Fine spiegato semplice.
Il presidente dell’Iran, Seyed Ebrahim Raisi, morto ieri in seguito ad un incidente aereo, in quello che poi è diventato il suo ultimo intervento all’annuale Assemblea generale delle Nazioni Unite, lo scorso 23 settembre, sottolineò il fallimento del progetto di “americanizzazione” del mondo:
“Il vecchio ordine liberale che serviva gli interessi di insaziabili capitalisti e delle potenze dominanti è stato lasciato in disparte. In una parola, il progetto di americanizzazione del mondo è fallito”, sentenziò Raisi alla settantottesima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
L’Iran, grazie alla Rivoluzione Islamica (1979), secondo Raisi, aveva contribuito a smascherare le potenze egemoniche occidentali e orientali e, insieme ad altre nazioni dell’Asia occidentale, aveva svolto un ruolo decisivo nello sconfiggere il sistema di dominio.
Esaminiamo i principali punti del suo intervento all’ONU del 19 settembre 2023.
Difesa del Corano
Il presidente iraniano ripudiò le profanazioni del Corano che si verificarono in alcuni paesi occidentali, indicando che il testo sacro dell’Islam invita gli esseri umani a non accettare l’oppressione e proibisce qualsiasi tipo di violenza nelle interazioni umane.
“Questi concetti unificanti e insegnamenti sublimi, stimolanti e umanizzanti sono eterni e non bruceranno mai. Il fuoco dell’insulto e della distorsione non potrà mai vincere la verità”, affermò.
In questo senso ricordò che l’islamofobia, l’apartheid culturale nei paesi occidentali, il divieto dell’hijab nelle scuole e altre deplorevoli discriminazioni non sono all’altezza della dignità umana. “C’è un programma più ampio dietro questo discorso d’odio, e ridurlo al principio della libertà di espressione è fuorviante”.
Il capo del governo iraniano aveva, inoltre auspicato che l’ONU, concedesse dia priorità alla protezione adeguata dell’istituto familiare, invitando tutti i leader religiosi “ad assumersi la loro responsabilità storica, cioè a difendere il carattere sacrosanto della famiglia e agire contro ogni altra narrazione.”
Politica del buon vicinato
Inoltre, aveva evidenziato che la Repubblica islamica ha sempre sostenuto la convergenza economica nella regione dell’Asia occidentale e in tutto il mondo.
Tra l’altro, evidenziando che l’Iran aveva segnato l’inizio di un nuovo capitolo nelle relazioni con i paesi vicini. “Consideriamo la sicurezza dei nostri vicini come la nostra sicurezza e stringiamo calorosamente ogni mano che ci viene tesa in segno di amicizia”.
In questo senso, aveva avvertito che qualsiasi presenza straniera nella regione non solo non è parte della soluzione, ma è al centro del problema.
Guerra mediatica e psicologica contro l’Iran
Raisi aveva denunciato che nel 2022 il popolo iraniano è stato sottoposto al più grande attacco mediatico e alla guerra psicologica della storia e durante quel periodo l’immagine trasmessa dell’Iran dai media occidentali era il prodotto della disinformazione.
“L’anno scorso è stato l’anno della vittoria per la nazione iraniana. Alcuni paesi occidentali e i loro servizi di intelligence hanno commesso un errore di calcolo l’anno scorso e hanno sottovalutato ancora una volta il potere della nazione iraniana”.
Secondo il presidente iraniano, nonostante la produzione e la pubblicazione di decine di migliaia di notizie e resoconti falsi in tutto il mondo, realtà importanti nel Paese persiano venivano censurate.
“Avete sentito parlare del bombardamento chimico del popolo iraniano con armi consegnate a Saddam [Hussein] da alcuni paesi europei? (…) I principali media hanno trasmesso al mondo l’immagine dei bambini affetti da epidermolisi bollosa (EB) che soffrono a causa dell’embargo sui farmaci imposto dagli Stati Uniti e da alcuni paesi occidentali?
Assassinio di Soleimani, un regalo a all’ISIS
Inoltre, descrisse l’assassinio del generale iraniano Qasem Soleimani da parte degli Stati Uniti come un regalo al gruppo terroristico ISIS-Daesh.
“La Repubblica Islamica dell’Iran utilizzerà tutti i mezzi e le capacità per fare giustizia e perseguire gli autori e i promotori di questo atto di terrorismo di stato fino all’ottenimento di un risultato definitivo”, aveva promesso.
Israele, unico regime di apartheid al mondo
Questa parte del suo discorso, oggi riveste un significato particolare dal momento che, l’intervento di Raisi, avvenne qualche settimana prima della guerra di Israele a Gaza, iniziata il 7 ottobre.
Il leader iraniano aveva assicurato che le nazioni della regione considerano l’Iran un partner affidabile per la loro sicurezza e il regime israeliano come la principale causa di insicurezza, instabilità e violenza nella regione, poiché è l’unico regime basato sull’apartheid e sulla discriminazione razziale che rimane nel mondo e ha la sua base nella guerra, nell’occupazione, nel terrorismo e nella violazione dei diritti delle nazioni. Per queste ragioni non poteva essere un partner di pace.
“Non è forse ora di porre fine a 75 anni di occupazione della terra palestinese, di oppressione di quella nazione e di uccisione di donne e bambini e di riconoscere i diritti della nazione palestinese?”
Gli Stati Uniti alimentano il fuoco in Ucraina
Riguardo al conflitto in Ucraina, Raisi aveva ribadito che Teheran sosteneva ogni iniziativa utile a porre fine agli scontri. Allo stesso modo, aveva accusato gli Stati Uniti di gettare benzina sul fuoco in mezzo alle tensioni.
“Non riteniamo che la guerra in Europa sia vantaggiosa per nessun paese europeo. Il rifiuto da parte americana di qualsiasi piano di cessate il fuoco nella guerra in Ucraina dimostra che gli Stati Uniti hanno un piano a lungo termine per indebolire l’Europa”.
Gli Stati Uniti devono scegliere la strada giusta
Ricordando il ritiro unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare del 2015, Raisi aveva precisato che “numerosi rapporti hanno confermato la natura pacifica del programma energetico nucleare iraniano”.
“L’unico criminale nucleare al mondo non rispetta gli obblighi derivanti dal TNP (Trattato di non proliferazione) sul disarmo nucleare, mentre imponendo sanzioni unilaterali e illegali viola i principi del diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite” lamentò.
Il presidente iraniano aveva invitato gli Stati Uniti a porre fine alla “crisi decisionale” e a scegliere la strada giusta per creare fiducia e mostrare buona volontà.
Fonte: lantidiplomatico.it