Fine spiegato semplice.
L’ordine dei medici pensa a delle raccomandazioni per integrare il codice deontologico con norme che limiterebbero la libertà d’espressione e di critica dei camici bianchi dissidenti
Trascrizione del video
Non è bastato radiare quei medici che non si erano allineati a protocolli e direttive, adesso sta per arrivare una stretta da parte dell’Ordine dei Medici anche per quanto riguarda le comunicazioni sui social. Ecco che ad agosto nel sito della Federazione Nazionale dell’Ordine dei Medici appare questo articolo, i medici sui social, doppio profilo, no alle fake news, cautelano le amicizie con i pazienti. Ecco le raccomandazioni del gruppo di lavoro ICT. Vediamo cosa prevedono queste raccomandazioni, prevedere se possibile l’apertura di due profili, uno personale e uno professionale, usare cautela nell’accettare le richieste di amicizia dei pazienti, assicurarsi della validità scientifica dei contenuti diffusi attraverso i post, scrivere di salute con particolare attenzione alla prevenzione e alla lotta alle fake news in modo da aumentare l’empowerment del cittadino, non suggerire cure in termini generali né tanto meno dare consigli clinici individuali, rispettare sempre la privacy e l’anonimato dei pazienti, soprattutto nella discussione dei casi clinici, non diffondere dati sensibili e esplicitare un eventuale conflitto di interesse. Sono alcune delle raccomandazioni sull’uso dei social media, di sistemi di post elettronica e di instant messaging nella professione medica e nella comunicazione medico-paziente elaborate da Eugenio Santoro, ricercatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri dell’IRCS di Milano e primo autore del documento. Le proposte di raccomandazioni che non costituiscono ancora la posizione ufficiale dell’ordine dei medici potrebbero essere una base di partenza per modificare e ampliare anche con linee guida legate gli articoli del codice deontologico relativi all’informatizzazione, all’innovazione, all’informazione e comunicazione e alla pubblicità sanitaria. Quindi arriverà la modifica del codice deontologico e quindi i relativi divieti, quindi i medici non potranno più essere liberi neanche di scrivere quello che ritengono più opportuno nei social media senza conseguenze. La produzione di raccomandazioni, spiega Guido Marinoni, componente del Comitato Centrale, sull’utilizzo dei social media nella professione medica e nella comunicazione tra medico e cittadino-paziente era una necessità già in periodo pre-Cosetto, è diventata oggi ancora più attuale considerando l’elevata diffusione di contenuti trasmessi attraverso questi mezzi di comunicazione. Il numero di medici che fanno uso di una qualunque forma di piattaforma di social media è in Italia, come nel resto del mondo, in forte crescita. In Italia questo tipo di comunicazione avviene in assenza di una regolamentazione specifica o quantomeno di raccomandazioni che possano indicare quali atti un medico può fare, quali può pensare di fare con particolari accorgimenti e quali è importante non faccia mai. L’uso non appropriato di questi strumenti da parte dei medici li espone al rischio di compromettere il tradizionale rapporto medico-paziente, nei casi più gravi, a quello di possibili azioni legali per non aver osservato consapevolmente o inconsapevolmente la privacy dei pazienti o per aver messo in discussione la reputazione o la professionalità di colleghi. Ecco che arriva il buon presidente dell’Ordine dei Medici del quale abbiamo spesso sentito parlare, Filippo Anelli, che dice che le implicazioni dal punto di vista deontologico sono numerose e rilevanti. Per questo riteniamo importante che l’Ordine dei Medici prenda in considerazione questi aspetti elaborando delle raccomandazioni italiane sull’uso dei social media, della posta elettronica e degli altri sistemi di comunicazione. Per questo motivo abbiamo voluto presentarle ai componenti dei due organismi e a tutto il Consiglio nazionale, nell’ultimo convegno dedicato a questi argomenti, che si è svolto qualche giorno fa a Roma. Vediamo cosa prevede ad esempio sul tema fake news questa raccomandazione. Attraverso i profili personale o professionale contribuisce a diffondere la cultura scientifica e l’informazione sanitaria scrivendo di salute e prevenzione, salute e promozione, lotta alle fake news e non di medicina e di cure in modo da favorire l’empowerment del cittadino. Insomma già c’erano stati procedimenti disciplinari senza questa novità delle raccomandazioni della modifica del codice deontologico per degli scritti che alcuni medici avevano postato. Figuriamoci, quando la stretta sarà completata, ai medici non rimarrà neanche la libertà di essere liberi nel parlare apertamente ai loro pazienti come ai non loro pazienti di quello che ritengono in scienza e coscienza da medici su determinati argomenti. Chissà quali.