Fine spiegato semplice.
Il colonialismo anglosassone nel nostro sistema d’istruzione, dalle materne all’università, non si ferma. Il colonialismo linguistico inglese ci costa oltre 65 miliardi l’anno, quanto tre finanziarie messe insieme ma anche i “sovranisti” sono “sorvolisti”. È ora, già tarda, di decolonizzare: lo esigono i Diritti umani, la Democrazia, la Libertà, i nostri soldi, la Repubblica italiana.
All’Alma Mater Studiorum, probabilmente la più antica università del mondo, il Corso di Laurea in Economia del Turismo, a partire dall’A.A. 2024/2025, cesserà nella forma e nei contenuti impartiti in italiano mentre rimarrà in quanto Economics of Tourism and Cities i cui insegnamenti si svolgeranno interamente in lingua inglese.
Di fronte all’ulteriore atto di colonialismo anglosassone/cessione italiana di materia grigia ai popoli più rapaci della terra USA-UK, la Crusca, finanziata comunque dallo Stato anglodipendente, manda una timida lettera aperta all’Anglifico Rettore e alla Ministra dell’Università ma, alla Crusca, al di là dell’antico lignaggio, comunque di cinque secoli posteriore all’Alma Mater del 1088, non sembrano avere memoria lunga sulla svendita bolognese del sapere italiano agli anglosassoni. Emanuela Astolfi, su Il Resto del Carlino del 17 agosto 2014, infatti, già denunciava che all’Alma Mater «L’offerta formativa in lingua si arricchisce di tre nuovi corsi di laurea e cinque curriculum, tutti in inglese. Il pieno lo fa Economia, titolare di 12 corsi su 27: due lauree triennali (una dal prossimo anno accademico) e dieci lauree magistrali. Sette, invece, le magistrali presenti a Ingegneria e architettura, quattro a Scienze, tre a Scienze politiche e dal prossimo anno una anche a Lettere. Dove debutta, nella sede di Rimini, il corso in Fashion culture and management ». Ma esplicitiamo sinteticamente.
USA-UK popoli più imperialisti/rapaci della terra?
Cominciamo col dire che le più “brillanti” materie grigie italiane ed europee sono così colonizzate alla radice e conseguentemente intellettualmente corrotte che, per comprendere la realtà di azioni palesemente contrarie agl’interessi nazionali ed europei, bisogna andare a cercarle tra quelle dei colonizzatori. A cominciare dagli Storici e finire con il massimo studioso mondiale di imperialismo linguistico inglese che è l’inglese Robert Phillipson, del quale ho curato e prefato le edizioni italiane di L’imperialismo linguistico inglese continua e Americanizzazione e inglesizzazione come processi di occupazione globale .
Ebbene, sono Stuart Laycock in ‘All the Countries We’ve Ever Invaded’ e sempre Stuart Laycock insieme a Christopher Kelly in ‘All the Countries the Americans Have Ever Invaded” (saggi storici guarda caso non tradotti in nessun’altra lingua) a descrivere, Stato per Stato, come UK ed USA hanno invaso, avuto qualche controllo o combattuto conflitti rispettivamente nel 90 e 99 per cento dei Paesi delle Nazioni Unite. Dalle “grinfie” degli Stati Uniti si sono salvati solo tre Paesi del pianeta: Andorra, il Liechtenstein e il Bhutan in Asia.
La materia grigia è la più preziosa ‘materia prima’ di un popolo?
Che sia così gli Anglo lo sanno bene perché praticano la dominazione delle menti degli altri popoli almeno da quando ne abbiamo pubblica dichiarazione, dal 6 settembre 1943 ad Harvard, attraverso le parole di Winston Churchill in dialogo con Roosevelt: «Gli imperi del futuro sono quelli della mente» egli dice, e continua «Dominare la lingua di un popolo offre guadagni di gran lunga superiori che non il togliergli province e territori o schiacciarlo con lo sfruttamento» e, infine, «In tal modo noi ovunque andremo nel mondo saremo come a casa nostra».
Finora, stupidamente, è stata l’Economia a raccogliere (fuorviandole) le nostre maggiori attenzioni ma, in realtà, doveva essere il contrasto al colonialismo linguistico inglese a doverci pre-occupare maggiormente per la nostra sopravvivenza e benessere. Infatti, parafrasando Churchill-Roosevelt: «Il potere di dominare la lingua italiana offre guadagni di gran lunga superiori che non il togliere agli italiani province e territori o schiacciarli con lo sfruttamento».
Cosa ci costa il colonialismo linguistico inglese?
Risultando chiaro il peso politico della dominazione linguistica sull’Economia (che infatti la sovrastata totalmente ma, tranquilli, nemmeno Varoufakis se n’è accorto, tant’è vero che oggi è triste perché il “tecnofeudalesimo” gli ha ucciso il capitalismo), in nessuna università italiana esistono cattedre di Economia linguistica ma è di tutta evidenza che, senza di esse, l’intero impianto universitario e scolastico di qualsivoglia Paese non ha la benché minima possibilità di sopravvivere insieme al suo stesso Paese nell’indipendenza.
Senza matria, senza lingua madre, non esiste Patria, ergo, la Repubblica italiana. Se non si è anzitutto Matrioti, i Patrioti possono in tutta in-coscienza farsi occupare dagli Anglo perché “conveniente” e, infatti e tanto per fare un esempio pratico, avete letto di qualche sedicente “patriota” che parla del rientro in Italia di oltre la metà delle riserve auree nazionali in mano anglosassoni?!
Eppure, benché quarto detentore di riserve auree al mondo dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank e il Fondo Monetario Internazionale, “qualcuno” ha fatto attraversare l’Atlantico/la Manica a 1202,7 le tonnellate d’oro italiano e, molto probabilmente, ce ne fa anche pagare ogni anno la custodia a quei paesi ma, per i dettagli, vi rimando al mio articolo Colonia Italia: c’è più oro italiano nelle mani di USA-UK che dell’Italia.
In questa svendita agli anglosassoni della materia grigia dell’alta formazione italiana c’è un ulteriore distruttività, oserei dire Alto Tradimento, che compie l’Alma Mater di Bologna nei confronti del nostro Paese e degli italiani tutti. Esso s’invera nei confronti di colui che, molto probabilmente, era e rimane il suo e nostro Docente più famoso internazionalmente: Umberto Eco.
Dice Umberto Eco nel suo intervento al Quirinale, in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, il 21 febbraio 2011: «La questione della differenza tra un dialetto e una lingua è assai spinosa e qualcuno ha detto che un dialetto è solo una lingua a cui sono mancati un esercito e una marina. Quando era lingua ufficiale della Repubblica di Venezia, usato nei documenti pubblici, il veneto era a tutti gli effetti una lingua, e con una grande produzione letteraria. Ma un dialetto è anche una lingua a cui è mancata l’università e, cioè, la pratica della ricerca e della discussione scientifica e filosofica, che si arricchisce ogni giorno di nuovi termini e nuovi concetti».
Facendoci mancare l’università in italiano, quindi, gli Anglifici Rettori e i vari Ministri fanno mancare alla Repubblica italiana, al Popolo italiano, “la pratica della ricerca e della discussione scientifica e filosofica, che si arricchisce ogni giorno di nuovi termini e nuovi concetti”: stanno distruggendo l’Italia dall’interno. Metastatizzano nella nazione il cancro linguistico inglese a livello cerebrale.
Di quanti miliardi di Euro all’anno ci costa il colonialismo linguistico inglese, di Economia linguistica (insegnamento sconosciuto in tutte le università italiane e non solo), di come l’Ue sia colonizzata dagli anglosassoni e parli inglese nonostante nessun popolo anglosassone ne faccia parte, del fatto giuridico che l’inglese sia illegale per il Diritto dell’Ue dopo la Brexit… scriverò in una prossima occasione ma, se proprio non resistete oltre, potete portarvi avanti per pochi spiccioli col mio Come divenire la superpotenza culturale che siamo.
Fonte: lafionda.org