Fine spiegato semplice.
Chissà perché tanti italiani si stracciano le vesti per la vittoria di Trump. Potrebbero ricordarmi che cosa della sua precedente presidenza li avrebbe danneggiati?
Covid a parte, in quei quattro anni non successe niente di rilevante, né negli Stati Uniti né tanto meno in Italia: di sicuro non le catastrofi che i liberal avevano annunciato.
Gli stessi che adesso si arrampicano sugli specchi per poter ancora una volta gridare al lupo, a coprire la loro incompetenza e il loro integralismo: «Il secondo mandato di Trump non assomiglierà affatto al primo», minacciano (cito da CNN), ammettendo in sostanza che otto anni fa si erano sbagliati e lo stesso pretendendo di essere creduti.
A me invece avrebbero preoccupato altri quattro anni di bidenismo.
Soprattutto come italiano, visto che i risultati delle dissennate politiche imperialiste di Biden e Harris hanno portato alla guerra in Ucraina e alla conseguente inflazione, che suppongo abbiate notato anche se piddini. Per non dire dell’iper-turismo, in buona parte determinato dal mito della mobilità che caratterizza la finta sinistra consumista e individualista.
Uno degli insulti più frequentemente rivolti a Trump durante la campagna elettorale (per esempio da Harris durante il dibattito presidenziale e più recentemente da Michelle Obama) è che avrebbe «una visione retrograda, focalizzata sul passato»; peccato che io non ci creda, se no lo avrei votato. Ma la finta sinistra non capisce e non tollera la semplice ipotesi di rallentare, fermarsi o addirittura tornare indietro; per essa non ci sono alternative al continuare a correre nella medesima direzione, senza domandarsi se sia la strada giusta. È la retorica della crescita perpetua e a qualsiasi costo, il ridicolo «progressismo» che trasformò i socialisti e i comunisti in banali consumisti (di prodotti e tecnologie ma anche di idee): insomma l’ideologia del nuovo fine a sé stesso, condizione necessaria e sufficiente del neocapitalismo liberista e liberal, fondato sull’obsolescenza programmata, sullo spreco, sulla cancellazione delle culture e delle diversità reali, innumerevoli e locali, non globali, e pertanto escluse dal ristretto e restrittivo canone «woke».
Non credo affatto che Trump salverà il mondo, di cui peraltro sembra poco interessato, e neppure l’America. Non è un conservatore, non è un moralista, non è un tradizionalista, non è uno statalista: è un liberista anche lui, come Meloni, come Le Pen. Per questo non l’ho votato. Ma da qui a disperarmi per la mancata elezione di una peraltro insignificante paladina di presunti diritti «universali» se non «naturali» (tutti originati negli Stati Uniti ma da imporre ovunque) e della libertà individuale e individualistica di sentirsi e fare quello che si vuole senza alcuna responsabilità sociale, ce ne passa.
Chi comunque sia davvero terrorizzato da Trump, una cosa può farla: rifiuti le sue basi militari e le sue bombe nucleari, lotti per far uscire l’Italia dalla NATO, primo passo per emanciparsi dal servilismo nei confronti di un paese che elegge personaggi come lui.
*Post Facebook del 6 novembre 2024
Fonte: lantidiplomatico.it