India e Pakistan: La schiavitù nelle fabbriche di mattoni

Spiegato semplice

In India e Pakistan, molte persone lavorano nelle fabbriche di mattoni, ma spesso in condizioni molto brutte. In India, quasi tutti i lavoratori devono prendere in prestito soldi per iniziare a lavorare e poi devono lavorare tanto per ripagarli. Ci sono anche bambini che lavorano per molte ore al giorno. In Pakistan, ci sono anche molti abusi e persone costrette a lavorare senza essere pagate bene. Le fabbriche sono pericolose e le persone vivono in case povere senza scuole. I padroni delle fabbriche vivono in posti lussuosi, mentre i lavoratori devono affrontare il caldo e condizioni di vita difficili.

Fine spiegato semplice.

Di Maria Morigi per ComeDonChisciotte.org

In India, ci sono più di 100.000 fabbriche di mattoni per oltre 23 milioni di lavoratori. Dagli inizi degli anni 2000, diversi scandali hanno interessato leindiane. Nel 2017, un documentario di Anti Slavery International rivelò che Il 96% dei lavoratori nelle fabbriche di mattoni riceve in prestito una somma di denaro al momento dell’assunzione, poi gli “assunti” sono costretti a lavorare un’intera stagione per riscattare il debito.  Bambini sotto i 14 anni lavorano fino a 9 ore al giorno, anche in piena estate.

In Pakistan l’industria dei mattoni rappresenta il 3 % del Pil. Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (stime del 2020), sull’intero territorio pakistano sono attive tra le 8mila e le 10mila fornaci con circa 1,5 milioni i lavoratori. Nella sola provincia del Punjab sono attive 5mila fornaci, gestite a lavoro forzato.

India e Pakistan: La schiavitù nelle fabbriche di mattoni

Un articolo di Asia News del 17/01/2025, “L’inferno di abusi e schiavitù delle fabbriche di mattoni pachistane” di Shafique Khokhar (1) denuncia cifre ancora maggiori “A tutt’oggi 4,5 milioni di lavoratori in circa 20mila fornaci rimangono inascoltati. Nonostante il Paese decenni fa abbia dichiarato illegale ilnato da questi vincoli, la pratica continua, nascosta nell’ombra e aggravata dalle crisi economiche e dalla scarsa applicazione della legge. Abusi sessuali, traffico di esseri umani e gravi violazioni deiaggravano ulteriormente le ingiustizie…”.

Il sistema – come in India – si basa sugli anticipi di salario, ed è chiamato peshgi. All’inizio della stagione, quando i mattonai volontari si presentano alla fornace, il padrone versa loro una somma in anticipo che raramente il lavoratore riesce a ripagare nel breve periodo. Anzi, debiti successivi si sommano ai precedenti. Si innesca così un meccanismo di un lavoro dannoso per la salute, privo di ogni tutela sociale, che sfrutta la manodopera minorile e riproduce per via ereditaria la condizione di povertà, dipendenza ed emarginazione.

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India e Pakistan: La schiavitù nelle fabbriche di mattoni

India e Pakistan: La schiavitù nelle fabbriche di mattoni

Purtroppo oltre al lavoro in schiavitù, molti rapporti segnalanosessuali, traffico di esseri umani, donne cristiane rapite e convertite a forza e gravi violazioni dei diritti umani. Ciò colloca il Pakistan al sesto posto nell’indice stilato da Global Slavery Index (GSI) sulla schiavitù moderna pubblicato dall’iniziativa Walk Free della Minderoo Foundation (2) che relativamente all’anno 2023 ha censito nel soloqualcosa come 2,349,000 milioni di schiavi, cioè 1.13% dell’intera popolazione.

Tra i lavoratori nelle fabbriche di mattoni c’è un alto numero di cristiani a causa della discriminazione  perché in Pakistan agli appartenenti alle minoranze sono preclusi alcuni settori  e sono spesso riservati gli impieghi più umili. Negli annunci di lavoro per spazzini o addetti alla pulizia delle latrine spesso c’è scritto “Annuncio per soli non musulmani”. Esattamente l’opposto succede in India dove i musulmani sono minoranza ancora tenuta con debole riconoscimento,  di fatto privata di diritti dal governo del Partito BJP di Narendra Modi che enfatizza la politica di previlegio della Hindutva ovvero “Indianità”.

India e Pakistan: La schiavitù nelle fabbriche di mattoni

India e Pakistan: La schiavitù nelle fabbriche di mattoni

India e Pakistan: La schiavitù nelle fabbriche di mattoni

Ma descriverò brevemente quello che ho visto in Pakistan, nella zona di Bahawalpur e anche nella periferia di Lahore, anche se la polizia pakistana (senza permesso e  scorta non ti puoi muovere da quelle parti per pericolo attentati di gruppi jihadisti) ci ha condotto a vedere solo le fabbriche “migliori”, attrezzate addirittura con macilenti cavalli condotti spesso da povere persone con evidenti disabilità.

I “nemici” che un mattonaio deve affrontare sono innanzitutto il caldo (per sfuggire a temperature di oltre 40 gradi, la giornata lavorativa inizia prima dell’alba, dopo una pausa nelle ore più calde, e riprende la sera) e poi ci sono, sprigionate dai forni, le sostanze nocive che bruciano occhi e polmoni. La lavorazione è complessa: prima si lavora l’argilla con acqua, quindi si procede all’essiccazione, infine alla cottura nei forni. I mattoni vengono disposti in file lunghissime, trasportati a mano, uno alla volta o caricati su un asino. Si calcola che una famiglia riesce a produrre fino a 1.500 mattoni al giorno, intascando solamente una manciata di dollari a settimana.

Vicino ad ogni fornace c’è un villaggio con “case” di fango e paglia al massimo di due-tre stanze per  famiglie molto numerose. L’elettricità, quando c’è, viene fornita dal padrone in quantità razionata e il suo costo viene sottratto dalla paga. L’acqua (spesso inquinata) è disponibile grazie ai pozzi nelle vicinanze. Le abitazioni NON sono fornite di sistemi di scarico e lascio immaginare le condizioni igieniche. In questi villaggi non esistono scuole né spazi dove i lavoratori e le loro famiglie possano socializzare. I pochissimi bambini che frequentano la scuola vanno a piedi in una zona limitrofa. Comunque in ogni fabbrica ho visto lavorare bambini di circa 10 anni per condurre asini stracarichi di mattoni. Per loro la scuola era forse un ricordo di quando erano più piccoli…

India e Pakistan: La schiavitù nelle fabbriche di mattoni

India e Pakistan: La schiavitù nelle fabbriche di mattoni

E poi spesso, accanto alla fabbrica, c’è il luogo dove abita il Signore e Padrone: un fortilizio con misure di sicurezza e vigilantes privati, ma anche polizia statale se non addirittura esercito. Entra solo chi è autorizzato. Ma noi eravamo curiosi e, rischiando l’arresto, siamo andati sulla collina vicina: edifici lussuosi, piscine con sdrai, campi da golf, scuderie e cavalli, piste per vari sport.

Una tradizione di feudalesimo capitalista di cui dobbiamo ringraziare il luminoso esempio britannico… Boom economico e miserie sociali.

Di Maria Morigi per ComeDonChisciotte.org

Maria Morigi. Nata a Ravenna, laureata in archeologia e Storia dell’arte greca e romana presso l’Università di Trieste, è stata docente in Istituti e Licei artistici a Udine e a Trieste. Si è dedicata allo studio di storia delle religioni orientali, ricerca archeologica, tutela di beni culturali e patrimonio, specie per l’Afghanistan e per le regioni autonome cinesi del Tibet e dello Xinjiang, con attenzione ai caratteri storici, politici, culturali ed etnico-sociali di quelle aree. Ha svolto catalogazione presso il Museo Archeologico di Aquileja e seguito missioni di scavo in vari paesi (Turchia, Pakistan, Iran, Cina e regione dello Xinjiang).

NOTE

(1) https://www.asianews.it/notizie-it/L’inferno-di-abusi-e-schiavit%C3%B9-delle-fabbriche-di-mattoni-pachistane-62309.html

(2) L’indice GSI fornisce classifiche su tre dimensioni: 1-prevalenza e numero assoluto, 2- risposta del governo, 3-  vulnerabilità e fattori che spiegano la prevalenza.

Fonte: comedonchisciotte.org

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