[VIDEO] PerchÉ nessuno ferma israele?

Spiegato semplice

C’è stata una situazione molto brutta dove molte persone sono state ferite e uccise. Alcune persone si chiedono perché nessuno sta facendo fermare il paese di Israele da fare queste cose. In Europa e in Italia, non ci sono state molte proteste contro quello che sta succedendo. Il video parla di come a volte le persone non capiscono subito le cose brutte che succedono e non vogliono ammettere quando sbagliano. Poi il video dice che ci sono delle notizie strane che sembrano inventate e che non dovremmo credere a tutto quello che sentiamo. Parla anche di come Israele ha fatto delle cose molto gravi, come sparare a persone innocenti e giornalisti, e come ha deciso di chiudere una stazione televisiva che si chiama Al Jazeera perché non vogliono che la gente veda quello che stanno facendo. Il video spiega che uno dei motivi per cui l’Europa non dice niente contro Israele è perché l’Europa ha bisogno del gas che viene da Israele e quindi non vuole avere problemi con loro.

Fine spiegato semplice.

Alla luce degli eventi degli ultimi giorni, dall’attacco alla Ong World Central Kitchen, gli attacchi a Damasco all’edificio dell’ambasciata iraniana, fino alla legge che mette al bando l’emittente Al Jazeera, la domanda che in molti si fanno è perchè nessuno fermi Israele?
perchè in Unione Europea e in italia soprattutto, si tentenna a esprimere parole di condanna e finora ci sono state solo flebili critiche?
analizziamo insieme la ragione alla base di questo silenzio, soffermandoci anche sulle solite etichettature volte solo a reprimere il dissenso.

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Trascrizione del video

Ok, se c’è una cosa che in questi anni abbiamo capito è che la nostra opinione pubblica non è esattamente formata da sti fulmini de comprendonio. Siamo gente un po’ dura a capì, gente che comincia a comprendere le cose sempre un po’ indifferita. Ci abbiamo bisogno di attraversare molti di quelli che vengono definiti errori per non dire orrori. Passiamo sempre per un po’ troppe centinaia de morti prima de comincià a capì qualcosa. E poi anche di fronte ai fallimenti totali non è che ammettiamo proprio di aver fallito. L’abbiamo detto anche in altri video, noi non perdiamo mai, noi al massimo pareggiamo. Come precedente non c’erano bastati due anni di guerra in Ucraina. Due anni in cui dopo averne raccontate di ogni ci siamo ritrovati a dover ammettere, ho torto collo, che se l’Ucraina non vinceva non era colpa dei filo putiniani, ma forse di qualche scelta non proprio di successo, ecco. Infatti ancora non abbiamo avuto cuore di ammettere che Putin, no, non è del tutto morto. E le pale, aggiungendo una L, erano solo quelle che ci hanno raccontato. Che le munizioni in effetti in Russia ci sono. Che le sanzioni non sono state proprio sto grande successo di strategia economica. Ancora non si è trovato sto coraggio di ammettere, infatti ora vediamo quanto ci mettiamo per catalogare l’ennesima cazzatona mediatica per quello che è, cioè una cazzatona mediatica. Vi sto ovviamente riferendo alla notizia girata urbi e torbi nella giornata di ieri, quella delle incredibili armi acustiche che la Russia userebbe per far venire acufene, perdite di memoria e rionzine l’orecchia ai delegati e governatori americani. Arma di distruzione di massa o di distrazione di massa? Bona solo per quelli che seleggono Repubblica? No, perché mi pare che qui l’Astato Putin sta raggiungendo dei livelli incredibili. Dai migranti di Crosetto che li mandava la Wagner, quindi Astato Putin, alle notizie sulle condizioni di salute di Kate Middleton che pure lì Astato Putin, e adesso pure per i problemi d’acufene Astato Putin. Vedete mo che combinano alle europee. Certo, non è dato chiedere come mai la Russia che stava con una scarpa e una ciavatta, come ci raccontavano, sia passata improvvisamente a poter investire su fantatecnologie degne della Guerra Fredda, o degne del fumetto della Marvel, a vostra discrezione perché questi sono poteri alla Xavier. Non è dato nemmeno chiedersi come mai se la Russia è in possesso di armi di questa avanzatissima tecnologia non le usi direttamente contro Zelensky, il suo entourage o contro l’esercito ucraino. Non possiamo nemmeno chiederci ma allora do pensamo dannà. Che serve allora parlare di investimenti per la difesa, riconversioni di economie in economie di guerra, se questo c’è il potere che chiunque gli venga in mente di imbracciare un fucile lo può colpire con fortissimi mal di testa o giusto il tempo di affinare un attimo la tecnologia anche con potenziali botte di cagarella. Levamoci mano allora se è così, no? Queste domande non ve le potete fare. Perché lo sappiamo tutti che chi s’è fatto queste domande sin dall’inizio era perché era pagato i rubli. Chissà con un’opinione pubblica così sveglia quanti altri anni ci metteremo prima di intuire che sta storia dei filoputiniani per tutti pagati i rubli, compreso il Papa a un certo punto, era un’altra di quelle cazzatone mediatiche. Come tutto in questi due anni compresa questa de oggi della Cufene. Magari intorno al 2035 a qualcuno il dubbio gli potrà cominciare a venire. Questo nostro non essere esattamente dei fulmini di comprendonio non riguarda soltanto la questione ucraina ma ovviamente anche quella medio orientale. Perché pure lì ancora non è che siamo proprio del tutto sicuri sicuri eh? A qualcuno qualche dubbio su Israele gli è venuto ma non è proprio ancora del tutto convinto. Perché se ieri per la prima volta nei salotti prezzolati ho cominciato a percepire queste perplessità. Perplessità eh, a malapena accennate, con danni ancora non se ne parla. Per quelle bisogna aspettare altre morti, altri crimini di guerra. Perché in effetti quando un mese dopo il 7 ottobre Israele aveva già ammetuto vittime per un rapporto di 1 a 10 arrivando già a conteggiare più di 10.000 civili uccisi, non era abbastanza per farse venire perplessità. Parliamo di circa 20.000 vittime fa. E tutt’oggi ancora non è che abbiamo proprio tutte ste basi per sti dubbi. Non siamo proprio sicuri sicuri che il diritto a Israele di esistere si sia trasformata nel diritto di Israele di compiere crimini di guerra indisturbata. Io ci penserei un altro po’ su. Magari chissà, intorno alle 50.000 vittime potremmo esprimere forse la prima vera parola di condanna. Per il momento accontentiamoci della stortura di naso. Perché per arrivare a questa storcitura di naso c’è voluto l’ennesimo scempio, l’ennesimo crimine. Anzi, una sequela di crimini tutti molto concentrati in questi giorni che Israele definisce errori. E in effetti noi come errori li trattiamo. Non c’erano bastate 30.000 vittime in pochi mesi. Nemmeno gli spari sulla folla richiedendo aiuti umanitari. Gli attacchi agli ospedali. Nemmeno le tecniche di cecchinaggio esca. Cioè mirare e colpire bambini nella speranza di poter colpire anche tutti quelli che gli vanno in soccorso. No, per nutrire qualche dubbio abbiamo dovuto aspettare che Israele se ne sbattesse della risoluzione per il cessato del fuoco. Risoluzione che per la prima volta è finalmente passata senza il veto degli USA. Una risoluzione che vorrei ricordare è vincolante e di cui Israele se ne è impippata la grande. Abbiamo dovuto aspettare l’attacco a Damasco su un edificio dell’ambasciata iraniana. Quindi bombardamenti a sedi diplomatiche che hanno appunto l’immunità diplomatica. Unico stato al mondo a cui viene concessa una cosa del genere definendolo un errore. Con 11 vittime calcolate ad oggi. Abbiamo dovuto aspettare un attacco contro operatori umanitari della ONG World Central Kitchen. Un’organizzazione governativa statunitense fondata dallo chef Jose Andres che si occupa di fornire cibo e pasti. Eppure quello è stato un errore. Un grave errore ha dichiarato il capo di stato maggiore israeliano Halevi in un video messaggio. Era un errore che ha seguito un’errata identificazione di notte durante una guerra in condizioni molto complesse. Eh sì, molto complesse. In effetti il logo sull’autovettura dell’ONG non era poi così visibile, no. Ma in fondo lo sappiamo che anche tra gli operatori umanitari possono nascondersi pericolosissimi terroristi di a massa armati di cucchiaio e brodo. Errori. So tutti errori. Allora forse dovremmo cominciare a pensare di ridimensionare di molto le capacità di quello che definivamo essere uno dei più grandi eserciti del mondo. Quando l’esercito di Israele spara la giornalista Shirin Abu Akhle nel campo profughi di Lenin in Giordania scambiandola per una terrorista è un errore. Quando durante un’operazione nella zona di Shel Jaya i soldati israeliani hanno sparato a tre ostaggi israeliani, ostaggi loro, un errore pure lì. Non avevano visto bene i fazzoletti bianchi. Perché dire che i fazzoletti li avevano visti ma li avevano scambiati per palestinesi pare brutto. È un errore anche quello delle recenti immagini trasmesse da Al Jazeera dove due civili sulla spiaggia di Gaza anch’essi sventolanti fazzoletti bianchi sono stati freddati sul posto. Anche quello un errore di cui non si sono accorti nemmeno quando con i bulldozers si sono avvicinati ai corpi e hanno cominciato a sotterrarli sotto la sabbia. Sono tutti errori, sia mai tutti errori in buonissima fede. Eppure tra i giornalisti sono stati fatti tantissimi di questi errori, circa 130. Questo è il numero dei giornalisti morti da quando è iniziata la rappresaglia su Gaza. E adesso Israele per decreto legge vuole anche chiudere Al Jazeera perché crea danni allo Stato. Che si sa come funziona? Se uno fa tutti questi errori e li fa vedere poi non sta bene. Ci potrebbe essere qualche malalingua che potrebbe dire che questi non sono errori ma crimini. Ma state tranquilli, non c’è pericolo di poter sentire vere e proprie condanne. Le criticucce in punta dei piedi a malapena accennate sono il massimo di quello che ci si può aspettare. E il motivo è semplice, semplicissimo. Non è che penserete davvero che sono i morti quelli per cui ci si dovrebbe indignare. Lo sanno tutti che nelle guerre i morti non contano nulla e nemmeno i crimini. Altrimenti ne verrebbe da sé che se Putin è un criminale di guerra con tanto di mandato di cattura internazionale per Netanyahu allora se sa che bisognerebbe fare. La condanna dovrebbe essere di molto peggiore ma se questo non accade un motivo c’è. Sono due anni che vi dico che le guerre non ce l’hanno una morale. Non è la moralità quella che determina i rapporti nelle guerre. Nelle guerre gli interessi che contano sono solo di un tipo, economici. E se la domanda che tutti si fanno è perché nessuno ferma Israele la risposta non è nelle vite spezzate dei civili palestinesi. La risposta è in un qualcosa di cui abbiamo già parlato ma ripetita a Juvent, perché poi ci siamo fatti sopraffare dagli errori barra orrori abbiamo perso un po’ di vista la questione centrale. La questione centrale è sempre e tristemente il gas. Il motivo per cui l’Europa non esprime mezza parola di condanna nei confronti di Israele è in quel ricatto che ci siamo autoinflitti con la questione del gas. E dietro agli accordi del gas che a Israele vi hanno riservato il diritto di ignorare le risoluzioni violare i diritti dei palestinesi, compiere crimini di guerra senza paura di ritorzione alcuna. Perché da quando ci si è messo in testa di tagliare i rapporti con la Russia di tagliare la dipendenza europea dal gas russo? È da lì che Israele è diventata la valida alternativa. È da lì che abbiamo offerto ad Israele un’arma di ricatto dalla parte del manico. È il 15 giugno del 2022 quando l’Europa annuncia trionfalmente gli accordi sul gas naturale con Israele in una conferenza al Cairo. L’accordo permetterà per la prima volta significative esportazioni da Israele all’Europa un’intesa tra Europa, Egitto e Israele per ridurre appunto la dipendenza dal gas russo. Oggi facciamo la storia. Oggi Egitto e Israele prendono l’impegno di condividere il loro gas naturale con l’Europa e di portare aiuto nella crisi energetica, aveva detto la ministra dell’energia israeliana Karine Helarar parlando al Cairo alla cerimonia di firma del memorandum d’intesa. E questo avvicinamento delle due sponde del Mediterraneo porta la firma di Ursula von der Leyen e ai tempi di Mario Draghi. Uno scettro di rapporti passato in mano alla Meloni con grande soddisfazione da parte di Bibi Netanyahu. Come scriveva un articolo dell’Huffington Post ai tempi in cui si poteva ancora criticare Netanyahu in un articolo dal titolo idilliaca partnership parlava proprio di come Bibi si era sempre scelto con cura agli alleati italici e di come i baci e gli abbracci con la Meloni si siano tradotti in sostanza in termini politichesi con l’ingresso di Bibi nel panteon dei leader mondiali di destra. Una fiducia che doveva essere ricambiata. Se l’Italia infatti vuole avere un ruolo centrale e aspira a diventare hub energetica con i giacimenti che dal Leviathan a largo delle coste israeliane conduce direttamente in Italia beh, deve riconoscere Gelusalemme come capitale ancestrale del popolo ebraico. Detto, fatto. L’Europa e l’Italia in particolare risultano così coinvolte in una rete di vastissimi interessi economici che riguardano i gas naturali e Israele. Ne abbiamo già parlato ma ripetiamolo di come Israele assegnò 12 licenze per l’esportazione di gas a largo della costa mediterranea a 6 società tra le quali spicca LENI licenze con durata di 3 anni estendibili in base ai risultati ottenuti fino a 7 anni. Ne avevamo già parlato ma ce lo siamo un po’ persi di vista e invece è importante ricordarsene quando parliamo della striscia di Gaza e soprattutto quando ci domandiamo perché nessuno dice nulla in Europa ma anche in Italia. Quindi quando vi domandate perché nessuno dice niente la risposta sta proprio in quei rubinetti di gas che devono rimanere aperti anche a costo della vita dei bambini. Ecco perché nessuno ferma Israele. Ecco perché è così difficile esprimere una critica o anche semplicemente un dubbio o una perplessità sull’operato di Bibi Netanyahu. Figuriamoci se esprimiamo vere e proprie condanne. Ecco perché ogni forma di dissenso viene repressa con l’etichettatura antisemita che funziona esattamente come quella di Filoputiniani. I Filoputiniani erano dappertutto e adesso anche gli antisemiti sono dappertutto. L’ONU ad esempio è antisemita. Il Tribunale dell’AIA è antisemita, così come dice Ben Givir. Non cerca giustizia ma solo di perseguitare il popolo ebraico, dice. E se alle massime sfere sono tutti antisemiti figura di quanti ce ne possono stare tra noi comuni mortali e così diventano antisemite le piazze che chiedano che cessi questa follia su Gaza. Per Paolo Mieli l’antisemitismo era latente ed è soltanto esploso. Che quell’antisemitismo si intravedeva da prima, era latente ed ha ritrovato un’occasione propizia per venire alla luce in modo potente e questo… Non voglio sapere per parlare in questi termini che tipi di ambiente abbia frequentato Mieli. Le emittenti che mostrano quello che combina Israele sono ovviamente antisemite. Antisemiti anche i docenti universitari, come nel caso delle recenti accuse rivolte al professore Orsini. E poi professore detto tra di noi, oh non si è affatto manca niente, Filo Putiniano eppure antisemita! Jackpot proprio! E non importa che ad esempio Orsini abbia collaborato con l’ambasciata israeliana a Roma per invitare professori di università israeliane nei corsi di sociologia e terrorismo alla LUIS che abbia spesso speso parole di avversione nei confronti dei veri atteggiamenti antisemiti. Come nel volume ISIS, i terroristi più fortunati del mondo e tutto ciò che è stato fatto per favorirli dove Orsini ha spiegato come il pregiudizio antisemita distorca la comprensione della politica internazionale. E parlo di vero antisemitismo perché c’è una certa differenza tra odiare i popoli e criticare i governi. Sarebbe pure arrivato il momento che le comunità ebraiche che spargono querele a destra e a manca insomma ce facessero i conti con sta differenza. Comunità ebraiche, mi stupisco di voi. Non importa nemmeno esprimere parole di condanna per Hamas come tra l’altro il professore ha fatto più e più volte ma come fa razionalmente ogni persona dotata di cervello per poi esprimere condanne anche nei confronti di Netanyahu? Mamme sa che è proprio quell’anche che proprio non se digerisce. E non importa niente di tutto questo perché Israele non si critica e se lo fai sei antisemita. Garantito. E un po’ come il marchio del filo putiniano questa etichetta di antisemitismo coglie indipendentemente a manica larga anche chi antisemita non è e non può esserlo. Possiamo in tutta coscienza veramente dire che Monio Wadia sia un antisemita? Perché anche lui si è permesso di considerare criminoso quello che Israele sta compiendo nel suo leader non nel suo popolo. Cost’antisemitismo de manica larga possiamo giudicare antisemita anche Gad Lerner? Perché anche lui ieri sera ha espresso le stesse identiche condanne a Netanyahu. Possiamo giudicare antisemite anche quelle piazze che a Israele stanno infiammando le proteste contro Bibi Netanyahu e ne chiedono le dimissioni? Giudicare antisemite anche le famiglie degli ostaggi che sono in protesta da subito condannando i metodi del tutto disinteressati alla salvaguardia degli ostaggi che Netanyahu e il suo entourage stanno portando avanti? Fino a arrivare al paradosso supremo. Possiamo giudicare antisemiti anche gli Stati Uniti da cui abbiamo preso i baci in fronte fino a ieri che si esprimono oggi contro le azioni e gli attacchi di questi giorni? Insomma questo metodo di etichettature de bocca buona vi risulta ancora attendibile? Vale veramente la pena svuotare le parole del loro significato per rivolgerle come arma contro chi esprimono dissenso? È questo un atteggiamento che ha a che fare con le democrazie? E siamo sicuri di poter definire Israele ancora oggi una democrazia alla luce di tutto quello che sta succedendo? No perché poi sembra che le parole le appiccicate così all’andocoio coio senza che abbiano un reale significato e così anche democrazia potrebbe risultare una parola vuota a lungo andare. È una democrazia quella che attacca ogni giorno stati sovrani? Siria, Libano, Iran? L’unica potenza a cui è concesso di bombardare chi gli pare così come se sveglia la mattina? Oltre che di ingaggiare conflitti un po’ in ogni dove? La democrazia quella che fa i decreti per chiudere le emittenti televisive? Che attacca le ONG umanitarie? Che se ne fotte delle risoluzioni? Che accusa di antisemitismo gli stessi apparati sovranazionali a cui si appella per autodefinirsi? Democrazia? Allora mi pare evidente che si stiamo a raccontare solo un sacco di fregnacce. Sapete che sembra? Che esattamente come con i filoputignani le accuse più feroci sembrano provenire da tutti quelli che se dovevano ripulir la faccia di antichi rapporti. Ad additare gli altri di essere filoputignani sono stati soprattutto quelli che lo erano fino al giorno prima. Perché più feroci erano gli attacchi e più si cercava di cancellare quel passato fatto di venerazione e mani strette. E con le accuse di antisemitismo di oggi è uguale. Sempre la faccia ci si deve sciacquare. Perché così se potremo evitare l’imbarazzo di esprime condanne? Soprattutto quando da queste condanne dipende il ricatto nei confronti dei nostri interessi. Interessi che se sa, come in ogni guerra, sono molto più importanti della vita delle persone. Ecco perché Israele non la ferma e non la condanna a nessuno. Perché per fermarla bisognerebbe che ci fosse il valore della vita al centro di tutto. In un mondo invece in cui al centro ci stanno solo gli interessi e le portrone.

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