Fine spiegato semplice.
Simplicius
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Negli ultimi giorni si è diffusa la notizia che l’amministrazione Trump ne ha abbastanza dell’intransigenza di Israele e sta virando verso un piano B “più intransigente” nel suo obiettivo di stabilizzare il Medio Oriente.
Dapprima è stato riferito che Trump si starebbe preparando a riconoscere la Palestina come Stato, per poi assumere il controllo di Gaza con una temporanea “amministrazione americana”, a imitazione del Mandato britannico dell’inizio del XX secolo.
Il Jerusalem Post cita una fonte anonima:
Una fonte diplomatica del Golfo, che ha rifiutato di essere nominata o di rivelare la sua posizione, ha detto a The Media Line: “Il presidente Donald Trump rilascerà una dichiarazione sullo Stato di Palestina e sul suo riconoscimento da parte degli Stati Uniti, e ci sarà l’istituzione di uno Stato palestinese senza la presenza di Hamas”.
Molti sono giustamente scettici, poiché ci sono già state molte altre “grandi dichiarazioni” di questo tipo che non hanno portato a nulla. Tuttavia, è stato lo stesso Trump a vantarsi di avere in cantiere qualcosa di “senza precedenti” per la regione, anche se, di solito, i suoi discorsi iperbolici si risolvono sempre in grandi delusioni.
L’articolo cita altre ragioni per non aspettarsi nulla di così drastico:
Ahmed Al-Ibrahim, ex diplomatico del Golfo, ha dichiarato a The Media Line: “Non mi aspetto che si parli di Palestina. Il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi e il re Abdullah II di Giordania non sono stati invitati. Sono i due Paesi più vicini alla Palestina e sarebbe importante che fossero presenti a un evento del genere”.
Ma questo dubbio scoop è solo la punta dell’iceberg.
Sembra che sempre più l’intero establishment si stia rivoltando contro lo Stato dell’apartheid; persino le élite apparentemente non riescano più a digerire la sfacciataggine dei crimini di Israele, il che la dice lunga. Oppure sono risentiti di quanto Israele li metta in cattiva luce ostentando così apertamente i suoi appetiti genocidi. “Non potreste uccidere quei palestinesi in modo un po’ più silenzioso?”, sembrano lamentarsi le élite.
Per esempio, ecco la sanguinaria Christiane Amanpour che ha recentemente espresso il suo disgusto per l’insensibilità della viceministro degli Esteri israeliana, Sharren Haskel:
“I simply don’t understand what it gains you to allow women and children to starve.”
Christiane Amanpour challenged Israeli Deputy Foreign Minister Sharren Haskel during an interview on CNN, questioning whether the Israeli government is denying reports of starvation in Gaza pic.twitter.com/OY0QUxZMC0
— Middle East Eye (@MiddleEastEye) May 9, 2025
Ora è stato riferito che “l’AIPAC è stata completamente esclusa” dall’amministrazione di Trump:
Ho appena parlato con un generale che fa parte del gruppo di Mar-A-Lago. Ha detto che l’AIPAC sta per essere esclusa dall’amministrazione Trump, ha confermato che Walz stava cercando di minare Trump lavorando con Netanyahu e ha detto che spera che gli Stati Uniti si separino dal Mossad e dall’MI6.
Tutto questo arriva insieme alla notizia che il Segretario della Difesa Pete Hegseth ha cancellato il suo viaggio in Israele:
Come se non bastasse, l’arci-neocon dell’era della guerra in Iraq e il giornalista tre volte vincitore del Pulitzer Thomas L. Friedman ha pubblicato questo pezzo bomba, che riflette davvero il polso della situazione dietro le quinte:
Scusate, prima permettetemi di ritrattare la descrizione di cui sopra: secondo Mark Levin, nominato dal Consiglio consultivo per la sicurezza interna di Trump, non è più opportuno usare questo termine:
Se non è un neoconservatore, diciamo che Friedman è stato accusato di sostenere apertamente il terrorismo israeliano. Ma, a quanto pare, anche per lui il genocidio è troppo. Nella sua lettera aperta al presidente Trump avverte:
Mi sembra che lei stia iniziando a comprendere una verità vitale: che questo governo israeliano si sta comportando in modi che minacciano gli interessi fondamentali degli Stati Uniti nella regione. Netanyahu non è nostro amico”.
Poi lo articola ancora più chiaramente:
Rileggete il pezzo:
Ma questo governo israeliano ultranazionalista e messianico non è un alleato dell’America. Perché questo è il primo governo nella storia di Israele la cui priorità non è la pace… La sua priorità è l’annessione della Cisgiordania, l’espulsione dei palestinesi di Gaza e la ricostituzione degli insediamenti israeliani.
Bene. Che altro si potrebbe dire? Anche i più irriducibili sostenitori di Israele ora vedono che lo Stato di apartheid non ha più alcuna difesa plausibile.
Prosegue:
L’idea che Israele abbia un governo che non si comporta più come un alleato americano, e che non dovrebbe essere considerato tale, è una pillola scioccante e amara da ingoiare per gli amici di Israele a Washington – ma dovranno comunque ingoiarla.
Perché, nel perseguire la sua agenda estremista questo governo Netanyahu sta minando i nostri interessi.
Ma, prima che vi venga da piangere di fronte alla virtuosa redenzione di Friedman, leggete la parte successiva, in cui spiega essenzialmente che l’attuale assetto geopolitico del Medio Oriente era stato elaborato negli anni ’70 da Nixon e Kissinger principalmente per cacciare la Russia e assicurare la supremazia strategica dell’America sulla regione.
Ciò significa che le rimostranze sue e dei suoi simili non hanno nulla a che fare con le sofferenze dei palestinesi, ma si riducono piuttosto all’antica preoccupazione geopolitica che Israele si stia spingendo troppo oltre per il proprio bene e che potrebbe trovarsi senza sostegno, il che porterebbe inevitabilmente alla sua scomparsa. In breve: si tratta di un grido d’allarme che invita Israele a moderare il proprio comportamento prima di essere condannato alla rovina; la causa palestinese, come sempre, è solo la moneta di scambio per il continuo dominio israeliano.
L’unica cosa che Friedman ha ottenuto, tuttavia, è stata la normalizzazione e l’accettazione di concetti come “messianismo” e “suprematismo ebraico” come centralmente connessi alla traiettoria fatale di Israele:
Netanyahu si è rifiutato di farlo, perché i suprematisti ebrei del suo gabinetto hanno detto che, se lo avesse fatto, avrebbero fatto cadere il suo governo e, dal momento che è sotto processo per molteplici accuse di corruzione, Netanyahu non poteva permettersi di rinunciare alla protezione offertagli dalla carica di primo ministro, che gli consente di rimandare l’ora della resa dei conti con la giustizia e prevenire un possibile periodo di carcere.
Friedman ribadisce la tesi principale delineata in precedenza, secondo cui, moderando le proprie azioni, Israele può preservare l’egemonia americana e quindi la propria:
La normalizzazione delle relazioni tra Israele e l’Arabia Saudita, la più importante potenza musulmana, basata sulla creazione di una soluzione a due Stati concordata con i palestinesi moderati, avrebbe aperto l’intero mondo musulmano ai turisti, agli investitori e agli innovatori israeliani, avrebbe allentato le tensioni tra Ebrei e Musulmani in tutto il mondo e avrebbe consolidato per un altro decennio o più i vantaggi statunitensi in Medio Oriente, iniziati da Nixon e Kissinger.
Cita un altro importante e recente aggiornamento: secondo quanto riferito, gli Stati Uniti non considerano più la normalizzazione tra Israele e l’Arabia Saudita come un prerequisito per la cooperazione con l’Arabia Saudita sui prossimi progetti nucleari civili.
Friedman prosegue inquadrando come una tragedia l’attesa nuova operazione militare a Gaza solo perché invariabilmente inviterebbe a nuove accuse di crimini di guerra contro comandanti e politici israeliani, non perché ucciderebbe altre migliaia di palestinesi.
Come si vede, i Sionisti non hanno un briciolo di vera compassione umana: sono solo capaci di guardare a tragedie come quelle di Gaza con la lente di quanto una cosa del genere possa essere “dannosa” per la reputazione di Israele. Nonostante tutti i suoi fantasiosi riconoscimenti, Friedman non si rende conto di essere egli stesso è il prodotto di un condizionamento suprematista. A causa dell’approccio estremamente cauto e timoroso verso la critica di Israele a cui è stato costretto il mondo, grazie al dominio dell’AIPAC e dell’ADL e all’uso spietato dell’etichetta “antisemitismo”, persone come Friedman non hanno mai dovuto fare i conti con la realtà. I loro problemi sono sempre stati trattati con guanti morbidi e delicati, una vera e propria forma di “privilegio bianco” o, nel caso di Mileikowsky e dei suoi simili, di privilegio polacco.
Il fatto di attribuire la rilevanza dell’intera tragedia di Gaza alle sue “conseguenze geopolitiche” piuttosto che, come si sa, al genocidio di centinaia di migliaia di esseri umani, è sufficiente a far accapponare la pelle. Ma, ovviamente, è la norma per i tipi di Kissinger, spietati strateghi globalisti che riescono a capire il mondo solo attraverso la lente materiale della gestione delle risorse.
In questo caso, il giornalista colpisce davvero nel segno:
Questo ci danneggia in altri modi. Come mi ha detto Hans Wechsel, ex consulente politico senior del Comando centrale degli Stati Uniti: “Più le aspirazioni palestinesi sembrano senza speranza, meno disponibilità ci sarà nella regione per espandere l’integrazione di sicurezza tra Stati Uniti, arabi e israeliani, un’integrazione che avrebbe potuto garantire vantaggi a lungo termine su Iran e Cina – e senza richiedere altrettante risorse militari statunitensi nella regione per essere sostenuta”.
Traduzione: più palestinesi vanno incontro all’olocausto, meno vantaggi militari abbiamo nei confronti della Cina. Tutto è chiaro.
È buffo che Trump continui a piangere sui presunti “5.000 morti settimanali” nella guerra ucraina come il suo principale stimolo per la pace, senza battere ciglio sui morti palestinesi.
Friedman conclude con questo bizzarro e disperato appello a Trump:
Sul Medio Oriente, lei ha buoni istinti indipendenti, signor Presidente. Li segua. Altrimenti dovrà prepararsi a questa realtà incombente: i suoi nipoti ebrei saranno la prima generazione di bambini ebrei che cresceranno in un mondo in cui lo Stato ebraico sarà uno Stato paria.
“Dimenticati i palestinesi, ora sei uno di noi. Non vorrai mica affondare con la nave, vero, Donnie?”.
No, signor Friedman. La colonia dell’apartheid è già uno Stato paria e nulla di ciò che lei dice potrà invertire l’olocausto che ha già commesso nei confronti dei palestinesi e di cui il mondo intero è stato testimone in tutta la sua depravazione. Israele si è irrevocabilmente condannato a diventare un mucchio di cenere; non si può tornare indietro.
Un commentatore scrive:
Negli ultimi due giorni abbiamo avuto: Trump non parla più con Bibi, secondo le fonti, sentendosi manipolato e ingannato sull’Iran
Gli americani hanno lasciato cadere la condizione della normalizzazione dei legami tra Israele e i sauditi per una cooperazione [con l’Arabia Saudita] sul nucleare civile
Hegseth ha annunciato che annullerà il suo viaggio in Israele
Mike Huckabee, tra tutti, in qualità di ambasciatore in Israele ha detto pubblicamente che gli Stati Uniti non hanno bisogno del permesso israeliano per fare un accordo con gli Houthi
JD Vance che, in un panel del Munich Leaders Meeting, ha detto: “Pensiamo che ci sia un accordo che integrerebbe l’Iran nell’economia globale”.
George Friedman (ndr: intende Thomas) ha pubblicato un editoriale sul NYT in cui afferma che “questo governo israeliano non è nostro alleato”.
Sembra che sia in corso un divorzio o che stiamo dimostrando un punto veramente fondamentale
Ha dimenticato di dire che questa settimana sono tornati da Diego Garcia anche i bombardieri stealth B-2, segnalando la fine dell’escalation contro l’Iran.
La società israeliana continua a perdere colpi; la previsione del generale maggiore israeliano in pensione Itzhak Brik è a pochi mesi di distanza:
Sebbene Israele non possa “crollare” entro agosto, sta comunque affrontando tutta una serie di problemi sistemici all’interno delle sue strutture militari. Solo poche settimane fa, il nuovo capo militare dell’IDF ha messo in guardia dai problemi che impediscono il raggiungimento degli obiettivi di Gaza:
Il nuovo capo militare israeliano ha avvertito il governo che la carenza di soldati in servizio attivo potrebbe limitare la capacità dell’esercito di realizzare le ambizioni della sua leadership politica a Gaza, nel contesto dei combattimenti in corso con Hamas che si sono protratti per il secondo anno.
I rapporti del mese scorso affermavano che il 75% dei tunnel di Hamas sono ancora intatti e che i membri del gruppo sono saliti a 40.000 combattenti:
Haaretz ha confermato la cifra dei 40k combattenti.
Il fatto è che la sfera della resistenza ha frustrato e umiliato l’impero. Così come Israele non è riuscito a contenere Hamas e ha fallito nella sua incursione contro Hezbollah, gli Stati Uniti sono stati messi in difficoltà dai ribelli di Ansar Allah nel Mar Rosso.
La scorsa settimana la USS Truman ha perso due F/A-18 Hornet dopo essere stata costretta, secondo quanto riferito, a improvvise virate per sfuggire ai missili Houthi. L’intera farsa è dovuta al fatto che gli Stati Uniti eseguono alla lettera gli ordini di Israele, perché il governo americano rimane sotto il controllo della lobby israeliana. Trump potrebbe benissimo aver raggiunto i suoi limiti di frustrazione ed essere pronto ad intraprendere un’azione unilaterale “drastica” per porre fine a questa avventura che sta lentamente dissanguando gli Stati Uniti. Il suo “accordo” con gli Houthi questa settimana è chiaramente un segno di cedimento statunitense, anche se è stato costretto a “salvare la faccia” affermando che erano stati gli Houthi a chiedere una tregua. Nulla di tutto ciò: gli Stati Uniti si sono sollevati dalla responsabilità di dover proteggere le proprie navi.
È possibile che Trump si stia lentamente rendendo conto che gli Stati Uniti non raggiungeranno mai la loro visione di “età dell’oro” se non si toglieranno la spina che hanno conficcata nel fianco? La spina che, da sola, negli ultimi 25 anni ha causato la distruzione dell’Impero americano, impantanando gli Stati Uniti in una disastrosa avventura mediorientale dopo l’altra alla ricerca di una profezia messianica?
No, molto probabilmente si tratta di una speranza troppo grande da realizzare, anche se, a dire il vero, quelli di “QAnon” mi ricordano che “il piano” è sempre stato quello di “tenere Israele per ultimo”, dopo aver prima eliminato lo “Stato profondo” interno.
È interessante notare che Israele è così terrorizzato dall’idea di “essere lasciato solo” che, secondo quanto riferito, ha persino implorato gli Stati Uniti di contribuire a mantenere le basi russe in Siria come contrappeso a qualsiasi cosa di negativo possa emergere nella regione.
‼️Gli USA ritirano le truppe dalla Siria, Israele teme una crescente influenza turca – Times of Israel
▪️Gli Stati Uniti hanno notificato a Israele la loro intenzione di iniziare un graduale ritiro delle truppe dalla Siria entro due mesi.
▪️Israele ha cercato di impedire questa decisione, ma Washington ha chiarito che non ha intenzione di cambiare i suoi piani.
▪️Le azioni USA rafforzeranno l’influenza della Turchia nella regione, teme Israele.
Tra le altre cose, si sta valutando un ritiro parziale delle truppe americane”, ha dichiarato un funzionario alla testata.
▪️In dicembre, gli Stati Uniti avevano ammesso la presenza di circa 2.000 soldati in Siria.
Times of Israel scrive:
Israele sta facendo pressioni sugli Stati Uniti per mantenere la Siria debole e decentralizzata, anche permettendo alla Russia di mantenervi le sue basi militari per contrastare la crescente influenza della Turchia nel Paese, affermano quattro fonti che hanno familiarità con gli sforzi.
Kevork Almassian suggerisce addirittura che Israele potrebbe lavorare con la Russia per creare uno Stato alawita nel nord-ovest della Siria.
Israele non potrebbe mai stare in piedi da solo, ma Trump getterà davvero in pasto ai cani la sua “terra promessa” preferita?
Proprio la settimana scorsa, missili balistici Houthi hanno colpito l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, scatenando il panico:
#Breaking: This CCTV footage shows the moment a Hypersonic reentry vehicle of a #Houthi ballistic missile hit the Ben Gurion International airport of #TelAviv. pic.twitter.com/foSio5RIi6
— Babak Taghvaee – The Crisis Watch (@BabakTaghvaee1) May 4, 2025
Secondo quanto riferito, il missile ha colpito a circa 50 metri dai terminali:
L’attacco è stato seguito da un altro impatto vicino a una spiaggia di Tel Aviv:
🚨🇮🇱🇾🇪 BREAKING: ISRAELI beachgoers in MASS PANIC as HOUTHI missile approaches Tel Aviv.
pic.twitter.com/mj1GZpNPri— Jackson Hinkle 🇺🇸 (@jacksonhinklle) May 9, 2025
Panico generale sulla spiaggia di Tel Aviv dopo il lancio di un missile Houthi verso il territorio israeliano – filmato sui social media
Le difese americane e israeliane non sono riuscite a fermare il missile caduto sull’aeroporto, che si ritiene fosse un missile balistico Palestine-2 basato sul Fateh-110 iraniano:
Israele è in grave difficoltà e si è infilato in un vicolo cieco da cui sarà difficile uscire. Anche Trump sente che la sua intera eredità è appesa ad un filo e che rischia di diventare l’ennesimo di una lunga serie di presidenti guerrafondai, impantanatisi, come le passate amministrazioni prima di lui, negli infiniti conflitti mediorientali alimentati dai perenni burattinai israeliani. Avrà il fegato di fare la mossa più coraggiosa e decisiva possibile?
Jason Hickel lo ha riassunto bene:
La Palestina è la roccia su cui l’Occidente si spezzerà.
Mettetevi nei panni delle popolazioni del Sud del mondo. Per quasi due anni hanno osservato come i leader occidentali, che amano parlare di diritti umani e di stato di diritto, siano felici di fare a pezzi tutti questi valori nelle più spettacolari dimostrazioni di ipocrisia, al fine di sostenere il loro Stato militare proxy mentre conduce apertamente un genocidio e una pulizia etnica contro un popolo occupato, anche di fronte alla *sovrana condanna* internazionale. Cosa pensate che la gente del Sud dovrebbe concludere da questo?
Cosa concludereste voi al loro posto? Decenni di propaganda occidentale sono andati in frantumi, questa volta in Technicolor. I governi occidentali hanno chiarito che non si preoccupano dei diritti umani e dello stato di diritto quando si tratta di persone di colore, la maggioranza globale. Sputano sull’umanità. A 500 anni dall’inizio del progetto coloniale europeo, in questo senso non sono cambiati.
Se pensate che in futuro la gente sarà disposta a tollerare tutto questo, vi sbagliate. Quando gli Stati del Sud inizieranno ad avere la capacità di rifiutare l’egemonia occidentale, non esiteranno a farlo. Nel XXI secolo, l’Occidente si troverà isolato dalla maggioranza mondiale e il mondo andrà avanti senza di esso. Se i governi occidentali avessero un po’ di buon senso, si renderebbero conto di questo fatto, lavorerebbero per ristabilire lo Stato di diritto e cercherebbero di stabilire le basi morali per il rispetto reciproco e la cooperazione con il resto del mondo.
Simplicius
Fonte: simplicius76.substack.com
Link: https://simplicius76.substack.com/p/the-establishment-slowly-wearies
11.05.2025
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Fonte: comedonchisciotte.org