Fine spiegato semplice.
Kit Klarenberg
english.almayadeen.net
Il 22 ottobre, i giornalisti indipendenti Paul D. Thacker e Matt Taibbi hanno pubblicato un’inchiesta bomba, svelando come il Center for Countering Digital Hate (CCDH), che fa capo all’intelligence [inglese], avesse ordito un complotto segreto all’inizio del 2024 per “uccidere Twitter di [Elon] Musk”. Questo attacco altamente politicizzato a “X” è solo una componente di una più ampia invasione britannica della sfera politica statunitense, progettata per sabotare la campagna presidenziale di Donald Trump, garantire l’elezione di Kamala Harris e mantenere Washington invischiata nel pantano della guerra per procura in Ucraina.
Il CCDH era stato fondato da Morgan McSweeney, uno “svengali” [eminenza grigia N.D.T.] della politica britannica noto per aver gestito la schiacciante vittoria di Keir Starmer alle elezioni generali di luglio, e che ora cura da vicino la campagna presidenziale della Harris. L’organizzazione, che mira a censurare e denigrare le voci dissidenti sia di destra che di sinistra, era nata da Labour Together, un “think tank” che McSweeney aveva guidato dal 2017 al 2020. In questa posizione, McSweeney aveva elaborato piani machiavellici per la presa del potere da parte di Starmer e per la neutralizzazione dell’allora leader laburista Jeremy Corbyn e della sua base di sostegno. Molti di questi piani si erano poi realizzati.
Il CCDH era stato un elemento chiave della crociata anti-Corbyn di McSweeney. Fondato ufficialmente all’inizio del 2019, il suo primo atto era stato quello di lanciare Stop Funding Fake News (SFFN). Operando all’inizio senza alcuna chiarezza su chi o cosa finanziasse e gestisse l’impresa, SFFN aveva promosso il boicottaggio delle testate giornalistiche indipendenti in lingua inglese. Di conseguenza, le principali aziende erano state spinte a ritirare le loro pubblicità dai siti web presi di mira, privandoli così delle entrate. L’approccio aveva avuto un’efficacia devastante, facendo chiudere diversi siti web e costringendo altri, come The Canary, a ridimensionarsi.
Oggi McSweeney è alla guida di un gruppo di strateghi politici britannici veterani che operano negli Stati Uniti e che, secondo le parole di Politico, stanno insegnando alla Harris e ai responsabili della sua campagna “come vincere”. Numerosi articoli del mainstream indicano che questo sostegno senza precedenti riguarda il mantenimento della “Grande Alleanza Atlantica” tra Londra e Washington e la garanzia che Starmer non sarà lasciato “solo” nel sostenere Kiev. Data la storia machiavellica di McSweeney e del CCDH, è indubbio che questi sforzi non sono che la punta visibile di qualcosa di molto più grande e distruttivo.
Qualcosa di terribile
È ormai assodato il ruolo centrale delle spie britanniche nella preparazione del Russiagate, la farsesca teoria del complotto secondo cui Donald Trump sarebbe stato in qualche modo compromesso e/o controllato dal Cremlino, storia che aveva dominato gran parte del suo primo mandato. L’ex ufficiale dell’MI6 Christopher Steele era stato incaricato dai responsabili della campagna di Hillary Clinton e dal Comitato Nazionale Democratico di trovare del marcio nel candidato alla presidenza e così aveva prodotto il famoso “dossier Trump-Russia“. I collaboratori di Steele avevano poi fatto gli straordinari per pubblicizzare il documento fasullo e rafforzarne la credibilità.
Tuttavia, una parte integrante di questo puzzle non era mai stata rivelata prima d’ora. Il 16 ottobre 2016, il generale Richard Barrons, fino a sei mesi prima a capo del Joint Forces Command britannico, aveva tenuto un esplosivo discorso privato presso gli uffici dell’Institute for Statecraft (IFS). Questa oscura organizzazione britannica finanziata dallo Stato, composta da personale della NATO e dell’MI6, per anni aveva cercato di fare proseliti su una visione del mondo profondamente pericolosa. Ovvero che l’Occidente fosse già in guerra con la Russia, ma che i suoi politici, opinionisti, imprenditori e cittadini non lo sapessero.
Nel luglio 2014, cinque mesi dopo il colpo di Stato di Maidan a Kiev, un saggio pubblicato sul sito web dell’IFS raccomandava una serie di “misure antisovversive” contro Mosca. Queste includevano “il boicottaggio economico, la rottura delle relazioni diplomatiche”, così come “la propaganda, la contro-propaganda la pressione sui neutrali”. L’obiettivo era produrre un “conflitto armato di vecchio stampo” con la Russia, conflitto che “la Gran Bretagna e l’Occidente avrebbero potuto vincere”. L’IFS aveva finalmente ottenuto la sua guerra nel febbraio 2022 – e la Gran Bretagna e l’Occidente stanno ora perdendo, pesantemente.
Durante il suo discorso all’IFS dell’ottobre 2016, Barrons aveva fatto una serie di commenti incendiari, gettando le basi del conflitto per procura. Si era lamentato del fatto che per la Gran Bretagna “fosse di interesse vitale avere la capacità di impegnarsi a livello globale, ma che questo impegno non sarebbe più stato solo alle sue condizioni“, a causa della crescente potenza di Cina e Russia. I due Paesi, aveva detto, “stanno sfidando il nostro sistema mondiale“: di conseguenza, “il potere di iniziativa e di decisione sta sfuggendo all’Occidente e gli Stati Uniti non possono più proteggerci“.
“Dalla fine della Guerra Fredda abbiamo condotto una vita comoda. Le guerre recenti sono state combattute alle nostre condizioni… L’opposizione non aveva capacità paritarie e non poteva rappresentare una minaccia militare per [la Gran Bretagna]… Ci hanno dato l’impressione che possiamo permetterci una guerra al due per cento del PIL… Abbiamo bisogno di 7 miliardi di sterline in più solo per portare a regime la nostra forza attuale… Il governo sta vivendo nella negazione. Abbiamo bisogno di discussioni e dibattiti su come gestire e scoraggiare la Russia“.
Barrons aveva poi spavaldamente dichiarato: “Dobbiamo affrontare la Russia facendo cose serie“. Di conseguenza, aveva suggerito che “se non accade una catastrofe per svegliare la gente e richiedere una risposta“, era necessario fabbricare una tale catastrofe – o più di una – piuttosto che aspettare “che accada qualcosa di terribile per scuoterci e farci agire“. In seguito, l’IFS aveva gestito per diversi mesi Integrity Initiative [chi volesse approfondire l’argomento può leggere qui su CDC] un’operazione di disinformazione gestita da spie e finanziata dal Ministero degli Esteri per creare proprio queste catastrofi.
La determinazione degli Stati Uniti
Integrity Initiative era stata formalmente lanciata nel giugno 2016, all’incirca nello stesso periodo in cui Christopher Steele siglava il suo accordo con i funzionari democratici di alto livello per silurare le ambizioni presidenziali di Trump. L’Iniziativa si era immediatamente attivata per trasformare in modo fraudolento alcuni eventi politici nazionali, come la Brexit, in attacchi diretti e deliberati del Cremlino contro i Paesi occidentali, a scopo di propaganda occulta. In questo modo, i cittadini e i governi di tutta Europa e del Nord America erano stati “spronati all’azione dalla sorpresa” e avevano chiesto che fosse fatto qualcosa per contrastare i presunti attacchi della Russia contro le loro democrazie.
Di conseguenza, l’IFS era stato determinante per la finzione del Russiagate. Andrew Wood, ambasciatore britannico in Russia dal 1995 al 2000, parte del “team di esperti” dell’Istituto e “associato” alla Orbis Intelligence di Steele, aveva passato il dossier Trump-Russia a John McCain alla fine del 2016. L’ormai defunto senatore aveva inoltrato il documento all’allora direttore dell’FBI James Comey che, successivamente, l’aveva fatto circolare nella comunità dell’intelligence statunitense, fino a farlo arrivare sulla scrivania del presidente uscente Barack Obama nella prima settimana di gennaio 2017.
Questi sviluppi avevano fornito all‘ormai defunto BuzzFeed News una giustificazione di “interesse pubblico” per la pubblicazione dell’ormai noto ma non ancora reso pubblico dossier Trump-Russia. Erano seguiti anni di frenetiche speculazioni e teorie mainstream sui potenziali legami clandestini dell’occupante della Casa Bianca con il Cremlino, speculazioni che, alla fine, non avevano portato a nulla. Nonostante le reiterate affermazioni di ingerenza russa nelle prossime elezioni a favore di Trump da parte di funzionari dell’amministrazione Biden e dell’FBI, gli elettori americani questa volta non hanno evidentemente abboccato all’amo.
A dir poco, Kamala Harris ha deluso molto il pubblico statunitense. I numeri dei sondaggi diminuiscono di giorno in giorno, i suoi eventi pubblici attirano disturbatori aggressivi per la sua posizione sul genocidio di Gaza e le goffe interviste in prima serata con i principali network sono state profondamente imbarazzanti per la candidata, nonostante i montaggi ingannevoli per far apparire la Harris un po’ meno svampita. La sua incompetenza e la sua totale inadeguatezza a ricoprire un’alta carica non erano certo un segreto, visto che erano venute alla luce in modo inequivocabile durante la sua fallita candidatura alle presidenziali democratiche del 2019.
Allora, le scarse performance nei dibattiti, l’incapacità di coinvolgere gli elettori e la sfacciata tendenza a variare il suo messaggio e la sua piattaforma a seconda del pubblico l’avevano fatta precipitare nei sondaggi, insieme alle entrate dei suoi donatori, costringendola a chiudere la sua campagna nel dicembre dello stesso anno, prima ancora che iniziassero le primarie democratiche ufficiali. Tuttavia, alcuni osservatori stranieri erano rimasti bizzarramente impressionati dalla Harris. Nel marzo 2019, il britannico Simon Bracey-Lane, ex collaboratore della campagna di Bernie Sanders nel 2016, era apparso nel podcast Impressions of America per discutere dei candidati democratici alla presidenza.
Bracey-Lane aveva sostenuto a lungo la Harris, dichiarando che il suo background personale, politico e professionale e le sue qualità la ponevano al di sopra dei concorrenti, rendendola così una candidata vincente per le primarie, se non addirittura per la Casa Bianca. Aveva poi continuato parlando delle sue esperienze di lavoro nelle campagne politiche. Bracey-Lane in quel periodo lavorava per l’Institute for Statecraft, un punto mai chiarito durante il suo intervento al podcast, e ci si chiede quale fosse il suo scopo negli Stati Uniti, visto che, pubblicamente, lavorava per la campagna di Sanders.
Dopo tutto, nella biografia di Bracey-Lane si legge che aveva condotto uno “studio speciale sull’interferenza russa nel processo elettorale statunitense” in concomitanza con il suo lavoro alla campagna di Sanders del 2016. Se non altro, i suoi commenti del 2019 fanno certamente capire che la Harris aveva già, fin da allora, una certa attrazione per l’intelligence britannica. Forse [gli inglesi] considerano la sua vacuità come una risorsa. Alla fine degli anni ’40, i britannici avevano sfruttato l’inesperienza politica del presidente Harry S. Truman per trascinare gli Stati Uniti nella Guerra Civile Greca, dando così il via alla Guerra Fredda.
Il capo dell’IFS Chris Donnelly è il coordinatore segreto del contributo della Gran Bretagna alla guerra per procura in Ucraina, impegnato in una strategia di escalation e provocazioni senza fine. Le e-mail trapelate mostrano il suo impegno a sfidare “con fermezza e subito” la riluttanza dell’amministrazione Biden a farsi coinvolgere apertamente nel conflitto. Nel dicembre 2022, la BBC aveva confermato che gli agenti britannici erano fortemente preoccupati per la “innata cautela” di Biden e che avevano “irrigidito la determinazione degli Stati Uniti a tutti i livelli”, attraverso “pressioni”.
Dato il timore britannico che l’elezione di Trump significhi la fine della guerra per procura, la Harris rappresenta l’ultima possibilità per Londra di fomentare un “conflitto armato di vecchio stampo” con la Russia, come auspicato da tempo dall’IFS. Dal momento che, in caso di vittoria, Trump si è impegnato a indagare sul CCDH e sulle altre ingerenze britanniche a favore della Harris “da tutti i punti di vista”, l’intera “relazione speciale” potrebbe essere a rischio. Non è chiaro cosa l’intelligence britannica abbia in serbo per Trump se ciò dovesse accadere, ma le conseguenze potrebbero essere pericolose per il mondo.
Kit Klarenberg
Fonte: english.almayadeen.net
Link: https://english.almayadeen.net/articles/opinion/british-intel-again-targets-donald-trump
02.11.2024
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Fonte: comedonchisciotte.org