La Normale di Pisa approva una mozione per lo stop alla collaborazione con Israele

Spiegato semplice

Alcune università in Italia, come quella di Torino e la Scuola Normale di Pisa, non vogliono più lavorare con le università di Israele perché pensano che questo lavoro potrebbe aiutare a fare cose cattive, come la guerra. Gli studenti di queste università hanno chiesto ai loro professori e al governo di pensare meglio a questa decisione e di essere sicuri che tutto quello che fanno sia giusto e non faccia del male a nessuno. Molte altre università in Italia sono d’accordo e vogliono fare una grande manifestazione all’inizio di aprile per far sentire la loro voce. Anche ci sarà uno sciopero il 9 aprile per mostrare che non sono d’accordo con la collaborazione tra Italia e Israele.

Fine spiegato semplice.

In seguito alla netta presa di posizione dell’Università di Torino, che lo scorso 19 marzo ha approvato la mozione che vieta la partecipazione al bandodi collaborazione con università ed enti di ricerca israeliani, alla protesta si è allineata anche la Normale di Pisa, che ha formalmente chiesto di rivalutare l’accordo. Il Senato accademico ha infatti approvato una mozione presentata dagli studenti attraverso cui si chiede al governo – nello specifico a MUR e MAECI – “di assicurare alla comunità scientifica che tutti i bandi e i progetti da essi promossi per favorire la cooperazione industriale, scientifica e tecnologica con altri stati rispettino rigorosamente i principi costituzionali, con particolare riferimento all’art.11” e in particolare al MAECI di “riconsiderare il ‘Bando Scientifico 2024’ emesso in attuazione dell’Accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica Italia-Israele”. Nel frattempo, da Nord a Sud, decine di università si stanno organizzando per una grande mobilitazione che andrà in scena a inizio aprile, nella settimana antecedente alla scadenza del Bando.

Nella mozione approvata in Senato accademico, la Scuola Normale di Pisa afferma di “essere chiamata, insieme a tutta la comunità scientifica internazionale, non solo ad attestare concretamente la propria solidarietà, ma anche a riflettere criticamente ad ampio raggio sulle ramificazioni del proprio lavoro”, essendo all’ordine del giorno “circostanze di eccezionale e crescente gravità”. Oltre a chiedere al MAECI la riconsiderazione del Bando Italia-Israele, l’Ateneo si impegna, in coerenza con quanto sancito dalla Carta Costituzionale, “a esercitare la massima cautela e diligenza nel valutare accordi istituzionali e proposte di collaborazione scientifica che possano attenere allo sviluppo di tecnologie utilizzabili per scopi militari e alla messa in atto di forme di oppressione, discriminazione o aggressione a danno della popolazione civile”, come sta avvenendo “in questo momento nella striscia di Gaza”. Conferendo al Direttore il compito di farsi portavoce in tutte le sedi istituzionale, e in particolare al MUR, al MAECI e alla CRUI, delle posizioni espresse nella mozione, la Scuola si impegna a “promuovere il confronto e il dialogo tra tutte le componenti della sua comunità” in merito agli “sviluppi della situazione in Palestina”, chiedendo la convocazione entro la fine del mese di aprile di “un’assemblea generale dedicata al tema”, favorendo al contempo “altre iniziative”. L’approvazione della mozione è il frutto di una lunga e intensa battaglia che ha visto protagonisti gli studenti della Scuola: «Abbiamo scioperato dalla nostra quotidianità, bloccando le lezioni e la mensa il 20 marzo per rompere una normalità basata sul silenzio e per interrompere la complicità tra i saperi che produciamo e le guerre: davanti a un genocidio la neutralità è complicità», hanno commentato gli universitari.

Le medesime istanze saranno promosse anche da molte altre università in tutta Italia. Dopo i casi di Torino e Pisa, sono almeno 20 gli atenei – tra cui Roma Tre e Tor Vergata, Trento, Firenze, Pisa, Milano e Milano-Bicocca, Napoli e Bologna – che manifesteranno contro il Bando MAECI Italia-Israele. In occasione di un’assemblea nazionale telematica svoltasi tre giorni fa tra un centinaio di studenti, professori, ricercatori, dottorandi e personale tecnico amministrativo firmatari dell’appello per il ritiro del Bando, è stato infatti dato il via libera a una mobilitazione per la settimana compresa tra il 3 e il 10 aprile, giorno in cui scadranno i termini per la presentazione dei progetti congiunti di ricerca industriale, scientifica e tecnologica italo-israeliani. Il 9 aprile avrà poi luogo uno sciopero rivolto al comparto universitario, indetto da USB Università, con annesso presidio davanti alla Farnesina.

[di Stefano Baudino]

Fonte: lindipendente.online

COMMENTACommenta COMMENTA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna su