Fine spiegato semplice.
di Megas Alexandros (alias Fabio Bonciani)
Al Festival Internazionale del Cinema di Salonicco in Grecia è stato proiettato in anteprima per l’Europa, il documentario FINDING THE MONEY – un lungometraggio realizzato dalla Hand Hewn Productions e diretto dal regista Maren Poitras che tratta temi economici e monetari e vede come protagonisti tutti i maggiori esponenti della Modern Monetary Theory (MMT).
Da alcuni giorni sulla rete gira uno spezzone del documentario dove compare il primo consigliere economico del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, in grossa difficoltà nel rispondere alla domanda sul perché, dal momento che gli stati possono stampare liberamente la moneta, corrono a farsela prestare.
Ascoltate le parole, o meglio il balbettio, dell’economista Jared Bernstein, contenute nella sua risposta (cliccate sulla foto):
“Like you said, they print dollars. So why, why does the government take loans?” an interviewer asked Bernstein. “Well, um, the uh… so the… I mean, again, some of these things become… some of the… language that… some of the language and concepts are just confusing. I mean, the government definitely prints money and it definitely lends that money, that’s why… um… the government definitely prints money and then it lends that money by selling bonds. Is this what they do? … They, they uh… they, yeah, they um… sell bonds… yeah, sell bonds. Right? Since they sell bonds and then people buy the bonds and lend them the money,” Bernstein said in the documentary “Finding The Money.”[1]
Traduzione
“Come hai detto tu, stampano i dollari. Allora perché, perché il governo prende prestiti?” ha chiesto un intervistatore a Bernstein.
“Beh, ehm, il uh… quindi il… voglio dire, ancora una volta, alcune di queste cose diventano… alcune del… linguaggio che… alcuni dei linguaggi e dei concetti sono semplicemente confusi. Voglio dire, il governo sicuramente stampa denaro e sicuramente presta quel denaro, ecco perché… ehm… il governo sicuramente stampa denaro e poi presta quel denaro vendendo obbligazioni. È questo che fanno? … Loro, loro uh… loro, sì, loro um… vendono obbligazioni… sì, vendono obbligazioni. Giusto? Dal momento che vendono obbligazioni e poi la gente acquista le obbligazioni e presta loro i soldi”, ha detto Bernstein nel documentario “Finding The Money”.
Bernstein, proseguendo nell’ascolto del video, ha continuato a faticare a spiegare i concetti di base della politica monetaria statunitense. Apparentemente ha detto di non “capire” cosa intendono i critici quando suggeriscono che gli Stati Uniti potrebbero semplicemente stampare più denaro invece di contrarre prestiti.
“Sì, voglio dire, non posso davvero parlarne. Non capisco. Non so di cosa stiano parlando perché è come se il governo stampasse chiaramente denaro. Lo fa continuamente e chiaramente prende in prestito. Altrimenti non avremmo questa conversazione sul debito e sul deficit. Quindi, non penso che ci sia nulla di confuso lì”
E’ del tutto evidente come Bernstein vada in estrema difficoltà di fronte a questa semplice domanda che nessun giornalista del nostro main stream si è mai permesso, in questi anni, di rivolgere ai nostri premier a partire da Mario Monti o ai loro consiglieri economici.
La verità è talmente chiara e palese che la MMT e chi vi scrive, non si sono mai stancati di ripeterla nel tempo.
Ogni governo che opera negli attuali sistemi economici basati sulla moneta fiat, in quanto monopolista della valuta, non avrebbe nessun tipo di necessità di farsela prestare.
Ed allora perché i nostri governi continuano a prenderla in prestito?
Anche a questa domanda Warren Mosler e co. hanno fornito da decenni una risposta precisa, puntuale ed esaudiente:
prendere in prestito denari che costituiscono il risparmio del settore privato da parte dello Stato, concedendo in cambio a cittadini, imprese e mondo finanziario i titoli emessi dal Tesoro, rappresenta una scelta di politica fiscale volta esclusivamente a fornire un reddito da interessi a chi ha già risparmio. Niente di piu!
La decisione di pagare interessi per un governo, non è altro che una scelta di natura politica verso chi vogliamo indirizzare denaro pubblico, esattamente come qualsiasi altra misura di spesa che i governi mettono in atto nella loro azione quotidiana: dal pagare gli stipendi pubblici e le pensioni al costruire un ospedale o una strada fino al fornire armi all’Ucraina e ristrutturare le case degli italiani attraverso l’ormai noto Superbonus.
Parliamo, come già identificato, di mere scelte su come spendere, che i governi prendono all’interno di quella che è la politica fiscale a loro demandata. E se vogliamo entrare nel merito di una valutazione di quella che è appunto la misura in questione – volta a fornire un reddito da “divano” a chi possiede risparmio – questa ha decisamente un carattere regressivo: proprio perché di tutta evidenza, fornisce reddito a chi ha già risparmio in proporzione del risparmio che egli possiede.
Una misura di spesa che, è sotto gli occhi di tutti, tende ad allargare in modo esponenziale il divario di quella che è la scala sociale del paese che la mette in atto.
Non solo, quando tale misura – come avviene nel nostro paese ormai da decadi – è messa in atto all’interno dell’avanzo primario (saldo del bilancio statale al netto degli interessi pagati sul debito), si assiste ad un vero e proprio trasferimento di ricchezza finanziaria dal lavoro alla rendita. E questo (come di fatto avviene in Italia da tre decadi a questa parte), porta a compromettere in modo definitivo il sistema economico di un paese, creando disoccupazione, povertà e condizioni di vita sempre più disagiate per la maggioranza.
In un sistema fiat, come è quello attuale, non esiste nessuna necessità di ricorrere ancora all’emissione dei titoli di stato per finanziare la spesa pubblica. Questi sono un residuo del periodo in cui vigeva, almeno sulla carta, il gold standard; quando gli stati ricorrevano a strumenti non convertibili in oro (quali appunto i bond), per poter espandere la spesa pubblica dentro quello che era appunto un potenziale sistema di cambio fisso sulle valute.
Oggi, tutti i paesi del mondo – eccetto qualcuno che in modo del tutto avventato decide di porre la propria valuta in peg con altre valute – adottano una politica del cambio flessibile; rendendo quindi non più necessaria l’emissione di titoli del debito pubblico. La spesa pubblica di ogni governo può essere tranquillamente finanziata attraverso un rapporto diretto di conto corrente di corrispondenza intrattenuto tra la Banca Centrale ed il Tesoro, con la prima che torna a svolgere in modo corretto la sua funzione pubblica in quanto istituzione, direttamente alle dipendenze del governo.
Leggo spesso, tra le varie critiche indirizzate alla MMT, che mai Mosler e gli altri esponenti della teoria della moneta moderna avrebbero posto in evidenza il problema di una Banca Centrale giuridicamente in mani private.
Questo è un falso problema!
Poiché la funzione pubblica è prevalente sulla questione giuridica riguardante la proprietà. Dal momento che una qualsiasi azienda, seppur privata, si trova di fronte all’eseguire i dik-tat di un governo realmente democratico – ovvero a svolgere di fatto una funzione pubblica ad essa imposta – da quel preciso istante perde tutte le caratteristiche tipiche e soprattutto l’interesse economico che caratterizza gli asset detenuti in mani private.
Del resto e di contro, assistiamo quotidianamente ad aziende di proprietà dello Stato che, abdicando la loro funzione pubblica, vengono gestite invece come se fossero delle vere e proprie entità private, nell’interesse di quei poteri profondi che si sono impossessati delle nostre istituzioni.
Per uno stato monopolista della moneta, con la quale può acquisire tutto ciò che desidera, il concetto di proprietà privata perde di ogni tipo di significato; di contro è essenziale quello di funzione pubblica, la quale deve essere improrogabilmente svolta nel rispetto di quelli che sono i principi guida che stanno a fondamento degli stati democratici moderni e soprattutto nell’interesse del 99% dei propri cittadini.
La proprietà privata dei mezzi di produzione è uno strumento socioeconomico e non un imperativo morale!
di Megas Alexandros
Fonte: Se gli Stati possono stampare i soldi, perché se li fanno prestare? – Megas Alexandros
Note:
Fonte: comedonchisciotte.org