Fine spiegato semplice.
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di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
La notizia circola sui maggiori giornali di contro-informazione da un paio di settimane ma ci pareva così assurda che abbiamo atteso le necessarie conferme prima di riportarla. Ora uno studio italiano e due grandi esperti nazionali, il bioimmunologo Mauro Mantovani e il biochimico Gabriele Segalla, non solo accreditano la scoperta che Pfizer ha utilizzato mRNA modificato in laboratorio ma ne spiegano i dettagli e la potenziale, elevata pericolosità connessa alla d’esistenza della tossica proteina Spike a causa della “doppia Prolina”.
MRNA MODIFICATO: LO SCOOP DI THE EPOCH TIMES
«Sebbene ci sia stato detto che il vaccino COVID-19 di Pfizer è prodotto con un innocuo RNA messaggero (mRNA), l’etichetta del prodotto della Food and Drug Administration (FDA) statunitense mostra che contiene RNA modificato artificialmente, un ingrediente chiave che non è presente in natura e rappresenta un rischio sostanziale per la salute umana» è quanto la giornalista scientifica Megan Redshaw ha scritto alcuni giorni fa su The Epoch Times.
Secondo l’etichetta del vaccino COVID-19 di Pfizer e BioNTech, riportata nel Fact Sheet for Healthcare Providers dell’FDA, ogni dose di vaccino Pfizer per bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni contiene 10 microgrammi (mcg) di modRNA, mentre il Comirnaty completamente approvato e autorizzato per l’uso in individui di età pari o superiore ai 12 anni contiene 30 mcg di modRNA.
Pfizer, sul suo sito web, conferma che il suo vaccino COVID-19 contiene modRNA: “ModRNA è l’acronimo di RNA messaggero modificato con nucleosidi e nella sintesi dell’RNA utilizzato in questa piattaforma vaccinale, alcuni nucleosidi, che sono importanti molecole biologiche che costituiscono il DNA e l’RNA, sono sostituiti da nucleosidi modificati per contribuire a migliorare l’evasione immunitaria e la produzione di proteine”. L’azienda sostiene che il modRNA istruisce le cellule a produrre le proteine desiderate.
Tuttavia, il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) afferma sul suo sito web (pdf) che i vaccini mRNA COVID-19 sono “fatti di mRNA” o “RNA messaggero”.
Secondo l’agenzia, l’mRNA dei vaccini COVID-19, come quelli di Pfizer e Moderna, viene creato in laboratorio e insegna alle cellule come produrre pezzi innocui di proteine spike che innescano una risposta immunitaria all’interno dell’organismo. L’mRNA dei vaccini a base di mRNA viene scomposto entro pochi giorni dalla vaccinazione ed eliminato dall’organismo. Nella sua descrizione dell’mRNA e del funzionamento dei vaccini COVID-19, il CDC non fa alcun riferimento al modRNA né indica che l’RNA utilizzato nei vaccini COVID-19 sia stato modificato.
“REAZIONI AUTOIMMUNI IN CUORE E CERVELLO DOPO VACCINI GENICI COVID” Studio di Medici USA e Italiani (Donzelli e Bellavite) chiede di Fermare le Inoculazioni
L’RNA messaggero è presente in natura e vive nelle nostre cellule, e non dura abbastanza per avviare una risposta immunitaria prima di essere distrutto dal sistema immunitario; è il modRNA che viene creato sinteticamente, secondo Klaus Steger, un biologo molecolare che ha diretto diversi laboratori di tecnologia genetica, applicando regolarmente tecnologie basate sull’RNA.
A differenza dell’mRNA, il modRNA modifica uno dei quattro composti dell’RNA che lo fanno durare più a lungo nell’organismo, è meno immunogeno (riduce la stimolazione del sistema immunitario innato) e più efficiente nella produzione di una proteina, in questo caso la proteina spike, ha dichiarato Steger. Poiché il modRNA non può colpire cellule specifiche per produrre la proteina virale, può attaccare cellule perfettamente sane e aggirare le barriere protettive dell’organismo, come la barriera emato-encefalica.
L’iniezione di modRNA nel corpo può portare a eventi avversi come ictus, complicazioni cardiovascolari, embolia polmonare e formazione di coaguli di sangue, molti dei quali sono stati resi noti nei documenti di Pfizer (pdf) ma non sono stati attribuiti al suo prodotto.
“È mia opinione che, come minimo, l’uso intenzionale di mRNA, un acronimo che notoriamente sta per RNA messaggero, e le infinite dichiarazioni sul fatto che i vaccini si basano su RNA messaggero presente in natura costituiscano un improprio branding in violazione di una serie di leggi”, ha dichiarato l’avvocato Thomas Renz, con sede in Ohio, in un’e-mail a The Epoch Times.
LA SCOPERTA DI MANTOVANI: SPIKE ALTERATA NEI VACCINI
L’intervista al dottor Mauro Mantovani pubblicata da La Bussola Quotidiana ha cercato di spiegate il motivo della pericolosa e dannosa persistenza della tossica proteina Spike nell’organismo dei vaccinati. Il meccanismo era stato svelato dall’esperto di genomica americano Kevin McKernan che aveva rilevato la presenza di miliardi di plasmidi (molecole di RNA) della Spike in continua riproduzione.
Nel centro IMBIO di Milano, affiancando il professor Di Fede, Mantovani (insieme ad altri collaboratori) ha fatto un’eclatante scoperta.
«La vaccinazione induce le nostre cellule a produrre una proteina che è la più immunogena nel senso che tra quelle virali è quella che più “induce” attività da parte del nostro sistema immunitario, anche perché è quella che effettivamente si “lega” ad alcuni recettori cellulari, producendo alcuni effetti tra cui l’entrata dell’agente infettivo intracellulare e vari effetti “clinici”»
Il bioimmunologo spiega però che questa glicoproteina spike è sensibilmente, ma sostanzialmente diversa da quella virale che definiamo wild type.
«Questa diversità è determinata fondamentalmente dalla presenza di un aminoacido ripetuto due volte in successione (doppia Prolina o P-P) e che determina quella che in gergo si chiama una Sequenza cerniera, rappresentata da un dodecapeptide (12 aminoacidi, tra cui la doppia Prolina)».
«12 aminoacidi all’interno dei quali c’è una doppia prolina, che è un aminoacido con struttura e funzione (rispettivamente agli altri 19 aminoacidi) diverse (infatti è un “imminoacido”). Questa sequenza particolare NON esiste in Natura. È come se fosse un “marchio di fabbrica”. Chi ha pensato al vaccino ha sostituito due aminoacidi (in una regione della proteina S “strategica”) con una doppia prolina».
Il dottor Mantovani chiarisce poi anche il motivo di questa alterazione:
«Questa prolina dà una maggiore stabilità di struttura e di conformazione a tutta la proteina per fare quello che deve fare. La glicoproteina spike virale è meno stabile… E qui “casca l’asino”. La proteina da vaccino è più resistente di quella naturale. È stata studiata apposta, per permettere al sistema immunitario di riconoscerla e agganciarla e quindi di conferire maggiore affinità. Questa maggiore affinità potrebbe a lungo creare dei problemi, specialmente se le immunizzazioni suppletive sono molto ravvicinate tra di loro».
CONFERMA DA FARMACOLOGO TEDESCO E RICERCATORI ITALIANI
“Gli sviluppatori delle aziende farmaceutiche hanno scambiato la lisina (posizione 986) e la valina in posizione 987 con la prolina nella subunità S2”, spiega il professor Hartmut Glossmann su tpk.
Questa presenza può essere usata”come “prova causale inconfutabile forense” della presenza della proteina spike codificata in modo univoco da modmRNA. tra l’altro come prova del danno vaccinale e, se necessario, per escludere il “Long-Covid”.
In In qualità di professore universitario emerito di farmacologia biochimica presso l’Università di Medicina di Innsbruck, medico abilitato e specialista in farmacologia (farmacologia clinica), Glossmann ha presentato una dichiarazione ufficiale al Parlamento Austriaco già nel gennaio 20220 sulle controindicazioni dei vaccini a base della Spike.
«La proteina Spike è un principio tossico essenziale di SARS-CoV1, MERS e SARS-CoV2: attiva la coagulazione del sangue, anche nelle piastrine, sull’endotelio vascolare, provoca microtrombosi, provoca la fusione delle cellule (formazione di sincizi), attacca le cellule del muscolo cardiaco , attiva i monociti e toglie dalla circolazione un importante sistema di regolazione della pressione sanguigna – dichiarò l’accademico austriaco – È ormai certo che i picchi possono essere rilevati nel plasma, nelle cellule del sangue e nelle vescicole extracellulari negli esseri umani per settimane e mesi dopo l’iniezione. Dopo iniezioni ripetute è prevedibile un accumulo, compresi effetti tossici».
«Pochi mesi dopo, un gruppo di lavoro ha effettuato questo studio su volontari sani utilizzando la proteomica e la spettrometria di massa. Per prima cosa viene effettuata una completa digestione di tutte le proteine con trypsin, i peptidi vengono separati mediante cromatografia, per poi identificare chiaramente i peptidi eluiti in base alla loro massa o ai loro frammenti» ha spiegato PressKit citando lo studio che vede come primo firmatario Carlo Brogna, Dipartimento di Ricerca, Craniomed Group Facility Srl, Bresso, (Milano), e tra i collaboratori Simone Cristoni, Marsan consulting Srl. PublicHealth Company, Napoli, e Marina Piscopo, del Dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli.
Citiamo, tra gli altri, i ricercatori Borgna, Cristoni e Piscopo perché già nel gennaio 2022 avevano pubblicato una ricerca in cui lanciarono l’allarme sulla permanenza della Spike nel sangue dei vaccinati fino a sei mesi.
Un’analisi effettuata di recente dal professor Sucharid Bhakdi, microbiologo di nazionalità tedesca-thailandese, a lungo docente dell’Università di Mainz, sul sangue dell’ex banchiere svizzero Pascal Najadi danneggiato dai sieri genici Covid ha rilevato la persistenza addirittura fino a due anni dall’ultima dose di vaccino.
«L’esame mediante spettrometria di massa di campioni biologici è stato utilizzato per rilevare la presenza di frammenti specifici della proteina Spike ricombinante nei soggetti che avevano ricevuto vaccini a base di mRNA. – scrivono i ricercatori nell’Abstract dello studio pubblicato il 31 agosto su Proteomics Clinical Applications – Il frammento specifico di PP-Spike è stato trovato nel 50% dei campioni biologici analizzati e la sua presenza era indipendente dal titolo anticorpale IgG SARS-CoV-2. Il tempo minimo e massimo in cui PP-Spike è stato rilevato dopo la vaccinazione è stato rispettivamente di 69 e 187 giorni».
«Il metodo presentato consente di valutare l’emivita della molecola proteica Spike “PP” e di considerare il rischio di assorbimento nel continuare a somministrare dosi di richiamo aggiuntive del vaccino SARS-CoV-2 mRNA. Questo approccio è di prezioso supporto per integrare il monitoraggio dei livelli anticorpali. Questo approccio è di prezioso supporto per integrare il monitoraggio dei livelli anticorpali e rappresenta la prima rilevazione proteomica di Spike ricombinante in soggetti vaccinati».
ALLARME SULLE NANOFORME TOSSICHE DEL BIOCHIMICO SEGALLA
«Il fatto che si possa riscontrare la presenza di proteina Spike ‘a doppia prolina’ (cioè proveniente dal vaccino, non dal virus) in organi e tessuti distanti dal sito di inoculazione e dopo vari mesi dall’inoculazione, è completamente plausibile e in linea con quanto dettagliato nel mio studio Criticità chimico-fisica e potenziale tossicologico dei nanomateriali lipidici contenuti in un vaccino Covid-19 a mRNA».
Spiega il biochimico lombardo Gabriele Segalla che per primo ha messo in luce in una ricerca di portata internazionale pubblicata anche negli USA il pericolo delle “nanoforme tossiche” del siero genico Comirnaty prodotto da Pfizer-Biontech.
«Le nanoparticelle lipidiche ed i loro aggregati o agglomerati contenenti l’mRNA modificato, grazie alle loro dimensioni microscopiche e alla loro elevata penetrabilità e mobilità, possono infatti trasferirsi con facilità e depositarsi in organi non previsti, come milza, reni, fegato, cuore, cervello. E qui, anche a distanza di mesi, operando quasi come imprevedibili e implacabili “nano-cavalli di Troia”, possono riattivarsi, inserire e liberare il loro carico mRNA all’interno delle cellule di quegli organi, dando luogo ad un nuovo, seppur tardivo ed imprevisto, ciclo di trasfezione e traduzione della proteina Spike modificata, con tutte le conseguenze tossicologiche ed immunologiche che questo comporta…».
Perché è quindi importante riuscire a capire perché il corpo umano dei vaccinati produce questa spike-PP e soprattutto perché alcuni ce l’hanno e altri no? La risposta potrebbe essere semplice ricordando la dichiarazione esplosiva fatta da un manager Pfizer davanti alla Commissione d’inchiesta parlamentare australiana.
Egli infatti svelò che i dipendenti australiani della Big Pharma di New York avevano ricevuto vaccini “differenti” contribuendo così ad alimentare i sospetti circolanti da tempo sull’esistenza di lotti con semplici soluzioni fisiologiche per evitare un boom di reazioni avverse o decessi correlati sieri genici mRNA.
PERICOLOSITA’ DELLA SPIKE IGNORATA DAL MINISTRO SCHILLACI
Ma restando sul piano rigorosamente scientifico è ancora il dottor Mantovani del centro IMBIO di Milano, dove effettua analisi sul sangue dei vaccinati, a spiegare l’importanza di una continua ricerca.
«Vediamo in questi soggetti anche “solo” la spike virale o tutte e due. La spike virale viene eliminata o comunque agglutinata con gli anticorpi abbastanza velocemente (chi più chi meno, dipende da soggetto a soggetto; ci sono sempre eccezioni). Normalmente si vedono soggetti con infiammazione al sistema nervoso centrale, all’endotelio, del miocardio e del pericardio e quindi un potenziale danno multiorgano, quello che nel linguaggio scientifico si chiama MOF (Multi Organ Failure)» ha dichiarato il bioimmunologo a La Bussola Quotidiana nell’intervista corredata da un video.
«È questo – in definitiva – quello che vediamo nei tanti pazienti con effetti avversi da post-“immunizzazione suppletiva”. In pratica gli stessi effetti avversi da Long-Covid post-infezione li vediamo anche nel long-Covid post-vaccino. Ci sono fattori (la due spike, virale e vaccinale) paritetici ed eguali effetti, almeno qualitativamente conclude Mantovani.
Nonostante tutti questi allarmi il Ministro della Salute Orazio Schillaci, al pari del presidente americano Joseph Biden, ha rilanciato la campagna vaccinale per l’autunno anche per i bambini con un’ulteriore gravissima incognita: l’inoculazione combinata con il vaccino antinfluenzale.
Perché Schillaci, pur essendo uno stimato oncologo, ignora gli allarmi che hanno sollevato pure gli studi sul tremendo fenomeno del turbo-cancro nei vaccinati?
Semplice: come ex rettore dell’Università di Roma Nord Vergata ha avviato progetti con le Big Pharma e come cittadino ha investito centinaia di migliaia di euro su di esse…
Fonte: gospanews.net