Fine spiegato semplice.

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato di “prendere in considerazione” la richiesta dell’Australia di porre fine al decennale tentativo di perseguire il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, per la pubblicazione di migliaia di documenti riservati che hanno rivelato all’opinione pubblica mondiale i crimini di Washington in Iraq e Afghanistan.
Lo scorso febbraio il Parlamento australiano ha approvato una mozione nella quale è stato chiesto il rilascio di Assange con l’appoggio del Primo Ministro Anthony Albanese.
Assange, cittadino australiano, è detenuto nel Regno Unito dal 2019 mentre lotta contro l’estradizione negli Stati Uniti per affrontare le accuse di spionaggio.
Prima di essere rinchiuso nella prigione di Belmarsh a Londra, Assange ha trascorso sette anni rintanato nell’ambasciata dell’Ecuador per evitare l’estradizione in Svezia, dove ha dovuto affrontare un’indagine per violenza sessuale, poi archiviata.
Alla precisa domanda sulla richiesta dell’Australia, Biden ha risposto: “La stiamo considerando”.
Biden, che rilasciato questo commento a Washington, mentre incontrava il Primo Ministro giapponese Fumio Kishida, non ha aggiunto altri particolari.
Albanese ritiene che le osservazioni di Biden siano incoraggianti e che la questione “deve essere portata a termine”.
“Il signor Assange ha già pagato un prezzo significativo e quando è troppo è troppo. Non c’è nulla da guadagnare dal fatto che Assange continui a essere incarcerato, secondo il mio punto di vista e quello del governo australiano”, secondo quanto sostenuto da Albanese.
Stella, la moglie di Assange, in un post sui social media ha invitato Biden a “fare la cosa giusta” e a ritirare le accuse.
Assange, 52 anni, è stato incriminato per 17 accuse di spionaggio e un’accusa di uso improprio di computer per il suo ruolo nella diffusione nel 2010 di documenti riservati relativi alle guerre in Iraq e Afghanistan.
Se condannato, rischia fino a 175 anni di carcere.
L’accusa di Assange è stata ampiamente denunciata da gruppi per la libertà di stampa e i diritti umani,
Il mese scorso l’Alta Corte di Londra ha rinviato la decisione sull’estradizione di Assange in attesa di garanzie da parte delle autorità statunitensi che non rischierà la pena di morte.
La Corte dovrebbe prendere una decisione definitiva sull’appello di Assange il 20 maggio, dopo aver concesso agli Stati Uniti tre settimane per presentare ulteriori osservazioni sul caso.
Fonte: lantidiplomatico.it