REPORTAGE DALL’ARIZONA – Loretta Napoleoni: Il limbo dei migranti

Spiegato semplice

José è un uomo che vive in Arizona e lavora in un motel. È originario del Messico e, anche se paga le tasse, non ha diritto a unaperché non è un cittadino americano. Molti migranti come lui vivono in una situazione difficile: lavorano e pagano le tasse, ma non possono votare e non hanno documenti che li rendano ufficialmente parte del paese. José e altri migranti fanno lavori che gli americani non vogliono fare, ma non possono tornare a casa perché non hanno un passaporto. La città in cui vive, Williams, è molto turistica e ha un’atmosfera pro-Trump, ma molti dei lavoratori sono migranti che non possono votare.

Fine spiegato semplice.

Prosegue il reportage di Loretta Napoleoni per mostrare ai lettori de l’AntiDiplomatico il ventre degliprima dellepresidenziali di novembre. Chi si fosse perso gli altri li trova tutti in calce a questo da Williams (Arizona).

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di Loretta Napoleoni per l’AntiDiplomatico – Williams (Arizona)

25 ottobre 2024

José viene da Sinaloa, roccaforte del cartello messicano a poca distanza dal confine americano. Pulisce le stanze in un motel di Williams, cittadina ad un’ora di distanza dal Grand Canyon, in Arizona. Prima di arrivare ad un passo da una delle sette meraviglie del mondo ha lavorato a Phoenix e a Tucson. Paga regolarmente le tasse, il social security, ma non avrà mai una pensione. Come la maggior parte degli emigrati non naturalizzati, José ha un codice fiscale datogli dall’IRS, l’ufficio delle tasse federali americano, ma non ha la green card.

Con documenti falsi acquistati in Arizona ha preso la patente, ha trovatoed una volta ottenuto il codice fiscale ha potuto richiedere un permesso di residenza. Il permesso di residenza, che deve essere continuamente rinnovato, non gli dà pero’ diritto alla green card.

“Sono americano” mi dice, “sono nato in Messico, siamo tutti americani ma qui, per loro, io non lo sarò mai.” José non ha un passaporto, non puo’ tornare a casa per visitare i suoi genitori, se esce dagli Stati Uniti non puo’ rientrare.

La stragrande maggioranza dei migranti che sono riusciti ad entrare negli Stati Uniti in un modo o nell’altro, e cioe’ illegalmente, e che hanno ottenuto un lavoro e quindi pagano le tasse, vivono in questo limbo, per il fisco esistono ma per lo stato sono clandestini. 

Quando Obama passò la nuova legge che permetteva ai genitori di ragazzi e bambini di ottenere la cittadinanza bisognava dimostrare di non essere entrato illegalmente, i.e. attraversando clandestinamente il confine. Ma per farlo bisognava avere le prove. “Sono entrata 27 anni fa’ con mio figlio, lui aveva 6 anni. Siamo arrivati in aereo da Città del Messico con tanto di visto, e non siamo piu’ tornati.” Mi dice Marisella, una cameriera del Montana che è rientrata in Messico l’anno scorso. “L’avvocato mi ha chiesto la documentazione ma io non avevo nulla, mi ha spiegato che avrei dovuto conservare la carta d’imbarco… ma chi lo sapeva?”

Come milioni di migranti intrappolati nel limbo giuridico statunitense, Marisella ha pagato per 26 anni il social security ed oggi a 69 anni non percepisce una pensione. Il motivo: non ne ha diritto dal momento che non è né cittadina americana né e’ in possesso della carta verde.

“Lo stato si tiene centinaia di miliardi di dollari che noi paghiamo al social security,” dice José. Impossibile quantificare la cifra esatta perche’ non tutti coloro che pagano il social security sono registrati, non esiste un censimento a riguardo, il governo federale è ben felice di intascare tutti questi soldi e di usarli a suo piacimento, magari per finanziare la pensione della social security degli americani.

Le statistiche piu’ attendibili sono quelle del Pew Research Centre Centre: nel 2022 gliillegali erano quasi 12 milioni, un aumento notevole dal 2021 quando scesero a 10,5 milioni, ed una buona fetta migra in direzione opposta alle migrazioni interne, i.e. negli stati del nord est (lo stato del New York, il New Jersey e l’Illinois) e in California, ma anche in Texas e Florida. Nel 1990 i migranti non autorizzati erano 3,5 milioni, il picco venne raggiunto nel 2007 con 12,2 milioni. Nel 2008 e’ iniziata una flessione che e’ durata fino al 2019 quando si scese a 10,2 milioni. Questi dati corrispondono a quelli dell’occupazione degli immigrati illegali che pagano le tasse, nel 1990 erano 3,7 milioni, nel 2007 8,3 milioni, nel 2019 7,4 milioni per poi risalire a 8,3 milioni nel 2022.

Gente come Jose’ e Marisela sono fortunati perche’ hanno un lavoro stabile, possono stabilirsi da qualche parte e mandare un po’ di soldi a casa. Questo tipo di migranti sono dovunque, a nord est, in California, una buona parte dei business di Las Vegas, ad esempio, si reggono grazie a loro. Negli stati del sud oggetto delle migrazioni interne, e.g. Arizona, Nevada, Nuovo Messico, costoro trovano un’occupazione nella fiorente economia dei pensionati o nel turismo. “Facciamo i lavori che gli americani non vogliono fare,” spiega José. Naturalmente nessuno di loro vota, non ne hanno diritto, ma rappresentano grosse fette della popolazione locale.

Williams dove vive José è una cittadina pro-Trump paradossalmente popolata da migranti non votanti.

Tagliata dalla celeberrima Route 66, Williams vive sul turismo del Grand Canyon, alla partenza del treno per il Grand Canyon tre finti cowboy vestiti come nel 1800 salutano i passeggeri per dar loro l’illusione di essere nel far west.

Ma la vera Williams e’ quella del MAGA piu’ radicale.

La commessa di un negozio dove si vendono souvenir elettorali pro-Trump mi spiega che quando è arrivata a luglio, una delle due vetrine era gia’ piena di questi prodotti, quando ha suggerito di fare l’altra vetrina a favore della Harris le è stato chiesto se voleva che qualcuno le sparasse.

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DAKOTA: Riserve indiane, fracking e i dettami di Trump: “un’America d’altri tempi”

WISCONSINTrump o Harris? In uno swing state la politica è tabù

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Loretta  Napoleoni

Loretta Napoleoni


*Economista di fama internazionale. Ha insegnato alla Judge Business Schools di Cambridge e nel 2009 è stata invitata come relatrice alla Ted Conference sui temi del terrorismo. Nel 2005 ha presieduto il gruppo di esperti sul finanziamento del terrorismo per la conferenza internazionale su terrorismo e democrazia organizzata dal Club de Madrid. Autrice di diversi libri di successo tra cui Terrorismo SPAEconomia Canaglia e Maonomics, tradotto in 18 lingue, incluso l’arabo ed il cinese; ISIS, lo stato del terrore, uscito in 20 nazioni. L’ultimo si intitola Technocapitalism

Fonte: lantidiplomatico.it

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