“Il silenzio non è più un’opzione”: i docenti dell’università di Messina contro il Ponte

Spiegato semplice

Più di 200 persone che lavorano in un’università in Sicilia non vogliono che si costruisca un grande ponte che dovrebbe unire due parti di terra. Dicono che il ponte costerebbe troppo, sarebbe cattivo per l’ambiente e per la gente che vive lì, e che ci sono molti problemi nel piano di come costruirlo. Queste persone vogliono parlare con tutti per decidere insieme se è davvero una buona idea fare questo ponte. Anche il governo che vuole costruire il ponte sta avendo problemi perché gli hanno chiesto di spiegare meglio come faranno a non danneggiare la natura. Intanto, molte persone hanno fatto una grande marcia per dire che non vogliono il ponte.

Fine spiegato semplice.

Oltre duecento tra docenti e lavoratori dell’Università di Messina hanno sottoscritto e pubblicato online un documento, dal titolo “Il ponte insostenibile”, attraverso cui hanno espresso la propria contrarietà alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera bandiera dele, in particolare, del ministro delle Infrastrutture e leader leghista Matteo Salvini. Con lo slogan “Il silenzio non è più un’opzione”, i firmatari hanno dichiarato di avere ritenuto “necessario prendere una posizione netta contro un’opera insostenibile sul piano economico, ambientale, sociale, culturale, giuridico e tecnico”. Gli autori del documento hanno manifestato l’intenzione di “avviare una mobilitazione che dall’Università si apra a tutta la comunità” al fine di sollecitare “una discussione e un confronto” ispirati ai principi della “trasparenza dei processi decisionali pubblici”, dell’“etica della condivisione e della consultazione” e della “valorizzazione della ricerca alla luce della pluralità e dell’interconnessione dei saperi”.

Nel testo, si legge che l’insostenibilità dell’opera è provata “dai rilievi presentati in sede di procedura di valutazione di(VIA), dalle osservazioni delle maggiori associazioni ambientaliste del paese, unitamente a quelle dei comitati cittadini No-Ponte”, le quali hanno messo in luce le “numerose lacune nell’attuale progetto definitivo”. I firmatari affermano di porsi infatti “in continuità con le numerose iniziative promosse dal coordinamento delle associazioni No-Ponte, dal mondo della scuola e dalle altre espressioni della società civile”, menzionando la “consolidata letteratura scientifica ma anche divulgativa e di opinione che ha registrato la negatività dell’impatto del progetto sull’area dello Stretto non solo dal punto di vista tecnico-ambientale, ma anche etico, sociale e di salute pubblica”. A tal proposito, vengono fatti alcuni esempi, come “i danni materiali” e “i disagi psicologici legati agli espropri”, nonché le “gravi ricadute sul tessuto sociale e urbanistico di un cantiere stabile per oltre 10 anni”. Dal momento che, secondo i firmatari, non esiste uno spazio aperto che, in un quadro di trasparenza e condivisione di informazioni, “metta a disposizione della cittadinanza i risultati di queste ricerche e le riflessioni che ne derivano”, viene lanciata l’idea di una “assemblea pubblica” con l’obiettivo di “discutere del futuro del nostro territorio”, con data e luogo ancora da definire.

Solo poche settimane fa, in seguito all’enorme quantità di richieste di chiarimento avanzate dalla commissione Via-Vas al progetto approvato dal cda della Stretto di Messina, il presidente della società ha chiesto al Ministero dell’Ambiente altri 4 mesi di tempo per rispondere ai rilievi sollevati attraverso documentazione integrativa. È così naufragato l’obiettivo del ministro dellee vicepremier Matteo Salvini – più volte ribadito nella cornice di interventi pubblici – di vedere l’inizio dei lavori per la costruzione del ponte entro il 2024. In particolare, il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ad aprile aveva richiesto ben 239 integrazioni di documenti alla Società Stretto di Messina S.p.A e a Eurolink. 155 integrazioni sono state chieste per la Valutazione di impatto ambientale (Via), 66 integrazioni per la Valutazione di incidenza (Vinca), che verifica gli effetti delle opere sui siti protetti di interesse Ue. Per il Piano di utilizzo terre (Put) sono state richieste 16 integrazioni, per la Verifica di ottemperanza (Vo) 2 . Nel frattempo, sabato 18 maggio è andata in scena una grande manifestazione a Villa San Giovanni (Reggio Calabria) che ha riunito in corteo cittadini e frange di società civile contrari all’opera. Tra le migliaia di persone che hanno sfilato in corteo erano presenti anche politici, associazioni di categoria, sindacati e ambientalisti.

[di Stefano Baudino]

Fonte: lindipendente.online

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