Fine spiegato semplice.
Pepe Escobar
sputnikglobe.com
Pochissime persone in Russia e in tutto il Sud globale sono qualificate come Sergei Glazyev, il Ministro per l’Integrazione e la Macroeconomia della Commissione Economica dell’Eurasia (CEE), il braccio politico dell’Unione Economica dell’Eurasia (EAEU), a discutere della spinta, delle sfide e delle insidie nel cammino verso la de-dollarizzazione.
Mentre il Sud globale lancia continui appelli per una reale stabilità finanziaria; l’India, all’interno dei BRICS 10, chiarisce che tutti dovrebbero riflettere seriamente sui velenosi effetti delle sanzioni unilaterali e il professor Michael Hudson continua a ribadire che le politiche attuali non sono più sostenibili, Glazyev mi ha gentilmente ricevuto nel suo ufficio presso la CEE per una conversazione esclusiva e approfondita, che ha incluso, in via confidenziale, alcune affascinanti curiosità.
Questi sono i punti salienti: le idee di Glazyev sono in fase di riesame e c’è grande attesa per il via libera del governo russo ad un nuovo modello di transazioni commerciali che, per il momento, è nelle fasi finali di messa a punto.
Glazyev ha spiegato che la sua idea principale “era stata elaborata molto tempo fa. L’idea di base è che una nuova moneta debba essere introdotta innanzitutto sulla base di una legge internazionale, firmata dai Paesi interessati alla creazione di questa nuova moneta. Non attraverso una sorta di conferenza, come quella di Bretton Woods, priva di legittimità. In una prima fase, non tutti i Paesi saranno inclusi. I Paesi BRICS saranno sufficienti – più quelli della SCO. In Russia abbiamo già il nostro SWIFT, lo SPFS. Abbiamo il nostro cambio di valuta, abbiamo relazioni di corrispondenza tra banche, consultazione tra banche centrali, qui siamo assolutamente autosufficienti“.
Tutto ciò porta all’adozione di una nuova valuta internazionale. “Non abbiamo bisogno di fare qualcosa su larga scala. I BRICS sono sufficienti. L’idea alla base di questa moneta è che ci siano due panieri. Un paniere sarà costituito dalle valute nazionali di tutti i Paesi coinvolti nel processo, come gli SDR [Special Drawing Rights], ma con criteri più chiari e comprensibili. Il secondo sarà costituito dalle materie prime. Se abbiamo due panieri e creiamo la nuova valuta come un indice di materie prime e valute nazionali, e abbiamo un meccanismo per le riserve, secondo il modello matematico, questa sarà molto stabile. Stabile e conveniente”.
Poi tocca alla fattibilità: “Introdurre questa moneta come strumento per le transazioni non sarebbe troppo difficile. Occorrerebbe una buona infrastruttura e l’approvazione di tutte le Banche Centrali, starebbe poi alle imprese utilizzare questa moneta. Dovrebbe essere in forma digitale – il che significa che potrebbe essere utilizzata al di fuori del sistema bancario, quindi sarebbe almeno dieci volte più economica delle attuali transazioni attraverso le banche e i cambiavalute“.
La spinosa questione delle banche centrali
“Avete discusso questa idea con i cinesi?”
“L’abbiamo presentata agli esperti cinesi, ai nostri partner della Renmin University. Abbiamo avuto un buon riscontro, ma non ho avuto l’opportunità di presentarla a livello politico. Qui in Russia promuoviamo la discussione attraverso documenti, conferenze, seminari, ma non c’è ancora una decisione politica sull’introduzione di questo meccanismo, nemmeno nell’agenda dei BRICS. La proposta del nostro team di esperti è di inserirlo nell’agenda del vertice BRICS del prossimo ottobre a Kazan. Il problema è che la Banca Centrale Russa non ne è entusiasta. I BRICS hanno unicamente deciso un piano operativo per l’utilizzo delle valute nazionali – che è anche un’idea abbastanza chiara, dato che le valute nazionali sono già utilizzate nei nostri scambi commerciali. Il rublo russo è la valuta principale nell’UEEA, il commercio con la Cina si svolge in rubli e renminbi, il commercio con l’India, l’Iran e la Turchia è passato alle valute nazionali. Ogni Paese dispone delle infrastrutture necessarie. Se le banche centrali introdurranno valute nazionali digitali e ne consentiranno l’uso nel commercio internazionale, sarà un buon modello. In questo caso le criptovalute possono facilmente bilanciare i pagamenti – ed è un meccanismo molto economico. Ciò che serve è un accordo da parte delle Banche Centrali per consentire ad una certa quantità di valute nazionali in forma digitale di partecipare alle transazioni internazionali“.
“Sarebbe fattibile già nel 2024, se ci fosse la volontà politica?”
“Ci sono già alcune start-up. Tra l’altro, sono in Occidente, e qui la digitalizzazione è condotta da aziende private, non dalle banche centrali. Quindi la domanda c’è. La nostra Banca Centrale deve elaborare una proposta per il vertice di Kazan. Ma questa è solo una parte della storia. La seconda parte è il prezzo [delle materie prime]. Per il momento il prezzo è determinato dalla speculazione occidentale. Noi produciamo queste materie prime, le consumiamo, ma non abbiamo un nostro meccanismo di prezzi che equilibri domanda e offerta. Durante la crisi Covid, il prezzo del petrolio era sceso quasi a zero. È impossibile fare una pianificazione strategica per lo sviluppo economico se non si controllano i prezzi dei beni di base. La determinazione dei prezzi con questa nuova moneta dovrebbe eliminare gli scambi occidentali di materie prime. La mia idea si basa su un meccanismo che esisteva già nell’Unione Sovietica, nel Comecon. In quel periodo avevamo accordi a lungo termine non solo con i Paesi socialisti, ma anche con l’Austria e altri Paesi occidentali, per la fornitura di gas per 10 anni, 20 anni; la base per il calcolo dei relativi prezzi era la quotazione del petrolio e del gas”.
Ciò che risalta è l’efficacia di una politica a lungo termine: “Avevamo creato un modello a lungo termine. Qui nella CEE stiamo esaminando l’idea di un mercato comune degli scambi. Abbiamo già preparato una bozza, e abbiamo fatto alcuni esperimenti. Il primo passo è la creazione di una rete di informazioni, di scambi in diversi Paesi. È stato un successo. Il secondo passo sarà la creazione di un sistema di comunicazione online tra le borse e, infine, passeremo ad un meccanismo comune per la determinazione dei prezzi, aprendo questo meccanismo a tutti gli altri Paesi. Il problema principale è che i principali produttori di materie prime, in primo luogo le compagnie petrolifere, non amano commerciare attraverso le borse. Preferiscono farlo di persona, quindi è necessaria una decisione politica per far sì che almeno la metà della produzione di materie prime passi attraverso le borse. Un meccanismo in cui domanda e offerta si bilancino. Per il momento il prezzo del petrolio sui mercati esteri è ‘segreto’. È una sorta di retaggio dei tempi coloniali. Come imbrogliare. Dobbiamo creare una legislazione per aprire tutte queste informazioni al pubblico“.
La NDB ha bisogno di una scossa
Glazyev ha offerto un’ampia analisi dell’universo BRICS, basandosi sul primo meeting tenuto dal BRICS Business Council sui servizi finanziari, all’inizio di febbraio. Qui è stato concordato un piano di lavoro, c’è stata una prima sessione di esperti di tecnologia finanziaria e, nel corso di questa settimana, una riunione molto importante potrebbe portare ad una nuova formulazione – per il momento non resa pubblica – da inserire nell’agenda dei BRICS per il vertice di ottobre.
“Quali sono le principali sfide all’interno della struttura dei BRICS in questa prossima fase del tentativo di scavalcare il dollaro USA?”
“I BRICS, di fatto, sono un club senza un segretario. Lo posso dire, da persona che ha una certa esperienza di integrazione. Avevamo discusso l’idea di un’unione doganale qui, sul territorio post-sovietico, subito dopo il crollo [dell’URSS]. C’erano state molte dichiarazioni, persino alcuni accordi firmati dai capi di Stato, su uno spazio economico comune. Ma il vero lavoro era iniziato solo dopo l’istituzione di una commissione, nel 2008. Dopo 20 anni di documenti, conferenze, non era stato fatto nulla. Serve qualcuno che sia responsabile. Nei BRICS esiste un’organizzazione di questo tipo: la NDB [Nuova Banca di Sviluppo]. Se i capi di Stato decideranno di nominare la NDB come istituzione che dovrà elaborare il nuovo modello, la nuova moneta, organizzando una conferenza internazionale con la bozza di un trattato internazionale, questo potrebbe funzionare. Il problema è che la NDB opera nel contesto del dollaro. Bisogna riorganizzare questa istituzione per renderla praticabile. Ora funziona come una normale banca internazionale di sviluppo inserita nel sistema americano. La seconda opzione sarebbe quella di fare a meno di questa banca, ma sarebbe molto più difficile. Questa banca ha le competenze necessarie“.
“Quest’anno la presidenza russa dei BRICS potrebbe proporre una scossa interna alla NDB?”
“Stiamo facendo del nostro meglio. Non sono sicuro che il Ministero delle Finanze capisca la gravità della situazione. Il Presidente se ne rende conto. Ho personalmente promosso questa idea presso di lui. Ma il presidente della Banca Centrale e i ministri pensano ancora al vecchio paradigma del FMI“.
Le sette religiose non creano innovazione
Glazyev ha discusso seriamente di sanzioni con la NDB:
“Ho discusso questo tema con la signora Dilma Rousseff [l’ex presidente brasiliano, attualmente a capo della NDB] al Forum di San Pietroburgo. Le ho consegnato un documento al riguardo. Lei era piuttosto entusiasta e ci ha invitato a partecipare alla NDB. Ma poi non c’è stato alcun seguito. L’anno scorso è stato tutto molto difficile“.
Per quanto riguarda i BRICS, “il gruppo di lavoro sui servizi finanziari sta discutendo di riassicurazione, rating del credito, nuove valute e tecnologia finanziaria. Questo è ciò che dovrebbe essere inserito nell’agenda della NDB. La possibilità migliore sarebbe un incontro a Mosca in marzo o aprile, per discutere in modo approfondito l’intera gamma di questioni relative al meccanismo di regolamento dei BRICS, dal più sofisticato al meno sofisticato. Sarebbe fantastico se la NDB vi aderisse, ma, allo stato attuale, c’è un abisso di fatto tra i BRICS e la NDB“.
Il punto chiave, insiste Glazyev, è che “Dilma dovrebbe trovare il tempo per organizzare queste discussioni ad alto livello. È necessaria una decisione politica”.
“Ma questa decisione non dovrebbe venire da Putin stesso?”
“Non è così semplice. Abbiamo sentito le dichiarazioni di almeno tre capi di Stato: Russia, Sudafrica e Brasile. Hanno detto pubblicamente ‘questa è una buona idea’. Il problema, come al solito, è che non esiste ancora una task force. La mia idea, che avevamo proposto prima del vertice BRICS di Johannesburg, è quella di creare un gruppo di lavoro internazionale per preparare nelle prossime sessioni il modello, o la bozza, del trattato. [Una bozza su] come passare alle valute nazionali. Questo è l’ordine del giorno ufficiale. E dovrebbero riferire in merito durante il vertice di Kazan [l’incontro annuale dei BRICS]. Ci sono alcune consultazioni tra le banche centrali e i ministri delle Finanze“.
Glazyev è andato subito al sodo quando ha parlato dell’inerzia del sistema: “Il problema principale dei burocrati e degli esperti è che non hanno idee. Questo perché partono dal presupposto che l’attuale status quo sia il migliore. Se non ci sono sanzioni, tutto va bene. L’architettura finanziaria internazionale creata dagli Stati Uniti e dall’Europa è comoda. Tutti sanno come lavorare nel sistema. È quindi impossibile passare da questo sistema ad un altro. Per le imprese sarà molto difficile. Per le banche sarà difficile. Le persone sono state educate al paradigma dell’equilibrio finanziario, totalmente libertario. Non si preoccupano che i prezzi siano manipolati dagli speculatori, non si preoccupano della volatilità delle valute nazionali, pensano che sia naturale (…) È una specie di setta religiosa. Le sette religiose non creano innovazione“.
Ora inforcate la bicicletta ipersonica
Torniamo alla questione cruciale delle valute nazionali: “Anche solo cinque anni fa, quando parlavo di valute nazionali nel commercio, tutti dicevano che era del tutto impossibile. Abbiamo contratti a lungo termine in dollari e in euro. Abbiamo una cultura consolidata delle transazioni. Quando ero ministro del Commercio estero, 30 anni fa, avevo cercato di fare in modo che tutti i nostri scambi di materie prime avvenissero in rubli. Ne avevo parlato con Eltsin e con altri: ‘Dobbiamo commerciare in rubli, non in dollari’. In questo modo il rublo sarebbe diventato automaticamente una valuta di riserva. Quando l’Europa era passata all’euro, avevo avuto un incontro con Prodi e avevamo concordato: ‘Noi useremo l’euro come valuta e voi userete il rublo’. Poi Prodi era venuto da me, dopo le consultazioni, e mi aveva detto: ‘Ho parlato con Kudrin [ex ministro delle Finanze russo, 2000-2011], non mi ha chiesto di fare del rublo una valuta di riserva’. Questo era stato un sabotaggio. Era stata una stupidaggine“.
I problemi in realtà erano profondi – e continuano ad esserlo: “Il problema principale erano i nostri regolatori, istruiti dal FMI, e il secondo problema era la corruzione. Se si commerciano petrolio e gas in dollari, gran parte dei profitti viene rubata, ci sono molte società intermedie che manipolano i prezzi. I prezzi sono solo il primo passo. Il prezzo del gas naturale nel primo accordo è circa 10 volte inferiore a quello della domanda finale. Ci sono barriere istituzionali. La maggior parte dei Paesi non permette alle nostre aziende di vendere petrolio e gas al cliente finale. Ad esempio, non ci è possibile vendere gas alle famiglie. Tuttavia, anche nel mercato aperto, abbastanza competitivo, abbiamo degli intermediari tra il produttore e il consumatore – almeno la metà dei ricavi sono sottratti al controllo del governo. Non pagano le tasse“.
Eppure esistono soluzioni rapide: “Quando siamo stati sanzionati, due anni fa, il passaggio dal dollaro americano e dall’euro alle valute nazionali ha richiesto solo pochi mesi. È stato molto veloce“.
Per quanto riguarda gli investimenti, Glazyev ha sottolineato il successo del commercio localizzato, ma ha anche chiarito che i flussi di capitale non sono ancora arrivati: “Le banche centrali non stanno facendo il loro lavoro. Il cambio rublo-renminbi funziona bene. Ma lo scambio rublo-rupia non funziona. Le banche che tengono queste rupie, hanno un sacco di soldi, maturano tassi di interesse su queste rupie e possono giocarci. Non so chi sia il responsabile, la nostra Banca Centrale o la Banca Centrale indiana“.
Il punto chiave dei seri avvertimenti di Glazyev è che spetterebbe alla NDB – spinta dalla leadership dei BRICS – organizzare una conferenza di esperti globali e aprirla alla discussione pubblica. Glazyev ha evocato la metafora della bicicletta che continua ad andare avanti: perché inventare una nuova bicicletta? Ebbene, è arrivato il momento – multipolare – di una nuova bicicletta ipersonica.
Pepe Escobar
Fonte: sputnikglobe.com
Link: https://sputnikglobe.com/20240228/rocky-road-to-dedollarization-sergei-glazyev-interview–1117034183.html
28.02.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Pepe Escobar è un analista geopolitico e autore indipendente. Il suo ultimo libro è Raging Twenties. È stato politicamente cancellato da Facebook e Twitter. È possibile seguirlo su su Telegram.
Fonte: comedonchisciotte.org