La lunga guerra per riaffermare il primato occidentale e israeliano cambia forma

Spiegato semplice

C’è una guerra in corso tra paesi come gli Stati Uniti, lae l’Iran, e le cose stanno cambiando. Gli Stati Uniti pensano che la Russia sia debole e vogliono costringerla a fare delle scelte, ma la Russia ha nuoveche possono rendere le cose più complicate. Anche l’Iran sta diventando più forte con i suoi droni e missili.

In Israele, la situazione è difficile perché le persone non vogliono più combattere e ci sono tensioni tra diversi gruppi. Alcuni pensano che una guerra con l’Iran potrebbe unire il paese, ma ci sono anche problemi interni.

In generale, la guerra sta cambiando e ci sono molte sfide per tutti i paesi coinvolti.

Fine spiegato semplice.

Alastair Crooke

strategic-culture.su

La lunga guerra per riaffermare la supremazia occidentale e israeliana sta subendo un cambiamento di forma. Su uno dei fronti, il calcolo rispetto alla Russia e allain Ucraina è cambiato. E in Medio Oriente, il luogo e la forma della guerra si stanno spostando in modo netto.

La famosa dottrina sovietica di Georges Kennan aveva costituito a lungo la base della politica statunitense, prima verso l’Unione Sovietica e poi verso la Russia. La tesi sostenuta da Kennan nel 1946 era che gli Stati Uniti avrebbero dovuto lavorare con pazienza e determinazione per sventare la minaccia sovietica e per rafforzare e aggravare le fratture interne del sistema sovietico, fino a quando le sue contraddizioni ne avrebbero provocato il crollo dall’interno.

Più di recente, il Consiglio Atlantico ha attinto alla dottrina Kennan per suggerire che le sue linee generali dovrebbero servire come base della politica statunitense nei confronti dell’Iran. “La minaccia che l’Iran pone agli Stati Uniti assomiglia a quella rappresentata dall’Unione Sovietica dopo la Seconda Guerra Mondiale. A questo proposito, la politica delineata da George Kennan per trattare con l’Unione Sovietica ha alcune applicazioni per l’Iran“, si legge nel rapporto dell’Atlantic.

Nel corso degli anni, questa dottrina si è ossificata in un’intera rete di intese sulla sicurezza, basata sulla convinzione archetipica che l’America sia forte e che la Russia sia debole. La Russia avrebbe dovuto “saperlo” e quindi, si sosteneva, non poteva esserci alcuna logica per gli strateghi russi se non immaginare di non avere alte opzioni se non quella di sottomettersi alla schiacciante superiorità della forza militare combinata della NATO contro una Russia “debole”. E, se gli strateghi russi avessero incautamente continuato a sfidare l’Occidente, si diceva, l’intrinseca contrarietà avrebbe semplicemente causato la frattura della Russia.

I neoconservatori americani e l’intelligence occidentale non hanno ascoltato nessun altro punto di vista, perché erano (e in gran parte sono ancora) convinti dalla formulazione di Kennan. La classe politica americana che si occupa di politica estera semplicemente non poteva accettare la possibilità che una tesi così fondamentale fosse sbagliata. L’intero approccio rifletteva più una cultura radicata che un’analisi razionale, anche quando i fatti visibili sul campo indicavano una realtà diversa.

Così, l’America ha aumentato la pressione sulla Russia attraverso la consegna incrementale di ulteriori sistemi d’arma all’Ucraina; attraverso lo stazionamento di missili a gittata intermedia con capacità nucleare sempre più vicini ai confini della Russia e, più recentemente, lanciando ATACMS all’interno della “vecchia Russia”.

L’obiettivo è quello di spingere la Russia a sentirsi obbligata a fare concessioni all’Ucraina, ad esempio ad accettare il congelamento dele ad essere costretta a negoziare con le “carte” ucraine appositamente scelte per ottenere una soluzione accettabile per gli Stati Uniti. O, in alternativa, che la Russia venga messa con le spalle al muro nell’“angolo nucleare”.

In definiva, la strategia americana si basa sulla convinzione che gli Stati Uniti potrebbero ingaggiare una guerra nucleare con la Russia – e avere la meglio; che la Russia è consapevole del fatto che, se dovesse ricorrere al nucleare, “perderebbe il mondo”. O che, sotto la pressione della NATO, la rabbia dei russi probabilmente costringerebbe Putin a dimettersi dal suo incarico se facesse concessioni significative all’Ucraina. Sarebbe un risultato in ogni caso vantaggioso – dal punto di vista degli Stati Uniti…

Inaspettatamente, però, è apparsa sulla scena una nuova arma che libera il Presidente Putin dalla scelta “tutto o niente”, quella di dover concedere una “mano” negoziale all’Ucraina o ricorrere alla deterrenza nucleare. Invece, la guerra può essere risolta dai fatti sul campo. In effetti, la “trappola” di George Kennan è implosa.

Il missile Oreshnik (utilizzato per attaccare il complesso Yuzhmash a Dnietropetrovsk) fornisce alla Russia un’arma mai vista prima: un sistema missilistico a raggio intermedio che, di fatto, dà scacco alla minaccia nucleare occidentale.

La Russia può ora gestire l’escalation occidentale con una minaccia di ritorsione credibile, estremamente distruttiva e, allo stesso tempo, convenzionale. Ha invertito il paradigma. Ora è l’escalation dell’Occidente che deve diventare nucleare, oppure limitarsi a fornire all’Ucraina armi come l’ATACMS o gli Storm Shadow, che non modificheranno il corso della guerra. Se la NATO dovesse intensificare ulteriormente l’escalation, rischierebbe come rappresaglia un attacco Oreshnik, in Ucraina o su qualche obiettivo in Europa, lasciando l’Occidente con il dilemma di cosa fare dopo.

Putin ha avvertito: “Se colpirete ancora in Russia, risponderemo con un attacco Oreshnik su una struttura militare in un’altra nazione. Daremo un preavviso, in modo che i civili possano evacuare. Non c’è nulla che possiate fare per impedirlo; non avete un sistema antimissile che possa fermare un attacco che arriva a Mach 10′.

Le carte in tavola sono cambiate.

Naturalmente, ci sono altre ragioni che vanno oltre il desiderio dei vertici permanenti della sicurezza di “gulliverizzare” Trump e convincerlo a continuare il conflitto in Ucraina e macchiarlo di una guerra che aveva promesso di terminare immediatamente.

In particolare, i britannici, e altri in Europa, vogliono che la guerra continui, perché sono alle corde dal punto di vista finanziario, dopo aver acquistato circa 20 miliardi di dollari di obbligazioni ucraine attualmente in “stato di default”, o per  loro garanzie al FMI per i prestiti all’Ucraina. L’Europa, semplicemente, non può permettersi i costi di un default completo. Né l’Europa può permettersi di assumersi l’onere, se l’amministrazione Trump dovesse rinunciare a sostenere finanziariamente l’Ucraina. Per questo motivo, essi colludono con la struttura interagenzie degliper rendere la continuazione della guerra a prova di un’inversione di politica da parte di Trump: l’Europa per motivi finanziari e il Deep State perché vuole sconvolgere Trump e la sua agenda interna.

L’altra ala della “guerra globale” riflette un paradosso speculare: “Israele è forte e l’Iran è debole”. Il punto centrale non è solo il suo fondamento culturale, ma il fatto che l’intero apparato israeliano e statunitense è parte della narrazione secondo cui l’Iran sarebbe un Paese debole e tecnicamente arretrato.

L’aspetto più significativo è il fallimento pluriennale della capacità di comprendere le strategie e di riconoscere i cambiamenti nelle capacità, nei punti di vista e nelle comprensioni delle altre parti.

La Russia sembra aver risolto alcuni dei problemi fisici generali degli oggetti che volano a velocità ipersonica. L’uso di nuovi materiali compositi ha permesso alle testate plananti di volare su lunghe distanze praticamente in condizioni di formazione di plasma. Arrivano sul bersaglio come meteoriti, come una palla di fuoco. La temperatura sulla loro superficie raggiunge i 1.600-2.000 gradi Celsius, ma le testate vengono guidate in modo affidabile.

E l’Iran sembra aver risolto i problemi associati a un avversario che gode del dominio aereo. L’Iran ha creato una deterrenza basata sull’evoluzione degli sciami di droni a basso costo abbinati a missili balistici con testate ipersoniche di precisione. Questo mette droni da 1.000 dollari e missili di precisione a basso costo contro costosissime cellule pilotate – un’inversione della guerra che è stata realizzata in vent’anni.

La guerra israeliana, tuttavia, si sta metamorfosando in altri modi. La guerra a Gaza e in Libano ha messo a dura prova le truppe israeliane; l’IDF ha subito pesanti perdite; i suoi uomini sono esausti; i riservisti stanno perdendo l’impegno nelle guerre die non si presentano in servizio.

Israele ha raggiunto i limiti della sua capacità di mettere scarponi sul terreno (a meno di arruolare gli studenti ortodossi della Yeshiva Haredi – un atto che potrebbe far crollare la Coalizione).

In breve, la consistenza delle truppe dell’esercito israeliano è scesa al di sotto degli attuali impegni militari ordinati dal comando. L’economia sta implodendo e le divisioni interne sono crude e laceranti. Questo è particolarmente visibile nell’iniquità di israeliani laici che muoiono, mentre altri rimangono esentati dal servizio militare – un destino riservato ad alcuni ma non ad altri.

Questa tensione ha avuto un ruolo importante nella decisione di Netanyahu di accettare il cessate il fuoco in Libano. Il crescente astio nei confronti dell’esenzione degli Haredi ortodossi ha rischiato di far cadere la coalizione.

Ci sono – metaforicamente parlando – due Israele: Il Regno di Giudea contro lo Stato di Israele. Alla luce di questi profondi antagonismi, molti israeliani vedono nella guerra con l’Iran la catarsi che unirà di nuovo un popolo fratturato e, in caso di vittoria, porrà fine a tutte le guerre di Israele.

All’esterno, la guerra si allarga e cambia forma: iIl Libano, per ora, cuoce a fuoco lento, ma la Turchia ha scatenato una grande operazione militare (secondo quanto riferito, circa 15.000 uomini) in un attacco ad Aleppo, utilizzando Jihadisti addestrati dagli Stati Uniti e dalla Turchia e miliziani di Idlib. L’intelligence turca ha senza dubbio i suoi obiettivi, ma gli Stati Uniti e Israele hanno un interesse particolare a interrompere le vie di rifornimento di armi a Hezbollah in Libano.

Lo sfrenato massacro di Israele nei confronti di non combattenti, donne e bambini – e la sua esplicita pulizia etnica della popolazione palestinese – ha lasciato la regione (e il Sud globale) in fermento e radicalizzata. Israele, con le sue azioni, sta distruggendo il vecchio ethos. La regione non è più “conservatrice”. Piuttosto, è in gestazione un “risveglio” molto diverso.

Alastair Crooke

Fonte: strategic-culture.su

Link: https://strategic-culture.su/news/2024/12/02/long-war-reaffirm-western-and-israeli-primacy-undergoes-shape-shift/

02.12.2024

Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

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Alastair Crooke CMG, ex diplomatico britannico, è fondatore e direttore del Conflicts Forum di Beirut, un’organizzazione che sostiene l’impegno tra l’Islam politico e l’Occidente. In precedenza è stato una figura di spicco dell’intelligence britannica (MI6) e della diplomazia dell’Unione Europea.

Fonte: comedonchisciotte.org

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