“Dica!” Conversazione col Mastro di chiavi e il Guardia di porta dell’Università Sapienza


Ecco a voi le motivazioni irrazionali, ipocrite e discriminatorie, con cui si sta delineando, di fatto, la perdita del diritto allo studio.


Vi ricordate il libero accesso all’Università? Bene, scordatevelo!

Lunedì 30 agosto 2021, nel pomeriggio, ho provato a varcare la soglia (esterna) della città Universitaria “Sapienza” di Roma. Niente da fare, il mio procedere viene immediatamente inibito dal personale presente in un gabbiotto all’ingresso di Viale Aldo Moro. “Salve! Prego!”, mi grida una dei guardiani, facendomi capire immediatamente che la loro presenza è atta a verificare ed eventualmente autorizzare o impedire gli ingressi.

Secondo il personale, infatti, sarebbe vietato attraversare il “territorio privato” dell’Università, senza un permesso scritto (come statuito da recenti disposizioni), corredato da un’autocertificazione in cui si attesti di non essere affetti da Covid-19. In realtà, per legge, non è “possibile consegnare un’autocertificazione per sostituire certificati medici né sanitari“. Sembra proprio che, dopo un anno e mezzo di coatta acquisizione di familiarità con le autocertificazioni, ci sia ancora chi non abbia capito cosa sono e a cosa servano e viene, però, messo nella posizione di farne richiesta.

Torniamo al mio tentativo di guadagnare l’ingresso nella Città Universitaria. Alla mia richiesta di spiegazioni sul perché mai sarebbe proibito entrare senza un permesso scritto e senza un’autocertificazione (e il condizionale è d’obbligo, perché vorrei vedere se e come possano fare, materialmente, a impedire a qualcuno di entrare), il personale è ben disposto a rispondere. Le spiegazioni fornite sono però basate su ragionamenti sofistici e capziosi, in linea e coerenti con quelli a cui ci siamo purtroppo abituati ad assistere nei salotti televisivi e sui giornali, in questo anno e mezzo di narrativa istituzionale sulla gestione del SARS-CoV-2.

Anche in questo caso, è infatti difficile trovare una logica che faccia combaciare la narrativa, secondo cui queste disposizioni mirino a fronteggiare un problema sanitario, con la realtà delle disposizioni adottate, che non sembrano utili in alcun modo a fronteggiare un qualsivoglia problema sanitario. Da ciò che mi viene detto, sarebbe appunto possibile garantire il contenimento di contagio da un virus, rispettando la disposizione che prevede la compilazione di un’autocertificazione, unitamente al possesso di un permesso scritto a entrare, ottenuto grazie a un appuntamento concordato.

In primo luogo, come già detto, l’autocertificazione non può, per legge, garantire lo stato in buona salute di chi la firma e quindi non rappresenta un requisito di sicurezza per prevenire il diffondersi dell’infezione da SARS-CoV-2. In secondo luogo, si fa fatica anche a comprendere come l’avere un appuntamento concordato costituisca un ulteriore requisito per garantire la tutela della salute e per ottenere, quindi, il permesso a entrare.

A queste obiezioni mi viene risposto che il permesso, così ottenuto, è indispensabile al fine del “tracciamento degli ingressi”. Dunque, mi chiedo, cosa ci dice il tracciamento degli ingressi? Non molto, visto che chi lo attua non può comunque avere contezza degli spostamenti effettuati dagli autorizzati all’ingresso, una volta varcata la soglia di una città universitaria che occupa circa 439.000 metri quadrati di superficie.

L’incalzare delle mie domande induce, finalmente, i guardiani a lasciarsi scappare quale sia l’obiettivo vero e proprio che si vuole raggiungere tramite le disposizioni fin lì descritte: in “Non c’è più l’accesso libero!”.

La notizia vera, dunque, non è che chi entra in Università ha garantita la sicurezza per la propria salute, ma semplicemente è che non è più garantito l’ingresso libero all’Università. Con il pretesto del contenimento da infezione da SARS-CoV-2, è stato deciso dal Magnifico Rettore che chi vuole entrare in Università debba ottemperare a tutta una serie di adempimenti, da compiere tramite diversi passaggi. Questi implicano l’esclusione a priori di determinate persone, poiché sprovviste di specifici mezzi e requisiti necessari a ottenere il permesso all’ingresso.

Questi requisiti sono stati disposti proprio dalla figura del rettore che avrebbe “tra le sue competenze la responsabilità del perseguimento delle finalità dell’università secondo criteri di qualità e nel rispetto dei principi di efficacia, efficienza, trasparenza e promozione del merito“. Come si concilia il rispetto del principio di promozione del merito con il divieto di accesso, di frequenza e di svolgimento delle prove di esame, a chi sia sprovvisto dei nuovissimi requisiti stabiliti per l’ingresso?

Dal 1° settembre 2021, da quando è diventato obbligatorio anche il possesso delper frequentare l’Università, chi garantirà il diritto allo studio, sancito in costituzione per tutti i cittadini italiani, a coloro che sono sprovvisti di Green Pass, strumento di per sé inadeguato e inutile per la salvaguardia della salute e quindi di fatto utile solo a discriminare gli studenti?

Chi glielo spiega ora ai ragazzi che l’Università deve essere libera e accessibile a tutti? Come glielo diciamo che, prima del 2020, chiunque poteva assistere alle lezioni liberamente, anche se non iscritto, mentre oggi non è garantita neanche la possibilità di varcare la soglia dell’Università.

Diventeranno leggende alcune delle seguenti dichiarazioni, ora presenti in internet, fornite da professori che hanno risposto alla domanda “A livello legale le lezioni universitarie possono essere seguite anche da studenti non iscritti?”

Assolutamente sì. Le lezioni universitarie sono libere, chiunque può partecipare. Io ho seguito corsi di medicina per esempio, senza ovviamente essere iscritto. Giovanni Battista Galimberti, Ing. Ingegneria elettronica & Liceo Scientifico, Politecnico di Milano

Quasi mai esiste un limite “legale” alla frequenza di esterni, almeno non dettato da motivi di sicurezza e capacità delle aule. Anni fa le seguiva persino un barbone accampato presso la facoltà. Per sostenere esami devi essere in regola con tasse e contributi/rette. Elio Di Claudio, Professore ordinario presso Sapienza – Università di Roma

Le nuove matricole, oggi, imparano immediatamente che, invece, serve un permesso scritto, un motivo specifico, un’autocertificazione anomala (per usare un eufemismo), anche solo per camminare negli spazi esterni, sul suolo della città Universitaria più importante di Roma.

L’impressione è che questo sia solo uno dei tanti cambiamenti in atto, finalizzati a limitare la libertà dei cittadini italiani, tramite provvedimenti folli, giustificati maldestramente, accampando l’ormai abusato pretesto della salvaguardia della salute pubblica.


Autore: Nicoletta Signoretti

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3 commenti su ““Dica!” Conversazione col Mastro di chiavi e il Guardia di porta dell’Università Sapienza”

  1. E’ sempre più deprimente assistere a questo continuo incalzante degrado democratico che ci stà colpendo

  2. Grazie, io lavoro in un ristorante con uno staff di circa 25 persone, sono l unico che si oppone alla vaccinazione e continuerò su questa linea anche adesso che diventerá obbligatorio o meglio un imposizione anche per quelli del mio attuale settore.. Sono proprio curioso di vedere come comincerà l’anno nuovo!

  3. Ci sono tante cose di cui poter discutere!! È di un triste assurdo il modo in cui costantemente, il governo o chicchèssia, faccia scelte più che azzardate ..molto triste

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