Fine spiegato semplice.
Sospensione delle consegne di prima necessità e dei finanziamenti, diffusione di infezioni che colpiscono l’apparato digerente, malnutrizione infantile ed intere famiglie completamente a digiuno da giorni. Il tutto mentre i bombardamenti continuano e le autorità israeliane ostacolano appositamente le missioni umanitarie “usando la fame dei civili come metodo di guerra contro Hamas”. È il quadro che emerge dalle denunce di organizzazioni umanitarie come Human Rights Watch, del Programma alimentare delle Nazioni Unite (WFP), di attivisti per i diritti umani e dalle denunce dei medici che continuano ad operare a Gaza. L’allarme a Gaza è critico ed è stato rilanciato anche dal vicedirettore esecutivo dell’Unicef per l’azione umanitaria e le operazioni di approvvigionamento, che ha confermato: «La Striscia è sul punto di assistere ad un’esplosione di morti nella popolazione pediatrica, che aumenterebbe il livello già insopportabile di morti infantili a Gaza».
Secondo Human Rights Watch, il governo israeliano starebbe usando la fame dei civili «come metodo di guerra nella Striscia di Gaza, il che è un crimine di guerra». In un comunicato stampa, la ONG spiega come la fame dei palestinesi verrebbe usata strategicamente nella lotta ad Hamas bloccando la fornitura di acqua, cibo e carburante, impedendo volontariamente l’assistenza umanitaria e radendo al suolo aree agricole privando la popolazione civile dei beni indispensabili per la sua sopravvivenza e violando gli ordini vincolanti della Corte internazionale di Giustizia dell’Aja in merito all’invio di aiuti ai civili. Il comunicato prosegue poi riportando alcune dichiarazioni controverse di tre alti funzionari israeliani. Il primo è il ministro della Difesa Yoav Gallant, che affermò: «Ho ordinato un assedio completo alla Striscia di Gaza. Non ci sarà elettricità, né cibo, né carburante, tutto è chiuso. Stiamo combattendo gli animali umani e ci comportiamo di conseguenza». Il secondo è Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza nazionale che scrisse: «Finché Hamas non rilascia gli ostaggi nelle sue mani, l’unica cosa che serve per entrare a Gaza sono centinaia di tonnellate di esplosivo provenienti dall’aeronautica militare, non un grammo di aiuti umanitari». Infine, viene riportata la citazione del ministro dell’Energia Israel Katz, che pubblicò su X: «Ho sostenuto l’accordo tra il primo ministro Netanyahu e il presidente Biden per la fornitura di acqua alla regione meridionale di Gaza perché era anche nell’interesse di Israele. Mi oppongo fermamente all’apertura del blocco e all’introduzione di merci a Gaza per motivi umanitari. Il nostro impegno è nei confronti delle famiglie delle persone assassinate e degli ostaggi rapiti, non nei confronti degli assassini di Hamas e di coloro che li hanno aiutati».
D’altronde, era da dicembre che l’ONU metteva in guardia sull’imminente carestia nel nord di Gaza causata dalla carenza di cibo e sono stati segnalati casi di famiglie, compresi bambini, che hanno trascorso giorni interi senza mangiare. La situazione si è ulteriormente aggravata dopo che il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (WFP) ha dichiarato che sospenderà le consegne di aiuti alimentari e dopo che l’UNRWA, l’Agenzia per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente, ha denunciato la sospensione dei finanziamenti, che causerà quindi l’impossibilità di continuare ad operare nella Striscia. Nel comunicato stampa del WFP si legge che tra le cause vi sono episodi come quello successo lunedì: «Il viaggio del secondo convoglio verso nord ha dovuto affrontare il caos e la violenza più totale a causa del crollo dell’ordine civile. Diversi camion sono stati saccheggiati tra Khan Younis e Deir al Balah e un camionista è stato picchiato. La farina rimanente è stata distribuita spontaneamente dai camion nella città di Gaza, tra alta tensione e rabbia esplosiva». Per quanto riguarda l’UNRWA, invece, il commissario generale Philippe Lazzarini ha dichiarato che tutte le riserve si esauriranno a marzo, che molti colleghi hanno già cessato le loro attività nelle regioni settentrionali e che l’Agenzia ha subito una grave carenza di fondi internazionali in seguito alle accuse di aver aiutato Hamas a preparare gli attacchi del 7 ottobre. In difficoltà poi ci sarebbero anche le attività dell’ONU, che ha rivelato come nelle prime sei settimane solo 12 delle missioni tentate nel nord di Gaza siano state pienamente agevolate dalle autorità israeliane.
La denuncia del medico è supportata poi anche dal recente rapporto del Global Nutrition Cluster, un gruppo di Ong e agenzie delle Nazioni Unite in missione per migliorare le emergenze alimentari internazionali. Secondo il documento, il 90% dei bambini a Gaza sotto in due anni versa in grave povertà alimentare, almeno il 90% dei bambini sotto i cinque anni sono affetti da una o più malattie infettive e circa il 70% ha sofferto di disturbi intestinali nelle ultime due settimane. Nel nord della Striscia poi la situazione è ancora più critica: un bambino su sei sotto i due anni è gravemente malnutrito e il 3% soffre di deperimento, il tipo più grave di malnutrizione.
[di Roberto Demaio]
Fonte: lindipendente.online