Fine spiegato semplice.
I servizi di sicurezza georgiani hanno sventato un tentativo di assalto al parlamento da parte dei rivoltosi mercoledì, in risposta all’imminente legge sugli agenti stranieri, modellata su quella statunitense, ma che i media occidentali hanno definito di “ispirazione russa”. Questo J6 redux è stato accolto con un’alzata di spalle da Stati Uniti e Unione Europea, in un tacito segno di sostegno alle manifestazioni sempre più violente dei manifestanti. Ecco alcune informazioni di base su questa Rivoluzione Colorata per aggiornare tutti su questo tema:
* 8 marzo 2023: “La Georgia è nel mirino per il suo rifiuto di aprire un ‘secondo fronte’ contro la Russia”
* 9 marzo 2023: “Il ritiro da parte della Georgia della sua legge sugli agenti stranieri ispirata dagli Stati Uniti non porrà fine alla pressione occidentale”
* 11 marzo 2023: “La Russia ha invitato gli Stati Uniti a non adottare doppi standard nei confronti di Georgia-Moldova e Bosnia-Serbia”
* 3 luglio 2023: “Il presidente del partito al governo della Georgia ha screditato la teoria del complotto del ‘falso colpo di Stato’”
* 4 ottobre 2023: “L’imminente defezione dell’Armenia dalla CSTO riporta la Georgia nel mirino degli Stati Uniti”
In sostanza, il tentativo di cambio di regime dell’Occidente contro il governo georgiano è guidato dall’odio del primo verso l’approccio equilibrato del secondo nei confronti della guerra per procura tra NATO e Russia in Ucraina. Il rifiuto di Tbilisi di imporre sanzioni contro Mosca, che schiaccerebbero la sua stessa economia, viene interpretato come una presunta prova che la sua leadership prende ordini dal Cremlino. Idem per la legge sugli agenti stranieri di ispirazione statunitense, che ha il solo scopo di informare la popolazione su chi finanzia i prodotti di informazione.
L’agenda geopolitica più ampia in gioco è quella di sostituire il governo georgiano con burattini occidentali al fine di facilitare la logistica militare della NATO verso la vicina Armenia, senza sbocco sul mare, che il blocco prevede di trasformare nel nuovo bastione regionale per dividere e governare il Caucaso meridionale. Il fallimento finora nel rovesciare il partito georgiano al potere ha fatto sì che il leader armeno si spaventasse e iniziasse finalmente a delimitare il confine del suo paese con l’Azerbaigian, cosa che sventerebbe i piani della NATO se portati a termine con successo.
Ecco il motivo per cui l’Occidente ha rilanciato la sua Rivoluzione Colorata contro la Georgia in questo preciso momento, non solo perché la sua legge sugli agenti stranieri dovrebbe entrare in vigore entro questo mese, ma anche per segnalare all’Armenia che dovrebbe congelare le trattative sui confini, dato che gli aiuti della NATO potrebbero essere in arrivo. Questo tempestivo pretesto legale viene quindi sfruttato a fini geopolitici, anche se non è chiaro se riuscirà a far cadere il governo georgiano e/o a influenzare i negoziati in corso tra Armenia e Azerbaigian.
Le ultime rivolte a Tbilisi sono state precedute dalla presentazione da parte del Congresso dell’“Azerbaijan Sanctions Review Act”, che è stato un altro segnale all’Armenia affinché resistesse fino all’arrivo dell’aiuto della NATO. In parole povere, ciò che sta accadendo attualmente è il riorientamento geostrategico della regione lontano dall’egemonia occidentale, che viene accelerato dall’inizio dei negoziati sul confine con l’Azerbaigian, a lungo ritardati, da parte dell’Armenia. Se la NATO non riesce a “portare via” l’Armenia dalla CSTO, tutta la sua politica regionale crollerà.
Gli evidenti due pesi e due misure mostrati per quanto riguarda le false affermazioni dell’Azerbaigian sulla “pulizia etnica” degli armeni dalle regioni occidentali precedentemente occupate e la scrollata di spalle di fronte all’ultimo J6 redux della Georgia sono la prova delle ulteriori motivazioni geopolitiche dell’Occidente nella regione. L’obiettivo è quello di “estromettere” l’Armenia dalla CSTO parallelamente al rovesciamento del governo georgiano, anche se gli ultimi sviluppi suggeriscono che questo obiettivo sarà molto più difficile da raggiungere di quanto l’Occidente si aspettasse.
(Articolo publbicato in inglese sulla newsletter di Andrew Korybko)
Fonte: lantidiplomatico.it