Robert Kennedy Jr, il terzo incomodo delle presidenziali USA che preoccupa Biden e Trump

Spiegato semplice

C’è una gara molto importante in America per scegliere chi sarà il capo del paese, il presidente. Due persone famose, Joe Biden e Donald Trump, si stanno preparando a competere di nuovo. Ma c’è anche un altro uomo, Robert Kennedy Jr., che appartiene a una famiglia molto conosciuta e importante, che ha deciso di partecipare alla gara da solo, senza essere in un gruppo grande come gli altri due. Anche se la sua famiglia non è contenta di questa scelta, lui vuole cambiare molte cose, come aumentare il salario minimo, aiutare le piccole aziende, ridurre il prezzo delle case e dei medicinali, e spendere meno soldi per l’esercito per poter aiutare di più le persone nel paese. Vuole anche proteggere l’ambiente e trovare modi pacifici per risolvere i problemi con altri paesi, come la Russia. Alcune persone pensano che Robert Kennedy Jr. possa cambiare il risultato della gara perché ha idee diverse che piacciono a persone che di solito votano per Biden o per Trump.

Fine spiegato semplice.

Le elezioni presidenziali statunitensi si avvicinano sempre di più e ormai tutto sembra pronto per il rinnovato scontro ai vertici trae Donald Trump. Eppure, se da un lato è ormai certo che per quanto riguarda i principali partiti Trump cercherà la rivincita contro Biden, non si può dire di essere altrettanto certi della posizione dei vari candidati indipendenti. Il contributo degli indipendenti alle elezioni è infatti spesso nullo, ma quest’anno in occasione della corsa alla Casa Bianca c’è un candidato d’eccezione, che sta accumulando sempre più consensi, e rischia di rivelarsi determinante per il destino del Paese: si tratta di Robert Kennedy Jr., della dinastia dei Kennedy, una delle più influenti degli USA. Nato in ambienti democratici, lo scorso autunno Kennedy ha preferito annunciare il ritiro dal proprio partito, lanciando allo stesso tempo la propria campagna da indipendente. Avvocato, scrittore, noto anti-vaccinista, Robert Kennedy Jr. si è in breve tempo guadagnato la fama di candidato anti-sistema, le cui posizioni spaventano la sua stessa famiglia, perfetto per pescare tanto tra le fila dei suoi ex colleghi democratici quanto tra quelle di Trump.

Robert Kennedy Jr., nipote del più noto John Fitzgerald Kennedy, ex Presidente degli Stati Uniti assassinato a Dallas nel 1963, ha annunciato il ritiro dalla candidatura alle primarie dem a ottobre 2023, in occasione di un comizio presso l’Independence Mall di Philadelphia, in Pennsylvania. Sul fronte interno ai democratici, nonostante la vittoria di Biden alle primarie venisse data per scontata, Kennedy, venendo da una delle famiglie democratiche più potenti e influenti della storia degli Stati Uniti, era precedentemente visto come il rivale più importante del Presidente uscente. Il suo abbandono del partito – unito alle sue posizioni anti-sistema spesso reputate troppo vicine all’ala repubblicana del Parlamento – non è tuttavia stato gradito dai suoi familiari, tanto che i suoi fratelli hanno pubblicato una dichiarazione congiunta per prendere le distanze da lui, dalle sue posizioni e dalle sue decisioni, descrivendo la sua candidatura come “un pericolo per il Paese”.

Il programma di Kennedy è particolarmente lungo e conta 15 punti principali che vanno dall’economia al lavoro arrivando anche al rapporto coi nativi americani. Per quanto riguarda le politiche dell’ambito economico, lavorativo e sociale, da quanto si legge nel programma, Kennedy intende alzare lo stipendio minimo a 15 dollari e perseguire legalmente le imprese che contrastano le attività sindacali, sostenendo invece le piccole imprese reindirizzandone il controllo normativo sulle grandi aziende. Per far fronte all’aumento dei costi, invece, Kennedy punta a ridurre i prezzi dell’energia limitando le esportazioni di gas naturale, diminuire il costo delle case ripensando le tasse di interesse sull’acquisto degli appartamenti, e ridurre anche il prezzo dei farmaci; molte di queste politiche andrebbero portate avanti anche attraverso un taglio dei costi militari, da reindirizzare anche nella costruzione di nuove infrastrutture, nell’implementazione del servizio civile, nel taglio ai costi degli studi universitari, e in altre forme di politica assistenziale come l’assistenza infantile gratuita. Sul fronte della politica interna e della giustizia, Kennedy promette maggiore trasparenza e propone un rafforzamento dei confini per ridurre e contrastare l’immigrazione illegale. Per quanto riguarda le politiche sull’ambiente, Kennedy intende sostenere le pratiche rigenerative nell’agricoltura, incentivare la transizione a una industria a zero emissioni e l’utilizzo di energia pulita, tutelare gli ambienti naturali frenando l’allargamento dei siti di costruzione, e restaurare uffici adibiti alla protezione dell’ambiente. Sul fronte degli esteri, infine, il candidato indipendente parla di smantellare il sistema imperialistico statunitense puntando all’ideale del disarmo, e mira a risolvere la guerra in Ucraina diplomaticamente, offrendo alla Russia l’allontanamento delle truppe USA e dell’armamentario nucleare dai suoi confini, e proponendo di lasciare la sicurezza delle regioni orientali dell’Ucraina nelle mani dell’ONU.

Proprio riguardo alla questione Ucraina, Kennedy si è sempre distinto nella sua aperta denuncia nei confronti della politica degli USA, accusati di portare avanti i propri interessi dal 2014 sulla pelle degli ucraini, tanto da sostenere che quella nel Donbass fosse «una guerra degli USA contro la Russia». In generale, pur condannando l’aggressione lanciata da Putin nel 2022, Kennedy ha sempre avuto posizioni più conciliatorie nei confronti di Mosca, schierandosi contro l’entrata dell’Ucraina nella NATO e a favore di un riavvicinamento alla Russia. Quest’ultima questione è una delle tante per cui Kennedy viene visto come un candidato anti-sistema che può risultare decisivo nelle elezioni in programma questo novembre. Sebbene infatti molte delle sue posizioni siano di chiaro stampo democratico, altrettante risultano più vicine agli ideali repubblicani, mentre altre, come la sua ferrea condanna alla gestione della crisi pandemica, lo pongono come un’alternativa anti-establishment che potrebbe squilibrare una certa fetta dell’elettorato di Trump. Gli analisti si stanno in questo periodo arrovellando per cercare di capire a chi la corsa di Kennedy porterà maggiori svantaggi. Malgrado infatti risulti abbastanza irrealistico ai più che un candidato indipendente possa vincere le elezioni presidenziali statunitensi, questo non significa che egli non possa far perdere qualcuno, come già successo in passato. Ci sono valide ragioni per pensare che dalla candidatura di Kennedy possano trarre vantaggio tanto Biden, che, come lui, è un democratico, quanto Trump, che oltre a condividerne certe politiche porta con sé la fama di candidato anti-sistema per antonomasia, ma non è ancora chiaro chi dei due sarà maggiormente svantaggiato dalla sua inaspettata campagna.

[di Dario Lucisano]

Fonte: lindipendente.online

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