Andrea Zhok – L’analisi più sbilenca di tutte sulle europee

Spiegato semplice

C’è una storia che alcune persone stanno dicendo che non è proprio giusta. Dicono che i gruppi politici che vogliono essere più forti e a volte vogliono combattere sono diventati più popolari perché vogliono la guerra. Ma in realtà, molti di questi gruppi non vogliono affatto la guerra e non vogliono nemmeno mandare armi o fare cose che possono fare arrabbiare un altro paese grande, la Russia. Anche se alcuni gruppi politici che pensano così non hanno vinto le elezioni, non è perché la gente non è d’accordo con loro su queste cose, ma per altri motivi.

Alcuni gruppi politici che pensano in modo diverso, che non vogliono combattere, hanno vinto perché la gente è preoccupata per la guerra e non vuole che il loro paese si faccia del male da solo. Ma anche se hanno vinto, non hanno idee molto chiare su come risolvere i problemi che la gente ha.

Le persone che pensano in modo diverso, che di solito vogliono aiutare gli altri e proteggere la terra, stanno facendo cose che non aiutano davvero, come litigare su piccole cose mentre ci sono problemi più grandi da risolvere. Quindi, anche se alcuni gruppi hanno avuto un po’ di successo, non c’è ancora un gruppo che ha idee davvero buone e forti su come cambiare le cose per il meglio.

Fine spiegato semplice.

di Andrea Zhok*

Tra le varie analisi sbilenche del voto europeo c’è n’è una, diffusissima, che lega il (relativo) progresso deio nazionalisti nel panorama politico all’atmosfera bellicista, secondo la logica che associa la destra alla temperie guerrafondaia.
Si tratta di un’analisi che oltre ad esprimere una preoccupante cecità alla realtà, risulta particolarmente dannosa. Essa infatti fornisce l’ennesimo alibi ai molti benpensanti, che continuano a leggere lacon categorie binarie di cent’anni fa (sinistra – destra, progresso – reazione,– bellicismo, ecc.).
Ora, se c’è una cosa chiara è che le forze politiche che più hanno alimentato ilnel panorama europeo sono state forze di centro (i “moderati per la nuclearizzazione”, tipo la Von der Leyen) e forze sedicenti progressiste, di sinistra o centro sinistra (dall’SPD di Scholz, a Renaissance di Macron, ai Verdi della Annalena Baerbock.)
Le forze di destra premiate dalle elezioni sono quasi tutte (l’unica significativa eccezione è la nostra Meloni) contrarie alla guerra, contrarie a spedire armi all’Ucraina, contrarie alle(non per russofilia, ma perché consapevoli che danneggiano più noi che la Russia).
Anche dove la destra al governo non viene premiata, come in Ungheria, essa è sfidata su questioni di corruzione interna, non sulla linea politica. Accade così che in Ungheria i due primi partiti siano Fidesz con il 46% seguito da Tisza, guidato da un fuoriuscito da Fidesz con il 31%, con un’agenda diindistinguibile da quella di Orban.
La minaccia della guerra e il contenimento dell’autolesionismo economico dell’Europa sono i punti su cui la destra ha vinto, dove ha vinto.
Che su questi temi la sinistra non riesca a battere un colpo da tempo è un dato su cui meditare.
Negli eredi storici dei partiti socialisti e popolari – oltre che nei Verdi – oggi prevale un atlantismo ottuso, una visione manichea e fortemente ideologizzata della storia e della politica, prevale soprattutto una visione del mondo sconcertantemente astratta, che ha perso ogni contatto con il senso comune prima ancora che con i beni comuni. E’ quell’astrattezza europea che mette a posto le sedie del Titanic (con eroiche battaglie su diritti LGBTQ, auto elettriche e certificazioni termiche) mentre ci prepara alla guerra col sorriso sulle labbra (la CO2 fa malissimo, ma quanto alle radiazioni ionizzanti e all’uranio impoverito, ecchessarà mai).
Le forze di destra che escono vincitrici, come l’AfD o, con agenda molto più annacquata, il Rassemblement National della Le Pen, non rappresentano però delle risposte realistiche al disorientamento corrente dell’elettorato.
Sono qualcosa di più di un mero voto di protesta, ma qualcosa di meno di un voto per un’alternativa.
Nonostante qualche segno interessante, come il buon successo del Bündnis Sahra Wagenknecht in Germania, di un’alternativa programmaticamente solida non si vede ancora traccia.

*Post Facebook del 10 giugno 2024

Fonte: lantidiplomatico.it

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