Il Consiglio Comunale di Milano ha negato la cittadinanza a Julian Assange

Spiegato semplice

A Milano, un gruppo di persone che decide le cose importanti per la città ha votato se dare o no un premio speciale a Julian Assange, che ha creato un sito chiamato WikiLeaks. Alcune persone volevano dargli questo premio perché pensano che lui abbia aiutato a far sapere a tutti delle cose segrete e importanti. Ma alla fine, più persone hanno detto di no che di sì, e alcuni non hanno nemmeno votato. Prima, in altre città italiane, avevano deciso di dargli questo premio, ma a Milano no. Adesso, Julian Assange sta aspettando che una corte importante a Londra decida se deve andare negli Stati Uniti, dove potrebbe avere grossi problemi per aver mostrato al mondo delle cose che il governo americano voleva tenere nascoste.

Fine spiegato semplice.

Con 7 voti favorevoli, 12 contrari e 6 astenuti, il Consiglio Comunale di Milano ha negato il conferimento della cittadinanza onoraria a Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, bocciando la proposta presentata dai Consiglieri Enrico Fedrighini (Gruppo Misto), Carlo Monguzzi (Europa Verde) e Rosario Pantaleo (Partito Democratico). Tutti i consiglieri di centrodestra, ad eccezione di uno, sono usciti dall’aula prima del voto, così come alcuni esponenti dei partiti dell’area progressista. 12 consiglieri della coalizione di centrosinistra che sostiene il sindaco Sala – peraltro non presente in aula – hanno votato contro, mentre altri 6 si sono astenuti. In seguito a quanto accaduto a Roma, dove i dem, dopo avere a più riprese mostrato titubanze e tirato il freno a mano, avevano infine dato semaforo verde all’onorificenza all’attivista australiano, il Partito Democratico si è dunque messo nuovamente di traverso, attirandosi le critiche di grossi pezzi della società civile in prima linea nella battaglia pro-Assange.

Milano si pone dunque in controtendenza rispetto all’azione dei tanti Consigli Comunali della Penisola che, negli ultimi mesi, hanno deciso di assegnare la cittadinanza al fondatore di WikiLeaks. Che la situazione nel capoluogo lombardo non fosse rosea si era già capito nel maggio del 2022, quando il Partito Democratico si era opposto a una mozione di Europa verde che proponeva il conferimento della cittadinanza onoraria ad Assange e si opponeva alla sua estradizione dal Regno Unito agli USA. I Consiglieri piddini avevano preferito ridimensionare notevolmente la proposta, presentando due emendamenti al fine di eliminare la richiesta di cittadinanza onoraria e ogni riferimento all’estradizione, virando invece su un più neutrale accenno alla libertà di informazione. Ieri, sebbene fuori dal Consiglio Comunale milanese un cospicuo manipolo di attivisti – molti dei quali dichiaratisi elettori del PD – si fosse riunito per manifestare a favore di Assange, è andato in scena l’ultimo colpo di coda. Che mette, di fatto, la pietra tombale sulla proposta. “Una scelta incoerente con i valori di cui, a parole, l’amministrazione dice di essere portatrice – ha commentato in una nota il Comitato italiano per la Liberazione di Julian Assange, che ha ringraziato i consiglieri che hanno deciso di ripresentare la mozione e quelli che l’hanno sostenuta -. Nella città della moda e dell’apparenza il risultato, purtroppo, era scontato”.

Il primo Comune a conferire la cittadinanza onoraria ad Assange, nel luglio del 2022, era stato Lucera, centro di 33mila abitanti in provincia di Foggia. A seguirlo, a ruota, sono stati Pinerolo, Marcellinara, Pescara, Castelnuovo Cilento, Passignano sul Trasimeno, Catania, Monterotondo, Montegabbione, Chiusi, Campobasso, Castelfranco Emilia, Ferrara, Modena, Savona, Strambinello e Vicovaro, nonché i capoluoghi Napoli, Reggio Emilia e Bari. Roma, prima Capitale al mondo a mobilitarsi in favore di Assange anche e soprattutto grazie alla spinta propulsiva dell’ex sindaca Virginia Raggi, è stata – con non poche “ingessature” e stop&go – l’ultima grande città italiana a conferirgli la cittadinanza. Assange, e con lui l’universo degli attivisti che, in tutto il mondo, gli hanno manifestato sostegno e solidarietà, sta attendendo la dirimente pronuncia dell’Alta Corte di Londra, che, dopo essersi riunita in udienza lo scorso 20 e 21 febbraio, si pronuncerà a breve sulla sua eventuale estradizione negli Stati Uniti. Lì Assange rischia una condanna fino a 175 anni di carcere per aver pubblicato sul portale WikiLeaks, nel 2010, file riservati del governo americano che hanno svelato i crimini di guerra consumati dagli USA nella prigione di Guantanamo Bay, a Cuba, in Iraq e in Afghanistan.

[di Stefano Baudino]

Fonte: lindipendente.online

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