[VIDEO] L’area del DISSENSO è come l’ÉLITE? | Pubble


Se dissentire diventa vietato anche tra i dissenzienti, che ne è della causa di chi ha un pensiero alternativo?


Spiegato semplice

Paola Ceccantoni, conosciuta come “Pubble l’Imbannabile”, è una vignettista che usa laper esprimere le sue opinioni. Lei pensa che sia importante avere discussioni aperte e confrontare diverse idee, invece di etichettare le persone. Tuttavia, ha notato che anche all’interno dell'”area del dissenso”, un gruppo di persone che non sono d’accordo con le idee principali, c’è una resistenza a permettere opinioni diverse. Questo è un paradosso, perché l’idea di dissentire è di avere un pensiero alternativo. Pubble pensa che sia importante mantenere la libertà di esprimere le proprie opinioni, anche se non sono popolari.

Fine spiegato semplice.

Area del dissenso? A volte meglio stare da soli. Dissentire è un valore che sta riscoprendo lustro negli ultimi anni, ma se diventa vietato passare la linea anche tra i dissenzienti, che ne è della causa di chi ha un pensiero alternativo?
Il paradosso è palese, lo schema è chiaro: nemmeno se rientri nel gotha degli opinion leader della cosiddetta “area del dissenso” te la cavi. La tentazione di essere perfettamente aderenti alla linea uguale e contraria a quella manichea dei “fedeli al TG” è forte e non risparmia dall’essere accusati di “essere gatekeeper” o stare al soldo di chissà quali poteri.
Lo sa bene Paola Ceccantoni, in arte “Pubble l’Imbannabile”, vignettista che da anni fa satira anche nei suoi reel, dando una chiave di lettura a cui sempre più spesso anche i professionisti dell’informazione rinunciano: dati alla mano e interpretazione di un’esperta.
Lei, storica e archeologa, vanta di un vasto seguito sulle sue pagine social, che non si risparmia anche commenti al veleno, come giusto. “Sarebbe però giusto fare un dibattito, mostrare più tesi e confrontarle, non dare etichette”.
Eccolo il paradosso dell’area del dissenso che non ammette dissenzienti al suo interno. Ce lo ha spiegato Pubble in diretta a ‘Un giorno Speciale’.

Trascrizione del video

Io ho voluto oggi invitare una persona qui con me perché fra i tanti blogger, youtuber, persone che dicono la loro, ed è giusto che questo accada, e anzi guai a affermare questa libertà assolutamente imprescindibile, però poi è chiaro che, ripeto, di cose strane ne vediamo anche tante e quindi poi noi che facciamo questo mestiere da tantissimi anni cerchiamo di riconoscere quali sono quelle persone che effettivamente meritano un palcoscenico, meritano sicuramente anche l’attenzione di tutti noi e quindi poi ci fa piacere incontrarci, parlare, scambiare le esperienze, crescere ognuno di noi, quindi dialogare con chi ha mostrato in tutti questi anni una correttezza comunicativa e anche una lontananza dai complottismi e dai terrapiattismi, cioè sulla concretezza delle cose della vita e quindi io ho il piacere, caro Francesco, se mi permetti una volta ogni tanto di fare io la presentazione, ma poi vorrei anche tu, di avere qui con me la mia amicaalias Pabble, un po’ troppo lodosa la presentazione, però mi sento gratificata, grazie, il tuo rischio è pericoloso. Allora, io ti chiamo Paola perché Pabble è il tuo nomigno, è carino però, sei simpatico, eccoti qua, ti stiamo vedendo nelle ultime uscite, diciamo che è un figlio praticamente per me, è un progetto che va avanti già da un sacco di tempo, molte persone magari hanno imparato a conoscermi un pochino meglio soltanto negli ultimi anni tramite la produzione video, ma in realtà parte da molto prima anche con la produzione delle vignette, quindi diciamo che… Ma io ho visto che tu fai delle vignette, ma le rispondi tu? Io nasco vignettista… Aspetta un attimo che mi siedo vicino a te, adesso non so la regia perché quella è quella che… Vi sono passate avanti, mi avvicino, ma mi siedo qua perché è più comodo. Sì, sì, io nasco vignettista in un settore che secondo me non trova grandissima fortuna né ambito di interesse, oltre a essere sicuramente uno dei settori più fortemente censurati anche nella comunicazione. Ma come una volta c’erano i forattini, il Vauro, quei… C’erano… Vauro sì, ci stanno personaggi molto interessanti nel mondo della satira, ma che non trovano quell’esposizione mediatica che secondo me invece la satira dovrebbe avere. Mario, sì, sì, sì, ci sono delle personalità, però si scontrano sempre molto spesso con dei parametri molto stringenti per quanto riguarda la limitazione dei contenuti, tutti i parametri che purtroppo le piattaforme attuano e quindi la vignetta ha un enorme problema. Non è stata culturalmente coltivata nella nostra nazione, si è fissata con dei canoni come se la satira potesse essere imbrigliata in alcuni canoni. Si parla molto spesso di vignetta scabrosa, vignetta borderline. La satira è satira, basterebbe leggere Marziale e Giovenale per capire che la satira è libera e non ha briglie di nessun genere, se non quella che è la limitazione del vignettista, quindi magari un freno morale che non ti fa fare una vignetta particolarmente… Un insuto. Esatto. Ma c’è stata negli anni anche forse un po’ di esagerazione, cioè qualcuno ne ha approfittato di questo. Abbiamo visto anche quello che è successo ad esempio con Charlie Hebdo, no, in Francia. Ma qualcuno sarà… Lì ovviamente il terrorismo è stato sollecitato, no, da questo. Però voglio dire, poi qui in Italia invece, c’è stato… Io ho visto qualche caso, so, un po’ limite, no, dove poi si entrava anche nel privato delle persone e questo non è mai una cosa bella. Non è una cosa bella, infatti ripeto, il discorso è quello che la satira purtroppo in quanto satira un limite non ce l’ha. Il problema è l’osservatore e il creatore del contenuto di satira, quindi il limite lo può imporre soltanto l’autore e noi possiamo giudicare una vignetta quando la vediamo e penso che il processo di giudizio sia assolutamente basilare in un paese democratico, nel senso io produco un contenuto, il contenuto si bilancerà in base a quanto scabroso o quanto buono è il contenuto che propongo. Imporre però una censura sulla satira nel dire questa cosa la puoi dire, quest’altra cosa la puoi fare, quell’altro non lo puoi fare, secondo me è proprio concettualmente sbagliato e quella satira non ha niente a che vedere perché la satira nasce libera. Quindi noi possiamo giudicarla bella, brutta, inconveniente, conveniente, possiamo dare tutti i giudizi che vogliamo però quando sento personalità anche del mondo della politica agire con azioni legali nei confronti di un vignettista o di qualcosa mi rendo conto che forse l’Italia non è pronta a concepire la satira. Però non pensi che ci sia un aspetto anche in questo, perché questo è un argomento molto interessante, è l’argomento del momento perché noi siamo ormai invasi da unageneralizzata, questo però accade perché il potente deve schermarsi nei confronti dell’opinione pubblica, cioè deve far vedere che quella non è una censura ma è una difesa del popolo contro eccetera eccetera. Non pensi che quindi certi tipi di esagerazione possano portare a legittimare, ovviamente nessuno ha legittimato, però è evidente, è un po’ come la polemica di questi giorni del Giambruno della situazione. Esattamente. Qual è il limite? Perché noi questo è un problema che ci dobbiamo porre se vogliamo rimanere liberi di fare satira a quella che tu dicevi prima, cioè la satira che tu dici è una satira sana, poi se ti spingi su una satira che in qualche modo può diventare anche offensiva o anche scrivere o dire delle cose che possono diventare offensive, ti sottopone il rischio che qualcuno poi di fronte all’opinione pubblica dica beh allora quello lo censuriamo perché ha scritto, e torniamo indietro di cent’anni. Ora il problema è, è utile e conveniente dare questa possibilità, qual è una strada secondo te alternativa per continuare a mantenere libertà e anche un po’ limitare però i danni che possono provenire da qualche sconsiderato che poi approfittando di questo legittimo sacrosanto diritto poi… Allora il discorso secondo me è che i campi di indagine sono distinti, nel senso che un conto è parlare della satira, della vignetta di satira, del modo di fare satira, un conto è parlare die comunicazione, che sono due cose completamente differenti per quanto mi riguarda, resto convinta del fatto che la satira in ogni sua forma debba rimanere libera necessariamente, sono però abbastanza convinta anche di quello che stai dicendo tu, cioè che quando uno si propone di fare informazione o comunicazione o divulgazione chiamiamola come ci pare, ci siano degli oggettivi limiti in cui poi si presta il fianco e in realtà noi l’abbiamo visto anche durante il periodo pandemico, in realtà grossi problemi sono nati proprio in funzione di tutto questo, cioè quando poi al di là del ragionamento base che anche nel periodo pandemico doveva essere solo ed esclusivamente il tema dei diritti, il tema del completo, cioè proprio smembramento di quello che è la Costituzione, il soverchiamento dell’ordine democratico poi si è fuso con teorie che non avevano niente a che vedere, in realtà io ho un problema proprio con l’area del dissenso, che anche negli ultimi giorni è emerso particolarmente, la definizione di area del dissenso, cioè già che tu mi dai un confine, un’area per poter dissentire, che in realtà è una delle manifestazioni più libere del pensiero che uno può avere, mi fa pensare che io se dissento dal dissenso, quindi esco fuori con una sbavatura rispetto a quel recinto precostituito, allora automaticamente divento una gatekeeper e quell’altro non affidabile, una venduta e quant’altro. Noto che il cosiddetto mainstream, che anche lì ci sarebbe molto da investigare perché il mainstream altro non è che un’elite politica che impone una vendita di un prodotto, che un giorno è il vaccino, un giorno è ladi guerra, un giorno può essere il cambiamento climatico, un altro giorno può essere la tematica LGBT, lo usa con dei metodi di propaganda ben stabiliti, stabiliti proprio con ricettari da antichi pensatori come Edward Bernays, come ad esempio il padre della propaganda in assoluto, Bernays Fu, ancora prima di Goebbels. Lì c’è una procedura standard che si abbina a qualunque prodotto un uomo vuole vendere. Quindi di conseguenza creano un loro recinto, dove appena sei fuori vieni massacrato, messo nelle liste di proscrizione come i filoputiniani su cui indagano i servizi segreti, ma è vero e tutta questa roba qua. Dall’altra parte però la creazione di un’area provoca uno scontro tra blocchi e allora che cosa succede? Che anche lì si adottano gli stessi d’antici metodi, lo stesso stile comunicativo, la stessa ferocia verbale quando tu non sei perfettamente allineato e mi dà come l’impressione che sia una grande gara trovare il proprio posto al sole e non un qualcosa di veramente sinceramente rivolto a una comprensione per il pubblico, una fruizione per il pubblico di concetti. Non vedo una sincerità a 360 gradi anche in quel mondo lì e quando mi viene detto devi decidere da che parte stare certe volte rispondo anche da sola va benissimo grazie. Infatti è proprio questo che ti contraddistingue il motivo per cui sei qui, per cui noi siamo anche qui e c’è un riconoscimento da parte di tantissime persone di questo atteggiamento. Questo mi fa molto piacere. Questo tipo di atteggiamento, c’è un atteggiamento dove noi facciamo semplicemente i cittadini, i cittadini che hanno deciso per lavoro, qualcuno per hobby ma noi per lavoro, di comunicare ma di farlo in un certo modo e cioè di evitare di creare l’area del dissenso, l’area di copertura perché altrimenti ci troviamo nella medesima condizione dell’altro, cioè cadiamo nella stessa trappola e torniamo indietro di 80-90 anni quando poi arriva qualcuno che dice adesso tutti buoni, tutti zitti, si fa come dico io, che è quello che un po’ sta accadendo. Ma io lo capisco questo Paola perché ho notato dopo tre anni veramente di grandissime lotte che abbiamo dovuto fare per quantomeno sollecitare al pubblico il principio dell’ habeas corpus, cioè tu il corpo mio non lo tocchi per una serie di motivi che noi abbiamo cercato di spiegare dall’inizio e che magari poi più tardi potremo affrontare, però ci troviamo poi di fronte, ma io mi sono spesso domandato, non so se l’hai fatto anche tu, ma non è che è lo stesso centro di potere che crea un’area del dissenso per avere lo scontro e isolare invece persone che vorrebbero ragionare, no? Adesso ne abbiamo, poi magari dopo la prima pausa per i nostri consigli che arriva fra poco parleremo di alcuni… Una sorta di movimento ondulatorio. Certo, certo, Diego Fusaro ce lo spiega spesso nelle sue pillole, cioè che se vuoi avere la teoria del rocchetto, cioè dello yo-yo, che prima una cosa va così poi, devi necessariamente creare due gruppi che si scontrano, ognuno con i suoi ragioni e con i suoi torti, dove non esiste una ragione, un torto, e dove chi sta in mezzo, che è il cittadino o le persone che cercano di ragionare, vengono schiacciate da questi due blocchi, perché o ti schieri con l’uno o con l’altro, se stai in mezzo sei uno scemo. Esattamente, allora se io devo pensare male posso anche pensare che ci sia una grande mente che pilota tutto, lo posso anche pensare, io in realtà credo che le cose certe volte siano molto più terrene e banali, cioè io penso che letteralmente la gente abbia avuto, io parlo sempre di un discorso di paura, perché la paura è stato il filo conduttore che ha legato tutto, parlo di paura a macro blocchi, cioè chi ha avuto la paura per questioni personali legate alla propria questione sanitaria, magari persone malate che hanno avuto paura e che si sono fatte influenzare da una paura messa in banco anche da draghi quando dicevano che i vaccini ti ammali muori e cose del genere, c’è una paura di esclusione anche a livello generazionale, pensiamo magari a comitive di ragazzi che vedono la Ferragni che si fa la foto con l’AV del vaccino, diceva boh quello fa trend, fa moda, se non lo fai sei escluso da una comitiva. Visto che lei ha avuto successo, c’è un sacco di soldi, vuol dire che è buono, esattamente, poi c’è pure la paura appunto dell’esclusione anche a livello familiare, perché noi abbiamo assistito io per prima a lettere le vere e proprie faide familiari sull’argomento senza che metto in ballo anche il mio personale, però ci sono stati dei momenti di tensione anche con parenti, parenti del mio compagno, questo indubbiamente, quindi si è viaggiato su una paura a più livelli, ma la paura fondamentale è la paura dell’isolamento, cioè di non trovare nessuno che in un momento di paura sostenga quello che sostieni tu, allora io trovo che l’accorpamento in blocchi anche nel stabilire queste aree di dissenso abbia poi fatto in modo che tutte le persone che percepivano che qualcosa non andava con le loro più disperate idee venissero compattati in un’area appunto dove tu per far parte di quell’area dovessi prendere tutto il pacchetto, quindi io se dissento sul green pass automaticamente devo dissentire anche quando si tratta di altri argomenti che diventano, che poi sfociano proprio nelle teorie più complottistiche possibili, se tu prendi a mozzichi e bocconi dicendo vabbè io su questo sono d’accordo con voi ma su quest’altro per me state dicendo tutte cazzate, automaticamente diventi uno che va a mettere ai margini, io credo che ci sia stata la paura dell’isolamento, cioè la paura di non riuscire a estromettere determinate tematiche da un mondo che già era molto scarno a livello numerativo, cioè proprio di numeri, già eravamo pochi pochissimi, per di più mettersi a fare selezione sarebbe stato incredibilmente complicato e poi è normale che nelle piazze quando vogliono crearti una retorica contro giornalisti molto abili nel farlo non vengono a parlare con te o non filmano te, mandano in onda te che sei una persona ragionevole, prendono lo stramboide di turno della piazza e così danno l’idea che ecco quelli che aderiscono a questa cosa sono tutti stramboidi. Sai vedi io qua ho appuntato già nei giorni scorsi, ma nella mia agenda, quella dell’ultimo anno ricorre paura, emergenza e potere, il potere è al centro, la paura e l’emergenza sono le due paroline magiche che servono ad alimentare un potere che fa quello che tu hai detto poc’anzi. Noi a questo ovviamente ci ribelliamo, siamo persone normali che cercano di fare il loro mestiere, cercano di contrastare tutto quello che il potere vorrebbe, ovvero la mancanza di istruzione, di educazione. Caro Francesco, Pabol mi piace sapete non soltanto perché quello che dice io lo condivido a quasi, diciamo quasi cento per cento, poi troveremo qualcosa su cui non siamo d’accordo e la discuteremo qui, però perché anche nel suo modo di esprimersi, nella sua romanità è un po’ quello che faccio anch’io, ogni tanto qualche parolina ci vuole perché se no non ci capiamo, se noi siamo distanti dal popolo facciamo quello che ha fatto come dicevi tu prima il grande mito, il grande draghi che arriva qua da noi, sembra rearsi il padre eterno che non si poteva neanche discutere una sillaba e poi vai in conferenza stampa e dici chi non si vaccina muore, si ammala e fa morire anche te. Vabbè però vuoi mettere lo dice bene, lo dice con tutto il blasonaggio del linguaggio. L’ha detto bene, però siccome utilizzando parole comuni era una cazzata di quelle sesquipedali, a dirla è il presidente del consiglio che impone peraltro obblighi e vessazioni ai cittadini italiani. In un paese dove esiste una costituzione funzionale, una vera democrazia e dove se io per caso me scordo di pagare una tassa, me fate un mazzo tanto, io pretendo che paghi chi sbagli o facciamo una bella sanatoria per tutto e per tutti, punto a capo ricominciamo, guardate se ci siamo sbagliati ricominciamo. Oppure visto che qua c’è chi paga e chi non paga, vogliamo cominciare a tirare un po’ i conti di tutto, perché non può passare liscia questa cosa come quello che ti vuole afficcare le cose per cattiveria in una conferenza stampa. Hanno detto di tutto, dalla moneta elettronica doveva servire per fare i soldi a Vodafone l’ha detto Colau, noi quell’abbiamo mandato trenta volte e continueremo a farlo dove lui in un convegno disse questo, dobbiamo convincere le amministrazioni a togliere il contatto perché così facciamo un sacco di soldi, l’abbiamo mandato in onda ventimila volte e invece l’hanno fatto ministro proprio, cioè vi rendete conto, è come se io prendo Dracula e lo metto all’Avis, a presidenza dell’Avis, capito, ci metto Dracula. Allora, ecco, spiegare queste cose con un linguaggio anche popolare senza eccedere ovviamente ecco è la cosa che mi ha fatto piacere, il modo di comunicare di Pablo. Scusa se ti interrompo, c’è anche l’altro, sempre per parlare anche del rovescio della medaglia, noi abbiamo avuto appunto uno come Draghi che si presenta e ti dice non ti vaccini ti ammali muori, usa gli stessi identici metodi anche per la questione della guerra quindi che volete la pace o il condizionatore, c’è la paura, la paura è il trend, abbiamo avuto però dall’altra parte un discorso avvelenato tanto quanto, è stato proprio questo il motivo che io a un certo punto ho detto aspetta un attimo, c’è qualcosa proprio a livello di cultura, di presa di coscienza di un popolo che non va, perché quando io vedo gente festeggiare perché sono morti i vaccinati con post disgustosi su internet e dall’altra parte vedo anche il contrario, e cioè vedo gente festeggiare quando muore un vaccinato, quando un atleta si accascia su un campo da tennis, io mi rendo conto che forse se queste sono le parti, le trincee in cui uno si deve schierare, allora forse è meglio proprio tagliare di netto tutti i ponti, perché è veramente una cosa disgustosa. Ed è il motivo per cui siamo qua e per il quale oggi e domani e dopodomani e ancora continueremo a gridare il diritto e la libertà di parlare, di dire tutto quello che vogliamo, ma ovviamente frenare quest’odio, questo scontro fra le fazioni. Laddove vedete una fazione, laddove vedrete una fazione in qualsiasi forma di comunicazione sappiate che lì non c’è la ricerca della verità, lì c’è semplicemente una coltivazione di un orto, che è quello che né a me né a Paola piace.

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