Dopo due settimane dall’entrata in vigore dell’obbligo del Green Pass, forse i tempi sono maturi per tentare una prima analisi sul fenomeno del crescente ed eterogeneo dissenso, suscitato da questo provvedimento (decreto-legge n. 105/2021) quantomeno controverso.
Controverso e anche fortemente divisivo poiché, trovando una nazione già spaccata sui temi riguardanti la pandemia e le vaccinazioni, ha accentuato tale spaccatura e l’ha ulteriormente oggettivata portando il dissenso nelle strade e piazze delle città che, nei giorni scorsi, sono state teatri di decine di manifestazioni.
Agli estremi dei due schieramenti, da una parte chi pretenderebbe il lasciapassare verde anche per entrare nella propria abitazione e dall’altra quelli che, paragonandolo agli editti nazi-fascisti del secolo scorso, lo ritengono fortemente discriminatorio e in antitesi con alcuni dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione.
“Movimento Italiano”
Gabriele Molgora detto Zeno, un giovane tatuatore torinese residente a Paderno Dugnano (MI), è l’ideatore e fondatore del “Movimento Italiano – L’Italia si muove, l’Italia dice no!”.
Com’è nato il movimento? Dopo un anno e mezzo di imposizioni, restrizioni e propaganda sanitaria perpetrati dalle istituzioni, Zeno non ne può più e decide di avviare questa iniziativa per promuovere azioni di protesta pacifica. Il piano è tanto semplice quanto ambizioso: manifestazioni contro il Green Pass in tutte le città Italiane, ad oltranza, ogni sabato di ogni settimana.
La sua chiamata all’azione parte da un gruppo Facebook ottenendo più di 20.000 adesioni in una settimana. Troppo per non finire nei radar della censura del social, che chiude il gruppo bloccando la pubblicazione e condivisione di materiali.
Subito dopo, Zeno insiste creando e ricreando nuovi gruppi su Facebook in una gara contro il gigante dei social che continua a chiuderli (ad oggi, sono attivi un gruppo pubblico e uno chiuso). Apre anche un canale su Telegram (piattaforma di messaggistica molto meno incline alla censura rispetto ai suoi concorrenti più popolari). Così la community continua a crescere.
Viene diffusa l’immagine di un volantino: un manifesto divulgativo che gli aderenti al movimento sono invitati a stampare e distribuire a parenti e amici, durante le manifestazioni del sabato e sui luoghi di lavoro. Grazie ai tanti che aderiscono all’invito, stampando i volantini a proprie spese, il passaparola sulle informazioni diffuse dal movimento supera i confini di Internet per diffondersi sul territorio in modo capillare.
Da sabato scorso, “visto l’aggravamento della situazione” e per agevolare coloro che di sabato non possono partecipare, Molgora sta portando avanti una nuova proposta da attuare a partire dal 5 settembre: scendere in piazza anche ogni domenica. Inoltre, ha precisato che “le manifestazioni si terranno anche in zona rossa, gialla, verde e arcobaleno”.
Sempre la settimana scorsa, Zeno ha aperto su Instagram il profilo ufficiale @no.green.pass.adesso.basta.
Il “Movimento Italiano” non ha padroni e non ha sponsor pertanto cerca di farsi conoscere solo mediante il passaparola e la presenza nelle maggiori piazze italiane.
Studenti universitari
Anche gli studenti universitari contrari al Green Pass si sono organizzati per coordinare le azioni di contrasto al provvedimento liberticida. Questo li riguarda direttamente poiché il pass è stato imposto come requisito per frequentare le lezioni in aula.
E, anche in questo caso, per organizzare e promuovere i confronti, le riunioni e le manifestazioni sul territorio, i social giocano un ruolo decisivo. Su Telegram, in particolare, è stato aperto il canale di promozione “Studenti contro il Green Pass” (attualmente chiuso) e decine di gruppi suddivisi per città e facoltà universitarie. La lista dei gruppi, in continuo aggiornamento, oggi ne conta 51.
Il fatto che una parte della futura intellighenzia del Paese tradisca la fede scientista nel dogma del pass vaccinale, deve avere particolarmente stizzito più di un giornalista e divulgatore, tra quelli solidali alla narrativa istituzionale sulla pandemia.
Infatti non sono mancate reazioni, tanto scomposte quanto ridicole; come quella di Natascia Grbic col suo resoconto da “infiltrata” nel gruppo eversivo “Sapienza contro il Green Pass”, oppure quella di Giacomo Moro Mauretto che, in un video sul suo canale YouTube “Entropy for Life”, pur di minimizzare il fenomeno arriva a sostenere (in base a cosa non è dato saperlo) che “di questi gruppi sui social di persone contro il Green Pass, una fetta molto grossa è rappresentata da persone che non sono studenti”.
Virginia Raggi
Lo scorso 12 agosto, durante la puntata del talk show televisivo “In onda” (La7), la sindaca di Roma Virginia Raggi ha risposto così alla domanda, posta dalla conduttrice Concita De Gregorio, sul perché non fosse vaccinata:
Le dico subito, così sgomberiamo il tavolo: i miei avversari mi stanno bollando come novax. Io non sono una novax, mi attengo alla legge, mi attengo ai consigli medici. Ho ancora gli anticorpi molto alti (N.d.R.: ha contratto il Covid un po’ di tempo fa), quindi al momento mi hanno suggerito di rimanere così. Ma continuo a fare i tamponi, a mettere la mascherina, a lavare le mani con il gel.
Subito dopo, sul lasciapassare verde aggiunge:
Il Green Pass è un tema che divide ma è un tema che in questo momento il Governo sta esaminando e dovrà esaminare con ancora più attenzione perché c’è un delicatissimo equilibrio tra le ragioni mediche e anche quelli che sono gli interessi degli imprenditori. […] Far slittare in politica un tema che deve essere medico – e deve rimanere medico – non è giusto. Io non mi sento di dire se sono favorevole o sono contraria [al Green Pass]. Lasciamo parlare i medici che, peraltro, ogni giorno, in ogni trasmissione ne dicono una diversa. Le persone sono molto disorientate. Secondo me ciascuno deve sentire il proprio medico perché ciascuno ha delle condizioni mediche e fisiche di base e quindi non mi permetto proprio di entrare nel tema. Io mi permetto di dire: ciascuno si rivolga al suo medico e faccia ciò che gli consiglia il medico.
La sublime arte politica di non schierarsi!
Politici opportunisti
Zeno Molgora, fondatore del movimento che promuove le manifestazioni contro il Green Pass, riguardo i tentativi di politicizzare la sua iniziativa è categorico:
Il Movimento Italiano è apolitico e questa è la cosa più importante che devono sapere tutti. Per me è di vitale importanza che la politica non se ne approfitti e non prenda in mano le piazze perché adesso che ci sono le proteste ogni sabato le persone vedono un palco, stanno ai piedi del palco, ci sono politici che chiedono donazioni, vendono le magliette e questa cosa non va assolutissimamente bene. È giusto che tutti abbiano una giusta informazione e che sappiano che la politica non c’entra nulla. Se le persone vanno in piazza e vedono che c’è la politica devono girargli le spalle e iniziare a camminare in corteo. Noi non vogliamo collaborare con persone appartenenti alla politica ma vogliamo collaborare con persone indipendenti che hanno altri gruppi indipendenti che non cercano né profitto né voti.
Zeno è preoccupato per l’opportunismo di certi politici che vorrebbero approfittare di queste manifestazioni per acquisire visibilità e consensi in vista delle prossime elezioni amministrative, regionali e nazionali.
Respingere le iene da palco è giusto e doveroso, altra cosa è respingere la politica a prescindere, in tutte le sue forme e declinazioni, senza se e senza ma. Quest’ultima opzione, che viene esplicitata sostenendo lo status di movimento apolitico, può avere senso solo se si perseguono obiettivi limitati, come può essere l’abolizione del Green Pass, ovvero una parte di un singolo decreto-legge.
Tuttavia, il potenziale di tanta partecipazione attiva e la tensione condivisa verso la difesa di ideali e diritti fondamentali, che trasuda dai social e diventa palpabile durante le manifestazioni, suggerisce la possibilità di una prospettiva di ben più ampio respiro, di raccogliere la sfida, insita in questo come in ogni periodo di crisi, di una trasformazione positiva e profonda di tutta la società.
Non sarebbe un peccato sprecare tutto questo potenziale accontentandosi delle briciole di singole concessioni strappate alla élite? D’altra parte, è realistico pensare di poter ottenere di più senza un’azione che sia anche politica?
Autore: Andrea Barbagallo