Fine spiegato semplice.
Gli accordi di Abramo: cosa sono e cosa prevedono. Erano veramente una risoluzione “pacifica”? Tra tifoserie, retoriche e illazioni facciamo un po di chiarezza.
Trascrizione del video
Esattamente come due anni fa, sembra diventato impossibile fare qualunque tipo di ragionamento senza la premessa d’obbligo. Ma qui, è ancora peggio di due anni fa. Perché qualunque ragionamento senza questa ovvia e scontata premessa, ti vale subito l’etichetta di filo terrorista. E dopo due anni, francamente, anche un po’ che palle. Proviamoci appena una volta a non essere totalmente ridicoli. Proviamo a poter fare dei ragionamenti senza dover sottolineare l’ovvio. Uscimo da sto gioco fatto per un’opinione pubblica piccola piccola. Anche perché, ve lo dico spassionatamente, non solo rigetto l’etichetta di filo a masse. E non mi faccio nemmeno dare lezioni morali sull’antisemitismo da parte di gente che fino all’altro ieri era tutto un… Però non è il battaglione… non è un battaglione neonazista. Perciò… Quindi, entriamo nel vivo. Ad oggi, la situazione è questa. Sono partiti i primi raid aerei e le prime incursioni via terra da parte dell’esercito israeliano, in quello che Netanyahu definisce essere solo l’inizio. L’Egitto dice no ai corridoi umanitari per i civili di Gaza. L’evacuazione dei civili a Gaza è pressoché impossibile. Nel frattempo, si contano più di 1700 vittime e più di 600 feriti. Gaza attende con l’orologio che etichetta l’ingresso delle truppe israeliane, pronta ad una repressione violenta. Israele, nonostante la scadenza dell’ultimatum, scaduto appunto ieri, ancora non ha avviato il suo progetto. La stampa dice per dare tempo ai civili di evacuare. Io dico per studiarsi bene la situazione di un contesto urbano come quello di Gaza, che è letteralmente l’incubo di ogni combattente. E a tutti quelli che credono a questo buonismo, forse non si sono resi conto che da sabato su Gaza sono state sganciate 6000 bombe per un totale di più di 4000 tonnellate di esplosivo. Forse non si sono nemmeno resi conto che a un certo punto sui cieli di Gaza piovevano bombe a fosforo bianco. Ma Israele dice che non è vero. E noi ovviamente ci crediamo. D’altronde, due anni di guerra in Ucraina, a chi vuoi che abbiano fatto scuola? Questo è quanto ad oggi, ma la situazione chiaramente potrebbe cambiare anche mentre sto facendo questo video. Ma noi oggi cercheremo di rispondere alla domanda che letteralmente tutti da una settimana si fanno, e cioè, perché ora? Certo, questa guerra non è mai finita, dura ormai da circa 70 anni, ma perché proprio ora quest’escalation? È semplicemente il risultato di una situazione arrivata al limite, o c’è un motivo? E la domanda ovviamente è retorica, perché c’è sempre un motivo. E il motivo sono proprio quegli accordi di Abramo di cui sì, si è parlato, ma senza scalfire mai la superficie. Senza mai spiegare che cosa sono, che cosa rappresentano, ma soprattutto cosa stabiliscono. Gli accordi di Abramo avrebbero visto un consolidamento proprio in questo specifico periodo. Si tratta di un progetto che, come disse Netanyahu, avrebbe dato un nuovo volto al Medio Oriente. Un progetto che Netanyahu sarebbe stato ben felice di concretizzare, per appuntarsi quella spilletta sul petto di essere il pacificatore del mondo Medio Orientale. Accordi che con gli attacchi da parte di Hamas sabato scorso si sono congelati, subendo così una grande battuta d’arresto. Ma questi accordi sono davvero la base per la pace nel Medio Oriente? Beh, anche qui la domanda è molto retorica. Nello scorso video abbiamo già affrontato le questioni storiche, dove abbiamo visto nel corso del tempo la continua espansione da parte di Israele e anche la sua continua affermazione nel Medio Oriente. Dagli accordi di Camp David, agli accordi della Giordania del 1994, abbiamo visto come progressivamente i vicini di casa iniziassero a dare, riconoscimento a Israele come stato giuridicamente valido. Gli accordi di Abramo non avrebbero fatto altro che completare questo progetto geopolitico. Quando parliamo di Accordi di Abramo, il cui nome è chiaramente fortemente evocativo, parliamo nello specifico di ben due trattati. Il primo, tra Israele con Netanyahu e Abdullatif al-Zayani, ministro degli affari esteri del Bahrain dal 2020. Il secondo, sempre tra Israele e Abdullah Bin Zayed, ministro degli affari esteri e cooperazione internazionale degli Emirati Arabi Uniti. Proprio adesso, a novembre, si sarebbe discusso dell’espansione di questi accordi, anche nei confronti dell’Arabia Saudita. Ma, proprio in relazione a questi eventi, il tavolo è saltato. E basta guardare la mappa geografica per capire come l’obiettivo finale di questi patti fosse quello del riconoscimento di Israele come legittima anche nell’area del Golfo Persico, ottenendo così un riconoscimento nella stragrande maggioranza del Medio Oriente. Questi Accordi di Abramo vengono siglati col Bahrain e con gli Emirati Arabi Uniti il 13 agosto del 2020, ai tempi sotto la supervisione di Donald Trump, che fu colui che volle ardentemente portare a casa quello che si definì un Accordo Storico. Accordi che vengono rinsaldati anche dopo Trump, con Antony Blinken. A questo punto, dovreste domandarvi, come mai? Come mai i Repubblicani e i Dem, che sono agli antipoti, sono molto concordi sulla linea da tenere nel Medio Oriente? Perché sono tutti buoni buonissimi che hanno a cuore la pace? Ma sì, diamogli il beneficio del dubbio. La verità, però, è molto più semplice, e c’è che non si diventa Presidente Americano, o non si sta nelle poltrone del potere in America senza tenere conto della componente israele. Perché la componente israele in America ha un’influenza tale da diventare decisiva alle urne. Questo non è buonismo, è politica, baby. Anche perché dietro lo specchio della calmierazione dei rapporti in Medio Oriente si nascondono interessi molto fruttiferi per tutti quelli che si sono seduti al tavolo degli Accordi. Ad esempio, il petrolio. Rapporti vantaggiosi per gli Emirati Arabi tramite Israele, ad esempio, possono affacciarsi nel Mediterraneo Orientale. Il petrolio degli Emirati si può esportare dal porto israeliano di Eilat fino all’Europa. Israele, in cambio, tramite gli Emirati Arabi può aprire ai mercati dell’Asia. Oltre che tutta una cooperazione reciproca per quanto riguarda le industrie della difesa. Insomma, un dot-des che mette tutti d’accordo. Quindi, smettiamola di raccontarci la storia delle nobili intenzioni. Non ci sono mai. Però, se la diciamo così, sembrerebbe una grande cosa. Il miglior modo nel 2023 di gestire le relazioni internazionali, sotterrando le armi e parlando di affari. Ma, ripeto, detta così. Perché mentre questi Accordi vengono raccontati come un grande successo diplomatico, beh, qualcosa che non viene raccontata c’è. Non si parla, ad esempio, delle criticità di questi Accordi. Che si tramutano sostanzialmente in un riconoscimento formale della sovranità di Israele. Ma spazzando totalmente via dal tavolo la questione palestinese. Cancellando così con un colpo di spugna tutta quella questione sui territori occupati illecitamente da Israele. Tutti quei territori occupati in barba alle risoluzioni. E se vi domandate perché Israele non rispetta le risoluzioni, beh, la risposta è molto semplice. Israele è una potenza nucleare. E quando uno a casa c’ha il nucleare è un po’ difficile porla sull’obbligo di rispettare le regole. E se questo riconoscimento formale di Israele che si concretizzerebbe con gli Accordi di Abramo. Dovesse quindi riguardare anche quei territori come la Cisgiordania, Gerusalemme Est, la striscia di Gaza. Tutti territori che Israele ha posseduto con la forza e continua a possedere con la forza. Anche dopo l’abbandono forzato del 2005 della striscia di Gaza, Israele continua a fare in quel territorio il bello e il cattivo tempo. Gestisce l’energia, le risorse, i traffici, la moneta, tutto. Quindi no, non è che se ne so proprio annati. E quindi come dicevo, se questi accordi riguardassero anche quei territori, beh, si concretizzerebbe un vero e proprio illecito internazionale. Perché stando alla carta, gli stati dovrebbero esimersi dal coinvolgersi in situazioni di illecito. E a dire che l’occupazione da parte di Israele e di quei territori si concretizzano come un illecito sono svariate risoluzioni. Non una, eh. Svariate. La 252 del 1968, la 267 del 1969, la 298 del 1971, e poi ancora la 446, la 465. Insomma, una bella lista. Dunque, torniamo alla domanda principale. Perché gli attacchi di Hamas sono arrivati proprio ora? E certamente sì, è impensabile che siano soli. È impossibile pensare che non ci siano attori che nelle retrovie orbitano intorno agli interessi legati a questi accordi. È indubbio pensare che ci siano attori che questi accordi vogliano impedirli, come ad esempio l’Iran. Ma queste sono domande dalle logiche molto occidentali. Siamo noi occidentali che ragioniamo sempre in termini di affari. Nell’altra parte del mondo ragionano invece su tutt’altri binari. E quindi dobbiamo fermarci al fatto che gli attacchi di Hamas arrivano precisamente nel momento in cui Netanyahu stava per vedere concretizzato il proprio progetto. Un progetto che avrebbe, in un’ottica diplomatica, in un’ottica di rapporti internazionali, e in un’ottica di suprematismo commerciale, completamente spazzato via la Palestina. E che queste fossero le intenzioni di Netanyahu lo conferma il suo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di due settimane fa, dove Netanyahu ha presentato una mappa del nuovo Medio Oriente, che raffigura lo stato di Israele che si estende dal fiume Giordano al mar Mediterraneo e che costruisce un corridoio di pace e prosperità con i suoi vicini in tutta la regione, compresa l’Arabia Saudita. In questa mappa, lo stato palestinese o anche l’insieme di enclave ridotte che l’autorità palestinese controlla, non compaiono. In quella mappa, in sintesi, Netanyahu ha cancellato la Palestina dalla faccia del mondo. E no, non è proprio roba da poco. E ci si può appellare a tutto quello che vi pare questa è una politica repressiva, odiosa e odiata, non solo dai palestinesi, ma anche da buona parte degli israeliani. Che gli israeliani, prima di tutto sto casino, in piazza contro Netanyahu, ci stavano e come? Secondo sondaggi pubblicati dal quotidiano Maariv, il consenso nei confronti di Netanyahu è imploso. Il partito del Premier si trova con seggi quasi dimezzati. Il paese nuovamente gli volta le spalle. Pretende, dopo la guerra, il ritorno alle urne. Sono in tanti a pensare, anche tra gli israeliani, che Netanyahu sia responsabile di politiche sempre più repressive che non hanno fatto altro che fomentare ancora di più sentimenti fondamentalisti. Sentimenti fondamentalisti che sono ingiustificabili. Ma se si fosse un minimo onesti intellettualmente, ingiustificabili tanto quanto chi crea condizioni e ambienti in cui questi trovano terreno fertilissimo per proliferare. Cioè, condizioni di repressione. Quindi, quando si esprimono delle condanne, non bisogna farlo in modo miope. E’ una cosa che va detta. Così come va detto anche che esattamente come la guerra in Ucraina, queste sono guerre mediatiche, dove i media giocano un ruolo fondamentale. Perché anche Hamas ha la sua atomica, ma l’atomica di Hamas sono letteralmente i cellulari. Hamas userà i civili come carne da cannone per dimostrare al mondo di quali orrori è capace la democraticissima Israele. Israele userà i civili come giustificazione. Perché i terroristi a Gaza non hanno mica la bandana verde, e quindi non li puoi distinguere. E quindi, se vuoi sconfiggere il terrorismo, i civili sono il prezzo da pagare, o meglio, il danno collaterale da accettare. Quindi diventa giustificata un’azione repressiva all’interno di una striscia recintata da filo spinato dove ci sono 2.200.000 persone. Non con 2.200.000 terroristi come qualcuno in modo ignobile racconta all’opinione pubblica. Però, a differenza della guerra in Ucraina, questa non è una guerra combattuta in punta di fioretto. Questa è una guerra di una brutalità che non avete visto nemmeno nei videogiochi. Quando sento che già vengono inviate lettere a Zuckerberg e a Musk per limitare i contenuti, mi viene in mente che non sia soltanto per non far circolare notizie false e propagandiste, ma anche per non far vedere che razza di volto può avere l’Occidente, cosa che già non vi fanno vedere. Andatevi a cercare le immagini delle 6.000 bombe sganciate in 6 giorni su Gaza, poi ne ripariamo. Quando vedo Netanyahu dire che 1.700 morti, 6.000 bombe in 6 giorni sono soltanto l’inizio, beh, io un po’ me preoccupo. Quando lo vedo cancellare la Palestina dalla mappa geografica, beh, io un po’ me preoccupo. Mi preoccupo perché mi pare che non ci sia poi tutta sta grande differenza tra il democratico Occidente e Hamas. Se per voi il parametro del buono Occidente è l’Occidente ad ogni costo, sconfiggere il terrorismo usando il genocidio, beh, me sa che poi non esisteranno specchi abbastanza robusti per guardarsene in faccia.