Fine spiegato semplice.
Sara Reginella, psicologa, documentarista e scrittrice, conosce il Donbass come pochi in Italia. Ha vissuto in più fasi in prima persona il dramma della popolazione russa di quelle terre e ha realizzato pregevoli lavori di testimonianza che non sono arrivati al grande pubblico per l’ostracismo di chi detiene il potere mediatico nel nostro paese.
In questo editoriale video per l’AntiDiplomatico riassume in modo magistrale quello che in occidente non viene detto, concentrandosi in particolare su Avdiïvka e Navalny. Verranno smascherate tante menzogne divenute di uso comune nella vulgata delle corporazioni mediatiche. A partire dal fatto che non sono 2, ma 10 anni di guerra in corso.
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DONBASS 2014-2024: 10 ANNI DI STORIA CENSURATA
TRE LIBRI ESSENZIALI: https://www.ladedizioni.it/prodotto/donbass-10-anni-di-storia-censurata/
Trascrizione del video
Мною принято решение о проведении специальной военной операции. Прошло 10 лет с начала конфликта в Украине, и с этим видео я не хочу повторить генезис конфликта, потому что есть много видео, которые я уже сделала, в которых говорится об этом, много документальных материалов. Но мне интереснее рассказать о ситуации, что произошло, начиная с последних событий, которые в последние дни катализировали внимание. С одной стороны, мы видим смерть Алексея Навальника, которого в Восторске называют главным противником русского правительства, так как в России никогда такого не было. А с другой стороны, мы видим падение Афганистана. И в связи с тем, что произошло в последние дни, я хочу обратить внимание на то, что не было сказано. Что я хочу сказать о падении Афганистана, это что-то, что я пережила в первую очередь. Мне неинтересно делать тифу из стадиона и радоваться, что я участвую в тифузе. Нет, это абсолютно не так. Но я могу сказать, что я слышала название Афганистана много раз во время моих путешествий в Донбассе. В Донбассе, когда Донецк был главным центром, когда ты спросил у людей, откуда прибыли удары, потому что в тот невидимый фронт прибыли удары, часто люди отвечали, написав имя Афганистана, или имя других центров, как Маринка, которые мы слышали в прошлых месяцах. Поэтому, с точки зрения людей, которые стоят на одном фронте или на другом, в данном случае, с точки зрения людей, которые живут в Донецке, падение Афганистана означает больше возможностей жить. И это не говорит о том, что люди, которые живут в этих местах, это люди невидимого фронта. И это не говорит о том, что люди, которые живут в этих местах, это люди невидимого фронта. И это не говорит о том, что люди, которые живут в этих местах, это люди невидимого фронта. И это не говорит о том, что люди, которые живут в этих местах, это люди невидимого фронта. И это не говорит о том, что люди, которые живут в этих местах, это люди невидимого фронта. И это не говорит о том, что люди, которые живут в этих местах, это люди невидимого фронта. И это не говорит о том, что люди, которые живут в этих местах, это люди невидимого фронта. И это не говорит о том, что люди, которые живут в этих местах, это люди невидимого фронта. И это не говорит о том, что люди, которые живут в этих местах, это люди невидимого фронта. И это не говорит о том, что люди, которые живут в этих местах, это люди невидимого фронта. И это не говорит о том, что люди, которые живут в этих местах, это люди невидимого фронта. И это не говорит о том, что люди, которые живут в этих местах, это люди невидимого фронта. И это не говорит о том, что люди, которые живут в этих местах, это люди невидимого фронта. Anche qui dobbiamo puntare il focus su quello che non viene detto, anche in riferimento alla morte di Navalny, questo uomo che è stato fatto direttamente santo. Però che cos’è in questo caso che non viene detto e che invece va ripetuto? Che Navalny, eroe dell’Occidente, perché appunto veniva utilizzato in chiave antirussa, era un soggetto che non si distingueva per delle cose poi così democratiche o legate al fatto che venissero portati avanti dei diritti poi così nobili, perché Navalny, Alexei Navalny, era l’organizzatore delle cosiddette marce russe che sono iniziate verso il 2005, che poi non venivano più autorizzate appunto perché erano un covo di razzisti xenofobi dell’estremismo di destra, quindi quello che ci sentivamo, che si sentiva in queste marce che cos’era slavarassia, quindi gloria alla Russia, questo termine l’abbiamo già sentito in riferimento a slavo-ucraina. Quindi questo covo di razzisti e ultranazionalisti di cui faceva parte, era un fautore, un organizzatore, Navalny comprendeva dei soggetti che, diciamo così, te li raccomando, soggetti appartenenti al gruppo del Slavyansky Sayuz, che appunto era sempre un gruppo dell’estrema destra, un’altra organizzazione ruschi che faceva sempre parte della destra più estrema, organizzazioni che poi in questi anni sono state sciolte appunto perché dimostrato e considerato che erano xenofobe. Allora ma come è possibile che gente di questo tipo poi divengano dei simboli, gli si vogliano dedicare le città, ma fondiamo una città, dedichiamola a Navalny, chiamiamola Navalny in grado, quello che vi pare, come è possibile? Non è perché un po’ per ignoranza, un po’ perché c’è proprio un cortocircuito generale, quindi come tutto il pacchetto Euromaidan è stato chiaramente censurato per non mostrare come la genesi di questa guerra sia anche collegata, soprattutto collegata ad un uso criminale della destra più estrema, ma anche nel caso di Navalny abbiamo a che fare con gruppi e movimenti della destra più estrema. A questo ancora non siamo arrivati, quindi quello che non si dice di questo conflitto, quello che non si dice di questo soggetto che è considerato un eroe e che per descrivere la sua funzione, perché poi è importante capire meglio, vorrei proprio citare le parole del leader del vero partito d’opposizione russo, che appunto è il partito comunista, il cui leader è Zyuganov, che quando Navalny era ancora in vita diceva, Navalny è un giovane Yeltsin, solo sobrio, conosco questa razza memoria, non lo considero un oppositore, rappresenta il capitale finanziario americano. Lo presentano come una grande figura, ma questo non è altro che un tentativo di denigrare la realtà russa, quindi perché viene paragonata a Yeltsin? Perché Yeltsin non fu colui che portò la democrazia, fu quello che portò la distruzione, perché molti russi ricordano gli anni 90, la povertà, il periodo in cui le aziende russe, la ricchezza veniva svenduta agli oligarchi del posto e agli oligarchi dell’Occidente. Qual è il grande obiettivo dell’Occidente? Non portare la pace, non portare la democrazia, ma continuare a creare nuove colonie di questo impero. Soltanto che con la Russia gli sta andando veramente male, perché dopo i vari avvertimenti che ci furono prima dell’inizio dell’esplosione mediatica del conflitto, la Federazione Russa aveva sempre chiesto garanzie che in Ucraina non vi fossero piantate delle basi Nato. Garanzie che non sono mai arrivate e in seguito alle quali poi è iniziata questa operazione speciale, che io sono certa i russi a tutti avrebbero voluto evitare, però quando si ricorda l’inizio dell’operazione speciale ci si dimentica di tutti gli sforzi che fece la Russia con i vari accordi di Minsk, proprio per cercare altri sistemi per garantire la pace. Purtroppo queste cose non vengono dette, non vengono ricordate, siamo sempre nella solita visione binaria per cui da una parte ci sono i buoni e da una parte ci sono i cattivi, in realtà non dobbiamo limitarci a questa visione, ma sempre puntare alla complessità e puntare alla ricostruzione dei fatti, perché finché siamo a livello della tifoseria non ne veniamo fuori. Noi soffriamo per le persone che muoiono in generale, per le persone che soffrono, per le persone che rimangono mutilate, per i bambini che rimangono orfani, non dobbiamo in alcun modo fare distinzione tra i due fronti, io negli anni sono sempre stata nel fronte del Donbass e poi l’anno scorso mi sono spinta anche nell’area sotto il controllo russo e quindi in quelle città che erano state fino a poco tempo prima sotto il controllo ucraino, quindi città come Mariupol, Severodonetsk e quant’altro. Quello che ho visto, lo racconto appunto in questo mio ultimo documentario, lo volete vedere, bisogna andare in India, oggi è arrivata la selezione in Messico, bisogna un po’ spostarsi, qua non è ancora visibile, però sono certa che le persone che vogliono conoscere i fatti siano sempre di più, non soltanto in questo conflitto, quello che è accaduto a Pisa con i giovani che manifestavano per la fine del conflitto in Palestina, ci fa proprio capire quanto le persone abbiano bisogno di conoscere e noi dobbiamo andare in questa direzione, nella direzione della conoscenza, uscire fuori dalla tifoseria e onorare non i falsi eroi, ma gli eroi veri e in questo momento il mio pensiero va a Julian Assange che sta pagando con la propria vita il fatto di aver svelato i crimini di guerra dell’Occidente, quelli per me sono i veri eroi!