Loretta Napoleoni – Il “nuovo mercantilismo” di Trump può funzionare?

Spiegato semplice

Donald Trump è stato eletto presidente e molte persone hanno iniziato a parlare di come questo potrebbe cambiare l’economia del mondo. Si parla di “nazionalismo economico”, che significa che un paese cerca di proteggere i propri interessi economici, anche a scapito di altri paesi. Questo concetto è simile a quello che succedeva tanto tempo fa, quando l’Inghilterra controllava le sue colonie e le costringeva a vendere le loro risorse a prezzi alti.

Quando le colonie hanno iniziato a ribellarsi, l’Inghilterra ha reagito con guerre commerciali. Oggi, Trump sta cercando di fermare la concorrenza della Cina, che è diventata molto forte. Anche il presidente Biden continua su questa strada. La domanda è se gli Stati Uniti possano chiudersi al resto del mondo come fece l’Inghilterra in passato.

Fine spiegato semplice.

di Loretta Napoleoni per l’AntiDiplomatico

L’elezione di Donald Trump ha scatenato una pletora di commenti e previsioni, alcuni apocalittici, sul futuro dell’economia mondiale. Tra questi, il ritorno delle politiche mercatistiche, sembrerebbe la piu’ corretta. Definita nuovo mercantilismo, questa teoria e’ sinonimo di nazionalismo economico.

Prima di avventurarci in giudizi rispolveriamo la memoria riguardo al classico mercantilismo. Il termine e’ legato alle politiche del capo del tesoro di Luigi XIV, Jean-Baptiste Colbert. Fu infatti Colbert a lanciare nel diciassettesimo secolo la filosofia deli cui pilastri erano l’interesse nazionale e l’intervento dello stato per assicurarlo, anche e soprattutto a discapito degli altri paesi. Questa forma di “egoismo economico”, che molti erroneamente definiscono anti-globalizzazione, raggiunse il suo apice durante l’impero britannico, le colonie erano costrette a vendere le materie prime all’Inghilterra che le processava nelle fabbriche delle Midlands per poi inviare i prodotti finiti alle colonie che li pagavano a caro prezzo.

Il mercantilismo britannico funzionò per un semplice motivo: la culla della rivoluzione industriale era l’Inghilterra, la superiorità tecnologica assicurava la sudditanza delle colonie in termini di produttori di materie prime e dei loro mercati di sbocco, data la dipendenza dai prodotti finiti.

Il mercantilismo fu anche possibile grazie al colonialismo, che viene identificato in termini economici come un processo diin quanto ha aperto i mercati a materie prime e prodotti extra nazionali. Si potrebbe anche affermare che il colonialismo è stato un elemento fondamentale per la riuscita della rivoluzione industriale e per l’avvento del grande capitalismo. Senza le materie prime ed i mercati di sbocco la rivoluzione tecnologica non si sarebbe tradotta in industrializzazione. Cio’ avvenne nell’antica Grecia, durante il periodo d’oro quando il proliferarsi dell’innovazione tecnologica finì per dilettare l’élite, vedi il deus ex machina della tragedia greca, invece di dar vita ad una rivoluzione industriale.

Il mercantilismo iniziò a frantumarsi quando le colonie, e.g. quelle americane, decisero di ribellarsi alla condizione di sudditanza. La risposta dell’Inghilterra fu la guerra commerciale combattuta a colpi di tariffe, sanzioni ed embargo.

È dunque possibile affermare che le grandi globalizzazioni sono sempre strumentali ai salti tecnologici e che attraverso le prime i secondi si consolidano per poi sfociare inevitabilmente nel nazionalismo economico quando la sudditanza tecnologica si sfalda? In altre parole, ilnon e’ anti-globalizzazione ne’ piuttosto la fase finale.

Se la risposta e’ si allora il nazionalismo economico di Trump era un fenomeno prevedibile. La rivoluzione digitale americana è stata possibile grazie allo sfruttamento del mercato cinese, senza l’apertura di Deng Xiaoping Steve Jobs non avrebbe mai creato il miracolo Apple. E sulla scia di questo sbocco nevralgico il capitalismo occidentale  non solo e’ sopravvissuto ad una crisi profonda innescata dall’aumento del prezzo del petrolio nel 1974, ma si e’ espanso nel mondo. Il crollo delle tariffe, l’apertura dei mercati e’ stato l’ossigeno della rivoluzione digitale. Tutto cio’ ha iniziato a sfaldarsi quando la Cina, arrivata ad un livello di sviluppo vicino a quello occidentale ha cambiato registro e da nazione sfruttata è diventata concorrente. Esattamente come avvenne con le colonie americane.

Il nazionalismo economico di Trump, non a caso, inizia nel 2016 ed e’ diretto principalmente a bloccare la concorrenza di Pechino. Biden non cambia la politica, anzi la cementa. L’innovazione della nuova amministrazione Trump è l’allargamento del nazionalismo economico ai paesi del NAFTA, all’Europa ed al resto del mondo. Ci sorprende? L’Inghilterra fece la stessa cosa e diede vita alle guerre commerciali, si chiuse dentro il suo impero, creò il Commonwealth e cosi’ via.

La domanda da porsi oggi è la seguente: possono gli Stati Uniti oggi seguire l’esempio inglese e chiudersi al mondo? L’America è un continente, non è una nazione. È un esportatore netto di energia e produce cio’ che mangia. Forse la risposta giusta è si!

Loretta  Napoleoni

Loretta Napoleoni


*Economista di fama internazionale. Ha insegnato alla Judge Business Schools di Cambridge e nel 2009 è stata invitata come relatrice alla Ted Conference sui temi del terrorismo. Nel 2005 ha presieduto il gruppo di esperti sul finanziamento del terrorismo per la conferenza internazionale su terrorismo e democrazia organizzata dal Club de Madrid. Autrice di diversi libri di successo tra cui Terrorismo SPAEconomia Canaglia e Maonomics, tradotto in 18 lingue, incluso l’arabo ed il cinese; ISIS, lo stato del terrore, uscito in 20 nazioni. L’ultimo si intitola Technocapitalism

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Fonte: lantidiplomatico.it

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