Il Ruolo Politico della Ricostruzione del Senso

Spiegato semplice

Il testo parla di come la tecnologia, che doveva aiutarci e darci libertà, in realtà ha creato molti problemi. Le automobili, per esempio, dovevano darci la libertà di muoverci, ma ora causano traffico e inquinamento. Gli antibiotici, che hanno salvato molte vite, ora possono essere pericolosi perché usati male. La plastica, che sembrava utile, ha inquinato il nostro ambiente. Anche l’acqua, che è fondamentale per vivere, viene usata in modo eccessivo e sta finendo.

Il problema principale è che, mentre abbiamo fatto tanti progressi, ci siamo dimenticati di chiederci perché facciamo queste cose e cosa è veramente importante nella vita. Dobbiamo ricostruire il senso della nostra esistenza e lavorare insieme per creare migliori, dove le persone si prendono cura l’una dell’altra e dell’ambiente. Se non lo facciamo, rischiamo di avere un futuro difficile.

Fine spiegato semplice.

Hakan Illatiksi

Errare è umano, ma perseverare nell’errore è diabolico.—Sant’Agostino

 

La modernità ha promesso emancipazione attraverso la tecnica. L’automobile ha offerto libertà, gli antibiotici hanno sconfitto la morte, laha democratizzato il consumo, l’informatica ha decuplicato la produttività e oggi l’intelligenza artificiale promette soluzioni per tutto. Tuttavia, ognuno di questi progressi ha innescato nuove forme di dipendenza, disordine o collasso.

Questa dinamica non è casuale. È il risultato di un paradigma civilizzatorio che ha ridotto la complessità del vivere al dominio tecnico, dissolvendo il senso profondo della vita umana, le sue radici simboliche, comunitarie e spirituali.

La crisi che viviamo non è solo economica, ecologica o politica. È una crisi di senso. Una crisi simbolica. Le persone sopravvivono, ma non sanno perché vivere. La tecnica ha risolto problemi pratici, ma ha svuotato le domande fondamentali. Chi siamo? Cosa vale? Per cosa vale la pena lottare, amare, sacrificarsi?

Ricostruire il senso è un atto politico radicale. Implica coltivare comunità dove la parola torni a essere sacra, dove i gesti abbiano valore, dove l’economia sia al servizio della vita e non il contrario. Significa ripensare l’educazione, la spiritualità, il lavoro e lacome spazi di generazione di senso, non solo di efficienza.

Quando l’emancipazione tecnica diventa una gabbia civilizzatoria

La sindrome di Kessler —quella reazione a catena di collisioni orbitali in cui i detriti spaziali generano altri detriti— non è solo un rischio astronomico. È la metafora terminale di una modernità che trasforma i propri successi in minacce. Una civiltà che porta le sue invenzioni all’estremo fino a che si rivoltano contro di essa. Ciò che nasce come strumento di liberazione finisce per schiavizzare; ciò che è stato concepito per dominare la natura finisce per dominare il dominatore.

La trappola dell’efficacia: quando le soluzioni si trasformano in minacce

L’automobile: dall’autonomia alla prigionia: Prometteva mobilità, libertà individuale ed espansione territoriale. Tuttavia, oggi le città del mondo dedicano tra il 30% e il 60% del loro spazio pubblico a strade, parcheggi o automobili bloccate nel traffico. Solo negli Stati Uniti, gli ingorghi causano perdite superiori a 87 miliardi di dollari all’anno, tra tempo perso e consumo aggiuntivo di carburante. Il trasporto rappresenta circa il 24% delle emissioni globali di gas inquinanti. La libertà promessa si è trasformata in una trappola d’asfalto, dipendenza dal fossile e urbanistica disumanizzante.

Dalla città medievale alla megalopoli invivibile

La città medievale, con le sue mura protettive e il vivace borgo commerciale, fu in origine uno spazio di libertà di fronte al feudalesimo rurale. Quei nuclei urbani —Venezia, Bruges, Lubecca— fiorirono come centri di scambio, innovazione artigianale e mobilità sociale. Ciò che nel XII secolo fu motore di commercio e rinascita urbana, oggi si è trasformato in un’ipertrofia insostenibile. Le città contemporanee concentrano ricchezza, consumo ed emissioni, ma anche precarietà, disuguaglianza e collasso ambientale. La tendenza inizialmente positiva si è oggi pervertita:

Megalopoli come Città del Messico o San Paolo, Brasile, perdono fino al 4% del loro PIL solo per il traffico.

  • Il 99% degli abitanti urbani respira aria inquinata, e le isole di calore urbane aumentano la morbilità.
  • I centri storici si trasformano in vetrine turistiche o distretti finanziari, mentre crescono ghetti di esclusione sociale.
  • Il futuro si gioca su una decisione strutturale: riconfigurare la città come spazio di resilienza, comunità e scala umana, oppure perpetuarne la deriva come epicentro del

Antibiotici: dal miracolo medico alla minaccia esistenziale: Dalla loro diffusione di massa negli anni ’40, glihanno salvato milioni di vite. Ma oggi, oltre il 50% del loro uso globale è inappropriato, specialmente nell’allevamento industriale. Secondo l’OMS, la resistenza antimicrobica causa 1,3 milioni di morti dirette all’anno e potrebbe raggiungere i 10 milioni entro il 2050, superando il cancro come causa di morte.

Plastica: da simbolo di progresso a contaminazione strutturale: Per gran parte del XX secolo, la plastica è stata vista come simbolo di modernità: versatile, economica, durevole. Ha permesso di democratizzare l’accesso a beni prima riservati alle élite. Tuttavia, questa espansione deregolamentata ha prodotto un “effetto Kessler materiale”: un’esplosione di oggetti a vita effimera fabbricati con un materiale praticamente eterno.

  • Dei più di 9 miliardi di tonnellate prodotte dal 1950, solo il 9% è stato riciclato.
  • Oggi ingeriamo fino a 5 grammi settimanali di microplastiche; gli oceani sono saturi e la catena trofica globale contaminata.

Ciò che conservava il cibo ora avvelena organismi ed ecosistemi.

L’ Idrologia del collasso: quando il suolo cede

L’acqua, risorsa vitale, è stata sfruttata come se fosse infinita:

  • Città del Messico sprofonda fino a 40 cm l’anno a causa dell’eccessivo prelievo del suo acquifero, danneggiando infrastrutture e generando cedimenti irreversibili.
  • L’India pompa il 25% dell’acqua sotterranea mondiale, con oltre il 60% dei suoi acquiferi in crisi.
  • L’acquifero Ogallala, che sostiene buona parte dell’agricoltura statunitense, potrebbe esaurirsi nel giro di poche decadi.

La modernità ha trattato l’acqua come capitale naturale infinito. Oggi, la geologia sta presentando il conto.

La logica dell’eccesso: quando l’abbondanza diventa tossica

L’industria alimentare globale sintetizza questa patologia:

  • Produciamo cibo per 10 miliardi di persone, ma oltre 828 milioni soffrono la fame.
  • Il 33% del cibo viene sprecato: 300 milioni di tonnellate ogni anno, mentre i suoli si degradano e l’acqua scarseggia.
  • Il 60% della popolazione mondiale ha diete poco salutari, mentre il modello agroindustriale consuma il 70% dell’acqua dolce e genera il 26% delle emissioni globali.

La tecnica moderna agisce come una macchina di conversione: trasforma bisogni in merci, problemi in affari e limiti in opportunità di speculazione. Il “come” ha completamente oscurato il “perché”.

Il collasso come sintomo: Kessler sulla Terra

I rifiuti spaziali —con oltre 35.000 frammenti maggiori di 10 cm in orbita— non sono diversi da quelli che galleggiano negli oceani o si accumulano nei nostri polmoni. L’illusione che i rifiuti possano “sparire” è parte di una cecità civilizzatoria.

Ogni sistema finito —atmosfera, suolo, acquiferi, attenzione umana— ha soglie. Ignorarle in nome della crescita perpetua trasforma le soluzioni in nuove forme di collasso.

Intelligenza artificiale: alleata sistemica o nuova trappola?

L’IA può ottimizzare i sistemi energetici, anticipare pandemie, personalizzare trattamenti. Ma sotto l’attuale paradigma rischia di amplificare le patologie del sistema che la addestra:

  • Automazione senza rete di protezione che elimina milioni di posti di lavoro.
  • Sorveglianza algoritmica che erode le libertà civili.
  • Piattaforme progettate per massimizzare consumo, dipendenza e polarizzazione sociale.

L’IA non è neutrale: il suo effetto dipende da una decisione politica. Può essere uno strumento di riprogettazione ecologica o un catalizzatore del collasso automatizzato.

Tecnica senza saggezza: la crisi civilizzatoria

Il problema non è più tecnologico, ma di senso. Come ha avvertito Günther Anders:

“Abbiamo prodotto un mondo che non siamo più all’altezza di immaginare.”

Oggi dobbiamo chiederci:

  • Perché innoviamo?
  • Che mondo stiamo costruendo con ogni avanzamento?
  • Chi paga il costo invisibile di ogni soluzione “efficace”?

La saggezza antica lo diceva già:

“Prima della rovina viene l’orgoglio, e prima della caduta, l’arroganza dello spirito.”(Proverbi 16:18)

La civiltà occidentale, nel suo orgoglio tecnico e dominio senza freni, si avvicina alla sua soglia di rottura. Non abbiamo bisogno di meno tecnologia, ma di più lucidità. Lucidità per fermarci. Per discernere. Per scegliere ciò che è necessario sopra ciò che è possibile.

Politica o barbarie

Nessuna tecnica ci salverà da un collasso che è politico, culturale e civilizzatorio. Ciò che è veramente inevitabile non è il collasso, ma la reazione che avremo di fronte ad esso.

La sfida non è prevedere il collasso, ma prepararsi a ciò che verrà dopo:

  • Sostituire il cortotermismo elettorale con una visione generazionale.
  • Pensare in termini sistemici: ecologia, energia, cultura, giustizia sociale.
  • Educare all’autolimitazione consapevole: il limite non è una punizione, ma la condizione dell’umano.

Perché dopo il collasso non ci sarà tempo per improvvisare. Ciò che crollerà non darà spazio a dibattiti astratti, ma alla necessità urgente di ricostruzione con senso. Solo una politica capace di unire sensibilità storica e visione strutturale potrà guidare questo passaggio senza ripetere gli errori del passato.

La politica del futuro non sarà quella che amministra il presente, ma quella che saprà abitare il dopo.

Pueblosoberano, Argentina

Fonte: https://www.patreon.com/Pueblosoberano?utm_campaign=creatorshare_fan

Fonte: comedonchisciotte.org

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