Pepe Escobar – Eurasia v. NATOstan: racconto di due Sovrani, un Lacchè e una Tata

Spiegato semplice

C’è stato un incontro importante tra i leader di alcuni paesi e questo ha a che fare con le decisioni che prendono insieme. Il presidente della Cina, Xi Jinping, è andato a Parigi e ha parlato con il presidente dellae una donna importante dell’Unione Europea. Hanno discusso di cose serie, come le regole del commercio e la guerra in Ucraina. Il presidente della Cina e il presidente della Russia, Vladimir Putin, sono amici e lavorano insieme su molte cose. Putin ha appena iniziato un altro periodo come presidente dellae sta pensando a come proteggere il suo paese, anche usando armi molto potenti se necessario. La Russia sta combattendo una guerra in Ucraina e sta vincendo molte battaglie. Gli Stati Uniti e gli altri paesi europei non vogliono mandare i loro soldati a combattere lì, ma parlano molto di come possono aiutare l’Ucraina. Putin dice che la Russia deciderà da sola cosa fare e che vuole essere amica di altri paesi, ma solo se la trattano con rispetto. Presto ci sarà un incontro importante tra Putin e Xi in Cina, e potrebbero decidere cose che cambieranno come i paesi del mondo lavorano insieme. Nel frattempo, i paesi europei che fanno parte della NATO non sanno bene cosa fare e non hanno un piano forte.

Fine spiegato semplice.

di Pepe Escobar – Strategic Culture

[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]

Immagini speculari e sbalorditive si intrecciano intorno a due importanti sviluppi di questa settimana, direttamente insiti nella Grande Narrazione che dà forma al mio ultimo libro, Eurasia v. NATOstan, recentemente pubblicato negli Stati Uniti: La visita dia Parigi e l’inaugurazione del nuovo mandato dia Mosca.

Inevitabilmente, si tratta di una storia contrastante di Sovrani – il partenariato strategico globale Russia-Cina – e lacchè: i vassalli della NATOstan/UE.

Xi, l’ospite ermetico per eccellenza, è piuttosto abile nel leggere una tavola – e non stiamo parlando di finezza gastronomica gallica. Nel momento in cui si è seduto al tavolo di Parigi ha capito il Quadro Generale. Non si è trattato di un tête-à-tête con Le Petit Roi, Emmanuel Macron. Si trattava di un incontro a tre perché la Medusa Tossica Ursula von der Leyen, più propriamente definita Pustola von den Lügen, si era inserita nella trama.

Nulla è andato perso nella traduzione per Xi: questa è stata la dimostrazione grafica che Le Petit Roi, il leader di una ex potenza coloniale occidentale di terza categoria, gode di “autonomia strategica” pari a zero. Le decisioni che contano provengono dall’eurocrazia kafkiana della Commissione europea (CE), guidata dalla sua Tata, la Medusa, e trasmessa direttamente dall’Egemone.

Le Petit Roi ha trascorso l’intero periodo gallico di Xi blaterando come un bimbo sulle “destabilizzazioni” di Putin e cercando di “coinvolgere la Cina, che oggettivamente dispone di leve sufficienti per cambiare i calcoli di Mosca nella sua guerra in Ucraina”.

Ovviamente nessun consigliere pubescente all’Eliseo – e ce n’è una bella folla – aveva osato dare la notizia a Le Petit Roi sulla forza, la profondità e la portata del partenariato strategico Russia-Cina.

È toccato quindi alla sua Tata dare volontariamente ad alta voce le clausole dell’avventura “Monsieur Xi viene in Francia”.

Fedelmente ripetendo al pappagallo il Segretario del Tesoro Janet Yellen nella sua recente e disastrosa incursione a Pechino, la Tata ha minacciato direttamente l’ospite ermetico superpotente: state superando la “sovraccapacità”, state producendo troppo; e se non la smettete, vi sanzioneremo a morte.

Alla faccia dell'”autonomia strategica” europea. Inoltre, è inutile soffermarsi su quella che si può solo definire una stupidità suicida.

Difendere con fermezza una disfatta

Passiamo ora a ciò che conta davvero: la catena di eventi che ha portato alla sontuosa quinta inaugurazione di Putin al Cremlino.

Iniziamo con il capo del GRU (dipartimento principale di intelligence) dello Stato Maggiore delle Forze Armate russe, l’ammiraglio Igor Kostyukov.

Kostyukov, a verbale, ha di fatto riconfermato che proprio alla vigilia dell’Operazione militare speciale (OMS), nel febbraio 2022, l’Occidente era pronto a infliggere alla Russia una “sconfitta strategica” nel Donbass, proprio come prima della Grande Guerra Patriottica (il Giorno della Vittoria, per inciso, si celebra questo giovedì non solo in Russia ma anche in tutto lo spazio post-sovietico).

Poi gli ambasciatori di Gran Bretagna e Francia sono stati convocati presso il Ministero degli Esteri russo. Hanno trascorso circa mezz’ora ciascuno, separatamente, e se ne sono andati senza rivolgersi ai media. Non ci sono state fughe di notizie sui motivi delle due visite.

Eppure era più che ovvio. Il Ministero degli Esteri ha consegnato ai britannici una nota seria in risposta alle blaterazioni di David “d’Arabia” Cameron sull’uso di missili britannici a lungo raggio per attaccare il territorio della Federazione Russa. E ai francesi, un’altra nota seria in risposta alle blaterazioni di Le Petit Roi sull’invio di truppe francesi in Ucraina.

Subito dopo queste blaterazioni aggravate della NATO, la Federazione Russa ha iniziato le esercitazioni per l’uso di armi nucleari tattiche.

Quindi, ciò che era iniziato come un’escalation verbale della NATO è stato contrastato non solo con messaggi austeri, ma anche con un ulteriore, chiaro, austero avvertimento: Mosca considererà ogni F-16 che entra in Ucraina come un potenziale vettore di armi nucleari – indipendentemente dal suo design specifico. Gli F-16 in Ucraina saranno trattati come una chiara e presente minaccia.

E c’è di più: Mosca risponderà con misure simmetriche se Washington dispiegherà missili nucleari a raggio intermedio basati a terra (INF) in Ucraina – o altrove. Ci sarà un contrattacco.

Tutto ciò è avvenuto nel quadro delle stupefacenti perdite ucraine sul campo di battaglia negli ultimi due mesi circa. Gli unici paralleli sono con la guerra Iran-Iraq degli anni ’80 e la prima guerra del Golfo. Kiev, tra morti, feriti e dispersi, potrebbe perdere fino a 10.000 soldati a settimana: l’equivalente di tre divisioni, 9 brigate o 30 battaglioni.

Nessuna mobilitazione obbligatoria, a prescindere dalla sua portata, può contrastare una simile disfatta. E la tanto pubblicizzata offensiva russa non è ancora iniziata.

È impossibile che l’attuale amministrazione statunitense guidata da un cadavere alla Casa Bianca, in un anno elettorale, invii truppe in una guerra che fin dall’inizio è stata programmata per essere combattuta fino all’ultimo ucraino. E non c’è modo che la NATO invii ufficialmente truppe a questa guerra per procura, perché saranno ridotte in tartare nel giro di poche ore.

Qualsiasi analista militare serio sa che la NATO ha meno di zero capacità di trasferire forze e mezzi significativi in Ucraina – a prescindere dalle attuali, grandiose “esercitazioni” di Steadfast Defender e dalla retorica da mini-Napoleone di Macron.

È di nuovo l’Uroboro, il serpente che si morde la coda: non c’è mai stato un piano B per la guerra per procura. E con l’attuale configurazione del campo di battaglia e i possibili esiti, siamo tornati a quello che tutti, da Putin a Nebenzya all’ONU, hanno detto: è finita solo quando lo diciamo noi. L’unica cosa da negoziare è la modalità di resa.

E naturalmente a Kiev non ci sarà nessuna cabala di sniffatore da felpa sudata: Zelensky è già un’entità “Ricercata” in Russia, e tra pochi giorni, dal punto di vista legale, il suo governo sarà totalmente illegittimo.

La Russia si allinea alla maggioranza mondiale

Mosca deve essere pienamente consapevole che permangono gravi minacce: ciò che la NATOstan vuole è testare la capacità strategica di colpire installazioni militari, manifatturiere o energetiche russe nel profondo della Federazione Russa. Questo potrebbe essere facilmente interpretato come un ultimo bicchierino di bourbon al bancone prima che il saloon 404 vada in fiamme.

Dopo tutto, la risposta di Mosca dovrà essere devastante, come già comunicato da Medvedev scatenato: “Nessuno di loro potrà nascondersi né a Capitol Hill, né all’Eliseo, né a Downing Street 10. Ci sarà una catastrofe mondiale”.

Putin, in occasione dell’inaugurazione, si è mostrato tranquillo, calmo e raccolto, incurante di tutta l’incandescenza isterica che ha attraversato la sfera NATOstan.

Ecco le sue principali considerazioni:

– La Russia e solo la Russia determinerà il proprio destino.

– La Russia supererà con dignità questo periodo difficile e ricco di tappe fondamentali e diventerà ancora più forte; deve essere autosufficiente e competitiva.

– La priorità principale per la Russia è la salvaguardia del popolo, la conservazione dei suoi valori e delle sue tradizioni secolari.

– La Russia è pronta a rafforzare le buone relazioni con tutti i Paesi e con la maggioranza del mondo.

– La Russia continuerà a lavorare con i suoi partner per la formazione di un ordine mondiale multipolare.

– La Russia non rifiuta il dialogo con l’Occidente, è pronta a dialogare sulla sicurezza e sulla stabilità strategica, ma solo su un piano di parità.

Tutto ciò è estremamente razionale. Il problema è che la controparte è sommamente irrazionale.

Tuttavia, un nuovo governo russo si insedierà nel giro di pochi giorni. Il nuovo Primo Ministro sarà nominato dal Presidente dopo che la Duma avrà approvato la candidatura.

Il nuovo capo di Gabinetto dovrà proporre al Presidente e alla Duma i candidati a vice-primo ministro e a ministro – ad eccezione dei capi del blocco di sicurezza e del Ministero degli Affari Esteri.

I capi del Ministero della Difesa, dell’FSB, del Ministero degli Affari Interni, del Ministero della Giustizia, del Ministero delle Situazioni di Emergenza e del Ministero degli Affari Esteri saranno nominati dal Presidente dopo consultazioni con il Consiglio della Federazione.

Tutte le candidature ministeriali saranno presentate ed esaminate entro il 15 maggio.

E tutto questo avverrà prima dell’incontro chiavissimo: Putin e Xi faccia a faccia a Pechino il 17 maggio. Tutto sarà in gioco – e sul tavolo. Poi inizierà una nuova era, che delineerà il percorso verso il vertice BRICS+ del prossimo ottobre a Kazan e le successive mosse multipolari.

I lacchè della NATOstan rimarranno storditi, confusi – e isterici. E allora? I lacchè non hanno profondità strategica, si limitano a sguazzare nelle acque basse dell’irrilevanza.

Fonte: lantidiplomatico.it

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