Fine spiegato semplice.
Versione audio dell’articolo:L’intervista di Tucker Carlson a Putin è un bene per l’America.
Durata: 8min e 56sec
Tucker Carlson, l’ex conduttore di talk show di Fox News, si trova attualmente a Mosca, dove ha avuto l’opportunità di intervistare il presidente russo Vladimir Putin. L’intervista sarà trasmessa giovedì 8 febbraio alle 18:00 ora di Washington D.C. (mezzanotte ora italiana). È indubbio che questa intervista rappresenti uno dei risultati giornalistici più memorabili della storia moderna e, quando andrà in onda, avrà un impatto significativo sia sul web che nella realtà.
In quanto sostenitore dell’importanza della “divulgazione del libero pensiero”, sono lieto della decisione di Tucker Carlson di recarsi a Mosca per realizzare questa intervista. Il popolo americano ed europeo è stato influenzato da una diffusa ed irrazionale paura nei confronti della Russia, trasmessa loro da un’élite politica ed economica che ha costruito un modello “atlantista”, basato sulla necessità di un “nemico”, solo per giustificare l’esistenza del complesso militare, industriale e congressuale degli Stati Uniti. Questo ha portato alla creazione di un enorme bilancio espansivo, che sta indebolendo in modo progressivo sia l’America che l’Occidente, mentre arricchisce progressivamente azionisti e potentati collegati a quel paradigma.
La diffusa paura della Russia minaccia la sicurezza globale, creando un falso senso di pericolo che viene utilizzato per formulare politiche che potrebbero portare a un conflitto militare e persino a una guerra nucleare contro la Federazione Russa (che risulta essere la prima potenza mondiale in termini di armamenti nucleari). Se il popolo occidentale vuole avere una speranza di sopravvivenza nel prossimo decennio, gli si deve fornire un antidoto in grado di sconfiggere questa strana malattia chiamata russofobia. L’antidoto non è difficile da ottenere: si basa sulla verità, fondata su una comprensione realistica del mondo in cui viviamo, che include una Russia sovrana. Il vero problema è diffondere questo antidoto, poiché i mezzi di comunicazione tradizionali in Occidente, noti come media mainstream, sono stati corrotti da quelle stesse élite politiche ed economiche che stanno promuovendo la russofobia.
Che si ami o si odi Tucker Carlson, rappresenta una presenza mediatica di enorme portata che opera al di fuori del controllo dell’élite dell’informazione che, basandosi sui social media e grazie alla sua associazione con la piattaforma di Elon Musk, X (l’ex Twitter), non può essere chiusa o messa a tacere.
Quantificare l’impatto che avrà l’intervista di Tucker Carlson è arduo. Nell’agosto 2023, Tucker ha intervistato l’ex presidente Donald Trump; l’intervista è stata trasmessa in streaming contemporaneamente a un dibattito presidenziale in prima serata del Partito Repubblicano che Trump aveva boicottato. Fox News, che ha trasmesso il dibattito, ha attirato circa 12,8 milioni di spettatori durante le due ore di trasmissione. Donald Trump ha poi postato su X che l’intervista aveva ricevuto 236 milioni di visualizzazioni un giorno dopo essere stata trasmessa in streaming. Ma quel numero riflette ciò che X chiama “impressioni”, non visualizzazioni effettive: quel numero era di poco inferiore a 15 milioni (non così scioccante, ma comunque superiore al dibattito della Fox).
Per essere più chiari: le principali reti televisive farebbero di tutto per avere 15 milioni di spettatori (l’episodio finale della serie “Game of Thrones” ha attirato 13,8 milioni di spettatori in America, il massimo nella storia della HBO). Attirare 15 milioni di spettatori per un evento indipendente live sui social media fu senza precedenti. E anche se le “impressioni” non sono “visualizzazioni” in senso stretto, non possono essere ignorate: 236 milioni di “impressioni” significano che Tucker stava spostando l’ago della bilancia a suo favore.
E, quando si tratta di contrastare la paura e l’odio verso la Russia, queste “impressioni” hanno lo stesso peso delle opinioni reali. Non c’è dubbio: l’intervista di Tucker Carlson a Vladimir Putin attirerà un numero enorme di spettatori, probabilmente stabilendo nuovi record per uno streaming su X. Ma in questo momento, il contenuto effettivo dell’intervista non è importante: il semplice fatto che si stia svolgendo ha scatenato un’ondata di reazioni nel mondo dell’informazione. Il sostegno che Tucker Carlson ha ricevuto è impressionante (il suo annuncio dell’intervista a Putin su X registra, al momento in cui scrivo, oltre 97 milioni di contatti), dimostrando il potere dei media alternativi. Ma la vera rivelazione è il disagio che l’idea di questa intervista ha causato tra l’élite politica e mediatica negli Stati Uniti e in Europa.
Sembra che tutte le principali personalità dei media tradizionali si siano pronunciate sulla questione, condannando all’unanimità Tucker per aver osato uscire dai confini prestabiliti. A quanto pare, solo pochi eletti hanno il diritto di intervistare Vladimir Putin, i guardiani autoproclamati attraverso i quali tutte le informazioni adatte al pubblico devono passare. Tucker è stato denigrato da un’élite politica che, insieme ai loro complici nei media tradizionali, ha contribuito a infettare le menti del cittadino comune americano ed europeo con una russofobia infondata. Per questo “peccato”, è stata richiesta la scomunica di Tucker, che va dal ritiro del passaporto, e al divieto di espatrio, all’azione penale.
Queste élite americane sono impazzite. La loro arroganza nel presumere di rappresentare una sorta di forza di polizia morale ed etica, imbevuta di poteri extra-costituzionali progettati per punire la libertà di parola quando il contenuto non è più conveniente per la narrazione ufficiale, è pari solo alla loro ignoranza collettiva della loro stessa costituzione quando si tratta di libertà di parola. Le loro azioni sono l’incarnazione vivente di attività anti-americane, un’ironia che sembra sfuggire loro, mentre attaccano il patriottismo di Tucker Carlson, per aver avuto l’audacia di dare una piattaforma a quella che è, forse, la voce più importante sulla questione più critica del nostro tempo.
I detrattori di Tucker Carlson non cercano di coinvolgerlo in una battaglia di idee, una discussione basata sul potere della ragione. Se avessero scelto questa strada, si sarebbero impegnati in attività che rappresentano il valore per eccellenza della libertà di parola americana. Come ha sottolineato un giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, Lois Brandeis, “non dobbiamo temere i discorsi demoralizzanti di alcuni, se permettiamo agli altri di dimostrare i loro errori e, soprattutto, quando la legge è pronta a punire il primo atto criminale derivante da falsi ragionamenti”.
Tucker Carlson non ha commesso alcun atto criminale quindi e, come ricorda il giudice Brandeis, si sarà sempre liberi di dimostrare gli errori di Tucker, di Putin o di entrambi nel caso non si fosse d’accordo con quanto emergesse dall’intervista.
Il problema, tuttavia, è che i sostenitori della russofobia operano in un ambiente privo di fatti, dove l’odio ideologico ha sostituito il giudizio informato, dove la conoscenza effettiva della Russia è stata soppiantata dalla finzione. Temono l’intervista di Tucker Carlson a Vladimir Putin perché, attraverso questa intervista, le idee, le narrazioni e i fatti che sono stati ignorati o soppressi dalle élite politiche e mediatiche, saranno esposti in modo non filtrato, affinché il pubblico occidentale possa valutarli liberamente, fuori dall’influenza di coloro che cercano di manipolare la popolazione attraverso la manipolazione narrativa.
L’intervista di Tucker Carlson al presidente Putin rappresenta un momento di grande importanza nella storia recente, poiché metterà in discussione la diffusa avversione verso la Russia negli Stati Uniti. Questo evento storico scuoterà profondamente le basi della irrazionale paura della Russia che è stata instillata nei cuori degli occidentali, aprendo così la strada a una discussione più ampia sulle relazioni tra gli USA e la Federazione Russa. Sono fermamente convinto che Tucker Carlson stia agendo nell’interesse dell’America e dell’intero occidente.
La mia speranza è che la maggioranza degli americani e degli europei condivida questa mia convinzione e che, grazie a questa intervista, l’America possa ritrovare la strada smarrita per raggiungere una coesistenza pacifica con la Russia e il resto del mondo.
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Fonte: b17tv.com