[VIDEO] La flotta Usa non è venuta per Hamas. C’è qualcosa di più grande

Spiegato semplice

Samir Al Quaryouti è un giornalista palestinese che vive a Roma da 45 anni e lavora per importanti giornali arabi. È un esperto di questioni arabe, del Medio Oriente e islamiche. Ha parlato della situazione a Gaza, un’area in Palestina, dove ci sono stati molti attacchi e molte persone sono morte o sono state ferite. Ha detto che la situazione è molto triste e difficile. Le persone non riescono a trovare cibo o acqua, e molti ospedali e moschee, dove le persone cercano rifugio, sono stati bombardati. Ha anche detto che molti giornalisti sono stati uccisi. Samir ha chiesto ai giornalisti di tutto il mondo di andare a Gaza per raccontare la verità su ciò che sta accadendo. Ha anche parlato di come alcune persone vedono una differenza tra “noi” (le persone dell’Occidente) e “loro” (le persone di altre parti del mondo, come i palestinesi). Ha detto che questa visione è sbagliata e ingiusta.

Fine spiegato semplice.

SAMIR AL QUARYOUTI – giornalista palestinese che da circa 45 anni lavora a Roma per conto delle maggiori testate arabe ed è considerato uno dei maggiori esperti di questioni arabe, medio-orientali ed islamiche, oltre ad essere opinionista per Al Jazeera, BBCtv, DubaiTv, Abu DhabiTV, e altre emittenti del Medio Oriente – ci offre un aggiornamento sulla situazione a Gaza al 4 novembre.

Cosa succede dopo il discorso del leader di Hezbollah? Un’intervista da non perdere per comprendere appieno il punto di vista del popolo palestinese sottoposto al massacro e alla pulizia etnica del Regime israeliano che, dal 7 ottobre bombarda incessantemente la Striscia di Gaza.

Buona visione

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Trascrizione del video

Grazie per l’ospitalità. Naturalmente la situazione a Gaza è molto drammatica. Dalle 7.40 di stamattina ho visto il numero dei morti che è arrivato ancora non tramite il portavoce del Ministro della Sanità, ma il numero dei morti è di 9.227 morti. E questo di stamattina ancora non confermato perché verso le 12, verso le 13 in genere fanno il bollettino del contatore tragico delle morte. Però quali sono le situazioni? Adesso hanno tagliato praticamente via Salah al-Din, adesso stanno concentrando il loro bombardamento contro tutti i serbatoi d’acqua o quelli che sono rimasti, tutte le fonti di energia hanno bombardato le 7.40 di stamattina, il generatore di elettricità dell’ospedale al-Wafa, cioè la Fideltà, la Fideltà così è proprio la traduzione del nome, sono accanate contro alcune moschee o la maggior parte delle moschee sono rimaste. Perché concentrano i bombardamenti verso questi obiettivi? Questi obiettivi sono praticamente ospedali e moschee come le chiese, sono il punto di raccolta delle sfollate da un quartiere all’altro. Ci sono migliaia di persone che cercano rifugio lì, che cercano la sicurezza lì. Quali sono le crisi più gravi? Innanzitutto la crisi del pane. Io ho sentito delle testimonianze agghiaccianti, non trovano neanche un forno aperto. Il corrispondente di Al-Jazeera che sta sul luogo ha detto che una fila normale, una fila normale per trovare due pezzi di pane o di trovare un forno aperto dura 10 ore nelle condizioni migliori, 10 ore, 10 ore e non trovi un posto o non trovi niente dentro a questo forno di quelli pochi rimasti aperti. Allora, la seconda crisi è quella di che cosa? Proprio dei feriti, dei feriti che non si trova più il mezzo o la possibilità di soccorrerli, sia con le ambulanze che sono rimaste poche in funzioni, sia anche con gli strumenti medicali nei vari ospedali e quelli che non sono messi ancora fuori servizio. La terza crisi, ancora più grave, è il servizio funebre. La gente non sa come trasportare le proprie morte, come sebellirli e in quale maniera sebellirli, perché si segue un certo rito religioso che non è più a disposizione, perché li radunano e sono costretti anche a camminare con i propri cadaveri, con le proprie salme, senza un nome, perché la maggior parte delle famiglie vengono decimate, hanno cancellato dal registro dei vari comuni più di 20 cognomi, 20 cognomi. Ho una notizia che riguarda il mio villaggio presso Nablus, Kariut, stamattina è stato attaccato dai coloni, perché nella zona C, sotto totale controllo israeliano, guardati e protetti dai soldati. Hanno aggredito una famiglia, non sappiamo ancora il numero dei feriti e che cosa è successo, che sta nella Cisgiordania oltretutto. Nella Cisgiordania, anche la situazione, lascio Gaza e vado alla Cisgiordania, il numero dei morti dall’inizio del 7 ottobre 2023, 146 morti, 2200 feriti. I soldati hanno arrestato, fino adesso, in tutta la Cisgiordania, 2100 militanti e cittadini comuni, accusandoli di essere Hamas e di essere delle organizzazioni della resistenza. Questo in Cisgiordania, aggiunta per bocca del corrispondente di Al Jazeera, Walid Omari, che è il direttore per la Cisgiordania, ha dato la notizia del mio villaggio Kariut. La situazione è molto drammatica in Cisgiordania, anche se la notte scorsa è stata, naturalmente, un po’ relativa alla calma fino a stamattina. Vengo alla ultima crisi, o gravissima crisi, prima di rispondere al resto delle domande. Dal portavoce dell’ufficio Stamba del governo di Hamas ha dato la notizia della morte e dell’uccisione di 46 giornalisti caduti sotto il bombardamento israeliano, l’ultimo dei quali è Haitham Harara, questo giovane, giovanissimo giornalista che è stato di aiuto a tutta la Stamba internazionale, perché parlava l’inglese perfettamente, è stato ucciso, che pochi giorni fa giocava con il suo bambino e non ha potuto vedere il giorno che è stato ucciso ieri, con il bombardamento davanti all’ospedale Aschifa. Questo numero di giornalisti morti vengono trattati peggio di anni male, come ha detto il portavoce. Subera il numero dei morti nei territori palestinesi in 23 anni di conflitto. 46 giornalisti uccisi, subera il numero dei giornalisti palestinesi uccisi nei territori palestinesi occupati sia a Gaza che in Cisgiordania negli ultimi 23 anni a partire da oggi. E questo è il numero. E subera il numero dei giornalisti uccisi in zone di combattimento negli ultimi dieci anni. Allora ha lanciato un appello a tutti i giornalisti del mondo, ma potete stare fermi di fronte a questa strage dei giornalisti, uomini che servono d’opinione pubblica, sono tutti corrispondenti o di radio o di tv o di agenzie stampa. Questa è una strage che non si può fermare. Questo è il quadro generale, continuano i bombardamenti anche contro il porticello di Gaza e hanno distrutto, fino adesso non ha dato un numero preciso, tante barche di pescatori. Quindi devono tagliare acqua, elettricità, gasolio o gas o benzina, tutto quello che vuole, combustibile. Adesso anche il pesce, l’ultima risorsa rimasta, poca, perché non riescono, ne escono anche a largo per la pesca, per fare morire la gente di fame. Pane, pesce, tutti i prodotti alimentari che non ci sono non entrano niente nel confine dell’acqua. Ultima discriminazione gravissima, razziana, razzista, spaventosa, che hanno dato il permesso, hanno scelto 300 uscite di doppia nazionalità, hanno preferito prima gli americani, poi gli inglesi, poi i francesi, poi gli italiani o quelli stati che sono stati a fianco di Israele e hanno lasciato per ultimo sudafricani o paesi dell’America Latina che hanno espresso soldarietà con il popolo palestese, anche con le liste, vanno con le liste di proscritti per punire anche chi ha preso una posizione. Questo è il quadro tragico di questa giornata o almeno delle prime dalle ore sette fino alle ore nove. Adesso non so più perché ho chiuso tutto per poter rispondere alle tue domande. Questo è il quadro generale. Io credo che attualmente c’è in preparazione qualche cosa di più grosso di quello che succede a Gaza. Tutti gli elementi a disposizione fanno pensare a questo. Al di là di questa mobilitazione di armi e di uomini che non finisce più, hanno gettato un peso di tonnellate di armi dei più sofisticati al mondo che le forniscono ogni giorno munizioni, soldi, miliardi e miliardi. Tutto questo per che cosa? Secondo me per assicurare sempre quella maledetta questione delle fonti di energia. Tutti sappiamo che c’era una paura tremenda di questo. Parliamoci in termini politici pure. L’ultimo accordo stipulato, grazie alle mediazioni cinese tra Arabia Saudita e Iran, ha avuto dei riflessi enormi non in Israele solo, ma negli Stati Uniti d’America, nella Casa Bianca. Non è stato visto con un buon occhio quell’accordo che, grazie alla diplomazia raffinata e riservata cinese, ha potuto portare una specie di tregua, una specie di pace o inizio di pace nella zona del Golfo e nel Medio Oriente. Soprattutto dove? Soprattutto in Siria e in Libano. Abbiamo assistito a avvicinamento della Siria da parte di qualche paese del Golfo. Abbiamo visto anche che la situazione nel Libano stessa è stata più tranquilla rispetto al passato. Con questa attenzione verso Hezbollah e quello che farebbe, con naturalmente la conta delle posizioni e degli schieramenti, i drusi per esempio di Walid Jumblatt hanno dichiarato di essere contro questa guerra a Gaza. Tutti abbiamo capito che la flotta americana non è venuta per Gaza, è venuta soprattutto per tenere abada Hezbollah in Libano, per non farlo dare aiuto a Gaza e questo naturalmente l’ha detto in modo o l’altro ieri Hassan Nasrallah nel suo discorso. Ha detto siamo preparati anche a un confronto, adesso io non so il grado di confronto quale sarà, confronto politico, speriamo che non sia armato con gli americani, però l’ha detto chiaro e tondo, abbiamo preparato tutto anche per voi, ha detto agli americani e ha dato nome e cognome, ha detto io dico agli americani. Questo potrebbe essere anche una specie di tattica politica per maggiore pressione sugli americani di cambiare parere. Qualcuno potrebbe anche guardare con un occhio positivo verso quello che hanno fatto gli americani ieri, anche se io non mi fido di una mediazione americana in nessun modo, perché gli americani sono fuori campo in questa materia qua. Loro non possono essere i fornitori primari di tutta questa forza agli israeliani e nello stesso tempo cercano mediazione, perché sembra Blinken, ieri è arrivato per la terza volta lì, ha avuto i suoi colloqui, ma non ho capito o non abbiamo capito, li ha avuti come ebreo primo o come ministro dell’estero americano? Qualcuno dice no, anche come ministro dell’estero americano che può dare qualche sgridata agli israeliani, sembra che l’abbia data, ma Netanyahu appena ha finito Hassan Nasrullah, dopo un minuto o qualche secondo ha bombardato l’ingresso del complesso sanitario dell’ospedale di al-Shifa, l’ha fatto, l’ha fatto, chiaro e tondo. Questo vuol dire che c’è un sostegno totale anche per andare oltre Gaza, allora se è così si prepara un conflitto che riguarderà tutti. Io qua ho paura, stamattina la mia amica, carissima amica, scrittrice Nadia Harhash, a Jerusalem, ha scritto queste parole. Se mi permette le posso dire? Ciò che è accaduto il 7 ottobre ha dato un colpo duro all’etnia bianca. Io, questo lo dice Nadia Harhash, una scrittrice progressista, laica, autrice di un bellissimo romanzo ultimo, Sulla strada delle Marie, io ritengo con forza, con molta sincerità, che l’uomo bianco crede letteralmente nella sua superiorità, nella sua importanza e di essere superiore, di più superiore di tutti noi. Io credo, lo dice Nadia Harhash, che col 7 ottobre l’Occidente ci fa capire che ci sono due nomi, due tipi di esseri umani. Questi due tipi di esseri umani nel linguaggio dell’Occidente è quelli rappresentati dalla frase noi, tra virgolette, e altre tra virgolette e loro. Noi e loro. Noi occidentali e loro. Tutti gli altri loro. Cioè che non ci siano più differenze culturali, sociali, religiosi, etnici, ma ci sono differenze del carattere umano delle due sfonde. Questo purtroppo che pensa l’Occidente. Questo che lo pensa l’Occidente e l’abbiamo visto, o quella razza bianca l’abbiamo vista nella guerra di Russia e Ucraina. L’abbiamo visto nella discriminazione rispetto ai profughi seriani e profughi arabi, paragonate ai profughi ucraini. L’abbiamo visto come l’Occidente piange con tutte queste gridi di dolore e loro morti, e le morti e ferite degli israeliani, mentre non riesce a vedere per un attimo come muoiono palestinesi e che li tratta come legna per accendere i fuochi dell’odio e del disprezzo degli altri. Questo l’ha detto una scrittrice Nadia Harhas di Gerusalemme. Io dal 7 ottobre, io personalmente, cittadino di questo mondo, non smetto di pensare che a una frase che ho detto il 7 ottobre, ma le guerre delle crociate sia mai finita? Non so se sia mai finita. Il colonialismo, vecchio e nuovo, è finito o ci sta ancora? E non voglio nominare altre ideologie. Purtroppo bisogna adesso capire come vengono viste tutte queste cose, qui, in questo momento in cui noi parliamo insieme, che troviamo difficoltà a capire tutto ciò che stiamo vedendo e ascoltando. Io grido ancora ai giornalisti italiani, a tutti i giornalisti, ma perché non fate un sforzo di chiedere almeno di essere lì a Gaza. Andate, andate di due, tre di voi, cinque, sei, sette, andate un pool, un pool sostenuto da americani, da tutti voi, ma andate a raccontare la verità, come muore un palestinese, come non trovano un luogo per seppellirlo, un bambino. È possibile che non abbiate figli piccoli, sorelle piccole, madri, che possono anche avere qualsiasi cosa, che appena dicono, voi vi allarmate, correte, come tutti noi, per soccorrerli, per aiutarli. È possibile che questo non avvenga? Non lo so. È difficile proseguire in questo senso, ma per dirti che in quale categoria? Io non posso nominarlo ministro della difesa, che c’ha definito anni fa, ma noi siamo di un’altra categoria dell’essere umano, a quello che ha detto la mia collega Nadia Harhash, autrice di un bellissimo romanzo, che racconta tutte queste cose qua, che racconta il rapporto, il dramma, il problema del palestinese con il suo luogo di nascita, il suo passaggio al punto del confine, che tutti noi abbiamo vissuto. Io stamattina non so quale famiglia hanno colpito nel mio villaggio, perché questa volta si vede che hanno usato una mano pesante in una zona loro, sotto loro controllo, ma che il popolo della Cisgiordania, il popolo della Gaza, la sta assopendo con le pallottole. Non lo sapevo.

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