrano proprio come una guerra.

Fine spiegato semplice.

di Giuseppe Masala per l’AntiDiplomatico

 

E’ chiaro a tutti che dopo la caduta di Avdeevka per l’Ucraina la situazione delcon la Russia si è fatta pressoché insostenibile: truppe esauste e prive di quella rotazione tra reparti fondamentale per avere unefficiente, carenza di munizioni ed attrezzature, copertura aerea ormai sempre più scarsa se non inesistente e, infine, il rubinetto deidel governo di Washington ormai chiuso a causa delle barricate elevate nel Congresso da parte dei Repubblicani.

Pesa su Kiev, come è evidente, soprattutto il mancato finanziamento da parte di Washington perchè ciò ovviamente comporta una sostanziale interruzione del flusso di attrezzature,e munizioni necessarie per tenere testa all’esercito russo. In questo tornante difficilissimo l’Europa sta provando in tutti i modi a sopperire al blocco dei flussi di risorse finanziarie eprovenienti da Washington con il fine di tenere in piedi l’esercito ucraino evitando una disfatta di proporzioni simili a quelle che l’Italia subì a Caporetto.

L’interesse delle élites politiche europee, non è certamente legato alle sorti degli ideali delsulle rive del Dniepr ma a ragioni più prosaiche: l’Occidente e in particolare l’Europa hanno investito cifre spaventose nel regine dinato dal Putch di Majdan. Non mi riferisco ovviamente solo al costo del riarmo di Kiev su standard occidentali, ma anche ai finanziamenti diretti necessari a Kiev per tenere in piediminimo di welfare state e la macchina burocratica delloma anche ai costi spaventosi dellesia per quanto riguarda il mancato export verso la Russia, sia per quanto riguarda l’aggravio dei costi energetici e conseguentemente l’aumento enorme dell’inflazione. Si parla complessivamente di centinaia di miliardi di euro investiti dall’Occidente su Kiev, dunque una cifra iperbolica che viene meno per le esigenze interne dei paesi occidentali. Da considerare inoltre che i costi delle sanzioni sono uno stock finanziario in continua crescita a causa del fatto che non si sa quando verranno tolte e che dunque, anno dopo anno, l’ammontare cresce inesorabilmente.

E’ chiaro che in un contesto come questo in caso di sconfitta di Kiev e di raggiungimento degli obbiettivi strategici diper le élites europee si aprirebbe una partita pericolosissima. Sarà difficile spiegare alle popolazioni l’aumento dei costi energetici e la conseguente deindustrializzazione che diventerebbe un dato strutturale e non più modificabile, così come strutturale e immodificabile – nel breve e nel medio periodo – sarebbe l’abbassamento del tenore di vita medio delle persone e molto probabilmente il consenso su cui si basa il lorosubirebbe una debacle irrimediabile con l’ascesa di una nuova classe dirigente.

Peraltro è da considerare che anche la Nato in caso di sconfitta di Kiev sarebbe in grave pericolo di sopravvivenza, sia a causa della ostilità di Trump nel caso in cui diventasse nuovamente Presidente degli Stati Uniti sia a causa degli evidenti dissapori e frizioni che si notano tra alleaticome per esempio quelle esistenti tra Regno Unito e Germania, per non parlare poi deldel North Stream che ha danneggiato enormemente l’economia tedesca e che è vede proprio alcuni componenti dell’alleanza tra i maggiori sospettati.

E’ chiaro che in un simile contesto generale le élites europee sono in evidente stato di fibrillazione. La prova di ciò si è avuta il 26 Febbraio a Parigi quando – durante unadei paesi “donatori” dell’Ucraina – Emmanuel Macron ha pronunciato parole clamorose che aprono all’invio di truppe di terra in Ucraina: «Oggi non c’è consenso sull’invio ufficiale di truppe sul terreno ma a livello di dinamica non possiamo escludere nulla. Faremo tutto il necessario per impedire alla Russia di vincere questa guerra». Una affermazione che, come si può capire, rompe un tabù; quello dell’invio di truppe come opzione possibile. Rottura del tabù immediatamente confermata dal Primo Ministro francese Gabriel Attal che ha dichiarato: «Non si può escludere niente in unain corso nel cuore dell’Europa». A buon intenditore…

Le parole arrivate dal mondo politico francese hanno generato sgomento (da verificare se di facciata o genuino) nel resto dei governi europei che si sono lanciati in immediate smentite e dinieghi da Berlino, a Roma, a Varsavia. Sfortunatamente per questi ultimi, è però arrivata direttamente da Washington la voce che ha fatto tornare tutti nella realtà.  Mi riferisco all’audizione del Segretario allaamericano Lloyd Austin che in un’audizione al Congresso degli Stati Uniti ha dichiarato senza possibilità di equivoco: «La NATO dovrà combattere conto lase l’Ucraina verrà sconfitta».

Sfortunatamente, come dicevo all’inizio, questa è la realtà, glioccidentali nel regime di Kiev in termini politici, diplomatici, militari, finanziari sono troppo elevati per consentire un dietrofront indolore magari ben mascherato dietro le solite narrazioni nelle quali sono specializzati i nostried opinionisti.

Piano piano tutte le linee rosse sono state superate dall’Occidente. Prima hanno consegnato armamenti individuali e strumenti di protezione individuale, poi si è passati alle armi anticarro, poi ancora a tank, artiglieria ed’attacco, poi sistemi di(Patriot e Samp-T) e missili a medio raggio (Scalp e Storm Shadow) ad altissima tecnologia, infine ad aerei F-16 e a rompere l’ultimo tabù dell’invio di truppe di terra.

Davvero c’è ancora qualcuno che vuole sostenere che non siamo in guerra?

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Fonte: lantidiplomatico.it

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