Il “combattente” Karim Franceschi a l’AD: “Sull’attentato di Mosca non escludo ingerenze dei servizi Usa e ucraini”

Spiegato semplice

Un uomo di nome Karim Franceschi, che è stato il primo italiano a combattere contro un gruppo cattivo chiamato ISIS, ha parlato in un’intervista dopo essere stato lontano dai giornali e dalla TV per un po’. Ha detto che conosce molto bene l’ISIS perché ha combattuto contro di loro e parla la loro lingua. Quando c’è stato un attacco brutto a Mosca, lui ha pensato subito che fosse stato fatto dall’ISIS, ma ha anche detto che potrebbero esserci stati altri gruppi cattivi coinvolti e forse anche alcuni paesi che hanno aiutato.

Karim ha spiegato che ci sono stati molti gruppi diversi che hanno combattuto contro l’ISIS, non solo quelli di cui si parla di più nei giornali. Ha detto che la battaglia in una città chiamata Kobane è stata molto importante perché l’ISIS ha perso molti dei suoi combattenti più forti lì. Dopo quella battaglia, le persone hanno iniziato a parlare di più dei curdi, che sono un gruppo che ha combattuto contro l’ISIS, e delle donne curde che combattevano, ma poi alcuni paesi hanno cambiato idea e hanno iniziato a dire che ierano cattivi.

Karim ha anche parlato del governo della Siria e ha detto che è una situazione complicata. Ha spiegato che la famiglia che governa la Siria ha cercato di tenere il paese libero da interferenze di altri paesi, ma che ci sono stati molti tentativi di causare problemi in Siria. I curdi hanno aiutato il governo siriano perché avevano un accordo storico con loro.

Infine, Karim ha detto che non si sarebbe mai unito a un gruppo di combattenti in Ucraina perché ci sono alcuni gruppi cattivi lì. Ha anche detto che alcune persone che sono andate a combattere in un altro posto chiamatonon avevano davvero combattuto e che quando sono tornate, i giornali e le persone li hanno ascoltati anche se non sapevano molto. Karim ha cercato di tenere lontani i cattivi dal suo gruppo di combattenti.

Fine spiegato semplice.

di Francesco Fustaneo

Dopo un prolungato voluto periodo di assenza dai riflettori mediatici, con questa intervista ritorna a fare un’uscita pubblica, Karim Franceschi, che ringrazio per la disponibilità, passato agli onori delle cronache per essere stato il primo italiano ad arruolarsi in battaglia contro l’Isis, tra le fila dello Ypg.

 

L’attualità ci impone di aprire l’intervista con l’attentato avvenuto a Mosca, subito rivendicato dall’ Isis: fermo restando che ovviamente le indagini sono ancora in corso  e i condizionali sono d’obbligo, lei che impressioni hai avuto in merito?

Anche se non seguo più la questione come prima, sono probabilmente il maggior esperto sul campo dell’in Italia. Tra nemici si ci conosce molto bene: essendo stato al fronte, parlando l’arabo, so bene cosa è l’ Isis, come si muove e come è strutturato militarmente.

Ho sentito alcuni commentatori ipotizzare potessero essere stati dei gruppi jihadisti ceceni, alcuni dei quali sono effettivamente a combattere dalla parte ucraina, ma quando ho visto le immagini pervenute da Mosca, ho subito pensato per il modus operandi all’ Isis, senza nulla togliere al fatto che gli stessi gruppi jihadisti ceceni si siano resi responsabili in passato di attentati atroci in Russia.

Ora spiegare cosa sia l’Isis in poche battute non è semplice perché se è vero che sia il Mossad che la Cia hanno collaborato con l’Isis finanziandolo, tale gruppo è assai complesso.

Con riferimento alle drammatiche vicende del Crocus City Hall non escludo che ci possano essere state ingerenze dei servizi segreti statunitensi o ucraini per il tramite dei gruppi jihadisti “nostrani” che stanno combattendo dalla parte ucraina, come i gruppi jihadisti ceceni ed è possibile che queste componenti abbiano anche dato supporto, anche logistico ai terroristi.

Questo perché è impensabile che l’ Isis senza ausilio esterno e in completa autonomia possa aver fatto un attentato di quel tipo; in Europa negli anni passati per lo più a colpire sono stati lupi solitari o gente che partiva dalladopo essersi lì addestrata. La grossa rete di supporto in Europa non ce l’ha l’Isis ma Al Qaeda, mentre in Russia il link immediato ad un potenziale supporto è appunto ai gruppi jihadisti ceceni, che seppur spesso con l’Isis siano stati in contrasto, comunque si parlano e si conoscono ed anche in questo caso possono aver dato supporto, in particolare logistico.

Facciamo un passo indietro: l’Isis è stato combattuto fermamente anche dalla stessa Russia che ha prestato soccorso alla Siria, da Hezbollah, dai peshmerga curdi, dall’esercito iraniano, ma come mai in Italia si è parlato quasi esclusivamente del ruolo delloe non delle altre formazioni?

Sì, aggiungo che anche Hamas e perfino Al-Qaeda si sono scontrati con l’Isis. Immagino per rispondere alla tua domanda,  perché la stampa avesse più accesso allo Ypg perché quest’ultima aveva anche l’appoggio occidentale.

Però c’è da dire che la realtà è complessa: qui i movimenti e giornali sono abituati a schierasi da una parte o dall’altra. In Siria di parti ce ne erano tantissime, non solo due fronde, parti spesso con interessi diverse e contrastanti che non di rado portavano e portano in conflitto gli stessi gruppi al loro interno.

Le Ypg prima non se le filava nessuno, eppure loro esistevano già nel 2011. La battaglia di Kobane è stata, per entrare nel merito, cruciale: questo perché lì è stata inflitta allo Stato Islamico la prima vera significativa sconfitta.

A Kobane l’ Isis ha perso le sue truppe migliori. Questo nonostante la città non fosse per loro, almeno inizialmente militarmente strategica, ma lo è poi divenuta sul piano mediatico. La vittoria di Kobane, ha dato risalto a quello che c’era dietro, ovvero la resistenza curda, il ruolo delle donne, spesso raffigurate nelle foto con le loro belle trecce, tutte cose con cui i media occidentali sono andati a nozze, anche se ora sono tornati a essere considerati “barbari” e “terroristi”, perché la Turchia, membro della Nato, ha ripreso ha fare pulizia etnica di quegli stessi uomini e quelle stesse donne che erano solo poco tempo prima, stati dipinti in cartolina come eroi ed eroine.

 

Senta, qual è la sua opinione sul governo siriano di Assad?

Premetto che la mia risposta sarà per forza di cose incompleta perché l’argomento è complesso e occorrerebbe iniziare da lontano, a partire dagli accordi di Sykes-Picot, con cui cui le potenze europee si spartirono di fatto le aree di influenza in Medio Oriente, creando artificialmente degli stati nazione mettendo al loro governo leader fantocci. Tali accordi che ovviamente avrebbero minato i tentativi di reale indipendenza degli stati mediorientali hanno spesso posto le premesse degli scontri a cui poi avremmo assistito in quei territori negli anni a venire.

Ora la famiglia Assad è stata una delle principali componenti del partito Bath che cercava di rendere la Siria realmente indipendente dalle interferenze e dall’approccio predatorio occidentale.

Dopo il crollo dell’Urss, la Siria non aveva nessun tipo di appoggio esterno e anche per via delle alleanze createsi con l’asse sciita, con la resistenza palestinese, finì nella lista dei paesi poco desiderabili dei paesi occidentali. Con le primavere arabe si è tentata di spaccare e destabilizzare la Siria, come si fece con la Libia.

Probabilmente se la Siria fosse crollata e fosse caduta in mano ai signori della guerra, sarebbe andato bene all’Occidente.

Ora quelli che dobbiamo chiamare i socialisti curdi, hanno avuto con la famigliaun’alleanza storica, già il padre di Assad li appoggiò permettendogli di esistere nonostante la Turchia li volesse reprimere.

Per cui loro hanno poi sostenuto ed evitato che la fazione Assad fosse deposta.

Infatti i “ribelli siriani” muovono come accusa principale ai socialisti curdi quella di aver collaborato con Assad: di fatti quando ad Aleppo la fazione di Assad era circondata, gli diedero aiuto nell’approvvigionamento. In un quartiere curdo di Aleppo, retto dai socialisti curdi, Sheikh Maqsoud, si bloccò l’accerchiamento che i ribelli provarono a portare avanti. Azioni del genere poi sono state espletate in tutti i territori controllati dai socialisti curdi, respingendo gli assedi dei c.d. ribelli quando provavano a portare avanti azioni contro le truppe governative.

Quello che vedo ora è un dialogo che continua da tanto, che cerca di trovare un compromesso per permettere ai socialisti curdi di avere una sorta di autonomia federale dentro lo stato siriano.

Andiamo al conflitto in Ucraina:  lei differentemente da altri volontari italiani che sono stati tra le file curde in Rojava, si è discostato dalle loro prese di posizioni, affermando che mai si sarebbe potuto arruolare nella legione ucraina, riconoscendo per inciso la presenza determinante di battaglioni neonazisti tra le fila al soldo di Kiev …

Beh, ci sono stati ex volontari che hanno fatto i turisti in Rojava; gente che non ha mai sentito l’odore della polvere da sparo. Poi tornata in Italia, la stampa e la gente gli hanno dato credito e ascolto.

Non vorrei parlare di me, ma sono stato l’ occidentale con il grado di comando più alto. Sulle dichiarazioni e le prese di posizioni degli altri non vorrei perdere tempo a soffermarmi.

Posso dirti che oltre a quelli che prendevano il sole e poi scrivono quelle robe lì, le maglie sull’arruolamento dei combattenti stranieri, a volte sono state davvero larghe. I curdi parlano la propria lingua e l’arabo e spesso non conoscono con esattezza le dinamiche europee, magari si aspettavano che come minimo chi arrivava dall’Europa si fosse informata sulle loro visioni politiche.

Molta gente che arrivava, gasata dalla narrazione dei media occidentale erano in maggioranza persone spoliticizzate, ma c’erano anche avventurieri, islamofobi e neonazisti.

Nel mio battaglione ho cercato di fare scrematura di questi elementi.

Fonte: lantidiplomatico.it

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