[VIDEO] Dietro il Sipario – Agricoltori: La protesta continua

Spiegato semplice

C’è una persona che fa video per spiegare le cose importanti e chiede aiuto a chi guarda per continuare il suo lavoro. Puoi aiutarlo iscrivendoti al suo blog o comprando i suoi libri. Ha fatto un video dove parla con degli agricoltori che non sono contenti perché ci sono delle regole europee che rendono difficile il loro lavoro e vogliono che le cose cambino. Dice che se non si cambiano queste regole, gli agricoltori italiani avranno sempre più problemi.

Fine spiegato semplice.

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Trascrizione del video

Buonasera a tutti amici di Visione TV, ben ritrovati con questa arricchissima puntata di dietro il sipario, toccheremo molti argomenti diversi. Francesco parto da te perché tra l’altro tu sei molto vicino a queste proteste degli agricoltori e qualche settimana fa eri proprio al presidio di Roma dove hai intervistato alcuni di questi esponenti. Vuoi prima anticiparci come è andata, poi manderei il servizio e poi inizierei con te per cercare di capire un po’ meglio quali sono effettivamente le ragioni di queste proteste perché i media si sono focalizzati soltanto su alcuni aspetti, escludendo in particolare i trattati di libero scambio come il MERCOSUR o comunque parlandone pochissimo. Sì, sono andato ad incontrarli perché l’obiettivo è quello di federare un po’ i vari gruppi in protesta. L’unica cosa è che mi rendo conto che non hanno ancora le idee chiarissime su quelli che sono i reali problemi del compatto. Noi vediamo per esempio in Polonia, in Ungheria, stanno protestando, stanno facendo un blocco al confine con l’Ucraina per evitare che possa transitare il grano ucraino. Hanno costretto i loro governanti ad andare contro i vincoli europei. Noi sappiamo che in Slovacchia, Polonia e Ungheria hanno messo un embargo contro il grano ucraino. È un’operazione unilaterale che è assolutamente vietata dai trattati europei, ma a loro non interessa perché hanno gli agricoltori in piazza con le idee chiare e hanno costretto ovviamente i loro governanti ad andare anche contro quelle che sono le direttive e i vincoli europei. Da noi questo non avviene. Noi andiamo ancora a chiedere un tavolo tecnico con qualche sottoposto del Ministro dell’Agricoltura che non può risolvere il problema. Se non si mettono in discussione gli accordi neoliberisti che sono stati firmati e portano il nome di Mercosur con il Sud America, poi c’è l’accordo con il Canada per il grano che arriva col glifosato, poi ci sono gli accordi di solidarietà con l’Ucraina per il grano senza darsi. Se non si mettono in discussione questi grandi accordi neoliberisti che sono quelli che mettono in ginocchio il comparto e se non si obbligano i governanti ad andare contro le regole europee come hanno fatto in altri paesi, continuiamo a chiedere di rimandare l’IRPEF per l’agricoltura, di avere una dilazione dei pagamenti per l’assicurazione dei mezzi agricoli, per avere un giusto prezzo dei prodotti, ma il problema lo rimandiamo soltanto, ma ovviamente non lo risolviamo. Bisogna mettere in discussione i trattati neoliberisti imposti dall’Unione Europea. Se non mettiamo quelli nel mirino e se non entrano quelli nel mirino della protesta, difficilmente il comparto italiano dell’agricoltura potrà uscire dall’angolo. Intanto mandiamo l’intervista che vi è realizzato proprio al Presidio di Roma e poi rientriamo in studio. Assieme a me sono i ragazzi del Veneto, sono i ragazzi di Brescia, della Lombardia e abbiamo sentuti un punto in comune che è il benessere dell’agricoltura. Attualmente questo viene sotterrato da un’Unione Europea che fa delle scelte scelerate nei nostri confronti e che si sta schiacciando su ogni tipo di fronte, quindi dobbiamo essere tutelati prima per salvaguardia del nostro territorio e poi perché siamo comunque persone che lavorano, pagano le tasse e hanno un diritto a una dignità. Siamo tutti compatti e uniti per portare avanti la nostra voce, voce che i sindacati ci hanno negato finora perché fino a un mese fa ricordiamo che dicevano che problemi in agricoltura non ce ne sono. La nostra proposta fondamentale è quella di avere un prezzo diverso da quello che c’è in tutto il mondo per i nostri prodotti, per il nostro Made in Italy e per diversificarlo dalle produzioni mondiali. Tornando da te, un altro punto comune alle proteste oltre a quelli che venivano evocati prima dai diversi agricoltori che abbiamo mandato in onda è proprio la questione del trattato di libero scambio, il MERCOSUR, che però è stato marginalizzato dai media mainstream. Ci spieghi di che cosa si tratta e quali sarebbero effettivamente i suoi pericoli e perché secondo te i media non ne stanno praticamente parlando? Il MERCOSUR è un partenariato economico tra l’Unione Europea e il mercato comune del Sud America, quindi principalmente Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay. È stato siglato nel 2019 e poi dovevano ratificarlo tutti gli Stati europei, ma ancora non è stato ratificato. Per quale motivo? Perché l’Unione Europea chiede ai Paesi sudamericani degli standard maggiori per quanto riguarda ovviamente l’ambiente e anche la sicurezza alimentare, quindi l’Unione Europea vorrebbe impore una sorta di green deal anche ai Paesi del MERCOSUR, che ovviamente non accettano. Non accettano perché sono più competitivi, proprio perché non hanno gli stessi standard europei, quindi questa cosa non l’accetteranno mai. Oltretutto hanno il coltello dalla parte del manico, perché noi abbiamo assolutamente bisogno sempre di più delle materie prime del Sud America, soprattutto il litio. Quindi noi non possiamo fare a meno di loro, mentre loro possono fare più a meno di noi, perché poi l’accordo con il MERCOSUR prevedeva che l’Italia esportasse nel mercato sudamericano più automobili, quindi era più un accordo per l’automotive e noi sappiamo che di automobili italiane non ce ne sono nella maniera più assoluta. Infatti è notizia di queste ore, di qualche giorno fa, che Stellantis ha lanciato il suo piano di 6 miliardi di euro di investimento in Sud America, perché diciamo quello era l’obiettivo. Però lasciamo che Stellantis esporti le sue auto e dall’altra parte ci facciamo invadere da prodotti che non rispettano la sicurezza alimentare, quindi prodotti pericolosi anche per la salute, prodotti per i quali poi c’è tutta la questione della deforestazione. Quindi mentre noi facciamo accordi con dei paesi per avere le materie prime, accettiamo anche che vanno a deforestare l’Amazonia, poi non riusciamo a fare l’accordo con il nostro agricoltore perché imponiamo che addirittura la stalla venga equiparata come inquinamento ad una fabbrica. Ed è l’ultima follia, l’ultima direttiva proprio di queste ore dell’Unione Europea, quella direttiva che appunto si chiama la direttiva per le missioni industriali che va ad equiparare le stalle alle industrie. Mentre dall’altra parte manteniamo l’accordo con il Brasile, anzi cerchiamo di tutto per fare in modo che quell’accordo vada in porto. La FonderLine è andata a parlare con il presidente Lula per dire che dobbiamo accelerare nonostante non ci siano standard per quanto riguarda l’inquinamento, non ci siano standard alimentari e questo mette in ginocchio totalmente l’agricoltore italiano perché quando i prodotti arrivano senza quegli standard sul nostro mercato molto più economici ovviamente fanno crollare il mercato. L’agricoltore non vede nessun vantaggio perché non è che noi esportiamo di più, ripeto esportiamo più automobili, importiamo più litio, c’è tutte le cose che servono sempre all’Unione Europea per questa transizione green, ma l’agricoltore non ha assolutamente nulla in cambio anche perché ed è giusto precisarlo e chiudo, questi accordi di libero scambio non sono accordi tra l’azienda agricola a conduzione familiare italiana e l’azienda agricola a conduzione familiare argentino-brasiliana ma con le grandi multinazionali, i grandi colossi argentini e brasiliani che poi se andiamo vedendo sono sempre gli stessi hedge fund che si muovono dietro, sono sempre lo stesso cartello finanziario quindi che l’accordo sia con il comparto agricolo del Canada o che sia con quello del Sud America se poi andiamo a vedere chi c’è dietro c’è sempre lo stesso cartello finanziario. Quindi quello che accade quando dicono anche il PNR ha stanziato miliardi di euro agli agricoltori non è vero, l’agricoltore quello che sta protestando adesso sul trattore che poverino dal nord Italia è dovuto scendere fino a Roma con un lento trattore per ore lui non sente neanche l’odore di quei soldi del PNR è un po’ lo stesso sistema che accade con il mess quando dissero abbiamo dato soldi alla Grecia il pensionato greco di quei soldi non ha visto nulla non ha sentito neanche l’odore come lo spiegò bene anche addirittura Massimo D’Alema è la stessa cosa questi soldi del PNR vanno per la transizione tra i campi agricoli ai campi agrivoltaici questo adesso il loro obiettivo se voi andate a vedere dove sono stati stanziati i soldi sono proprio nell’agrivoltaico cioè rendere quei campi dei campi per la produzione di energia e se noi andiamo a vedere quali sono le grandi oggi le grandi multinazionali dell’agricoltura in Italia come bonifiche ferraresi per esempio che la più grande è più grande produttore gestisce tutta la filiera dalle sementi fino ai consorsi se noi andiamo a vedere tra i soci di bonifiche ferraresi tu trovi Enel e Eni oltre a coldiretti insieme a loro cosa ancora più grave perché questo ti fa capire che gli agricoltori il nemico ce l’hanno in casa ce l’hanno veramente in casa e ce l’hanno nelle proteste con loro perché poi a Bruxelles vedi tutti quegli ombrellini gialli di facciata ma la coldiretti e all’interno di bonifiche ferraresi insieme ad Eni e ad Enel e deve aiutare proprio ad effettuare questo passaggio il passaggio dal piccolo agricoltore che non deve trovare più vantaggio nel coltivare il proprio campo nel darci prodotti genuini perché quei campi servono per le grandi aziende energetiche perché devono fare la transizione a campi agrivoltaici è una cosa molto trasparente aprite il sito di queste aziende aprite il sito di filiera italia che si occupa di agricoltura se vai nel sito filiera italia e vai a vedere nei soci tu non trovi aziende agricole trovi Eni ed Enel e questa è una cosa assurda insieme a loro poi nei vari consigli di amministrazione di tutti questi consorsi trovi coldiretti e allora è ovvio che capisci che tutto questo serve per una transizione deve morire la piccola agricoltura familiare e quei campi devono essere destinati a qualcos’altro tanto le stesse multinazionali poi ci serviranno la carne sintetica la farina di insetti e tutto quello che sappiamo. Francesco noi tra due minuti ci dobbiamo spostare a Mosca per collegarci insieme a Pino Cabras però ti chiederei ancora un flash perché prima Gianmarco parlava della resistenza come possiamo fare una resistenza attiva a tutto quello che sta accadendo prima hai parlato delle processe agricoltore adesso abbiamo visto le direttive green però i tasselli di questa Gabi anzi di questo incubo europeo sono sempre di più e ci stanno stringendo stritolando sempre maggiormente. Sì dobbiamo parlare alle singole categorie vessate da queste scelte etero dirette quindi tu hai visto io mi sono rivolto agli agricoltori spiegando loro quali erano le direttive europee che mettevano il comparto in ginocchio la questione della casa riguarda tutti e allora permettimi di fare un appello agli italiani che ci stanno ascoltando perché è una cosa molto spiacevole che andrò a dire però è una cosa essenziale per quanto riguarda la svalutazione il proprietario di immobili mettiamo che lunedì scorso è andato in agenzia per far valutare il proprio immobile gliel’hanno valutato centomila euro martedì esce dall’agenzia viene firmato in Europa questo questa direttiva sulle case green se domani mattina torna nella stessa agenzia l’agenzia sottrae immediatamente al prezzo dell’immobile quello dell’adeguamento alle direttive green per la classe energetica lo fa immediatamente quindi quello che non è stato detto agli italiani che questa operazione ha svalutato il suo immobile immediatamente perché noi vediamo queste date nel 2050 gli edifici dovranno essere a dimissione zero qualcuno pensa va bene siamo nel 2026 fino al 2050 quello che invece deve essere chiaro è che il mercato appena è passata la direttiva in Unione Europea già comincia a calcolare quella spesa che bisogna accantonare per adeguare la classe energetica quindi l’immobile che ieri era valutato centomila euro passa la direttiva green in Unione Europea oggi l’agenzia immobiliare così come la banca se ve a chiedere il mutuo già mette in conto quella parte che deve essere accantonata negli anni per adeguare alla classe energetica e quella è una svalutazione al cento per cento una svalutazione ovviamente in linea a quella che sarà la cifra da spendere ma è una svalutazione una patrimoniale chiamatela come volete ed è quello che viene nascosto agli italiani di tutta questa storia perché quando abbiamo sentito nel tuo servizio bellissimo che avete fatto si parla di svalutazione del 40 per cento degli immobili quello è vero ma è una cosa molto futuristica cioè se tutti i presenti nel 2050 quando sono obbligatorie le emissioni zero con un immobile ancora inquinante ovviamente viene svalutato anche del 40 per cento però stiamo parlando di qualcosa di futuristico io ti dico che oggi con la direttiva che è passata ieri oggi la parte alla classe energetica quelli ti vengono sottratti immediatamente lo sta calcolando già il mercato lo stanno calcolando già le agenzie immobiliari lo calcolano già le banche per dare i mutui quindi l’italiano deve sapere che da ieri a causa dell’unione europea ha subito una patrimoniale senza che se ne sia reso conto. Francesca Modeo tu prevedi un colpo di scena come si diceva prima cioè alla fine Biden verrà sostituito oppure si preferirà zombificare zombizzare la democrazia statunitense e dare in qualche modo un messaggio globale a tutte le altre democrazie? Ma con una popolazione dove centomila giovani all’anno muoiono di fentanyl Biden è anche uno sveglio voglio dire quindi lo terranno tranquillamente rappresenta proprio l’America mai un presidente ha rappresentato così quello che oggi l’America assolutamente incapace di intendere e di volere in tutto quello che sta facendo sul fronte geopolitico. Io stasera sono perfettamente allineato con l’amico Landi su tutto non mi voglio disallineare con lui stasera per scelta quindi la questione trampa la toccherò pianissimo io sono un’antisionista viscerale. Infatti io non ti avevo chiesto nulla proprio per quello ho cercato di sorvolare data l’ultima rissa che c’era stata tra voi qua su visione. Gianmarco tu hai il microfono staccato. Ribadisco no ma non ci sarà bisogno di rispondere perché non voglio disallinearmi da Landi sono antisionista viscerale sono pro palestina fino al midollo quindi a me un presidente un candidato presidente che non prende le distanze dal genocidio in corso e che non dice nulla su quello che sta accadendo ai civili di Gaza io mi augurerò sempre l’elezione di Trump mi farei la tessera i documenti americani per andarlo a votare ma sono rimasto molto male sono molto deluso perché so che sulla questione di Israele non cambierà nulla nulla né adesso né nei prossimi anni che governerà Trump e questo per me è qualcosa che mi impedisce di gioire appieno della sua elezione perché la questione palestinese per me adesso è una questione prioritaria io quelle scene dei bambini da Gaza non le voglio vedere più e voglio che qualcuno paghi per quelle scene questa adesso la mia priorità non riesco a gioire appieno come falanghe la futura elezione di Trump che mi auguro farò il possibile perché ciò avvenga con l’effetto osservatore della fisica quantistica di più non posso fare ma non sarà una gioia per me perché noi ho sentito dire come ha fatto con l’Ucraina dove lì invece sarà una grande gioia per me vedere Trump intervenire su quel conflitto tu lo sai come l’ho chiamato nel titolo del mio libro perché il conflitto è NATO NATO lettera maiuscola con logo della NATO quindi lì Trump interverrà e sono contentissimo ha detto che in pochi giorni può porre fine a quel conflitto avrei voluto sentire da Trump che farà il possibile in pochi giorni per fermare la pulizia etnica in corso nella striscia di Gaza.

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