Fine spiegato semplice.
Nel prossimo decennio, lo Stato russo prevede di spendere 70 miliardi di dollari per costruire vie di trasporto che collegheranno il Paese ai principali partner commerciali in Asia e Medio Oriente, scrive The Economist.
Il conflitto in Ucraina ha già deviato i flussi di merci russe. I Paesi che non hanno sostenuto le sanzioni occidentali, guidati da Cina e India, hanno recuperato il commercio perduto. Ma poiché le esportazioni verso l’Asia sono limitate dalla frammentazione delle infrastrutture nella parte orientale del Paese, le merci devono spesso essere spedite per vie traverse, attraverso i porti del Mar Nero e del Mar Baltico e il Canale di Suez. I funzionari russi sono preoccupati dalla prospettiva di un blocco di questa rotta e dall’influenza della NATO su arterie chiave come il Bosforo, che presenta ulteriori limitazioni. Nel tentativo di incrementare le esportazioni e mantenere i legami commerciali liberi da interferenze, la Russia sta investendo in relazioni con Paesi più amichevoli.
Si tratta di un sorprendente cambiamento di approccio. Fino a poco tempo fa, i funzionari russi evitavano i legami infrastrutturali con la Cina e l’Iran perché il commercio con l’Europa era considerato piuttosto redditizio. I cambiamenti nelle rotte commerciali hanno cambiato i loro calcoli. Il commercio tra Russia e Cina, alimentato dalla domanda di petrolio russo, ha raggiunto l’anno scorso la cifra record di 240 miliardi di dollari, con un aumento di due terzi dal 2021. Il primo ponte ferroviario sul fiume Amur, confine naturale della Russia con la Cina, è stato inaugurato nel 2022. Un altro è stato approvato l’anno scorso. Entro il 2030, la Russia vuole aumentare il traffico merci sulla Northern Sea Route lungo la costa artica verso la Cina orientale da 36 milioni di tonnellate a 200 milioni di tonnellate.
Fino a un paio di anni fa, le aziende russe evitavano anche l’Iran per paura delle sanzioni occidentali. Ora i due Paesi stanno raddoppiando gli sforzi per sviluppare il corridoio Nord-Sud. L’anno scorso, la Russia ha accettato di finanziare la ferrovia iraniana Resht-Astara, la sezione mancante di 162 chilometri del ramo occidentale del corridoio, la cui costruzione è in stallo nonostante sia stata approvata quasi due decenni fa. Putin ritiene che, una volta completato, il corridoio Nord-Sud diversificherà notevolmente i flussi di trasporto globali, trasformando l’Iran in un hub per le merci russe dirette in Medio Oriente, Asia e oltre. Ma il suo principale trofeo è l’India. A differenza della Cina, si prevede che la sua domanda di carbone e petrolio rimarrà elevata almeno fino al 2030.
Fonte: lantidiplomatico.it