Fine spiegato semplice.
Di Jacopo Brogi e Alessandro Fanetti
Roma, 28 settembre 2024
Proprio mentre stiamo lavorando all’intervista con l’Ambasciatore iraniano in Italia Mohammad Reza Sabouri, arriva la notizia della morte del Segretario Generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah ucciso da Israele nell’ondata di attacchi di venerdì 27 settembre, atti di guerra da decine di morti contro la parte meridionale della capitale libanese, mentre è in corso l’Assemblea generale dell’Onu.
Proprio da New York, il premier israeliano Netanyahu ha coordinato gli attacchi; poco prima aveva definito l’Onu stessa come “Palude antisemita”, mentre molte delegazioni lasciavano l’aula per protesta.
“Non ci fermeremo, avanti fino alla vittoria totale”. “Non c’è luogo – non c’è luogo in Iran – che il lungo braccio di Israele non possa raggiungere. E questo vale per tutto il Medio Oriente”.
“Israele desidera la pace”. E via subito con la strage sul Libano: circa ottanta bombe israeliane di fabbricazione americana, potentissimi ordigni penetranti anti-bunker. Almeno 9 edifici di Beirut rasi completamente al suolo.
Il numero delle vittime è al momento incalcolabile per la violenza e l’estensione dell’attacco. Inevitabile partire da qui, vista la gravità dei fatti e del momento storico.
- Signor Ambasciatore, quale significato umano, politico e geopolitico ha l’assassinio da parte di Israele di Hassan Nasrallah e cosa rimane dell’Onu?
“Prima di tutto, ringrazio il sito Come Don Chisciotte per il suo impegno nel sensibilizzare l’opinione pubblica sui crimini e la difficile situazione della popolazione innocente di Palestina e Libano in questo contesto regionale critico.
Le Nazioni Unite hanno forse fatto qualcosa di concreto durante i lunghi anni di occupazione della Palestina e le ripetute aggressioni del regime sionista, specialmente nell’ultimo anno, per pensare che possano fare qualcosa ora?
Purtroppo, le organizzazioni internazionali e i paesi occidentali stanno solo osservando i crimini del regime israeliano e sicuramente dovranno rispondere di questo. Abbiamo sempre detto che questo regime non rispetta nessuna delle norme umane, morali o internazionali. Uccidere civili, donne e bambini è uno dei tratti più evidenti della brutalità e della ferocia dei leader del regime sionista.”
- Qual è la sua opinione sugli sviluppi di queste ore, cosa accadrà nel dopo Nasrallah?
“Il gruppo della resistenza continuerà la sua lotta contro il regime sionista fino alla fine. La travagliata storia del Medio Oriente ha insegnato a tutti gli attori coinvolti che l’unica risposta all’aggressività e ai crimini del regime israeliano è la resistenza legittima. La formazione dei gruppi di resistenza e le due grandi intifada del popolo palestinese sono state influenzate da questa esperienza storica. Le guerre del regime sionista contro il popolo e i governi legittimi della regione negli anni 1948, 1967, 1973, 2006, e altre, hanno dimostrato che negoziare con un regime che non rispetta alcuna legge internazionale è inutile.
Hezbollah, il gruppo libanese di resistenza, è nato in risposta all’aggressione israeliana contro il Libano e in sostegno al popolo palestinese. Fino ad oggi, Hezbollah continua a tenere alta la bandiera della resistenza. Dopo il 7 ottobre e le feroci aggressioni del regime israeliano contro Gaza, Hezbollah ha ribadito il suo sostegno alla popolazione palestinese. In questo contesto, Israele non risparmia alcuno sforzo per provocare tensioni e innescare una crisi regionale, e di conseguenza una guerra. Attacca apertamente i comandanti di Hezbollah, bombarda il sud del Libano e ha costretto migliaia di persone a lasciare le proprie case. Nonostante ciò, Hezbollah ha dimostrato grande moderazione per evitare un’escalation. Tuttavia, Israele, con i suoi attentati mirati e l’esplosione di dispositivi elettronici in Libano, sta provocando una nuova ondata di tensioni nella regione. Questo regime cerca di incrementare il livello di tensione attraverso nuove provocazioni e attacchi mirati, che sono esempi di terrorismo di Stato, per giustificare agli occhi dell’opinione pubblica interna il mancato raggiungimento dei propri obiettivi, nonostante un anno di massacri. Israele cerca costantemente di aprire nuovi fronti di conflitto e guerra nella regione per uscire dall’impasse di Gaza.”
- Signor Ambasciatore, qual è la sua valutazione della guerra e del ruolo della resistenza un anno dopo gli eventi del 7 ottobre, considerando la drammatica situazione a Gaza?
“Come avete indicato, è passato un anno dagli eventi di ottobre. Tuttavia, bisogna ricordare che la storia della Palestina e dei conflitti in Medio Oriente non è iniziata il 7 ottobre. Per 76 anni, il regime sionista ha imposto alla popolazione oppressa della Palestina una serie di crimini, tra cui genocidi, massacri, deportazioni forzate e tutte le atrocità menzionate nel diritto internazionale. Non si dovrebbe ridurre il problema della Palestina e dei conflitti in Medio Oriente al 7 ottobre. Da anni, il regime israeliano assediava brutalmente la popolazione della Striscia di Gaza per aver difeso legittimamente la propria terra e il diritto alla vita, tanto che Gaza era conosciuta come la più grande prigione a cielo aperto del mondo. Ad esempio, secondo i rapporti delle organizzazioni internazionali, tra il 2006 e il 2023 nella Striscia di Gaza ci sono stati più di 20 massacri, con migliaia di persone senzatetto o incarcerate. Pertanto, come potete vedere, l’evento del 7 ottobre 2023 non è sorto dal nulla, ma è il risultato di anni di brutalità e crimini commessi dai sionisti.
Secondo i dati, dal 7 ottobre a oggi, più di 40.000 palestinesi sono stati uccisi, la maggior parte di loro donne e bambini, e oltre 92.000 persone sono rimaste ferite. Anche in Cisgiordania sono state uccise 700 persone, di cui più di 160 bambini. L’opinione pubblica mondiale si chiede perché queste persone siano state uccise. È forse per il crimine di aver difeso le proprie case e terre e per essersi opposte all’ingiustizia che meritano tale crudeltà da parte dei sionisti? Ovviamente, il regime israeliano sta cercando in tutti i modi di invertire la realtà dei fatti attraverso la propaganda e di esercitare pressioni sui governi per imporre una narrazione falsa all’opinione pubblica mondiale. Tuttavia, le manifestazioni popolari a sostegno della causa palestinese in tutto il mondo mostrano che le coscienze risvegliate non si piegheranno mai alle menzogne e alle intimidazioni, e alla fine la luce vincerà sulle tenebre.
Oggi, un anno dopo i crimini del regime israeliano a Gaza e in Libano, è possibile vedere le bandiere e i simboli del popolo palestinese anche in alcune zone e città europee, tra cui l’Italia. Questo perché la coscienza globale non può più tollerare il massacro di donne e bambini, giornalisti, soccorritori e personale medico innocenti.”
- Netanyahu ha recentemente dichiarato: “A chi non l’ha ancora capito, voglio chiarire la politica di Israele: non aspettiamo di essere minacciati, preveniamo le minacce. Ovunque, in ogni campo e in ogni momento.” Dove vuole arrivare Israele con questa politica di guerra preventiva? Qual è la sua opinione?
“Vorrei sottolineare che Israele non rispetta nemmeno le regole del diritto internazionale umanitario che regolano i conflitti armati. Queste leggi richiedono alle parti in conflitto di rispettare tre principi: necessità, distinzione e proporzionalità. Tuttavia, secondo i rapporti delle istituzioni internazionali e della Corte internazionale di giustizia (ICJ), Israele non rispetta nessuno di questi principi, e i suoi leader sono attualmente sotto inchiesta legale. Purtroppo, alcuni paesi occidentali, attraverso l’applicazione di doppi standard, hanno finora impedito l’attuazione delle sentenze di questi tribunali.
Le recenti dichiarazioni del primo ministro del regime sionista dimostrano apertamente il suo disprezzo per la legge e la sua natura selvaggia, affermando che non ci sarà alcun luogo o momento sicuro per le persone. A sostegno di questa affermazione scioccante, si riferisce alla dottrina superata delle guerre preventive dell’era Bush. Se le istituzioni e i tribunali internazionali agissero come le coscienze risvegliate del mondo, Israele dovrebbe essere condannato al massimo delle pene per ogni singola parola e azione di questo genere.
Vorrei avvertire che con l’esplosione di dispositivi elettronici, Israele sta mettendo in pericolo la sicurezza del commercio elettronico globale, minacciando tutte le persone nel mondo che utilizzano tali dispositivi. Questo atto è un chiaro esempio di terrorismo informatico di Stato, e se le istituzioni internazionali rimarranno in silenzio, presto ne subiranno le conseguenze. Chi risponderà per la morte di una bambina libanese, uccisa mentre giocava con un cercapersone esplosivo?”
- Netanyahu ha dichiarato nuovamente lo scorso luglio, prima di esortare il Congresso degli Stati Uniti a unirsi alla guerra contro l’Iran: “La civiltà contro la barbarie”. Signor Ambasciatore, lei si sente un barbaro?
“Non intendo rispondere alle affermazioni di una persona arrogante e ignorante. Tuttavia, è importante sottolineare che l’Iran, con una civiltà di 7.000 anni, e con i suoi grandi contributi culturali e scientifici, non ha bisogno di dimostrare la sua civiltà. L’Iran non ha attaccato nessun paese o territorio negli ultimi 200 anni, ma ha dimostrato che non ha mai esitato, e mai esiterà, a difendere i propri confini e la propria dignità. L’Iran ha sempre cercato la pace, il dialogo e la cooperazione tra culture, popoli e civiltà, come dimostrato dalle sue numerose iniziative nelle organizzazioni internazionali. Nel 2001, l’Iran ha lanciato l’idea del “Dialogo tra civiltà”, che ha dato il nome all’anno in corso. Credo fermamente che il mondo sappia riconoscere chi sono i veri barbari: coloro che massacrano migliaia di donne e bambini innocenti, gli invasori e gli occupanti, che non conoscono né civiltà né umanità. Azioni così orribili non hanno equivalenti nemmeno nei tempi più bui della storia.”
- L’Iran è disposto ad accettare il rischio di entrare in una guerra regionale?
“Come già detto, le politiche dell’Iran sono sempre state volte a promuovere la pace, la stabilità e la sicurezza nella regione. Finora, l’Iran ha mostrato grande moderazione nonostante i continui tentativi del regime israeliano di provocare conflitti. Tuttavia, Israele sa bene che l’Iran non scenderà mai a compromessi quando si tratta delle sue linee rosse in materia di sicurezza e integrità territoriale. Tutti ricordano l’attacco terroristico del 1° aprile 2024 contro le sedi diplomatiche dell’Iran a Damasco, che ha violato tutte le leggi internazionali. Nonostante ciò, l’Iran ha dato due settimane di tempo alle organizzazioni internazionali per condannare e affrontare questo crimine, ma, una volta constatata la loro inazione, il 15 aprile ha risposto con un’azione limitata volta a garantire la pace e la stabilità. La risposta dell’Iran ha colpito obiettivi militari e di intelligence israeliani, non la popolazione civile. Per quanto riguarda l’assassinio di Ismail Haniyeh, come abbiamo già dichiarato più volte, risponderemo al momento e nel luogo da noi scelti.”
- Quale ruolo giocano gli Stati Uniti negli equilibri attuali del Medio Oriente?
“Non solo gli Stati Uniti non hanno fatto nulla per fermare la macchina da guerra del regime israeliano, ma hanno sempre fornito un sostegno completo sia a livello di intelligence che di armamenti.”
- Qual è la sua opinione sull’attuale transizione dell’ordine mondiale e sui rapporti tra l’Iran e i BRICS?
“Alcuni pensavano che con il crollo dell’Unione Sovietica sarebbe arrivata la fine della storia e che si sarebbe stabilito un ordine mondiale unipolare. Tuttavia, tali idee non erano altro che illusioni. Queste convinzioni si basano su visioni imperialistiche estreme, che non sono in linea con la natura umana. Uguaglianza, giustizia, pace e rispetto reciproco sono radicati in migliaia di anni di cultura e civiltà umana e non hanno nulla a che fare con il dominio, l’oppressione e l’aggressione. Il fallimento delle visioni unilaterali, in particolare dopo le guerre unilaterali degli Stati Uniti in Iraq e Afghanistan, è ormai evidente a tutti. L’attuale transizione dell’ordine mondiale significa che gli attori internazionali si stanno diversificando, così come le fonti di potere e i centri di potere. Oggi, persino l’immagine del cadavere di un bambino palestinese coperto di sangue e polvere può influenzare l’opinione pubblica globale e diventare un attore rilevante a livello internazionale. Oggi, le fonti di potere non si limitano solo alla forza materiale, ma includono anche la forza morale. In altre parole, il cambiamento di paradigma nel sistema globale ha reso evidente che le potenze di ieri non possono più risolvere le crisi mondiali senza il contributo di tutti gli attori coinvolti. In questo contesto, i membri del BRICS o l’Organizzazione di Shanghai, che si basano sia sul potere materiale che morale, stanno emergendo come nuovi attori globali. Anche la Repubblica Islamica dell’Iran, grazie alla sua posizione geopolitica e strategica, continua a essere un attore importante sulla scena internazionale e contribuisce alla pace, alla stabilità e allo sviluppo globale. L’Iran è recentemente diventato membro permanente dei BRICS e sta lavorando per rafforzare la cooperazione a tutti i livelli.”
- Quali sono le priorità più urgenti del nuovo governo iraniano di Pezeshkian in materia di politica interna?
“Come sapete, il signor Pezeshkian, dopo la morte del precedente presidente, è stato eletto con il sostegno popolare in una competizione elettorale. Per la Repubblica Islamica dell’Iran, la volontà del popolo è sempre stata la priorità principale. Il nuovo governo ha idee specifiche sia in politica interna che estera, in linea con le attuali priorità del popolo. In primo luogo, cercherà di realizzare queste idee attraverso l’unità e l’utilizzo di tutte le risorse disponibili sotto il concetto di “governo di unità nazionale”. A livello interno, le priorità saranno affrontare le difficoltà economiche, che in gran parte derivano dalle sanzioni unilaterali e illegittime degli Stati Uniti. Il rafforzamento dei vari settori economici interni e la promozione di politiche di cooperazione costruttiva con il mondo, in particolare con i paesi vicini, saranno tra le principali priorità del nuovo governo iraniano. Inoltre, come chiaramente dichiarato nelle politiche del nuovo governo, l’Iran è pronto a collaborare costruttivamente con il mondo, compresi i paesi europei, purché siano disposti ad apprendere dal passato e costruire un futuro di progresso.”
- Nelle ultime settimane, il presidente turco Erdogan e – a seguito degli attuali accadimenti in Libano – Il leader della Rivoluzione Islamica e Guida Suprema dell’Iran, lo Ayatollah Seyyed Ali Ḥoseyni Khamenei hanno fatto appello all’unità del mondo musulmano per contrastare Israele, a che punto siamo?
“Spero che, con la situazione attuale e il continuo perpetrarsi dei crimini del regime israeliano, i popoli musulmani, in particolare i leader dei paesi islamici, si risveglino e abbandonino il loro stato di inerzia, accorrendo in aiuto del popolo indifeso della Palestina e del Libano. Il leader supremo dell’Iran ha dichiarato che tutti devono contribuire secondo le proprie possibilità.”
- Dopo l’attacco di Beirut e la morte di Hassan Nasrallah, cosa succederà? Ci sarà una risposta di Teheran?
“Sicuramente la resistenza di Hezbollah e il popolo libanese vendicheranno il sangue di questo martire. Come sapete, ogni volta che uno dei leader della resistenza viene ucciso, un altro comandante prende in mano la bandiera della leadership. Anche in questa fase sarà così.”
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In ore roventi come queste, l’Ambasciatore Sabouri è riuscito a mantenere un equilibrio ed una moderazione diplomatica non comune, nonostante i venti di guerra soffino molto forte soprattutto contro il suo paese, l’Iran.
Tutti si chiedono: cosa farà Teheran? E’ forse ancora troppo presto per dirlo: dopo l’uccisione di Nasrallah, nel paese sono stati proclamati cinque giorni di lutto nazionale.
Quello che è certo è chi vuole la guerra: ciò che sta avvenendo anche mentre state leggendo questo articolo in quel di Beirut, ne è la plateale dimostrazione di fronte a tutti noi.
Di Jacopo Brogi e Alessandro Fanetti
28.09.2024
Jacopo Brogi. Giornalista pubblicista e documentarista; freelance United Photo Press. “La realtà ha bisogno di più testimoni. Per mostrarla e per cambiarla.”
Alessandro Fanetti. Analista geopolitico e autore di Russia: alla ricerca della Potenza perduta (2021) e America Latina & Caraibi: “Alba e Cuore” del Nuovo Mondo multipolare (2024) per le Edizioni Eiffel.
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Fonte: comedonchisciotte.org