Fine spiegato semplice.
Secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco di economia Handelsblatt, che cita fonti interne alle aziende coinvolte, l’Italia sarebbe pronta a concludere un accordo per l’acquisto di 550 carri armati Panther e Lynx dall’azienda tedesca Rheinmetall, per un valore di 20 miliardi di euro. Se portato a termine, il contratto potrebbe rappresentare il più grande ordine di blindati della storia dell’impresa di armi. L’accordo, che vede coinvolta per la parte italiana l’azienda Leonardo, dovrebbe avere una durata di 15 anni. L’ordine effettuato alla Rheinmetall segue il fallimento delle trattative tra Leonardo e la holding tedesca della difesa KNDS per la costruzione di un nuovo carro armato per l’esercito italiano. Proprio a questo scopo, ieri Leonardo e Rheinmetall hanno annunciato un «accordo strategico» per lo «sviluppo della nuova generazione di sistemi di difesa terrestre», una joint venture paritetica il cui 60% delle attività sarà realizzato in Italia.
In una nota congiunta, Rheinmetall e Leonardo – società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza – hanno spiegato che la finalità dell’accordo è lo sviluppo industriale e la conseguente commercializzazione del nuovo Main Battle Tank (MBT) e della nuova piattaforma Lynx per il sistema di combattimento della fanteria corazzata (AICS), nella cornice dei programmi di sistemi di terra dell’Esercito Italiano. Il patto getta le basi per l’adozione da parte dell’Esercito Italiano del nuovo tank di Rheinmetall KF-51 Panther – al posto del Leopard 2A8, che era invece previsto nell’ambito di un precedente accordo di Leonardo con Krauss Maffei Wegman/KNDS Germania, recentemente affossato – e del veicolo corazzato da combattimento per la fanteria b, già ordinato dall’Esercito Ungherese. Nel comunicato viene messo nero su bianco che «con il carro armato KF-51 Panther di nuova concezione e il nuovo veicolo da combattimento della fanteria KF-41 Lynx, Rheinmetall dispone della tecnologia di base adeguata su cui costruire entrambi i programmi». Roberto Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, ha affermato che «la tecnologia e le sinergie industriali tra Leonardo e Rheinmetall rappresentano un’opportunità unica per sviluppare Mbt e veicoli di fanteria all’avanguardia», parlando dell’accordo come di un «contributo fondamentale alla creazione di uno spazio di difesa europeo».
E proprio il partito che, ai tempi delle trattative per la formazione del governo Draghi, aveva contribuito a proiettare Cingolani sulla poltrona più alta del Ministero della Transizione Ecologica ora vuole vederci chiaro. «Secondo la stampa tedesca, la Difesa ha chiuso un accordo da 20 miliardi con Rheinmetall per la fornitura di 550 carri armati: 200 carri pesanti Panther e 350 carri leggeri Lynx. Tra settembre 2022 e febbraio 2023 il Parlamento ha autorizzato, con il voto contrario del M5S, investimenti pluriennali per oltre 23 miliardi per la fornitura di 840 carri armati, 270 pesanti e 570 leggeri», hanno dichiarato i capigruppo del Movimento cinque stelle nelle commissioni Difesa di Camera e Senato, Marco Pellegrini e Bruno Marton. I parlamentari pentastellati hanno evidenziato che «il nuovo accordo, che sostituisce quello appena naufragato con il consorzio franco-tedesco Knds a causa del rifiuto di costruire i mezzi anche in Italia, se le cifre e le quantità fossero confermate configurerebbe un sostanziale aumento del costo medio unitario dei mezzi, da 28 a 36 milioni di euro e una disponibilità di nuovi mezzi per l’Esercito assai inferiore a quanto prospettato dalla Difesa al Parlamento». Per questo motivo, hanno invitato il ministro della Difesa a chiarire la situazione. «Riteniamo necessario che il ministro Crosetto informi il Parlamento sull’evoluzione di questo gigantesco e costosissimo programma di riarmo, che ci vede contrari e proprio per questo attenti al suo sviluppo», hanno concluso.
Leonardo ha fortemente beneficiato degli effetti dello scoppio dei conflitti in territorio russo-ucraino e sul versante Mediorientale. L’azienda ha infatti chiuso il 2023 con risultati record, registrando ordini sopra le previsioni a 17,9 miliardi di euro (+3,8%) e ricavi per un ammontare di 15,3 miliardi (+3,9% rispetto al 2022), evidenziando una crescita di tutte le divisioni. Che la guerra e la corsa agli armamenti abbiano gonfiato le vele agli affari di Leonardo è stato ben visibile fin dal 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione russa in Ucraina, e dal 7 ottobre 2023, quando è scoppiato il conflitto Israele-Hamas. Se il 23 febbraio 2022 Leonardo valeva 6,4 euro, solo due giorni dopo il valore delle sue azioni è salito a 9 euro; il 6 ottobre 2023 era già a 12,94 euro (il 102% in più), mentre il 12 ottobre ha registrato un’impennata del 123,5 per cento, attestandosi a 14,31 euro. E che l’azienda puntasse le sue carte migliori sulla guerra lo raccontano i dati: se nel 2013 il fatturato militare era pari al 49,6%, solo dal 2017 al 2022 ha registrato un clamoroso boom, alzandosi dal 68% all’83%.
[di Stefano Baudino]
Fonte: lindipendente.online