Come la “terapia canguro” salva la vita a migliaia di bambini ogni anno

Spiegato semplice

C’è un modo speciale per aiutare i bambini che nascono prima del tempo, che si chiama “terapia canguro”. Questo significa che il bambino piccolo viene messo a contatto diretto con la mamma, facendolo stare sulla sua pancia o sul suo petto. Questo aiuta il bambino a stare meglio e può salvare molte vite. Una ricerca in Uganda ha mostrato che questa terapia aiuta i bambini prematuri a sopravvivere di più, soprattutto nei primi 28 giorni di vita. Questo metodo è molto importante perché aiuta i bambini a crescere bene, a sentirsi meno stressati e a tornare a casa dall’ospedale più in fretta. È una cosa molto buona soprattutto nei posti dove non ci sono tante attrezzature per curare i bambini. Quindi, se un bambino nasce troppo presto, è molto utile che stia vicino alla sua mamma.

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La “terapia canguro”, ovvero il posizionare il figlio a stretto contatto con le madri collocandolo sul loro petto, aiuta a stabilizzare i nati prematuri e può salvare migliaia di vite ogni anno: è ciò che emerge da una nuova ricerca sottoposta a revisione paritaria pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet. L’analisi ha coinvolto cinque ospedali in tutta l’Uganda e ha scoperto che iniziare la “marsupio terapia” prima che i bambini fossero stati clinicamente stabilizzati ha salvato il 14% in più di vite umane nei primi 28 giorni di vita. La ricerca, secondo l’autrice senior, pediatra e professoressa Joy Lawn, è la prima a dimostrare il vantaggio nel rapporto costo-efficacia dell’implementazione della tecnica prima della stabilizzazione clinica dei neonati e rappresenta quindi una vera e propria «opportunità» per adottare nuove strategie per combattere la mortalità neonatale, che è una delle principali cause di morte infantili nel mondo.

La terapia canguro consiste nel tenere il bebè appena nato in un contatto pelle a pelle continuo e prolungato, favorendo anche l’allattamento al seno e la dimissione veloce. Il bambino viene avvolto in una copertina e sistemato in posizione verticale sul petto del genitore, che decide di tenerlo con lui sulla base dello stato di salute del figlio. Grazie alla connessione fisica ed emotiva, che si attua attraverso sguardi, sorrisi, suoni e contatto fisico, si ottiene anche una modulazione dello stress e viene promosso un sano sviluppo neuro-comportamentale. In particolare, come spiegano gli esperti, serve anche a «stabilizzare i parametri cardio-respiratorio e l’omeostasi termica del neonato». Tale tecnica non è magia quindi, ma scienza, e ciò trova conferma anche in un recente studio pubblicato su The Lancet.

La ricerca è stata condotta individualmente a gruppi paralleli in cinque ospedali in Uganda e – spiegano i ricercatori – mira a proporre nuove strategie per la gestione della nascita prematura, che è la causa principale di morte nei bambini di età inferiori a 5 anni in tutto il mondo. Sono stati considerati idonei 2.221 neonati dal peso compreso tra i 700 ed i 2.000 grammi senza instabilità cliniche pericolose per la vita e si è scoperto che la terapia canguro ha salvato il 14% in più di bambini nei primi 28 giorni di vita. «L’effetto del 14% sulla mortalità è notevole se lo si applica a milioni di neonati vulnerabili in tutto il mondo. Questa è un’opportunità per cambiare davvero la traiettoria della sopravvivenza neonatale, che è uno degli obiettivi globali più fuori strada. Ma per ottenere questi vantaggi, i governi e i partner nazionali dovranno investire», ha dichiarato la professoressa Joy Lawn, coautrice, pediatra ed epidemiologa presso la London School of Health & Tropical Medicine. La tecnica «pone giustamente la famiglia al centro della cura del proprio bambino» ha poi affermato, aggiungendo: «Il contatto pelle a pelle fornisce calore, ma supporta anche meglio l’allattamento al seno e protegge i bambini dalle infezioni, quindi spesso tornano a casa prima».

Si tratta di una scoperta che potrebbe avere conseguenze tutt’altro che indifferenti soprattutto per iche dispongono di attrezzature specialistiche limitate: «Questo studio dimostra che ci sono azioni che possiamo intraprendere ora per ridurre le morti neonatali, ma la terapia canguro non è una bacchetta magica. Abbiamo ancora bisogno di più infermieri neonatali, di più spazio e di dispositivi di base, ma insieme una maggiore attenzione a questi interventi potrebbe iniziare a cambiare il progresso della sopravvivenza nazionale in molti paesi, soprattutto in tutta l’Africa», ha aggiunto, sottolineando però che anche la madre non interviene da sola: «La madre ha bisogno di rispetto. Ha bisogno di una stanza con letti, non puoi aspettarti che faccia dalle 12 alle 18 ore di marsupio cura senza docce. Anche l’assistente ha bisogno di cure». In tutti i casi però, conclude la professoressa, «ovunque tu sia nel mondo, se sei nato molto prematuro, è meglio essere pelle a pelle con tua madre».

[di Roberto Demaio]

Fonte: lindipendente.online

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