Elena Basile – “E’ chi non denuncia i crimini di Israele che favorisce l’antisemitismo”

Spiegato semplice

Una persona ha scritto un articolo per dire che non è giusto che icritichino le persone che non sono d’accordo con alcune azioni deldi Israele, chiamandole ingiuste. Questa persona dice che non è sbagliato criticaregoverno quando fa cose cattive, come trattare male la gente in un altro paese chiamato Palestina. Dice anche che non è giusto proteggere un paese solo perché ha avuto un passato difficile, e che tutti i paesi dovrebbero essere trattati allo stesso modo quando fanno qualcosa di sbagliato. Infine, dice che se vogliamo davvero aiutare e proteggere le persone, dobbiamo essere onesti e giusti con tutti.

Fine spiegato semplice.

Mi ero ripromessa di non personalizzare il dibattito, come avvenuto in passato, cone altre note voci del microcosmo mediatico, in quanto ladelle posizioni politiche ed etiche non deve essere contaminata da polemiche avvilenti. Ma non posso non rispondere all’editoriale di Mieli sul Corriere della Sera del 22 gennaio. Sono convinta che non otterrò risposte alle obiezioni razionali che pongo alle sue argomentazioni, ma spero che i lettori trarranno beneficio dallo smascheramento di alcune operazioni culturali dioggi.

Il potere fragile nelle dittature risponde al dissenso con la violenza, quello forte e radicato delle democrazie si limita a oscurare il pensiero non in linea con ladominante. È quanto di comune accordo i media mainstream fanno nei confronti della sottoscritta. Capisco che Mieli abbia un particolare affetto e rispetto per ladi Israele. È in buona compagnia. Molti altri sono i giornalisti in auge che, talvolta per rispetto reverenziale verso unapotente e talvolta per convinzione, illustrano al lettore le ragioni di Tel Aviv. Mieli in particolare, pur ammettendo che le critiche al governo die dei suoi predecessori sono libere, punta l’indice contro l’antisemitismo che traspare dallepro-Palestina e contro chi farebbe paragoni indebiti trae il nazismo. Non ho mai visto un giornalista indignarsi contro chi accostaa Hitler, anche se Putin in Ucraina non ha commesso gli orrori a cui assistiamo a Gaza.

Premetto, a scanso di equivoci, che ho conosciuto l’intellighenzia ebraica in molti Paesi in cui ho servito a cominciare dall’Ungheria, dove ho avuto il privilegio di avere come interlocutore François Fejtö, convertitosi al cattolicesimo ma grande rappresentante della storia del popolo ebraico e del suo pensiero. Nutro una particolare ammirazione per la diaspora e le prime interpretazioni laiche delmi hanno trovato concorde. Condanno invece le interpretazioni messianiche del diritto degli ebrei alla terra promessa e le altre convinzioni irrazionali e di stampo religioso circa il popolo eletto che fanno a gara con la retorica statunitense relativa all’eccezionalismo deglicome potenza indispensabile.

L’antisemitismo ha avuto storicamente come bersaglio gli ebrei della diaspora, le loro usanze, la loro religione, le loro capacità commerciali, addirittura i loro tratti somatici. Oggi le manifestazioni pro-Palestina criticano le politiche di Netanyahu che sono contrarie al diritto umanitario e internazionale, realizzanoa Gaza, l’apartheid in Cisgiordania e sono sotto giudizio della Corte Internazionale diOnu sull’ipotesi di intenti genocidi.

Non c’è ombra di antisemitismo. Quante volte è capitato anche a Mieli, nel criticare il nazismo, di fare riferimento ai tedeschi, senza per questo nutrire alcun intento razzista? L’operazione culturale portata avanti dalle élite asservite è costituita dalla delegittimazione delle critiche alle politiche criminali e didi Israele in Palestina, che vengono ipocritamente accusate di antisemitismo. La Germania, come Stato sconfitto nella Seconda guerra mondiale, è stata stigmatizzata per i criminie il popolo tedesco ancora non si è liberato dal senso di colpa storico.

L’impunità che Mieli vorrebbe assicurare con la sua retorica a Israele non fa affatto bene alla ebraica, i cui migliori rappresentanti hanno preso le distanze dalle spedizioni punitive realizzate ricorrentemente da Israele contro gli innocenti di Gaza. Di fronte ai massacri in corso, l’ipocrita trasformazione dell’oppressore in vittima che Mieli attua, richiamando a sproposito l’Olocausto e l’antisemitismo che poco hanno a che vedere con la strategia del governo israeliano, potrebbe alimentare un odio ingiustificato dei cittadini contro il popolo ebraico. La propaganda potrebbe fomentare fenomeni di rivalsa ingiustificata contro gli ebrei senza distinzioni, soprattutto da parte delle popolazioni arabe inche fraternizzano con le vittime innocenti palestinesi. Chi vuole lottare contro l’antisemitismo deve pronunciare parole di giustizia e verità. L’Europa condanni i crimini di Israele, faccia rispettare il cessate i fuoco,il terrorismo di Stato che è esecrabile come quello di Hamas. Questa sarebbe una politica a favore della comunità ebraica e contro i crimini di odio.

Immagini, caro Mieli, le invettive che le verrebbero naturali controse stesse trucidando 10 milaebrei come quelle giustamente pronunciate il 7 ottobre con ladi 1.300 ebrei israeliani. Dopo quel giorno, però, è stato Israele a uccidere 10 mila bambini palestinesi. I doppi standard creano risentimento e violenza cieca. Il mondo ne è pieno. Non fornisca al sonno della ragione anche il suo contributo.

Fonte: lantidiplomatico.it

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