Fine spiegato semplice.
Leggi-bavaglio ai giornalisti, querele temerarie, minacce ai cronisti. Il conduttore della trasmissione “Report” Sigfrido Ranucci ha voluto lanciare l’allarme sulla mannaia che pende sul collo della stampa in Italia. Lo ha fatto durante la presentazione del libro “Il colpo di spugna”, avvenuta a Roma lo scorso 7 marzo.
“Da operatore dell’informazione posso dire che quanto accaduto nei confronti di alcuni magistrati in questi anni, ovvero gli attacchi e la delegittimazione, è un metodo che è accaduto anche nei confronti di alcuni giornalisti – molti o pochi – che sono rimasti a difendere determinati fatti”. Dopo aver ricordato i ripetuti attacchi subiti da Report in questi anni da parte del potere, Ranucci ha evidenziato come oggi vi sia una certa “intolleranza della classe politica al giornalismo d’inchiesta”. Un pensiero il conduttore di Report lo ha anche dedicato ai giornalisti uccisi nella Striscia di Gaza e a “Julian Assange che rischia 175 anni di carcere per aver svelato dei crimini di guerra senza cui non si sarebbe saputo cosa è accaduto in alcuni periodi della nostra storia”.
E poi ha aggiunto: “Il giornalismo dovrebbe essere il cane da guardia della politica. Ricordo una frase scritta sotto la testata del Washington Post: ‘La democrazia muore nell’oscurità’. E non è un caso che sia scritta sotto quella testata, perché è la testata che annoverava i giornalisti che avevano tirato fuori il “Water Gate”: l’inchiesta giornalistica che portò poi alla caduta del presidente degli Stati Uniti”.
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Trascrizione del video
Quello che posso dire da operatore dell’informazione è che quello che è accaduto nei confronti di alcuni magistrati in questi anni, cioè gli attacchi, la delegittimazione, è un metodo che è accaduto anche nei confronti di molti giornalisti, di quei giornalisti molti o pochi giornalisti che sono rimasti a difendere determinati fatti, a raccontare, a rinverdire la memoria. Io per esempio mi sarei aspettato, nelle motivazioni della sentenza della Cassazione, di trovare il perché. Bernardo Provenzano è stato latitante per 40 anni, ma non mi sembra di aver letto traccia di questa cosa. Perché Matteo Messina Denaro è stato latitante per 30 anni e poi l’abbiamo visto vivere tranquillamente anche vicino le loro abitazioni. Noi in varie puntate di report abbiamo tentato di ricostruire un po’ queste vicende e continueremo a farlo finché avremo le nostre libertà che difenderemo fino in fondo. Non vi nascondo che è diventato sempre più complicato. Diventato sempre più complicato perché da una parte c’è un attacco attraverso le querele e le richieste di risarcimento danni, io personalmente ne ho accumulate 178. In questa settimana è arrivata quella della mediazione della famiglia Berlusconi, quella della fascina, è arrivata oggi la mediazione per il ministro Urso che già aveva annunciato tre querele che sono in Fieri. Siamo alla deriva, dicevo, siamo alla deriva noi come Paese perché il tentativo di mettere il tappo all’informazione è un tentativo che si sente sempre più forte, sempre più pressante. Si potrebbero evitare tutte queste liti temerarie, queste querele temerarie, ma non viene approvata un disegno di legge sulle liti temerarie che è nei cassetti ormai da anni e che forse aiuterebbe un pochettino a risolvere il problema. Soprattutto non penso a me, penso a tutti quei colleghi che lavorano per la carta stampata per dei giornali locali, per le televisioni locali, per dei blog che non hanno alle spalle un’azienda grande come la RAI e che sono costretti a subire invece per 10 euro a pezzo magari le pressioni del politico locale che magari sponsorizza pure il giornale attraverso le partecipate o l’imprenditore che è il proprietario del giornale che è legato a delle organizzazioni criminali. Penso al fatto che ci siano colleghi che sono pagati addirittura 6 euro a pezzo e a quali si chiede di mantenere la schiena dritta, quando invece questi colleghi della carta stampata locale sono fondamentali perché rappresentano secondo me un anticorpo periferico per cercare di bloccare il virus della corruzione, della malapolitica, della criminalità organizzata sul nascere in quelle zone periferiche del paese prima che arrivino a governarci perché poi il percorso è quello. Penso allo stato dell’informazione in generale, noi abbiamo 250 giornalisti che sono sotto tutela in varie forme, 22 sotto scorta, si sta tentando di mettere mano ancora al disegno, la legge sulla diffamazione per cercare di arrivare a colpire giornalisti fino a 50.000 euro. Poi ci sono tutta una serie di provvedimenti di legge che ci porteranno all’oblio di Stato, parlato prima della legge Costa, ma penso alla cartabia che se non verrà dal 2025 succederà che scatterà il meccanismo dell’improcedibilità, ad un certo punto un processo se in appello dura più di due anni o se dura in cassazione più di un anno scatterà l’improcedibilità che è una mannaia che da una parte farà cessare il processo e quindi tutta una libera a tutti, ma consentirà agli imputati di rendersi anche anonimi perché si potranno inserire nelle carte giudiziarie dei simboli XY e non sapere più se tu vuoi andare a vedere chi sono i responsabili di un fatto, andare a raccontare la portata di questo fatto, non potrai più identificare i colpevoli. E’ un po’ come entrare improvvisamente dal 2025 in un mondo migliore senza aver fatto un cazzo per meritarcelo, perché questo è poi alla fine il senso. Ci troveremo improvvisamente di fronte a questo scenario, ecco, ed è uno scenario che ripeto riguarda l’Italia ma riguarda l’Europa e riguarda il mondo, l’Europa che è considerata la culla della civiltà, vede cinque giornalisti negli ultimi anni uccisi che stavano indagando sulla corruzione politica, sui rapporti tra la criminalità organizzata e la politica e non sono stati ancora identificati i mandanti. E poi basta vedere l’atteggiamento che c’è in questo momento nel mondo, l’informazione sotto il periodo della guerra. Vorrei ricordare che nella striscia di Gaza sono morti 172 giornalisti, che è impossibile accedere alle informazioni per giornalisti stranieri, per degli inviati. Poi si è parlato tanto di Navalny, per carità è bene parlarne, ma si è praticamente quasi scordati di Assange, che rischia addirittura 175 anni di carcere per aver svelato dei crimini di guerra. Senza Assange non sapremmo che cosa è accaduto in Afghanistan, in Iraq, non sapremmo che cosa è accaduto in alcuni periodi della nostra storia sotto il governo Berlusconi, quello che pensava l’ambasciata americana sul governo di Silvio Berlusconi, non sapremmo che c’era una società che era interessata a fare affari con il Ponte di Messina, sulla costruzione del Ponte di Messina e addirittura che c’era stata una sponsorizzazione di questa società che oggi è entrata nell’affare, è una società americana, l’ex person, sponsorizzata da Nixon. Ecco, io dico che noi tutti quanti dobbiamo fare uno sforzo per difendere la nostra libertà, per difendere i nostri diritti e non dobbiamo consentire a nessuno, a nessuno di renderci infelici.