Fine spiegato semplice.
Gaspardo l’analista militare che collabora con l’Antidiplomatico analizzerà la situazione militare in Yemen. Quale probabilità di successo ha la coalizione a guida USA GB di bloccare gli attacchi degli houti alle navi dirette ai porti israeliani?
Trascrizione del video
Gli UTI sono intervenuti nella guerra di Gaza, cogliendo di sorpresa numerosi osservatori internazionali, molti dei quali si sono resi conto della loro esistenza solo adesso, nonostante gli UTI siano attivi dal 1994. Questa ancora una volta è la dimostrazione di come l’Occidente sia veramente in grado di dormire e di in qualche modo risolvere i problemi facendo finta che i problemi non esistano e fregandosene altamente dei conflitti che flagellano anche popolazioni sfortunate di certe aree del mondo come lo Yemen, per poi all’improvviso svegliarsi una mattina e scoprire che abbiamo per le mani una situazione di crisi conclamata che rischia di destabilizzare l’ordine mondiale. Ora gli UTI sono di fatto, dopo la loro offensiva del 2014-2015, sono arrivati a controllare, se noi andiamo a guardare le mappe geografiche, gran parte di quello che una volta era lo Yemen del nord, perché io ero troppo piccolo ma una buona parte dei vostri lettori e ascoltatori si ricorderà che una volta di Yemen esistevano due, come esistevano due Germanie o due Vietnam o come esistono ancora oggi due Coree. C’era lo Yemen del nord e lo Yemen del sud che poi si sono unificati anche attraverso una guerra civile nel 1994. Gli UTI nel 2014-2015, attraverso una serie di vicende che però adesso non esploriamo perché ci porterebbero verso tutt’altro, sono riusciti a impossessarsi di gran parte di quello che una volta era lo Yemen del nord e il loro obiettivo dichiarato, allora come oggi, è quello di rientrare in possesso di tutto lo Yemen e di istituire su tutto il territorio nazionale un regime che corrisponda ai dettami del loro movimento politico. Movimento politico shiita che però è emanazione della corrente shiita denominata zaidismo che è diversa dagli shiiti duodecimani che invece ci sono in Iran. Gli UTI o per meglio dire il movimento Ansar Allah, cioè l’esercito di Allah, è arrivato a patti con gli iraniani perché l’Iran era l’unico paese al mondo disposto a dargli aiuti economici e soprattutto militari nel conflitto che Ansar Allah o gli UTI ha dovuto affrontare con l’Arabia Saudita nel periodo tra il 2015 ed il 2022, quando nell’ambito degli accordi di pace tra Iran e Arabia Saudita imposti ai due contendenti dalla Cina, in punta di baionetta letteralmente, i due contendenti Iran e Arabia Saudita hanno deciso anche di congelare la situazione yemenita con grande dispiacere degli UTI i quali dopo un lungo processo evolutivo erano riusciti infine a schierare delle forze armate di tutto rispetto che si sono dimostrate in grado di reggere brillantemente la pressione della coalizione internazionale capitanata dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti. Infatti tra il 2015 e il 2022 noi abbiamo visto una guerra, un’accesa guerra nello Yemen che ha opposto gli UTI da un lato e questa vasta coalizione di paesi ardi e non solo, i quali erano intervenuti a sostegno del cosiddetto governo internazionalmente riconosciuto, il quale però senza il sostegno dell’Arabia Saudita, degli Emirati e di tutto un parterre di altri paesi, se si trovasse da solo ad affrontare gli UTI non reggerebbe un giorno, così tanto per gradire. Ora gli UTI, spinti anche dai loro sponsor iraniani, hanno dovuto congelare la situazione sul terreno, ma la pace, l’armistizio chiamiamolo così, in terra yemenita è più precario che mai. Ora la domanda è in questa situazione gli UTI che cosa ci guadagnano dall’intervenire nel conflitto israelo-palestinese, nella guerra di Gaza? Ci guadagnano credibilità e attenzione internazionale perché tutti quanti abbiamo pensato di risolvere, come dicevo prima, il problema dello Yemen facendo finta che non esistesse. Invece gli UTI nuocendo, qui potremmo dire noceo ergo sum, trasformando la famosa frase di cartesiana memoria Kogito ergo sum, nuocendo al commercio internazionale e nuocendo a Israele, lanciando degli attacchi a mezzo di missili balistici, missili da crociera e anche droni kamikaze, hanno dimostrato a Israele, al Medio Oriente, alla comunità internazionale in generale, quindi Stati Uniti d’America, che loro sono un attore locale e regionale degno di rispetto e che pretende l’attenzione delle grandi potenze, perché anche loro hanno un’agenda politica che loro vogliono essere discussa alla luce del sole. Questo è molto importante perché se finora la situazione sul terreno in Yemen è stata più o meno congelata dagli accordi, da questi accordi postici, essa non deve assolutamente essere considerata come il punto di approdo del conflitto yemenita. Il conflitto yemenita si concluderà un giorno, quando ne resterà in piedi uno, tra Yuti e il governo internazionalmente riconosciuto. Non esisteranno soluzioni di compromesso, partizioni o altro. Lo Yemen un giorno verrà riunificato da una parte o dall’altra, con la violenza se necessario. Intervenendo nel più ampio conflitto medio orientale, gli Yuti hanno essenzialmente detto agli Stati Uniti, hanno detto ai loro sponsor iraniani, che loro non sono disposti a farsi in qualche modo manipolare e controllare per sempre. Perché gli Yuti, esattamente come Hamas, hanno una loro agenda. Non sono come il governo siriano e il governo iracheno, che ormai sono talmente deboli che non possono fare a meno del sostegno iraniano, o come le milizie sciite pro-iraniane di Siria e di Iraq, o anche gli stessi Hezbollah libanesi, i quali tutti assieme sono ormai diventati un’estensione dello stato iraniano e in particolare del corpo dei guardiani della Repubblica Islamica. No, gli Yuti hanno una loro fisionomia. Loro possono trattare come alleati con gli iraniani da pari a pari e finora effettivamente negli ultimi due anni le loro doglianze geopolitiche non sono state raccolte né dai loro sponsor a Tehran né dalla comunità internazionale. Con quello che hanno fatto, con quello che stanno facendo e con quello che continueranno a fare, perché gli Yemeniti non mollano, gli Yemeniti sono un popolo fiero e guerriero, loro vogliono avere l’attenzione internazionale. Quindi sarebbe anche ora che la comunità internazionale venisse coinvolta nel conflitto yemenita in qualche modo, anche in un ruolo puramente di mediazione, ma di quella vicenda noi non possiamo continuare ad ignorare tutto e a vivere come gli struzzi nascondendo la testa sotto la sabbia pensando che quel problema non esiste. Attaccando il naviglio mercantile e quindi mettendo seriamente in pericolo i collegamenti commerciali tra l’Asia e l’Occidente, gli Houthis si sono guadagnati quell’attenzione che ricercavano. Ora, abbandonando la questione politica e passando invece a quella più prettamente militare, noi non dobbiamo tanto chiederci se gli Houthis siano in grado di affrontare la flotta americana, perché quello obiettivamente ad oggi non sono ancora in grado di farlo, ma potrebbero farlo tra qualche anno vista la crescita esponenziale che abbiamo visto nelle loro capacità militari. Possono lanciare degli attacchi e possono anche fare delle sorprese anche serie alla flotta americana e alle flotte alleate in zona. Non dimentichiamolo che più volte in passato loro sono riusciti a colpire e danneggiare navi saudite o degli Emirati durante la guerra nello Yemen, prima del congelamento della situazione. Quindi potrebbero fare la stessa cosa anche ai danni della flotta americana o britannica o degli altri, ma non più di questo. Non possono fare cose più eclatanti di questo. La vera domanda però è, gli Stati Uniti e i loro alleati in zona hanno una capacità tale da attuare nei confronti degli Houthi una coercizione tale da farli smettere? La risposta secondo me è no. Lo Yemen, sia lo Yemen unito che i due Yemen quando ancora esistevano, il territorio complessivo dello Yemen vive in uno stato di guerra ininterrotta dal 1962. Quindi da questo punto di vista è peggio del già disastrato Afghanistan. Cosa volete che facciano a una popolazione che in questi decenni ha già visto morire milioni dei propri simili in questa ininterrotta serie di conflitti più o meno grandi? Cosa volete che facciano? Quattro bombardamenti su obiettivi altamente simbolici, una buona metà dei quali era già in rovina o era stato danneggiato nei bombardamenti sauditi del 2015. L’aeroporto di Sanaa era già stato pesantemente bombardato dai sauditi nel 2015, non è più stato ricostruito. Quello che hanno fatto gli americani e britannici è stato demolire qualche tettoia in più. I danni più seri che i bombardamenti anglo-americani hanno inflitto alla parte di Yemen sotto controllo degli Houthis è stata la distruzione di alcuni radar, in parte militari e in parte civili, utilizzati per l’individuazione del naviglio nell’area del Mar Rosso. Radar che, peraltro, venivano poi utilizzati anche per trasmettere le coordinate ai missili antinave, utilizzati poi per colpire alcune di queste navi. Questo è il massimo danno che americani e britannici sono riusciti a infliggere agli yemeniti. Più di questo non credo sinceramente che gli Stati Uniti d’America e il Regno Unito siano in grado di fare. Come possono rispondere gli yemeniti in questa situazione? Con la tattica del muro di gomma. Possono lasciarli fare per un po’ e dopo qualche giorno, al massimo qualche settimana, quando gli americani e britannici devono sospendere il tutto, anche solo per osservare i danni che hanno causato, gli Houthis attaccano di nuovo. Allora gli altri ritornano ad attaccare e gli Houthis rispondono nuovamente con la tattica del muro di gomma e avanti così, in questo tiro alla fune continuo, finché alla fine, per le ragioni che abbiamo già detto prima, hanno elettorale, problemi logistici eccetera eccetera e il fronte occidentale sarà costretto a mollare l’osso. Ma qui siamo di nuovo al problema d’origine perché, geograficamente parlando, lo stretto di Bab-el-Mandeb e il Mar Rosso sono lì e lo Yemen è lì, non sulla Luna o da altre parti del globo. Quindi gli Houthi continuano a rimanere lì e il controllo territoriale continuano ad averlo loro e le loro capacità militari continuano a crescere, anno dopo anno, fino al prossimo round.