Bavaglio nelle scuole su Gaza: la marcia indietro del ministro Valditara

Spiegato semplice

Un professore di una scuola a Roma è stato difeso dai suoi studenti perché alcune persone erano arrabbiate con lui per come aveva parlato di un argomento difficile in classe, che riguardava Israele e la Palestina. Il professore aveva cercato di mostrare diversi punti di vista sulla storia, ma i genitori di un ragazzo che ha doppia cittadinanza, italiana e israeliana, non erano contenti e hanno fatto molte accuse contro di lui. Queste accuse hanno fatto sì che il professore dovesse affrontare un’indagine da parte del Ministero dell’Istruzione, ma alla fine hanno scoperto che non aveva fatto niente di sbagliato e non è stato punito. Il professore ha detto che avrebbe preferito parlare direttamente con i genitori invece di avere tutti questi problemi.

Fine spiegato semplice.

«Mi ha fatto molto piacere questo gesto di solidarietà degli studenti nei miei confronti. Mi hanno mostrato grande calore umano e vicinanza per quello che è successo». A parlare a L’Indipendente è il professor Salvatore Bullara, docente al liceo Righi di Roma dopo il presidio tenuto in suo sostegno all’interno dell’istituto scolastico dagli studenti. «Scuole contro il bavaglio sul genocidio in Palestina», c’era scritto sullo striscione dei ragazzi e delle ragazze. Il professor Bullara lo scorso novembre era finito sui giornali per alcune  accuse riguardanti una sua lezione in classe, proprio sul conflitto israelo-palestinese. In particolare, quel giorno si era parlato del bombardamento dell’ospedale al-Ahli a Gaza che provocò diverse vittime innocenti. Ma i genitori di uno dei ragazzi, di nazionalità italo-israeliana, si erano risentiti per le parole del docente. Il polverone alzato dai genitori aveva portato rapidamente a un clima da inquisizione per il docente, additato come antisemita su diversi giornali, colpito da un procedimento disciplinare aperto direttamente dal ministero dell’Istruzione, con il ministro Valditara che ha istituito addirittura una commissione ispettiva ad hoc per indagare sul professore. Un procedimento che da subito era parso basato sul nulla ed intimidatorio nella sostanza, tanto che oggi si è ufficialmente sgonfiato con l’archiviazione del procedimento disciplinare senza sanzione alcuna. 

«Avevo cercato di spiegare che non esiste una sola narrazione in questo tipo di eventi – ha spiegato a L’Indipendente il professor Bullara – ho citato dei brani dello storico israeliano Ilan Pappé che individua alcune colpe storiche delle politiche dello Stato d’Israele ma non avevo alcuna intenzione di accreditare una versione di parte. Anche perché sarebbe praticamente impossibile, da parte mia, di fronte ad una narrazione mediatica ben più potente di quello che possa spiegare io. Ho soltanto cercato di riportare diversi punti di vista, come ogni buon insegnamento vorrebbe, anche per sviluppare nei ragazzi un dovuto senso critico». A questo poi si è aggiunto un particolare episodio e cioè, il ragazzo italo-israeliano aveva letto in classe un documento, proprio sulla questione israelo-palestinese e scritto da lui stesso, che aveva suscitato poi un dibattito in classe. Il docente aveva registrato l’intervento nel verbale di classe e su questo si era aperto un altro fronte: in sostanza il docente era stato accusato, come dire, di averlo segnalato e quindi discriminato. «Ma assolutamente- ha continuato Bullara –  noi abbiamo il dovere di riportare, nel verbale di classe quotidiano, tutto ciò che accade durante la lezione. Il verbale è un documento interno: a chi altri sarebbe dovuto interessare e chi altri ne avrebbe avuto accesso?». Il polverone si era comunque alzato, un giornale aveva addirittura pubblicato un articolo sulla vicenda del docente del Righi, accompagnandola con una foto delle pietre d’inciampo delle vittime della Shoah. Il “Comitato contro il bavaglio nelle scuole sul genocidio in Palestina”, che aveva preso le parti del professore, ha in questi giorni diramato un comunicato in cui, tra l’altro, si fa l’elenco delle accuse, risultate poi infondate, contro Bullara: 

  • il docente avrebbe assegnato a una classe un tema discriminatorio nei confronti di un alunno ebreo;
  • la divulgazione delle opinioni, non vagliate criticamente, di un’ex alunna (diplomata da cinque anni) che interpretava le analisi del professore relative alle politiche oppressive di Israele come generici attacchi a tutte le persone di religione ebraica;
  • la pubblicazione acritica della notizia di una raccolta di firme di ventuno ex-studenti ebrei del liceo, sconosciuti al professore, che chiedeva alla dirigente scolastica il licenziamento di quest’ultimo.

Dopo la censura della dirigente scolastica dell’istituto, persino il ministero di Valditara aveva inviato tre ispettori ad indagare su quella condotta del docente che, secondo quelle accuse, sarebbe stata discriminatoria. Fatto sta che alcuni giorni fa proprio dal ministero, l’indagine era stata archiviata. Quindi, niente sanzione disciplinare per assenza di appigli legali. Le pressioni, dice Bullara, erano partite dai genitori del ragazzo. «Eppure potevano chiedermi un incontro, come si fa in genere tra docenti e genitori degli studenti – continua Bullara – sarebbe stato molto più semplice, invece di questa bufera mediatica». 

[di Giancarlo Castelli]

Fonte: lindipendente.online

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