Fine spiegato semplice.
In un editoriale dal titolo “La pace dal sud mondiale”, Paolo Mieli scrive sul Corriere della Sera di lunedì 14 ottobre come (ci sono arrivati pure in via Solferino!) l’intrecciarsi dei due conflitti in Medio Oriente e in Ucraina sono tali da poter degenerare in una deflagrazione completa, soprattutto, sottolinea lo storico editorialista, con il prossimo possibile incendio di Taiwan. E, prosegue Mieli, “spetta al Sud del mondo” fare il primo passo perché, scrive, “purtroppo, né l’Europa anche in questo caso divisa, né gli Stati Uniti in prossimità di elezioni presidenziali dall’esito incerto, sono in condizione di fare il primo passo. Nessuno si fiderebbe in momenti come questi dell’occidente”.
Si tratta di un editoriale che a prima vista potrebbe sembrare un’apertura all’ascesa del nuovo mondo multipolare, ma che in realtà prepara il terreno per la nuova forma di propaganda per i fondamentalisti atlantici: spettava a voi fare la pace! E no caro Mieli, il primo passo per la pacificazione di tutti e due i conflitti il sud globale lo ha già fatto. L’occidente morente e di cui non si fida nessuno (su questo ha ragione) deve fare il secondo. L’iniziativa cinese (integrata con quella brasiliana) – due paesi Brics – e accettata dalla Russia (dopo un famoso viaggio di Xi Jinping a Mosca) è sul tavolo. Che fanno i paesi occidentali? Cosa aspettano a costringere il fantoccio Zelensky a sedersi intorno, invece di armarlo e mandare al macello migliaia di ucraini a settimana?
E no caro Mieli, il primo passo era stato già fatto dal Sud globale e aveva portato a marzo 2022 alla pace ad Instanbul su iniziativa del nuovo mondo multipolare. E’ stato sabotato dagli angloamericani, con l’Europa inerme.
E no caro Paolo Mieli, il passo decisivo per la pace spetta a chi ha creato le condizioni per la guerra e soprattutto a chi, l’Europa, ha scelto il suicidio economico e sociale per assecondare gli interessi statunitensi. I leader europei si distacchino dalle politiche guerrafondaie di Unione Europea e Nato, accettino il piano negoziale di Cina (e Brasile) e, invece di armarlo, facciano sedere sul tavolo delle trattative il fantoccio di Kiev. Vedrà, caro Mieli, che a quel punto la pace sarà più vicina.
Stucchevole e ridondante la conclusione dell’articolo che vi riportiamo: “chissà che la sorpresa non giunga proprio dal vertice dei Brics. Può sembrare ingenuo nutrire una speranza del genere ma al punto a cui si è giunti è lecito confidare nel riaffacciarsi di antiche saggezze depositate nella memoria dei popoli e capaci di trasmettersi alle loro classi dirigenti”. La sorpresa? Il vertice Brics non può imporre la pace ad un sistema morente e guerrafondaio come quello imposto dalla NATO. Al contrario, può mostrare, e quello farà, che la maggioranza globale non accetterà più di vivere sotto i diktat Usa e sotto le menzogne della propaganda occidentale. Per buona pace di Paolo Mieli e di chi, come lui, per anni ha pensato di vivere in un sistema talmente democratico da essere esportato a tutti i costi…
Alessandro Bianchi
Fonte: lantidiplomatico.it