Dietro le quinte del ’68: così hanno plasmato intere generazioni

Spiegato semplice

C’era una volta un periodo chiamato ’68, in cui molte persone volevano cambiare il mondo. Alcuni pensano che ci siano già tanti libri su questo argomento, ma un autore, Danilo Fabbroni, ha scritto un nuovo libro per spiegare che gli effetti di quel periodo sono ancora presenti oggi. Fabbroni dice che molte delle persone che raccontano la storia del ’68 sono quelle che hanno vinto, mentre chi ha perso non viene mai ascoltato.

Nel suo libro, Fabbroni racconta che ci sono stati molti segreti e inganni dietro a quel periodo, e che non è stato solo un movimento spontaneo, ma c’erano anche persone che lo controllavano. Lui cerca di mostrare chi erano queste persone e come hanno influenzato la società. Alla fine, Fabbroni vuole farci capire che il ’68 ha lasciato un’eredità complicata, e che dobbiamo essere attenti a come viene raccontata la storia.

Fine spiegato semplice.

C’era davvero bisogno di una ennesima solfa sul ’68 tenuto conto della moltitudine di saggi apparsi sul mercato che consta di dozzine e dozzine di volumi, solo per contare quelli in lingua italiana, per di più firmati da penne altisonanti, una su tutte, il quasi compaesano del saggista e scrittore Danilo Fabbroni, l’onusto Mario Capanna, entrambi dell’Umbria?

Ci verrebbe da dir di no di primo acchito tanto più che il “fenomeno” sessantottino è “barricato” come certi vini che promettono chissà cosa ma come retrogusto sanno solo di stantìo, quasi sentore di muffa. Del resto mezzo secolo, tanto scorse in là il ’68, non è cifra da sottovalutare: cosa potrebbe oggi come oggi essere il “portato” di quella fenomenologia appunto? Eppure … no!

Un po’ di aria fresca, di nuovo sentore, sull’ammuffita vulgata sparsa ai 4 venti, in lungo ed in largo, con dovizia di mezzi (sospetta) serviva se non altro per due soli motivi:

  • 1° –  il più evidente – ma come il Re Nudo della favola nessuno o pochi lo videro davvero – è che gli “effetti” del ’68 nonostante la distanza di cui si diceva sono “in tutti noi”, ubiqui, radicati nei nostri più reconditi rizomi, tant’è che un saggio apparso in terra americana dimostra lucidamente come l’attuale società globalista mercificata abbia trovato fertilissimo humus proprio dalle istanze sessantottine.
  • [1] 2° motivo – Non meno importante, è che i “cantori” di quei “formidabili anni”[2] appartengono tutti o quasi ai Vincitori emanati dal ’68 secondo la scontata pratica assai nota, purtroppo: la Storia è sempre scritta dai Vincitori e mai dai vinti.

Prova-provata? Con la quasi unica eccezione di Leonardo Marino[3], che con coraggio da leone indicò i favoreggiatori dell’omicidio Calabresi[4] – usiamo un eufemismo ovviamente quando scriviamo “favoreggiatori” – TUTTI hanno goduto di sconti di pena, di “esfiltrazioni” pilotate dai Servizi nel Paradiso Politico mitterand-parigino, di laute prebende persino alla corte del “reazionario” Satrapo di Arcore!

Indulti, scarcerazioni indebite, finanziamenti colossali[5] e chi più ne ha più ne metta: in poche parole..

Far la Rivoluzione col Consenso del Re.

Contro l’immagine edulcorata quanto proditoria di quel contesto,ci consegna un’analisi in cui appaiono senza soluzione di continuità rivoluzionari e alta finanza, Lsd e jet set, criminali e filosofi alla moda a Parigi, in California, quanto ad Hong Kong e Berlino, Londra e Milano.

Nomi, luoghi, fatti e circostanze del grande inganno che prende il nome di Sessantotto.

Fabbroni, raccogliendo e interpretando testi inediti o poco noti in Italia, ricostruisce la trama nascosta, intricata e imprevedibile dellainternazionale, ricomponendo l’inquietante puzzle degli ambienti libertari ed alternativi e rivelandone i mandanti nell’ombra e gli occulti ispiratori.

Il saggista umbro indica non soltanto gli attori, ma soprattutto i registi e i produttori del tragico show planetario che, lungi dall’essere stato un fenomeno spontaneo, ha inquinato con i suoi veleni mortali il mondo di oggi.

In una vertiginosa ricostruzione delle autentiche ragioni di quella rivolta, dimostra come essa sia stata progettata e diretta da un tenebroso potere che, con demoniaca intelligenza, in nome di valori in apparenza contrari, ha manipolato e asservito la nostra contemporaneità, lasciandoci, come funebre eredità, molti dei disastri che viviamo ogni giorno.

Buona lettura.

Di Danilo Fabbroni per ComeDonChisciotte.org

A cavallo dei torbidissimi anni Sessanta e Settanta in cui si palesò un “dominio controllato”, tale e quale una gigantesca immane “ombra”, sull’Occidente, vera e propria esondazione erotico-dionisiaca, il lungimirante Bob Dylan col suo Subterranean Homesick Blues impresse le stimmate nel DNA della “chiacchierata”[6] ghenga estremista-rivoluzionaria dei Weather Underground la quale prese a prestito proprio un verso[7] da quel pezzo dylaniano.

Oggi, senza essere dylaniani, negli anni post-Peste di Davos non abbisogniamo di capire – noi non nativi-digitali – che l’Universo dell’Editoria Digitale è plastico in sommo grado: un post, un articolo, ancorché un libro intero (tanto in epub quanto stampato cartaceo) benché pubblicato può essere aggiornato, sostituito addirittura nella sua interezza senza quasi colpo ferire.[8]

Tutto il contrario quando si rimane incatenati nell’ambito di Gutenberg, tant’è vero che acconsentito – da parte dell’autore – al “visto si stampi” il testo esce in stampa tale e quale: il dado è tratto e lo è per sempre.[9]

Scriviamo queste righe giacché ironia della sorte proprio a noi è toccato un destino simile: dopo aver dato alle stampe Sessantotto[10] ci capitò tra le mani il dossier Weird Scenes Inside the Laurel Canyon[11] prova-provata che l’eruzione del vulcano sessantottino fu davvero originato da un mélange di magie, veleni ed incantesimi.

Quando compulsammo il testo di David McGowan[12] non potemmo non rimanere sbigottiti dalla vastissima elencazione di star e starlette del mondo pop-rock le quali mostravano genealogie intessute di parentadi irreggimentati niente di meno nei ranghi dei corpi militari statunitensi: Marina, Aviazione ed Esercito[13].

Fu questa ricerca davvero la prova-provata della eterodirezione della meteora sessantottina, potremmo chiederci nuovamente, a posteriori, per il solo gusto di esercitare l’arte dell’aiuto-critica? Potremmo rispondere di no ma non perché la sagace[14] ricerca di McGowan non sia valida ma giacché nell’ambito “esterno” alle scienze vere e proprie la prova-provata non esiste: qualcuno nell’Antica Grecia affermò che “il numero misura la realtà”, cosa sacrosanta appunto nella sfera scientifica, ma al di fuori di esso il numero va interpretato e come se va interpretato!

Al di fuori della Scienza ha ragion di esistere solo l’abbozzo di una verosimiglianza: un giornalista investigativo tempo fa descrisse la sua ricerca come il tentativo di ravvisare dei punti cospicui e tentare di unirli onde provvedere una “figura” che tenta di rendere una idea di cosa “bolle in pentola”, spesseggiare una data “situazione”, una “scenografia”.

Riservato all’ambiente scientifico – peraltro quello di vecchio stampo – vigeva l’assunto che un esperimento trovava la sua convalida solo se il risultato non mutava volta dopo volta, dopo enne ripetizioni.

Questo fino a quando, grossomodo, lo citiamo come esempio eclatante seppur la tendenza fu in essere molto prima del 1982, anno di stampa de Il Tao della fisica, [15] il motto “scienza esatta” fu rubricato sotto la voce “Oggi Le Comiche” con tanto di apparizioni di Osho, Sai Baba o Vanna Marchi ad inverare questo o quell’esperimento scientifico, visto che la cartina tornasole della Scienza era diventato il … Tao!

Vieppiù parlare di scienze nell’ambito umanistico è un’aporia bella e buona: del resto già Giorgio Cesarano e Gianni Collu scrivevano[16] nel lontano 1973, alla vigilia dell’esiziale rapporto del Club di Roma, I limiti dello sviluppo, che la “scienza sa soprattutto di non saper tutto”. Lo abbiamo dovuto amaramente “assaporare” nei nefasti giorni della Peste di Davos quando il guitto Yuval Noah Harari, (nomen omen!), mero indossatore delle idee altrui, a pieno servizio del letale Programma del gotha di Davos si faceva beffe di un gigante scientifico quale fu Luc Montaignier!

Quindi la prova-provata per il ’68, dove la potremmo cercare?

Be’, semplice! Se avessimo dato retta a quell’Elemire Zolla non ancora totalmente irretito da quella suadente sirena che risponde(va) al nome di Roberto Calasso si poteva già capire cosa agitasse davvero il maremoto sessantottino.

Vale la pena di darci un’occhiata di nuovo: «A quel tempo Zolla meditava sulle turbolenze occorse […] in una conversazione col giornalista Enrico Gatta gli veniva tranquillamente di definire il“ilpiù misterioso e satanico della storia”. Domanda: In un volume stampato […] dall’editore Tallone, La luce. La ricerca del sacro in America […] Lei esamina […] fenomeni della società americana nel decennio Settanta-Ottanta […] a proposito del Sessantotto lo bolla come “il complotto più misterioso e satanico della storia”. […] Basti pensare che il carnevale politico fatto esplodere a Berkeley nel 1965 […] 1968, segnò […] il preludio alla crescita colossale del traffico internazionale della droga […] «satanico»? Non saprei definire diversamente la girandola di avvenimenti che segnarono la fine del Sessantotto: i sacrifici umani consumati dalla banda Manson, gli attentati dinamitardi dei Wheathermen, i rapimenti dei Simbionesi, il suicidio collettivo dei fedeli del reverendo James Warren Jones in Guyana».[17]

Se lo diciamo noi la “cosa” può anche, comprensibilmente, avere un valore prossimo allo zero, ma se lo dice una figura del calibro di Zolla, be’, allora è tutto un altro paio di maniche. Ai solerti critici dal T9 facile, rivolgiamo una sincera preghiera: quella di confrontarsi con Zolla e non col sottoscritto. Noi staremo allora sugli spalti per assistere alla loro plateale, marchiana débâcle.

Tutto ciò avrebbe anche un valore intrinseco niente affatto trascurabile: c’è un personaggio, c’era sino a poco tempo fa, che ha inciso col bulino un vasto granito dialogico che ha trovato eco a livello mondiale, l’Università di Oxford per dirne una sola tra le tante, il quale ha confermato l’esistenza de facto dell’idea del Complotto: si chiama(va) Roberto Calasso e nessuno ha osato contestarlo (con l’eccezione di chi scrive). Non è questo forse un buon messaggio per tutti quei quidam, quei minus habens, come il mio maestro di contrabbasso[18] – uno tra i tanti – che usava deridere la nozione di Complotto?

Eppure sia Calasso che il mio M° di musica avevano in enorme stima i Nostri Fratelli Maggiori (nevvero augusto Francesco d’Oltretevere?), gli stessi che fanno strame oggi a Gaza e dintorni! La conclusione?

Calasso, “uno che aveva capito tutto davvero”, secondo la felice definizione che ne dette Gianni Collu,[19] aveva ragione da vendere, come ne ebbe McGowan, solo che, se si è disonesti intellettualmente, non c’è medicina che tenga, neanche Sessantotto. Magie Veleni ed Incantesimi Spa.

Da notare. Il Partito degli Scettici ha da sempre voluto interpretare capziosamente l’eterodirezione del ’68 come una fenomenologia sorta dal nulla, creata in vitro, da apprendisti stregoni: nulla di tutto ciò.

Gli studi a questo proposito, compreso il nostro, hanno ampiamente dimostrato che l’originaria rivolta generazionale fu di carattere spontaneo ma fu presto “fertilizzata” da magie, veleni ed incantesimi che fecero sì di dirigerla verso un target voluto.

Prova provata? Una su tante, altrimenti dovremmo partorire un ulteriore saggio: il satanismo sessantottino sosteneva che la repressione sessuale impedisse la realizzazione della Summer of Love, la Stagione dell’Amore; oggi nel pieno “dominio controllato” di PornoHub, di YouPorn e via dicendo. Al contempo, si ammazzano, solo in Italia, più o meno una donna ogni settimana dell’anno: nell’Italia repressa, sessuofobica, pretesca, patriarcale tossica degli anni Cinquanta ne morivano meno di 5 all’anno!

La prossima edizione del nostro ’68 recherà come sottotitolo La forma fenomenica del suo contrario: Marx, un altro che aveva capito tutto, secondo, di nuovo Gianni Collu. Ne riparleremo.

Di Danilo Fabbroni per ComeDonChisciotte.org

07.11.2024

Danilo Fabbroni compare a metà degli anni Cinquanta e sfiora tangenzialmente il ’68 mentre Gli Anni di Piombo lo vedono in pieno sobbollimento nel tentativo di esfiltrare dalla mediocrità della provincia da cui provenivano i suoi natali. Una serie di Pianeti disposti in circostanze favorevoli lo proietta in una cross-pollination intessuta di sfere e di interessi compositi, all’apparenza urticanti uno contro l’altro: velista agonista professionista; fotografo di interni professionista ma in primis raccattando argent de poche scrivendo della sua amata creatura da sempre, la Musica. Tre “costanti” che si imprimeranno per sempre nel suo DNA. Ha all’attivo decine e decine di articoli tra articoli, libri, interviste in video, oltre 2 medaglie al valore atletico. Vox clamantis in deserto.

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NOTE

[1] The Rebel Sell: How The Counter Culture Became Consumer Culture : Heath, Joseph, Potter, Andrew

[2] Titolo di un eponimo saggetto di Mario Capanna

[3] «Così uccidemmo il commissario Calabresi» | Edizioni Ares.

[4] Gli Anni di Piombo non furono altro che la continuazione della Politica Insurrezionale Sessantottino con un altro mezzo: il Terrorismo Sintetico orchestrato dalle branche più raffinate dei Servizi.

[5] Cfr. Mauro Rostagno alias Comunità di Saman.

[6] Cfr. The Company You Keep a firma di un Robert Redford regista. In realtà solo gli allocchi e gli Uomini di Cattiva Fede, coloro che praticano la Disonestà Intellettuale fingono di sorprendersi: non esiste e non è mai esistito gruppuscolo di nessuna natura ed origine, cosiddetto “rivoluzionario” che non sia infiltrato per il semplice e banalissimo fatto dovuto ad un rapporto di forze. Solo per restare a cosa nostra, il Viminale ha in forza tanto di dipendenti quanto di risorse economiche almeno 100-200 volte di quanto possa essere a disposizione di una data accolita soi disant rivoluzionaria: nulla in pratica in termini strategico-tattici. È noto che già il rapporto 10 ad 1, in termini militari, annienta l’1 contro la “formazione” composta da 10. Prova-provata? I Weathermen di cui sopra furono capillarmente infiltrati dai Servizi come lo furono le nostrane Baggianate Rosse a dispetto di quanto mimano, come mimi appunto – “utili idioti” stante la definizione di V.I. Lenin – i superstiti coevi. Sarà il caso di tornarci su in un’altra tornata.

[7] Testualmente: «You don’t need a weatherman to know which way the wind blows».

[8] Nel caso ovviamente di stampa cartacea ciò che è circolante non può essere “redento” dalla nuova versione ma l’eventuale ristampa darà conto della “correzione”.

[9] Solo ad autori iper-noti è concesso il privilegio di ristampe da parte degli editori; gli “altri” quelli minori raramente godono di questo privilegio.

[10] 68’ Magie veleni ed incantesimi Spa – Fabbroni, Danilo – Libri: nella fattispecie ci riferiamo all’edizione apparsa per i tipi di Solfanelli non a quella auto-pubblicata qui richiamata.

[11] Weird Scenes Inside the Canyon: Laurel Canyon, Covert Ops & the Dark Heart of the Hippie Dream: McGowan, David, Bryant, Nick

[12] LAUREL CANYON E I MISTERI DEL ROCK. DANILO FABBRONI.

[13] Nonché provenienti dagli ubiqui Servizi…

[14] Le critiche a McGowan sono semplicemente risibili nella misura in cui nessuno prima di lui aveva captato che la filiazione dai ranghi militari di cotanto parterre de rois del pop-rock: ciò è già di per sé per apprezzarla e lodarla.

[15] Il Tao della fisica – Fritjof Capra; n.b.: 38 ristampe!

[16] Apocalisse e rivoluzione – Giorgio Cesarano – G. Collu – – Libro – edizioni Dedalo – La scienza nuova | Feltrinelli.

[17] Gli arcani del potere: Elzeviri 1960-2000 eBook : Zolla, Elémire, G. Marchianò

[18] Personaggio borgesiano si potrebbe supporre ma neanche tanto lontano da esser vero…

[19] GIANNI COLLU, IL MISTERIOSO INTERMEDIARIO. FABBRONI, IANNACCONE, CECCHETTI.

Fonte: comedonchisciotte.org

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