Fine spiegato semplice.
di Loretta Napoleoni
Chicago, 10 ottobre 2024
Ci sono gli indecisi, i decisi e quelli che elettoralmente non esistono, i cosiddetti astensionisti, anche se il termine e’ incorretto perche’ presuppone una volontà a non votare, e negli Stati Uniti sono un terzo degli aventi diritto. È vero che molti non sono interessati alla politica, ma una buona fetta non sa neppure di avere diritto al voto o non sa come fare per registrarsi.
Questa è l’ennesima contraddizione della democrazia americana.
Nei cosiddetti swing states, i partiti si attivano per mandare porta a porta volontari che hanno il compito di spiegare il diritto di voto, convincere ed aiutare chi non è registrato a farlo. Negli stati come il Michigan o il Wisconsin, dove i due candidati sono testa a testa, repubblicani e democratici hanno da settimane sguinzagliato giovani volontari che, come i Testimoni di Geova, fanno proselitismo politico. In molti casi nel giorno delle elezioni i ‘convertiti’ vengono accompagnati alle urne da efficientissime staffette. Tutto cio’ non avviene negli stati dove tradizionalmente l’elettorato vota un partito o un altro. Ad esempio, nel Montana o nel Texas, roccaforti dei repubblicani, o nell’Illinois o nel New York state tradizionalmente democratici. In questi stati nessun partito si interessa ai potenziali astensionisti.
LEGGI: Loretta Napoleoni – Quella falsa percezione dei “Swing States” nelle elezioni USA
In un piccolo parco cittadino di Chicago, a nord del Millennium Park, un gruppo di uomini neri discorre seduti su alcune panchine. Non sono senza tetto, ma non sono neppure benestanti, data l’ora, il primo pomeriggio, si puo’ presumere che alcuni siano disoccupati. Ed infatti i piu’ giovani mi dicono di esserlo, hanno perso il lavoro quando la piccola fabbrica a conduzione familiare dove lavoravano è fallita. Produceva regalini a poco prezzo, ninnoli e con il covid, nonostante gli assegni dello stato, ha dovuto chiudere. I piu’ anziani non lavorano da tempo e vivono con l’assegno del National Security, che molto probabilmente non arriva neppure a mille dollari al mese.
Parlano di sport, la loro vera ed unica passione. Poco distante gli studenti di un liceo si allenano a football americano, altri tirano a canestro in un campo da pallacanestro. In effetti lo sport e’ onnipresente in America e nel mondo. La politica non li interessa perche’ nessuno dei due partiti sa che esistono. Quando gli chiedo se i volontari dei partiti si sono fatti vivi per farli votare scuotono la testa. A pensarci bene perche’ dovrebbero farlo? La vittoria dei democratici nello stato dell’Illinois è cosi’ certa che ottenere qualche voto in piu’ e’ irrilevante, per i repubblicani e’ inutile perfino tentare di vincere in Illinois perche’ lo scarto e’ troppo grande.
Anche in queste elezioni a Chicago come a New York gia’ si sa chi vincerà nello stato, sono stati da sempre blue. Ma mentre nel Bronx ho conosciuto persone, piccoli commercianti, insegnanti e pensionati che hanno ammesso di essersi spostati dal partito democratico al partito repubblicano dopo il Covid e di voler votare Trump anche sapendo che non vincerà mai nello stato del New York, qui a Chicago mi viene detto che votare è inutile.
Il problema di un sistema elettorale basato sui collegi elettorali e di una nazione fortemente polarizzata e dove le diseguaglianze hanno assunto dimensioni preoccupati, è l’indifferenza della macchina elettorale e politica nei confronti di quei segmenti della popolazione che non hanno alcun potere elettorale, proprio a causa del sistema elettorale, e.g. il gruppo di neri di Chicago, i commercianti del Bronx. E questo è sbagliato perche’ uno dei pilastri della democrazia e’ la rappresentanza.
Sull’elegantissima Michigan avenue, all’ingresso del chiostro di una vecchia chiesa i senza tetto, altro segmento che non vota, entrano ed escono da un ingresso laterale. È l’ora di pranzo e la parrocchia gli offre un pasto caldo. Alcuni sono disturbati mentalmente, con molta probabilità molti sono vittime della crisi degli oppioidi, altri sono piombati nella povertà da poco, lo si intuisce dagli abiti che indossano, lo zaino che hanno in spalla ma anche la vergogna che ancora si legge sui loro volti. Nessuno di loro vota. Non hanno fissa dimora e socialmente non esistono.
Sul marciapiedi davanti alla chiesa compare una sedia a rotelle, sopra che’ un uomo senza una gamba, al suo posto un polpaccio di ferro ed un piede finto. È un veterano della guerra in Iraq. La protesi gliel’ha data lo stato, la casa l’ha persa con il divorzio. Un tempo, mi dice, votavo, adesso no perche’ per lo stato non esisto piu’.
Tra i non votanti ci sono anche quelli che hanno la carta verde, gli emigrati illegali che sono abilitati al lavoro ma che non hanno neppure il diritto alla carta verde, e tutta la nebula degli emigrati illegali che si nascondono dallo stato ed alimentano il mercato del lavoro nero. Vivono in America ma non hanno diritto di voto.
In un centro benessere incontro un’imprenditrice ucraina, mi dice che sono due anni che è a Chicago ed e’ riuscita ad aprire un business che funziona. Ha lasciato tutta la famiglia in una cittadina dell’Ucraina dell’ovest, madre e padre. È scappata insieme al compagno ma lui non ha potuto attraversare il confine in treno, agli uomini è vietato lasciare il paese. È dovuto uscire illegalmente e poi dalla Polonia e’ arrivato a Chicago un anno dopo di lei. Questa trentenne dai lineamenti delicati se potesse voterebbe Trump perche’ vuole la fine della guerra e vuole tornare a casa. Anche se in parte beneficia del sogno americano non vuole restare in questo paese. È tutto un business, mi dice, la guerra in ucraina e’ uno sporco business e che ha distrutto la nostra nazione. Zelensky, aggiunge, e’ uno dei promotori.
(FOTO DI LORETTA NAPOLEONI)
Fonte: lantidiplomatico.it