Fine spiegato semplice.
di Fabrizio Poggi per l’AntiDiplomatico
«Non si tratta del permesso o del divieto concessi al regime di Kiev di colpire il territorio russo. Esso già così lo sta facendo, con velivoli senza pilota, apparati aerei e altri mezzi», ecc. ha dichiarato Vladimir Putin nel suo conciso quanto preciso “avviso ai naviganti” (euroatlantici) ormai diventato l’ennesimo altolà alla spavalda volontà bellicista USA-NATO.
Dunque, velivoli senza pilota, apparati aerei, droni; che stanno volando verso il territorio russo, lanciati non solo dal territorio ucraino. Lo scorso 11 settembre, il governatore della regione di Murmansk, Andrej Cibis, ha informato dell’abbattimento di tre droni ucraini e i media locali hanno scritto che erano stati lanciati dal territorio finlandese e che, prima dell’attacco, due aerei spia svedesi stavano incrociando lungo la frontiera russo-finlandese. Pare che l’obiettivo potesse essere l’aerodromo di Olen’ja, dove si presumeva fossero dislocati i bombardieri a lungo raggio “Tu-22M3”.
Lo Stato maggiore finlandese ha ovviamente “prontamente respinto” ogni addebito: «il territorio finlandese non è mai stato utilizzato e mai verrà impiegato per simili azioni ostili nei confronti della Russia». Sorvolando su quella che Maksim Kustov, su Segodnja.ru, definisce «l’incredibile capacità dei finlandesi di mentire spudoratamente su argomenti militari», come quando sostengono che nel 1941, attaccando l’URSS a fianco delle truppe naziste, essi stavano solo «riprendendo il “proprio” territorio, sottratto nel 1939-40», c’è da dire che anche il canale Telegram Baza ha parlato di tre droni sconosciuti, di cui uno proveniente dalla Norvegia, rilevati nell’area di Severomorsk, che ospita la principale base navale della Flotta del Nord russa. Un drone ucraino di sagoma aerea era stato individuato per la prima volta in direzione della regione di Murmansk lo scorso 21 agosto, quando era stato abbattuto dalla difesa aerea russa nell’area del villaggio polare di Vysokij. Secondo il canale Telegram Mash, anche in quel caso l’obiettivo avrebbe potuto essere l’aeroporto di Olen’ja.
Ora invece, due droni da crociera tipo A-22 “Flying Fox” erano stati lanciati dall’aeroporto finlandese di Ivalo. Come detto, prima dell’attacco, due aerei da ricognizione svedesi S102B e Gulfstream Aerospace TP 102C (G-IV-SP) erano stati individuati in vicinanza del confine con la Russia.
Ma, in generale, che si tratti di Finlandia o di Ucraina, pare chiaro con gli attacchi dei droni ucraini la NATO stia testando la solidità delle difese aeree russe. Nella notte tra il 9 e il 10 settembre ci sono stati attacchi di droni ucraini su ben nove regioni russe; 144 sono stati abbattuti dalla difesa aerea: 72 nella regione di Brjansk, 20 in quella di Mosca e ancora Kursk (14), Tula (13), Belgorod (8), Kaluga (7), Voronež (5), Lipetsk (4) e uno sul territorio della regione di Orël.
Dietro l’attacco ucraino su Ramenskoe, nell’area sudorientale di Mosca, ha dichiarato la portavoce del Ministero degli esteri russo Maria Zakharova, ci sono USA, Gran Bretagna «e l’intera comunità NATO». Secondo il canale Telegram Geran Tsvetushchaja, spie della NATO sono state coinvolte nell’attacco alla capitale russa; Mash riferisce che a Mosca era stato arrestato un cittadino uzbeko sospettato di preparare attacchi con droni. I dati del servizio “Flightradar”, scrive Andrej Ofitserov su Stolete, mostrano che Kiev, negli attacchi al territorio russo, ha ricevuto assistenza tecnica dalla NATO, che ora rivolge la propria attenzione alla regione del mar Nero: un Boeing “Sentry E3TF” americano è stato avvistato tra Cipro e la Grecia.
Pochi giorni fa, il Ministro ucraino per l’Innovazione digitale Mikhail Fëdorov ha dichiarato che Kiev dispone di droni d’attacco in grado di superare i 1.000 chilometri e, in effetti, da inizio dell’anno sono stati portati vari attacchi di droni contro raffinerie su Nižnyj Novgorod, Rjazan, Kujbyšev e Syzran. Secondo la CNN, Kiev sta utilizzando droni a lunga portata, alcuni dei quali dotati di una «forma base di intelligenza artificiale”; ciò che consente loro di viaggiare con maggiore cura, evitando interferenze elettroniche, riuscendo a colpire gli obiettivi con una precisione di pochi metri.
L’esperto militare Vladislav Šurygin ha così commentato il massiccio raid notturno di droni ucraini sulla Russia: prima degli attacchi, «la ricognizione NATO, i loro mezzi di Airborne Early Warning individuano i nostri sistemi di difesa aerea… Dopo di che, i dettagli di volo vengono caricati sui computer di bordo dei droni». Nel caso degli ultimi attacchi, dice Šurygin, si è assistito al «cosiddetto attacco a stella, ovvero quando lo stesso obiettivo viene attaccato da diverse direzioni. Dobbiamo dar merito alla difesa aerea che, ad esempio a Brjansk, ha funzionato perfettamente abbattendo la maggior parte dei droni. In altri casi, si è riusciti invece a eliminarli quando già erano giunti nella regione di Mosca». Ciò dimostrerebbe, a detta di Šurygin, che la difesa aerea russa ha bisogno di una seria modernizzazione, mentre gli attacchi ucraini non faranno che intensificarsi, organizzando raid simili più o meno ogni dieci giorni. Infatti, «dieci giorni è il ritmo di produzione di questi droni», dice, convinto che il complesso militare-industriale ucraino sia perfettamente in grado di produrli: stando alla Reuters, in Ucraina l’industria dei droni sta «crescendo rapidamente».
Ma l’aspetto più importante dell’intensificarsi degli attacchi di droni è che, a parere del generale d’aviazione Vladimir Popov, sentito da Moskovskij Komsomolets, potrebbe trattarsi del preludio all’impiego di missili a lungo raggio insieme allo sciame di droni: «I raid massicci potrebbero essere un preparativo prima di un attacco con missili a lunga gittata, per cui Washington ha già dato a Kiev un tacito consenso. La maggior parte dei droni è diretta verso obiettivi civili, per infliggere danni morali e psicologici». Secondo le statistiche sugli attacchi, afferma Popov «le strutture militari costituiscono non più del 10-15% degli attacchi; il 45% è dato da infrastrutture di trasporto, impianti industriali, mentre il restante è diretto contro la popolazione civile», per cercare di seminarvi il panico.
Popov aggiunge che Kiev dispone attualmente di circa 1.000 droni “Ljutyj”, con la previsione di lanciarne presumibilmente 200 in una sola volta: uno sciame di droni può infatti confondere le strutture di controllo aereo, che potrebbero mancare gli obiettivi, coperti dallo sciame. I droni volano in modo scoperto, dice Popov, su una rotta precisa, mentre «nel frattempo, sotto di loro, coperti dalle pieghe del terreno, possono arrivare pericolosi missili da crociera a lunga gittata con bassa visibilità radar. Dobbiamo prepararci anche a questo».
Già lo scorso 1° settembre, l’attacco ucraino era stato portato da 158 droni. Ma il primo massiccio attacco contro regioni russe era avvenuto a fine 2023, quasi contemporaneamente al bombardamento di Belgorod, colpita con sistemi razzo “Ol’kha”, che avevano ucciso 25 persone e ferito oltre cento. Nella stessa notte del 30 dicembre, 32 droni erano stati lanciati contro le regioni di Brjansk, Orël, Kursk e Mosca. Il 5 gennaio 2024, 36 droni ucraini attaccarono la Crimea e un altro venne abbattuto sulla regione di Krasnodar.
Oggi, gli attacchi in massa di droni ucraini contro la Russia si ripetono con impressionante regolarità. Dal marzo scorso, praticamente una-due volte al mese la difesa aerea russa abbatte decine o centinaia di droni in varie regioni del Paese, soprattutto quelle di confine, ma anche in quelle di Leningrado, Volgograd, Kazan e sul bacino del mar d’Azov….
Kiev ricorre alla tattica dello sciame di zanzare, afferma anche un altro pilota militare, il Maggiore Generale Sergej Lipovoj, lanciando «simultaneamente un gran numero di droni, nella speranza che almeno uno raggiunga l’obiettivo. Volano ad altezze estremamente basse, fino a 50 metri e, dove possono, scendono fino a 5 metri».
Secondo Lipovoj, è necessario individuare le rotte attraverso cui i droni occidentali vengono consegnati all’Ucraina. Per l’analista Sergej Markov, invece, gli attacchi di droni potranno essere fermati solo interrompendo la loro produzione in Ucraina.
«Uno sbalorditivo attacco di “Storm Shadow” su Sochi, Mosca, quartier generali, flotta, campi d’aviazione, infrastrutture, città, industrie del complesso militare-industriale … Kiev sta ora accumulando F-16 e missili per assaltare Mosca e colpire i russi… con la morte di civili ufficialmente definita “accettabile” e utile per demoralizzare la popolazione, suscitare panico e proteste… Con gli olandesi che hanno già dato il consenso a Kiev di attaccare coi loro F-16, così come i britannici coi loro “Storm Shadow”», scrive il canale Telegram ”Meydey. Khronika”.
Anche secondo un altro canale Telegram, “INSIDER-T”, l’attacco notturno alla regione di Mosca e a quelle limitrofe indica che Kiev si è posta l’obiettivo di «terrorizzare i civili». Ciò si inserisce nel piano NATO di attacchi ucraini contro la Russia. Secondo le «fasi previste: rilevamento massiccio dei sistemi di difesa aerea russi; attacchi crescenti, dapprima nelle vicinanze del confine, poi nell’entroterra; la Russia o “sopporta”, oppure risponde alla NATO dando il via a un conflitto armato». Vari mass media e canali Telegram, citando l’AMVET, osservano che Ucraina, USA, Gran Bretagna e Francia starebbero già preparando l’attacco alla Russia.
Il tenente generale Andrei Semënov, comandante delle Forze di difesa aerea e missilistica, ricorda che nel corso del conflitto la difesa aerea ha distrutto oltre 42.000 obiettivi aerei, tra cui 550 aerei, più di 180 elicotteri e oltre 27.000 droni ucraini. A parere del generale, i missili operativi-tattici americani ATACMS sono oggi tra i mezzi di attacco più pericolosi di Kiev e della NATO, insieme ai missili da crociera britannici e francesi Storm Shadow e SCALP-EG lanciati da aerei.
Semënov ha detto anche che Mosca ha dispiegato un sistema di difesa aerea unificato, in grado di contrastare l’intera gamma dei sistemi di attacco aereo, garantendo la copertura delle più importanti strutture civili e militari. Base del sistema sono i complessi di difesa aerea S-400, S-350, “Pantsir-S”, S-300V4, “Buk-M3(M2)” e “Tor-M2”.
E tuttavia, osserva Andrej Ofitserov, rimane in agenda il punto dolente: com’è che i droni ucraini sembrano ancora sorvolare indisturbati il territorio russo, fino a distanze di mille chilometri? E cosa succederà se, insieme a uno sciame di “Ljutyj” e altri droni “rapaci” e anzi sotto la loro copertura, voleranno verso Mosca e Sochi i missili a lunga gittata della NATO?
Fonte: lantidiplomatico.it