Neoliberismo e austerità in Argentina: promesse di ripresa, realtà di povertà

Spiegato semplice

Il neoliberismo è un modo di gestire l’economia che promette ricchezza, ma in realtà ha causato molti problemi, specialmente in Argentina. Il presidente Javier Milei ha fatto tagli ai soldi che il governo spende e ha reso il denaro meno valore, ma questo ha fatto sì che molte persone guadagnassero meno e che ci fossero più poveri. Oggi, più della metà delle persone in Argentina vive in povertà, e molti bambini stanno male. Le politiche di Milei hanno aiutato solo i più ricchi, mentre i più poveri soffrono di più. È importante cambiare questo modo di fare economia per aiutare tutti, non solo pochi.

Fine spiegato semplice.

Il neoliberismo, spesso celebrato dai suoi sostenitori come la strada verso la prosperità economica, si è rivelato, nella pratica, un modello fallimentare e devastante per i popoli che lo hanno subito. Il caso dell’Argentina sotto la presidenza del fanaticooffre un esempio lampante di come l’applicazione di rigide politiche neoliberiste non solo non abbia risolto i problemi strutturali del Paese, ma li abbia aggravati, generando disuguaglianze sempre più profonde e compromettendo la stabilità sociale.

Tagli al bilancio e austerità: un “miracolo” solo apparente

Milei ha adottato politiche di austerità drastiche, tra cui il taglio del 30% della spesa pubblica e la svalutazione della moneta. Secondo il presidente, queste misure hanno portato risultati positivi, come la riduzione del rischio paese e dell’inflazione. Tuttavia, questa narrazione ottimistica maschera gli effetti devastanti che tali politiche hanno avuto sulla popolazione. Mentre Milei celebra una presunta ripresa economica, la realtà è ben diversa: il salario minimo ha subito una perdita del 28% in meno di un anno, portando il potere d’acquisto a livelli inferiori a quelli registrati prima della crisi del 2001.

La contrazione dei salari ha colpito soprattutto i lavoratori, mentre interi settori produttivi, come il commercio e l’edilizia, hanno visto un drastico calo di occupazione. Oltre 261.000 posti di lavoro sono stati persi, colpendo in modo sproporzionato le grandi aziende e i settori intensivi di manodopera. Questi numeri non sono solo statistiche, ma riflettono la sofferenza concreta di milioni di famiglie.

Un aumento senza precedenti di povertà e disuguaglianza

Le conseguenze sociali del neoliberismo sono particolarmente evidenti nell’esplosione della povertà. Nel primo semestre del 2024, il tasso di povertà in Argentina è salito al 52,9%, con quasi il 20% della popolazione in condizioni di estrema (indigenza). Questo significa che milioni di persone non riescono nemmeno a soddisfare i bisogni alimentari di base. La situazione è ancora più drammatica per i bambini e gli adolescenti, il 66% dei quali vive in povertà, con il 27% in indigenza.

Non solo la povertà è aumentata, ma i poveri sono diventati ancora più poveri, con un reddito medio inferiore del 42% rispetto alla soglia di povertà. Questo divario riflette l’impatto combinato dell’inflazione alimentare e della devalutazione monetaria, politiche promosse dallo stesso governo Milei.
Una politica che premia pochi e sacrifica molti

L’analisi del modello neoliberista mostra chiaramente che le politiche di Milei favoriscono la concentrazione della ricchezza. Come sottolineato da Hernán Letcher, del Centro de Economía Política Argentina (CEPA), queste misure trasferiscono ricchezza dai lavoratori ai settori più ricchi e potenti. I tagli ai programmi sociali e la compressione dei salari hanno accentuato le disuguaglianze, colpendo duramente i settori più vulnerabili della società.

Questo approccio riflette una visione cinica, dove i sacrifici sono sempre a carico dei più deboli, mentre le élite economiche ne traggono beneficio. Tale modello non solo distrugge il tessuto sociale, ma mina anche le basi per una crescita economica sostenibile, come evidenziato dallae dalla mancanza di investimenti produttivi.

Lezioni dal passato e la necessità di un nuovo modello

Il caso argentino non è un’eccezione. Il neoliberismo ha già mostrato il suo volto distruttivo in numerosi contesti, dal Cile post-dittatura fino a giungere all’attuale modello europeo, dove le privatizzazioni hanno smantellato i sistemi di welfare, fino alla crisi economica europea degli anni 2010, aggravata dalle politiche di imposte dalla Troika. In ogni caso, il risultato è stato lo stesso: disuguaglianze crescenti, perdita di diritti e impoverimento delle classi lavoratrici.

È essenziale riconoscere che il fallimento del neoliberismo non è accidentale, ma sistemico. Questo modello economico, basato sull’austerità e sulla deregulation, è intrinsecamente incapace di garantire benessere diffuso e sostenibile. Serve un cambio di paradigma che metta al centro le persone, non i profitti, e che promuovainclusive e orientate alla giustizia sociale. L’Argentina di Milei rappresenta un tragico promemoria dei danni che ilpuò infliggere. 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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Fonte: lantidiplomatico.it

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